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Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
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    Predefinito Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Centro Studi Giuseppe Federici

    Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    Don Francesco Ricossa - Padre M.-L. Guérard des Laurieres o.p.
    CRISTINA CAMPO O L'AMBIGUITA' DELLA TRADIZIONE. Risposta alla "Lettera ad un religioso" di Simone Weil
    pagg. 172, € 9,50

    Cristina Campo (1923-1977), scrittrice e poetessa, ha conosciuto dopo la morte un grande successo di pubblico e di critica. Sembrano averla dimenticata solo i cattolici “tradizionalisti”, dei quali pure essa fu una personalità di primo piano. Tra i fondatori di “Una voce-Italia”, ha dato un contributo decisivo alla redazione del “Breve esame critico” del nuovo messale, presentato a Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Attorno a Cristina Campo, in quegli anni, troviamo Mons. Lefebvre e Padre Guérard des Lauriers, e molti altri ancora. Nello stesso tempo, seguendo le tracce di Cristina Campo, ci si può perdere nei meandri di un’altra “tradizione” ben diversa da quella cattolica! Da Simone Weil alla psicanalisi junghiana, dal manicheismo all’esicasmo bizantino, dal Vedanta al cabalismo di Abraham J. Heschel.
    Qual é dunque il vero volto di Cristina Campo, una intrepida ammiratrice della Messa romana o una inquietante iniziata? L’autore cerca di risolvere questo dilemma senza far altro che affidarsi ai documenti. Don Ricossa ha potuto avvalersi dell’archivio di uno dei protagonisti della nostra storia - Padre M.L. Guérard des Lauriers - e delle testimonianze dell’ultimo suo confessore, il Cardinale Augustin Mayer...
    Nella seconda parte di questo libro viene ripubblicato un testo ormai introvabile (edito da Borla nel 1970) ma fondamentale: la Risposta alla “Lettera ad un religioso” di Simone Weil scritta da Padre Guérard des Lauriers, che fu molto importante nel cammino spirituale di Cristina Campo.

    Per richiedere il libro: centrolibrario@sodalitium.it

    SODALITIUM

  2. #2
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    Predefinito Rif: Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    Requiem aeternam dona ei, Domine, et
    lux perpetua luceat ei. Requiescat in pace. Amen

  3. #3
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    Predefinito Re: Rif: Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    In memoriam: Cristina Campo.

    Il 10 gennaio 1977 moriva a Roma Cristina Campo. Figura decisamente complessa, contribuì tuttavia alla difesa del rito cattolico della Messa minacciato dalla riforma liturgica. Nella stessa Roma di Paolo VI seppe riunire e coordinare un coraggioso gruppo di teologi e di liturgisti: il risultato più importante fu il “Breve esame critico del Novus Ordo Missæ” (aprile-maggio 1969), redatto principalmente da padre Guérard des Laurieres, o.p. Il testo fu sottoscritto dai cardinali Ottaviani e Bacci (settembre 1969) e presentato a Paolo VI. Il documento esprime il rifiuto cattolico di celebrare o di assistere al nuovo rito. Alla luce del “Breve esame critico”, il motu proprio “Summorum Pontificum cura” è quindi inaccettabile. Ricordiamo Cristina Campo con la sua poesia “Missa Romana”.

    Per approfondire la figura di Cristina Campo:
    Don Francesco Ricossa, Cristina Campo, o l’ambiguità della Tradizione.
    http://www.sodalitium.biz/index.php?...ry_view&iden=7
    Breve esame critico del Novus Ordo Missæ.
    http://www.sodalitium.biz/index.php?...y_view&iden=36

    Missa Romana, di Cristina Campo

    I
    Più inerme del giglio
    nel luminoso
    sudario
    sale il Calvario
    teologale
    penetra nel roveto
    crepitante dei millenni
    si occulta
    nell’odorosa nube della lingua.

    Curvato da terribili
    venti
    bacia sacre piaghe in silenzio
    eleva e mostra
    pure palme trapassate
    mendica pace
    tra pollice e indice tende
    un filo sull’abisso del Verbo.

    Dagli ossami dei martiri
    tritume di gaudio
    cresce
    la radice di Jesse
    sboccia nel calice rovente
    e nella bianca luna
    crociata di sangue e
    stendardo
    che sorgendo gli fiacca
    i ginocchi.

    Sulla pietra angolare
    ci spezza la morte
    la eleva all’orizzonte delle lacrime
    la posa con materno terrore
    su stimmate di labbra
    a medicare
    la vita.

    Intorno al pasto
    mortale
    tra i lembi del Dio
    sibilano serpenti addentano il corporale
    ai quattro angoli del conopeo
    si arrotolano i fogli
    dei cieli
    crepe saettano nei pilastri.

    Ossessi
    alla porta
    nel profumo di peste
    mimano e vendono con lazzi
    agli infermi e deformi
    della probatica
    vasca
    la sua soave maschera di suppliziato.

    II
    Falconiere del Cielo
    sulla cui mano alzata
    piomba l’eterno Predatore
    avido di prigione…

    III
    Dove va
    questo Agnello
    che ai vergini è dato
    seguire ovunque vada dove va
    questo Agnello
    stante diritto e ucciso
    sul libro dei segnati
    ab origine
    mundi?
    Non si può nascere ma
    si può restare
    innocenti.

    Dove va
    questo Agnello
    che a noi gli ucciditori non è dato
    seguire coi segnati
    né fuggire
    ma singhiozzando soavemente concepire
    nel buio grembo della mente
    usque ad consummationem
    mundi?

    Non si può nascere ma
    si può morire
    innocenti.

