In Origine Postato da corneliu zelea
Nel 1609 è passato più d'un secolo dalla scoperta dell'America, ma l'immenso continente è ancora quasi inesplorato. La vera colonizzazione spagnola (e portoghese in Brasile) incomincia nel secolo XVII, il 1600. In Europa nasce (in Inghilterra nel 1616) la prima idea di democrazia ("one man, one vote", ogni uomo un voto), ma nelle Americhe si discute ancora se gli indios hanno un'anima o no, se sono uomini come i bianchi o no. Discussione che oggi appare assurda, inverosimile. Ma viene da un'interpretazione letterale della Bibbia, che non parla di questo nuovo continente da poco scoperto. Allora, gli indios sono uomini come i cristiani d'Europa destinati alla redenzione in Cristo o sono "homines silviculi" (uomini della selva), a metà strada fra il genere umano e gli animali selvatici? Hanno capacità intellettuali e morali o agiscono per istinto come gli animali? Hanno veramente un'anima immortale o qualcosa d'altro?
La Chiesa e i teologi si pronunziano chiaramente sulla natura umana di indios e neri. Lo stesso Re di Spagna pubblica numerose leggi e decreti per condannare la schiavitù e i cattivi trattamenti a cui gli indios erano sottoposti. Ma i pregiudizi sono duri a morire, specie quando c'è sotto un grosso interesse economico. Nel diritto coloniale spagnolo (e portoghese) gli indios erano equiparati a minori bisognosi di protezione, di stimolo al lavoro organizzato, di organizzazione della loro vita sociale secondo schemi europei. Non si concepiva altra "civiltà" che quella europea, cui anche gli indios dovevano accedere: ma, essendo primitivi e selvatici, bisogna condurveli con metodi paternamente costrittivi, come si fa con i ragazzi, mentre li si istruisce nel cristianesimo e quindi si civilizzano i loro costumi.
Partendo da questi presupposti, la Corona di Spagna affida gli indios ai colonizzatori (assistiti dai missionari per la parte religiosa), affinché li inquadrino nel lavoro, insegnando loro a lavorare la terra, istruendoli nella dottrina cristiana e avviandoli alla "civiltà". Nasce così l'istituto della "encomienda", per cui ad un colono viene affidato un vasto territorio da colonizzare: gli indios che vi sono dentro sono sotto la sua autorità e protezione. Naturalmente l'"encomienda" ha delle regole ben precise (proibito ridurre gli indios in schiavitù, chi non vuole starci può andarsene, proibito l'uso della frusta o altri maltrattamenti, ecc.) e si conoscono anche casi di coloni spagnoli condannati dai tribunali spagnoli per abusi sugli indios (quasi sempre in seguito a denunzie di missionari). Però, in pratica, nell'immenso continente quasi spopolato e senza strade, nella sua "encomienda" il colono era re e signore assoluto.
Si può notare la differenza sostanziale fra la colonizzazione spagnola (e portoghese) dell'America centrale e meridionale e la colonizzazione inglese nel Nord America. Mentre nell'America Latina bianchi e indios si sono mescolati, creando il meticciato (data la scarsezza di donne spagnole, i coloni ed i militari spagnoli finivano per sposare donne indie), nell'America del Nord i coloni scacciano i pellerossa dalle loro terre, conducendo vere guerre di sterminio per occupare tutto il territorio (come è pure accaduto in Australia e in Sud Africa con altri colonizzatori anglosassoni e protestanti!).
Nell'America spagnola, le navi e le armate dei "conquistadores" erano sempre accompagnate dai missionari, anch'essi inviati dalla Corona spagnola, che concepiva la colonizzazione come un'opera di fede e di civiltà. È noto il travagliato rapporto fra missionari e colonizzatori spagnoli (e portoghesi in Brasile). Soprattutto sono note le proteste di non pochi missionari contro i metodi schiavisti dei coloni (Bartolomeo de las Casas è solo uno fra i tanti) e l'azione dei Papi (bolle e scomuniche contro chi praticava la schiavitù) per mitigare i metodi della colonizzazione. Com'è noto il grande lavoro teologico e giuridico della Chiesa per scalzare alla base le teorie razziste che guidavano i coloni: Francesco de Vitoria sostiene, nella prima metà del 1500 (prima ancora di Las Casas), la tesi secondo cui gli indios (anche se infedeli e primitivi) sono uomini come i bianchi, hanno i diritti dei bianchi e devono essere rispettati da tutti, soprattutto dai cristiani.
Meno nota è l'epopea delle "Riduzioni" che ha rappresentato il tentativo riuscito di creare un altro tipo di colonizzazione, rispettosa dell'uomo e delle culture, in alternativa a quella praticata da spagnoli e portoghesi nelle Americhe. Stranamente, questo capitolo glorioso delle missioni è dimenticato, mentre, credo, rappresenta bene lo spirito, gli scopi, i metodi dei missionari del passato, quando si incontravano con popoli diversi e di civiltà orale (o "primitivi").
Difatti come detto... in teoria la schiavitu' era illegale, nella pratica no... quello che ho detto io:
"Soprattutto sono note le proteste di non pochi missionari contro i metodi schiavisti dei coloni (Bartolomeo de las Casas è solo uno fra i tanti) e l'azione dei Papi (bolle e scomuniche contro chi praticava la schiavitù) per mitigare i metodi della colonizzazione. "
Ovvero, la Corona e la chiesa potevano dire dall' Europa quello che volevano..ma nelle miniere e nei latifondi... vigeva la schiavitu, mi spiace ma e' un fatto.
Inoltre voglio nuovamente richiederti, non ti sembra ovvio che all'epoca dovettero per forza evitare massacri? Come facevano 180 Spagnoli a colonizzare, e a sfruttare l eminiere di un continente s enon con il lavoro manuele degl'Indios?
Difatti, ripeto in Argentina ed in Cile, dove queste miniere non furono trovate in egual misura, la popolazione, mestiza ed indigena e' molto inferiore che negl'altri paesi.