In un periodo in cui la parola terrorismo viene usata per tutto e più, vorrei discutere del suo significato, e se per caso v'è stato un mutamento di esso.
da www.sapere.it: alla voce terrorismo "metodo di lotta politica che teorizza la validità in tempo di pace del ricorso alla violenza e ad atti intimidatori, come attentati, sabotaggi, uccisioni di singoli".
Dal mio vocabolario della Fabbri: "Uso di mezzi spietati e violenti nelle lotte politiche e nelle guerre". Terrostista: "Che si avvale di mezzi violenti, tale da spargere terrore".
Non sono riuscito a trovare molto altro, e devo dire che si mantiene tutto sul vago, specie il vocabolario. Praticamente anche il brigantello di periferia o le guerre di secessione presentano terrorismo! Infatti basta usare "metodi spietati e violenti", "tali da spargere terrore". Insomma qualunque tipo di violenza o addirittura un "bu!" fatto dietro la schiena. Se voi trovate delle definizioni migliori vi prego di postarle.
In linea di massima io ho comunque sempre creduto di sapere che il terrorismo deve generare un certo tipo di terrore, un terrore costante che viene dal fatto di non sapere nè quando nè se si sarà colpiti, se verrà o no data la possibilità di scegliere tra fuggire e combattere, se ci sarà un preavviso di morte, se verrà data la possibilità di arrendersi. A un certo punto, si può morire così in fretta da non rendersi conto che stava succedendo qualcosa di pericoloso. Quindi in qualunque momento probabilmente stai per morire tra mezzo secondo e non ne hai la minima idea. Questè dovrebbe essere il terrorismo.
Un metodo del genere è sempre stato considerato eticamente orrendo, in quanto almeno altri metodi sarebbero meno vigliacchi: si dichiara una guerra, si annunciano le proprie intenzioni ed i propri obiettivi, e si va lì a fare solo ed esclusivamente il lavoro annunciato, prendendosi tutti i rischi del caso ma almeno in modo chirurgico e non colpendo invece nel mucchio, senza preavviso e senza un obiettivo preciso. Questo dovrebbe escludere gli attentati come quelli della 'ndrangheta ai negozi di notte oppure ai tralicci dell'Enel, perchè sono fatti comunque con evidenza senza lo scopo di uccidere, ma di provocare solo danni materiali. Ecco già però che riguardo ai tralicci dell'Enel tutti parlano di "Eco-Terroristi".
Come fare quindi oggi a distinguere la nobile "guerra" dallo squallido "terrorismo"? Cosa distingue coloro che alcuni chiamano "terroristi" da quegli alcuni che invece fanno la "guerra"? Rifacciamoci alla differenziazione di prima.
Ricordiamo che quando parliamo ad esempio della guerra all'iraq, il tutto viene presentato non come una guerra ma come una operazione di polizia internazionale volta a liberare un popolo dall'oppressore. In questi casi, teoria vorrebbe che il nobile "guerriero" porti le sue truppe di terra a colpire chirurgicamente gli uomini del potere, mentre un terrorista colpirebbe nel mucchio, magari con bombe, sperando di beccare quanti più "nemici" possibile. Quale dei due metodi è più simile a quelli usati dagli USA in Iraq? Curioso poi come perfino i miliziani iracheni, che combattono proprio armi in pugno per le strade, siano a priori definiti "terroristi" dai media. "i terroristi hanno assaltato una base", ma nel concetto di "assalto" non dovrebbe esserci spazio per strumenti terroristici.
Vediamo poi due situazioni tipo in Israele: il nobile "guerriero" entra con le sue truppe di terra, entra nell'abitazione del suo obiettivo, lo stana e tenta di arrestarlo, con il rischio di doverlo uccidere, e se sopravvive lo processa e secondo le leggi applica la pena. Il terrorista invece colpirebbe a freddo, di testa sua, possibilmente alle spalle, incurante della possibilità molto forte di uccidere molti altri innocenti o addirittura incurante del fatto di riuscire ad uccidere l'obiettiv oppure soltanto degli innocenti. Quale dei due metodi si avvicina di più ai bombardamenti-rappresaglia nei campi profughi come quello di Rafah? oppure nel caso dell'assalto apache alla carrozzina dello sceicco Yassin?
Insomma io credo, come diceva la guzzanti prima che la censurassero per averli chiamati censuratori, che "c'è confusione, c'è molta confusione. Sono armi di distrazione di massa".
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