    Cristina Campo

  4. #4
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    Predefinito Re: Rif: Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    A dire la verità, quando ne venni a conoscenza, accolsi con un certo disappunto, pur non sapendo niente di lei, che Cristina Campo ebbe così tanta importanza nella stesura del Breve esame critico. Insomma, una poetessa traduttrice di Simone Weil! Anche dopo aver ascoltata di recente la conferenza fatta da Don Riocossa nel 2005, non mi faccio persuaso che l'apporto dell'Autrice fu così determinante. Possibile che la compagna (neanche moglie) di Elémire Zolla abbia avuto tanto sincero trasporto per la S. Messa Romana? Stupisce meno, difatti, che avesse così importanti conoscenze, rispetto alla devozione di cui sarebbe dovuta essere ricca nell'intraprendere la redazione di quel fondamentale documento. Vien detto che nell'utlimo perido della sua vita, ebbe modo di distaccarsi da gran parte di ciò che la legava a quella specie di estetismo decadente cui difficilmente si riuscirebbe a fare a meno rievocando la sua figura (e certo, almeno certi passaggi, se non tutto l'insieme, del testo su riportato lascierebbero ancora almeno perplessi), e che fu il Card. Mayer, come racconta Don Ricossa, a dare a Cristina Campo gli ultimi Sacramenti (davvero toccante in questo senso il verso finale: "non si può nascere, ma si può morire innocenti"); ma proprio per ciò si fatica non poco a riconoscerle, in merito al Breve esame critico (1969), un apporto diverso da quello di una, sebbene posso immaginare importante, impreveduta ispirazione emotiva. Del resto non credo che la Campo avesse una preparazione davvero reale in materia, né che i cardinali Ottaviani e Bacci avessero da mentire presentando allora il documento come l'opera di "uno scelto gruppo di teologi, liturgisti e pastori d'anime": la Campo non credo potesse vantare di rientrare in nessuna di quelle categorie! La parte più problematica, da un punto di vista genetico, sembrerebbe a questo punto essere quella di specificare la matrice originaria di quelle "affinità elettive" che, da parte della Campo, resero inizialmente possibile la convergenza dei suoi interessi letterari (aiutò, se ricordo bene, lo Zolla nella redazione della raccolta sui Mistici dell'Occidente, di evidente ispirazione gnostica) nel campo della Tradizione Cattolica invece di pregiudicarne il contatto, sebbene poi ciò possa aver occasionato una sua sincera conversione - che apparirebbe comunque almeno problematica al tempo del Breve esame critico, se fosse da considerare come almeno già realmente avvenuta all'altezza del 1969 (lei che, morta nel '77, frequentò lo Zolla fino poco prima della fine). Comunque sia, quello che infine davvero conta non è certo il giudizio di quello o quell'altro, ma di Dio: "[...] non quasi hominibus placentes, sed Deo qui probat corda nostra (1 Thess 2,4). Fatto sta che il tenore della collaborazione di Cristina Campo alla redazione dl Breve esame critico rimane, almeno per me, un enigma da sciogliere. Avreste però voi, magari, ulteriori informazioni in merito? Un saluto.

  5. #5
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    Predefinito Re: Rif: Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    In effetti quello di Cristina Campo è davvero un mistero. Arrivata alla difesa della Santa Messa probabilmente per motivi estetico-culturali e fors'anche "religiosi" (nel senso negativo del termine), ha scoperto (ed è davvero il caso di dirlo) l'unicità di quel Sacrificio, l'assolutezza di quella Immolazione, la Divina Maestà celata nelle Sacre speci e nel Tabernacolo. E ha creduto. E ha adorato. E ha pianto. E ha lavorato per quella Divina Maestà. Quando poi la persecuzione montiniana disperse quel gruppo ed il cattolicesimo romano entrò in clandestinità, probabilmente si è dispersa anch'essa, tornando a qualche antico nefasto (grazie anche a quel genio del male che era Zolla). Oremus pro ea.
    Ultima modifica di Luca; 12-01-13 alle 17:10

  6. #6
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    Lightbulb Re: Rif: Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    10 GENNAIO 2019: In Ricordo di “Cristina Campo” (Vittoria Guerrini, 28 aprile 1923 – 10 gennaio 1977) nell’anniversario della sua morte, R.I.P.
    INFRA L’OTTAVA DELL’EPIFANIA DI NSGC; BEATO GREGORIO X, PAPA (Piacenza, 1210 circa – Arezzo, 10 gennaio 1276)…




    «10 GENNAIO I MAGI DAVANTI A GESÙ»
    Guéranger, L'anno liturgico - 10 gennaio. I Magi davanti a Gesù
    http://www.unavoce-ve.it/pg-10gen.htm




    https://tradidiaccepi.blogspot.com/

    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...6d&oe=5CC29207








    Beato Gregorio X - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/beato-gregorio-x/
    «10 gennaio, beato Gregorio X, Papa (Piacenza, 1210 circa – Arezzo, 10 gennaio 1276).

    “Ad Arézzo, nella Toscana, il beato Gregorio decimo, nativo di Piacènza, il quale, da Arcidiacono di Liégi eletto Sommo Pontefice, celebrò il secondo Concilio di Lióne, ricevette i Greci nell’unità della fede, compose i dissidi dei cristiani, deliberò la riconquista della Terra Santa e si rese sommamente benemerito di tutta la Chiesa, che governò santissimamente”.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...gregorio-X.jpg






    "Sante Messe - Sodalitium."
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium."
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
    “Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”



    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»





    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Mi converto a te, dolce Gesù, Re della felicità e della gloria che non muore; ti abbraccio con tutte le forze della mia anima, ti adoro con tutto il cuore, ti scelgo, ora e per sempre, a mio Re, e ti prometto fedeltà senza pentimenti; prometto obbedienza alle tue sante leggi, voglio ascoltare i tuoi consigli.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...9d&oe=5CB6E43B








    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    10 janvier : Saint Guillaume, Archevêque de Bourges (? 1209) :: Ligue Saint Amédée
    “10 janvier : Saint Guillaume, Archevêque de Bourges († 1209)”




    https://w2.vatican.va/content/leo-xi...ristianae.html
    “SAPIENTIAE CHRISTIANAE LETTERA ENCICLICA DI SUA SANTITÀ LEONE PP. XIII”
    Lettera enciclica di Sua Santità Leone PP. XIII - Sapientiae Christianae - 10 gennaio 1890
    http://www.unavox.it/NuoveImmagini/P...one_XIII_2.jpg







    Sant' Aldo

    10 Gennaio - Sant' Aldo eremita - Preghiere - La gioia della preghiera

    https://img.over-blog-kiwi.com/1/26/..._santo1443.jpg

    https://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Aldo
    “Aldo (... – ...) è stato un santo, monaco cristiano dell'Ordine di San Colombano ed eremita italiano vissuto probabilmente nell'VIII secolo e venerato dalla Chiesa cattolica
    . (…) Le origini del suo nome sono longobarde, ald significa in longobardo vecchio, saggio, che poi divenne alt per i germanici e old per gli anglosassoni.”





    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “10 GENNAIO 2019: infra l'Ottava dell'Epifania."
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...24&oe=5C8C036A





    “Il 10 gennaio 1072 Roberto il Guiscardo riconquista Palermo dai Saraceni alla Cristianità.”


    “Il 10 gennaio 1890 Leone XIII pubblica l’Enciclica “Sapientiæ Christianæ”
    sui doveri del cristiano verso la Chiesa e verso lo Stato.”
    "Se le leggi dello Stato dovessero essere apertamente in contraddizione con il diritto divino; se dovessero essere ingiuriose verso la Chiesa, o contraddire i doveri della religione o violare l’autorità di Gesù Cristo nella persona del Papa, allora è doveroso resistere ed è colpa ubbidire; e questo si collega al disprezzo verso lo Stato, perché si pecca anche contro lo Stato quando si va contro la religione".
    [Testo completo: https://w2.vatican.va/content/leo-xi...istianae.html]


    https://www.radiospada.org/2019/01/d...s-en-su-honor/
    https://i0.wp.com/www.radiospada.org...pg?w=961&ssl=1





    In Ricordo di “Cristina Campo” (Vittoria Guerrini, 28 aprile 1923 – 10 gennaio 1977) nell’anniversario della sua morte, R.I.P.



    https://www.radiospada.org/2019/01/a...ristina-campo/
    «Radio Spada è da sempre interessata alla riscoperta dell’inesauribile giacimento di tesori politico-culturali dell’intransigentismo, dell’integrismo e anche genericamente del clericalismo di lingua italiana, anche per creare un anti-canone della letteratura italiana, una vera e propria antologia alternativa a quella dei “vincitori” che si legge nelle nostre scuole.
    Vi proponiamo oggi la poesia “Missa Romana” della poetessa cattolica bolognese Cristina Campo – nom de plume di Vittoria Guerrini – (28 aprile 1923 – 10 gennaio 1977), difenditrice della vera Liturgia Cattolica dalle pseudo-riforme moderniste e coautrice del Breve esame critico del Novus Ordo Missae che i Cardinali Ottaviani e Bacci presentarono a Paolo VI per chiedergli l’abrogazione del nuovo rito, evidentemente lontano dalla verità cattolica della Messa. Buona lettura!»


    C R I S T I N A C A M P O

    http://www.literary.it/dati/autori/f...na_campo02.jpg



    Cristina Campo - Centro Studi Giuseppe Federici
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza 10 gennaio 2019
    Cristina Campo
    Nell’anniversario della morte di Cristina Campo (Bologna, 28 aprile 1923 – Roma, 10 gennaio 1977) segnaliamo la presentazione del libro: “Cristina Campo, o l’ambiguità della Tradizione” tenuta dall’Autore, don Francesco Ricossa, al Palazzo dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna di Bologna il 2/12/2005.
    https://www.youtube.com/watch?time_c...&v=QOQi3Lr47tg
    Per l’acquisto del libro: https://www.sodalitiumshop.it/epages...4/Products/031
    don Francesco Ricossa, Cristina Campo, o l'ambiguità della Tradizione, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia, 2005.»


    Michel Louis Guérard des Lauriers, Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, dei cardinali Ottaviani e Bacci, Centro librario Sodalitium, collana guérardiana n° 2, Verrua Savoia 2009.



    https://www.agerecontra.it/2019/01/l...o-di-paolo-vi/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 3/19 del 9 gennaio 2019, San Giuliano
    La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI
    Pubblichiamo le schede del calendario Sodalitium, dedicato ai cinquant’anni di resistenza alla nuova messa (1969-2019), riguardanti i coraggiosi sacerdoti che rifiutarono il nuovo rito di Paolo VI e per questo motivo furono perseguitati dai modernisti. Una bella differenza con i ratzingeriani che considerano la “messa nuova” di Paolo VI il “rito ordinario” della Chiesa e declassano la Messa Romana detta di San Pio V a “rito straordinario”, passando con disinvoltura dal tavolo di Montini agli “altari maestosi”.
    Mons. Michel Guérard des Lauriers.
    Nato nel 1898 vicino a Parigi, entrato nell’Ordine dei Predicatori nel 1925, vi fa la professione nel 1930 col nome religioso di Luigi Bertrando, ed è ordinato sacerdote nel 1931. Professore all’Università domenicana del Saulchoir dal 1933, insegna ugualmente all’Università pontificia del Laterano a partire dal 1961. Questo soggiorno romano è l’occasione, per Padre Guérard des Lauriers, di elaborare la parte dottrinale e di collaborare alla redazione originale [dovuta a Cristina Guerrini] della lettera intitolata: “Breve esame critico del Novus ordo Missæ”, lettera indirizzata a Paolo VI il 5 giugno 1969 [festa del Corpus Christi], dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Questo passo gli valse il congedo dal Laterano nel giugno del 1970, nello stesso tempo del Rettore Mons. Piolanti ed una quindicina di professori, tutti giudicati indesiderabili. Da allora Padre Guérard des Lauriers visse extra conventum, cum permissu superiorum. Il 7 maggio 1981 Padre Guérard ricevette la Consacrazione episcopale, da Mons. Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc, già Arcivescovo di Hué perché continuasse l’offerta immacolata della S. Messa, l’oblatio munda. Il 24 settembre 1986 benedisse il nostro Istituto che sostenne fino alla morte avvenuta il 27 febbraio 1988.
    Don Louis Coache. Nato nel 1920 a Ressons-sur-Matz, diocesi di Beauvais, in Francia, studiò nel seminario francese di Roma e il diritto canonico all’Institut Catholique di Parigi; fu ordinato sacerdote nel 1943. Nel 1958 fu nominato parroco di Montjavoult. Fu uno dei primi ad opporsi al Concilio fin dagli anni sessanta, scrivendo articoli contro la “nuova religione” e restaurando nel suo villaggio le antiche processioni del Corpus Domini, alle quali partecipavano migliaia di fedeli, ma che il suo vescovo vietava e condannò arrivando a sospenderlo ab Officio nel 1969. Don Coache restò nel suo villaggio fino al 1975 continuando a celebrare la Messa di s. Pio V finché si ritirò alla Maison Lacordaire, a Flavigny, che aveva acquistato nel 1971 per fondarvi un seminario minore. Nel 1968 fondò la rivista Le Combat de la foi, e diffuse il Vademecum del cattolico fedele che raccolse la sottoscrizione prima di 150 sacerdoti, poi del Cardinal Bacci, di due Vescovi e 400 sacerdoti. Insieme a Padre Barbara organizzò i “pellegrinaggi romani” nei primi anni ’70 per la difesa della Liturgia tradizionale della Chiesa; nel 1977 fu tra gli organizzatori dell’occupazione della chiesa di St Nicolas du Chardonnet a Parigi. Pur celebrando “non una cum”, scelse purtroppo di seguire Mons. Lefebvre: tutte le sue iniziative furono così assorbite e spente dalla FSSPX. Morì il 21 agosto 1994.
    Padre Noël Barbara. Di origine pied-noir, nacque il 25 dicembre 1910. Fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1938 in Algeria per la diocesi di Constantine. Di carattere combattivo e franco, dopo la guerra entrò nei padri CPCR a Chabeuil (i Cooperatori Parrocchiali di Cristo-Re fondati da Padre Vallet) per dedicarsi interamente alla predicazione degli Esercizi di s. Ignazio. Dopo il Concilio Vaticano II fondò l’associazione Forts dans la foi che pubblicava l’omonima rivista di catechesi. Nel 1971, pubblicò un articolo: Assister à la Messe di Padre Guérard des Lauriers nel quale si dichiarava pubblicamente che non era lecito assistere alla “nuova messa”. Organizzò con don Coache, Padre Saenz e l’associazione Civiltà Cristiana i « pellegrinaggi romani » di Pentecoste nel 1970, 1971 et 1973, durante i quali fece fare ai pellegrini un giuramento di fedeltà alla Messa di s. Pio V. In quelle stesse occasioni organizzò, sempre con don Coache, delle veglie di preghiera in Piazza San Pietro. Nel 1980 si consumò la rottura con la Fraternità S. Pio X di Mons. Lefebvre, a causa delle sue posizioni sedevacantiste, che davano fastidio all’ala liberale della Fraternità, e la sua rivista fu vietata a Ecône. Dopo averla a lungo osteggiata nel 1991 aderì alla Tesi di Cassiciacum di Padre Guérard des Lauriers e cominciò una stretta collaborazione con l’Istituto Mater Boni Consilii, che portò anche la presenza di nostri sacerdoti a Tours dal 1996 al 2001. P. Barbarà morì a Tours il 10 ottobre 2002.
    Padre Georges Vinson. Nato nel 1915 entrò in seminario nel 1931. Conobbe Padre Vallet, e nel 1938 entrò nei CPCR; durante la guerra fu prigioniero dei Tedeschi come seminarista insieme a Padre Barbara. Fu ordinato a Pasqua del 1946. Fu nominato superiore in Uruguay, poi nel 1954 fu in Argentina dove fondò la casa “Nostra Signora di Fatima” a Rosario per la predicazione degli Esercizi spirituali. Ritornò in Europa nel ‘59. A causa del clima difficile e dell’opposizione dei vescovi francesi ai CPCR, nel 1963 lasciò la congregazione. Nel 1969 fu tra i primi ad opporsi al Novus Ordo Missæ con gli scritti e con le opere celebrando la Messa dappertutto e collaborando alla fondazione di scuole cattoliche, e prese posizione con l’opuscolo La nouvelle Messe et la conscience catholique (28/11/1971), pubblicato con una prefazione di P. Guérard. Fondò il bimestrale Simple Lettre, la congregazione delle Suore di Cristo-Re e la scuola per le ragazze alla Maison Saint-Joseph. Negli ultimi anni della sua vita, cambiò posizione nei confronti delle Consacrazioni episcopali senza mandato e si avvicino all’Istituto Mater Boni Consilii. Morì l’8 luglio 1999 attorniato dalle sue religiose alla Maison Saint-Joseph.
    In Piemonte: Mons. Attilio Vaudagnotti. Nato nel 1889 e morto nel 1982. Laureato in Teologia nel 1912 insegnò a lungo alla facoltà teologica presso il seminario di Torino, fu Canonico del Capitolo metropolitano e apprezzato pubblicista e polemista scrivendo pregevoli articoli, e anche poesie, su Il nostro tempo e diresse in seguito L’amanuense della ss. Trinità. Dopo il Concilio fu lui che tenne alta la fiamma della Messa di s. Pio V a Torino, celebrando sempre nella chiesa della Confraternita della ss. Trinità in via Garibaldi fino alla sua morte avvenuta dopo oltre sessant’anni di sacerdozio. Il suo ricordo è sempre vivo nel cuore dei cattolici torinesi che grazie a lui sono rimasti fedeli alla s. Messa di sempre. Oltre a Mons. Vaudagnotti, a Torino rimasero fedeli Padre Oddone, oratoriano, e tre salesiani: don Camillo Verri e don Franco Amerio a Valsalice, e don Giuseppe Pace a Valdocco († 2000) che scrisse anche su Vigilia romana, La Quercia, Notizie, Chiesa viva e, nei suoi primi anni, su Sodalitium; a Revigliasco d’Asti, il parroco don Luigi Siccardi; a Pourrieres in diocesi di Pinerolo don Giuseppe Pons, parroco dal 1959 al 1983.
    In Veneto la Messa cattolica fu conservata da due coraggiosi sacerdoti, coadiuvati da un gruppo di laici fedeli di Padre Pio. Don Clemente Bellucco nacque a Palù di Conselve il 2 febbraio 1909, e fu ordinato nel 1931. Fu cooperatore parrocchiale e vicario economo fino al 1951, quando si ritirò a San Pietro di Strà. Fu anche insegnante, latinista, storico dell’arte. Opponendosi al Vaticano II (definito eretico) e al nuovo messale (ritenuto invalido) prese a celebrare pubblicamente la Messa nella chiesa di san Clemente a Padova, fino a che il Vescovo, approfittando di una sua malattia, lo fece internare fino alla morte, avvenuta nel marzo del 1981. Fu così che i suoi fedeli organizzarono la Messa a Venezia, celebrata da don Siro Cisilino. Nato nel 1903 a Pantianicco (Udine), don Siro fu sacerdote cattolico e insigne musicologo. Dopo aver servito come cappellano, vicario e come parroco in diverse località del Friuli, si trasferì a Venezia per lavorare per la Fondazione Cini allo studio e alla trascrizione di manoscritti musicali. Fedele alla sua prima Messa, non volle mai celebrare la Messa in italiano. Don Siro dal 1977 e fino al 1984 celebrò la Messa di s. Pio V a Venezia nella chiesa di S. Simon Piccolo, riaprendola al culto tradizionale. Per questa fedeltà alla liturgia antica dovette subire la persecuzione del card. Albino Luciani (futuro Giovanni Paolo I) che con una lettera del 20/02/1978 proibì “a qualsiasi titolo la celebrazione della messa more antiquo nella chiesa di S. Simeone Piccolo, come in tutto il territorio della diocesi” e lasciava a don Siro “la facoltà di celebrare la santa Messa more antiquo solo in casa propria”. Morì nel 1987 nel suo paese di origine dove si era ritirato.
    Nel resto d’Italia ci furono tanti sacerdoti e religiosi difensori della s. Messa romana; possiamo ricordarne solo alcuni. A Roma furono numerosi i sacerdoti fedeli, tra i quali il teologo francescano Padre Antonio Coccia ofm che celebrava a s. Gerolamo della Carità, i Padri domenicani Domenico Cinelli, Giuseppe Maria Mastrocola e Antonino Silli a Santa Maria Sopra Minerva, Mons. Renato Pozzi, Mons. Domenico Celada che scriveva su Lo Specchio, Mons. Alfonso Tejada a Sant’Eustachio, Mons. D’Amato, Mons. Francesco Spadafora, Don Francesco Putti fondatore della rivista Sì Sì No No. In Toscana, Padre Berni, francescano, che celebrava in Santa Croce, e il parroco di Strada di Vinci, don Primo Lenzini. In Lombardia Padre Pietro Locati missionario del PIME a Lecco deceduto nel 2009 e don Giacomo Falconi parroco di Gaverina, in Sicilia, a Caltanisetta, don Gaetano Cimino. In Sudtirolo ricordiamo don Josef von Zieglauer (1925-2018) parroco di Spinga vicino a Bressanone che mantenne sempre la Messa della sua ordinazione, e che la celebrava “non una cum”, ed il suo predecessore don Engelbert Pedevilla (1912-2001). E quanti altri che abbiamo dimenticato… Nel laicato fedele ricordiamo a noi vicinissime Liliana Balotta di Una Voce Firenze, e Adriana Senni Buratti di Una Voce Modena, e poi altri, seppur alcuni con luci e ombre, come lo scrittore toscano Tito Casini, a Roma Cristina Campo, Elisabeth Gerstner, Gabriella di Momtemayor e Franco Antico, a Padova Giuseppe Pagnossin.
    In Francia. Padre Gustave Delmasure. Originario del nord della Francia, tuttavia, esercitò per molti anni il ministero sacerdotale in Algeria. Ritornato in Francia, divenne pastore di Théoule-sur-Mer, conservando, dopo il Concilio Vaticano II, la Messa della sua ordinazione e fedeltà alla dottrina della Chiesa. Dal 1982, dopo aver lasciato la sua parrocchia, fu a capo della cappella di Notre-Dame-des-Victoires a Cannes e, con grande zelo apostolico, celebrò la Messa anche in altri luoghi della Francia, e aiutò Padre Barbara nel suo ministero a Tours, nell’Unione per la fedeltà, che riuniva diversi sacerdoti “sedevacantisti”. Anche quando era parroco, ha sempre testimoniato apertamente la fede cattolica, respingendo le eresie neo-moderniste rifiutando di essere in comunione con Paolo VI e Giovanni Paolo II. Negli ultimi anni della sua vita, si è avvicinato all’Istituto Mater Boni Consilii, affidando ai suoi sacerdoti la continuazione del suo ministero nella cappella di Cannes. Morì a Cannes l’11 settembre 1996. Tra gli altri sacerdoti francesi fedeli alla Messa di San Pio V, ricordiamo Padre Jean Siegel, sacerdote di Thal-Drulingen in Alsazia, morto il 20/03/2018. Padre Raymond Hubert Petit, nato nel 1909 in Lorena, divenne un fratello dei Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani), frequentò la facoltà di Lille dove conobbe Padre Guerard des Lauriers, che insegnava. Dopo il Concilio, avvertì la crisi anche nel suo ordine religioso ed fu ordinato sacerdote dal vescovo Guérard nel 1984 e celebrò la Santa Messa in Commercy e Bar-le-Duc fino al 1999, anno della sua morte. Anche Padre Jean Saffré fu tra i primi a difendere la Santa Messa e la buona dottrina, restituì al culto la chiesa di St-Maurice a Montauban in Bretagna, fu amico del nostro Istituto e morì il 18 marzo 2001. Sempre in Bretagna, padre Joseph Vérité (1919-2010). A Faverney, padre Pierre Verrier (13 ottobre 1922-7 giugno 2011), fondatore della comunità benedettina N.-D. da Betlemme. In Argentina, tutti ricordano il Padre Hervé Le Lay, nato a Concarneau, in Bretagna, il 25 ottobre 1913, ordinato negli Spiritani nel 1946 e morto il 18 aprile 1982 in Argentina, dove è stato parroco di Tala, diocesi di Salta , dal 1957 al 1974, quando fu espulso dai modernisti e iniziò la celebrazione della Messa a Cordoba e a Alta Gracia. In Belgio, ricordiamo padre Valery Stuy ver (1916-1995), parroco di Vlassenbroek fino al 1983 e zio del vescovo Stuy ver che lo ha diretto verso la vocazione sacerdotale. Nella seconda metà degli anni ’70, spaccò il tavolo nella chiesa per celebrare la messa di San Pio V all’altare. Pubblicò studi sul “N.O.M.” che chiamò “De breukmis”, che significa “il N.O.M è in rottura con la Messa”. Dopo le sue dimissioni, ha celebrato ad Anversa, Dendermonde e Zele. Sempre in Belgio ricordiamo padre Paul Schoonbroodt, parroco di Steffeshausen, che rifiutò il nuovo rito e costruì nel suo paese con l’aiuto dei suoi fedeli, una chiesa dove celebrò il rito tridentino “non una cum”. Partigiano del sedevacantismo, su consiglio di padre Barbara, predicò più volte gli Esercizi ai sacerdoti di Verrua. Morì nel 2012 per un incidente d’auto.»
    Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Sodalitium
    fonte – La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/w...20_o-copia.jpg
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    Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Sodalitium
    «Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa
    Il 30 novembre 1969 fu la data fatale in cui il modernismo osò rinnegare il Santo Sacrificio della Messa. L’omaggio del calendario di Sodalitium va a tutti quei sacerdoti e quei fedeli che si batterono per la Messa Romana: a noi, adesso, di continuare e portare a compimento la loro battaglia, senza stancarci mai (...)
    »
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...MBC2018cop.jpg



    https://forum.termometropolitico.it/...ml#post9310279
    «Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 116/07 del 16 dicembre 2006, Sant’Eusebio
    Per la Messa Romana contro il rito di Paolo VI
    Pubblichiamo un articolo apparso nel 1974 sulla rivista Vigilia Romana contro il rito di Paolo VI. L’articolo, firmato con lo pseudonimo di Michäel, è attribuito a Cristina Campo.
    Sulla controversa figura della scrittrice rimandiamo al libro di don Francesco Ricossa: Cristina Campo o l’ambiguità della Tradizione (Centro Librario Sodalitium, Verrua 2005, Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii)

    Il vaso di Pandora, di Michäel
    “Primavera pentecostale” e riforma liturgica
    In una certa nazione, già di intensa vita cattolica, in questi ultimi cinque anni i cattolici praticanti, clero e religiosi compresi, si sono ridotti del 70%. I vescovi si radunarono per cercare le cause di detta epidemia, e non riuscirono a trovarle; ma suggerirono ai parroci ed ai superiori religiosi di farsi, ciascuno per conto proprio, un programma di emergenza; e poi sciolsero l’adunanza: il loro dovere, loro lo avevano fatto; anzi ci fu tra loro qualcuno che non vide nulla di male in tutto ciò, ma solo l’esito di un soffio pentecostale postconciliare dello Spirito Santo, che purifica la sua aia, spirando ora in un senso ed ora in un altro.
    Quanto avviene in quella nazione, sta avvenendo in tutte le nazioni cattoliche, ove con minore, ove con maggiore virulenza: nessuna ne è immune. Quello che avviene nelle diocesi, sta avvenendo anche negli istituti religiosi, fatta eccezione solo per quelli che non si aggiornarono; che soddisfatti delle loro antiche regole, e persuasi che per conservare lo spirito delle origini, bisognava non buttar via le pratiche delle origini, non cedettero alle pressioni di conversione radicale, esercitate su di loro anche dalle più autorevoli autorità della Chiesa postconciliare. Tutti gli altri istituti religiosi sono come torrenti che, più o meno tumultuosamente, più o meno clamorosamente, precipitano verso il mare, lasciandosi a monte l’alveo secco.
    Tuttavia anche sugli istituti religiosi, restati immuni da quella mania suicida, chiamata aggiornamento, è calato il fendente della riforma liturgica; così che se detta riforma non verrà a sua volta, e quanto prima, riformata, anche detti istituti religiosi morranno dissanguati irremissibilmente.
    Detta riforma liturgica è infatti la causa agente principale dell’ “autodemolizione della Chiesa”, cioè, per dirla con frasi sinonimiche postconciliari, di questa “primavera pentecostale”, o “irruzione di satana nella Chiesa di Dio”; riforma liturgica imposta in nome del Concilio; mentre di fatto i Padri conciliari non furono chiamati a esaminarla, e i Padri sinodali bocciarono, bocciando la neo-mini-Messa, presentata loro sotto forma di Missa normativa. Ma la causa agente non viene messa all’opera se non in vista di un fine. A che fine fu costruita pezzo per pezzo la macchina della riforma liturgica, e fu poi messa in movimento?
    Fine non confessato della riforma liturgica
    “Altre pecorelle, a Me affidate, non sono ancora nel Mio ovile. Anche queste vanno ricondotte a Me, affinché ascoltino la Mia voce. Allora ci sarà un solo ovile sotto un solo Pastore.” Bisognava quindi fare un solo ovile, sotto un solo pastore, di tutti gli uomini, innanzi tutto dei cristiani, e in un primo tempo dei cattolici con i protestanti, e in un secondo tempo dei protestanti con gli ortodossi.
    Veramente il Signore aveva indicato la via arcta, e la porta angusta, unica vera per arrivare a detta unità di tutto il gregge: quella della conversione di tutti i non-cattolici alla Chiesa cattolica, apostolica e romana mediante il ripudio di ogni errore, e l’accettazione di tutti i dogmi teologici e morali di detta unica vera Chiesa del Signore. Visto e considerato però che erano pochini quelli che si mettevano per la via indicata dal Signore, si vollero accelerare i tempi, per realizzare trionfalisticamente un’unione di tutti i cristiani nel giro magari di un solo pontificato, bruciando le tappe lungo la via spatiosa e verso la porta lata dell’Ecumenismo; proprio come se il Signore, invece di dire: “Ite et docete...”, avesse detto: “Andate pure, ma non insegnate nulla. Rispettate tutte le fedi, ché in tutte c’è del buono; e riunite tutti nell’attività sociale e nella liturgia ecumenica.”
    Invece di esigere la conversione degli erranti con la predicazione della dottrina cattolica, unica vera, completa, perfetta, e l’abiura dei loro errori, si cominciò a blandirli, a elogiarli, e a dirli in possesso di verità mancanti alla Chiesa cattolica; si affidò ai loro esperti il compito di epurare la liturgia cattolica; di quanto offendeva le loro eresie, al fine di renderla loro accettabile, cioè ecumenica. Fatta così l’union pratica, mistica, nella liturgia comune, confortata dall’unione, il più stretta possibile, anche nelle attività ordinate al progresso, terra-terra, dei popoli, tutti si sarebbero dimenticati delle proprie differenti fedi, del tutto superflue e solo fonte di divisioni, ed ecco fatto in pieno l’unico ovile sotto un unico Pastore, di genti ormai senza più Credo alcuno, e senza nostalgia di non averne.
    Ecco perché si insinuarono nei documenti ecclesiologici e liturgici del concilio Vaticano II quegli incisi, dall’apparenza studiatamente anodina, grazie ai quali si sarebbe messa in cantiere la nave ecumenica, da sostituire alla troppo lenta e incomoda barchetta di San Pietro; e poi vararla, per mezzo della liturgia ecumenica, sostituita a quella costruita lungo i secoli, grazie all’assistenza dello Spirito Santo, da tutti i Pontefici precedenti l’attuale.
    L’illusione ecumenica, miraggio romantico, alimentato da una dogmatica gnostico-modernistica, fu tanto abbacinante da impedire di vedere che la liturgia ecumenizzata di quanto si sarebbe avvicinata alle posizioni dei Protestanti, di altrettanto si sarebbe allontanata dalle posizioni degli ortodossi. Che forse gli ortodossi non considerano protestanti i cattolici postconciliari e ed ecumenizzati dalla riforma liturgica?
    Fine ad usum Delphini della riforma liturgica
    Varando la riforma liturgica si ammise che la medesima avrebbe fatto piazza pulita di tanti tesori tradizionali, di valore inestimabile, e via dicendo; ma non si aggiunse: “difesi con la più estrema decisione da tutti i Pontefici fino a Giovanni XXIII compreso”; si disse invece che di fronte al fine cui mirava la riforma liturgica, a conti fatti, era d’uopo sacrificarle detti tesori. Qual’era detto fine? Venne dichiarato e proclamato: affinché il popolo capisse! Finalmente grazie alla riforma liturgica il popolo avrebbe capito la liturgia; poiché fino allora la liturgia era rimasta incomprensibile, dietro a un diaframma impenetrabile, e la Santa Chiesa di Dio fino allora era rimasta una maestra incapace di farsi capire, e incapace di capire che non riusciva a farsi capire. Sembrò addirittura che detta liturgia, prereformation, per dirla all’anglicana, celebrata al di là di quel diaframma, fosse stata fino allora per lo meno inutile, se non proprio dannosa. Finalmente, con la riforma, si cominciava a capire, recedevano le tenebre, e sorgeva la luce: non era illuminismo romantico, ma storia ecclesiastica! Posto il dialogo postconciliare con il Popolo di Dio; posto il principio che l’autorità è servizio, e si deve porre in ascolto del Popolo di Dio, per imparare dal medesimo quanto lo Spirito ispira ai fedeli, per intuirne i desideri, per assecondarli; ebbene, posto tutto ciò, si fece la riforma senza interpellare il Popolo di Dio, contro ogni sua aspettativa, e gli si volle far intendere che era stata fatta affinché capisse: mentre era stata fatta ad uso e consumo dei protestanti, con il concorso dei medesimi, sottoposta al nihil obstat degli stessi.
    L’aria per l’anima del cattolico è la sua liturgia. Toglietegli quest’aria, e morirà asfissiato. Ci si poteva attendere una rifioritura del Cattolicesimo, annaffiando le diocesi, le parrocchie, le missioni, gli istituti religiosi anche contemplativi, con i rivoli di una liturgia riformata in senso protestantico?
    Prese “il” calice o prese “questo” calice?
    Nel Canon Missae la formula della consacrazione del vino è preceduta dalla frase “accipiens et hunc (questo) praeclarum calicem”; nella formula corrispondente della neo-mini-Messa si dice semplicemente: “prese il calice”. Perché si è eliminato quell’hunc?
    Quell’hunc identifica il calice, che viene consacrato dal sacerdote, con quello che fu consacrato da Gesù; identifica la Messa con il sacrificio della passione e morte del Signore; ma tutto ciò è negato dai protestanti; quindi quell’hunc andava radiato, e venne radiato. Questa si chiama logica conciliare. Per raccontare quanto compì olim il Signore, per raccontarlo semplicemente, escludendo che si ripeta hic et nunc, nella Messa, basta dire “prese il calice, prese quel calice, prese un calice”; purché non si dica “prese questo calice!”
    Grazie a tanto “lieve” ritocco, la Messa cattolica ha cessato di presentarsi esplicitamente per quel che è, e per quel che deve esplicitamente apparire, Sacrificio numericamente identico a quello della Croce, hic et nunc rinnovantesi sacramentalmente, per ridursi a una commemorazione di un fatto del passato remoto, proprio secondo quello che per i protestanti è dogma, e per cattolici è eresia formalmente anatemizzata.
    Non fu forse codificato nell’introduzione al Neomessale Romano, all’articolo VII, il carattere commemorativo della Messa, e taciuto il suo carattere sacrificale? Poi detto articolo venne rabberciato alla meglio; ma l’edificio costruito in base al progetto primitivo, ed esplicitamente anatemizzato, perché eretico, è rimasto; come è rimasta la primitiva formulazione nella stampa liturgica diffusa tra il Popolo di Dio. Nel Nuovo Messale dei Fedeli francesi, anno 1973, pagine 382-383, si dice fra l’altro che alla Messa “il s’agit simplement, de faire memoire de l’unique sacrifice déjà accompli”. Nel mettere così bellamente sotto i piedi i più solenni atti conciliari e pontifici, si volle impartire ai cattolici una lezione sul rispetto dovuto agli atti dei Concili, ultimo compreso, e dei Pontefici, compreso l’attuale?
    Certo non si volle impartire ai medesimi una lezione di diplomazia machiavellica illuminata dalla psicologia della folla, applicata alla liturgia. Si pensò piuttosto che nessuno se ne sarebbe accorto? Bastava procedere sensim sine sensu, e in mancanza di ragioni logiche e confessabili, fare il dovuto ricorso alla Pressione psicologica, ed anche fisica, mettendo innanzi tutto i sacerdoti, presumibilmente renitenti nell’impossibilità di fare diversamente da quanto imponeva la riforma.
    Si provino, per esempio, a seguire il neo-calendario liturgico cercando di attenersi al Messale Romano cattolico di prima della riforma! Si provino a celebrare Messa, non protestantizzata per qualche fedele, disposto a fare quattro ore di automobile, pur di potervi assistere almeno ogni tanto! Si trovino un altare che non imponga di volgere le terga a quel Dio, al quale si deve offrire il Santo Sacrificio della Messa! Eppure si parla di pluralismo anche nel campo liturgico, pluralismo in forza del quale si fanno danzare gli aborigeni dell’Australia, liturgicamente nudi, davanti al delegato pontificio, e si fanno partecipare pare alla Messa, detta nella loro bella lingua, secondo i riti che servirono loro fino a poco prima per onorare il demonio: pluralismo in forza del quale non si permette però a un sacerdote cattolico di celebrare la Messa della sua ordinazione sacerdotale, quella di sempre, quella di tutti i Santi finora canonizzati né al cattolico di assistervi, se non nelle Catacombe. Evviva gli iconoclasti, che per lo meno, distruggendo le immagini sacre, non dicevano: “Le stiamo restaurando!” e tagliando la testa agli iconoduli, non dicevano: “Pensate come volete, siamo in tempi di pluralismo.”
    Quanti sacerdoti, sia pure deprecanti, per non dire imprecanti, hanno chinato la fronte. Si, hanno chinato la fronte: ma poi nel giro di qualche tempo, si sono sentiti inaridire il cuore; perché la neo-Messa olet Luterum in modo tanto stomachevole, da estinguere ogni forma di adorazione eucaristica, di pietà, di fede nella Santissima Eucarestia. Perché tanti preti se ne vanno? Perché non si sentono più sacerdoti del Sacrificio: pastori, archisinagoghi, presidenti, ma non più sacerdoti! Perché i giovani non chiedono di diventare sacerdoti? Perché per fare i presidenti di un rito ecumenico basta essere pastori o pastoresse, o anche semplici fedeli; e poi non ci tengono: non dice loro niente, nonostante si compia con chitarre, e danze e nacchere e suon di man con elle.
    L’epurazione del Messale
    Perché si è abolito l’Offertorio? Perché aveva un carattere esplicitamente inequivocabile di preconsacrazione sacrificale. Perché dopo la Consacrazione si dichiara che si aspetta la venuta del Signore? Perché se lo si sta aspettando, vuol dire che non è venuto, nonostante la consacrazione; proprio come pensano i protestanti Perché alla doppia recitazione del Confiteor, prima del sacerdote, poi dei fedeli, si è sostituita un’unica recitazione collettiva del neo-mini-Confiteor? Perché fa naufragare il sacerdote nell’assemblea dei fedeli, riducendolo a uno di loro, alla pari con gli altri: tutti sacerdoti allo stesso modo. Non negano forse i protestanti il sacerdozio ministeriale? Poiché Lutero rinnegò il proprio sacerdozio, e fondò una religione prettamente laicale.
    Perché il sempre, semper, che soleva accompagnare la qualifica di vergine, data alla Madonna, si è quasi del tutto volatilizzato? Perché certi protestanti insegnano che Gesù ebbe dei fratelli naturali, e certi altri protestanti insegnano che Gesù fu figlio naturale di Giuseppe: e gli uni e gli altri negano quel semper senza del quale l’appellativo di vergine si può applicare a qualunque donna, e non dice più nulla. Anche per questo gli ortodossi dicono Protestanti i cattolici postconciliari.
    E perché si è fatta sparire la festa della Cattedra di San Pietro a Roma? Perché dispiaceva ai protestanti. Perché fu sconquassato il culto dei Santi, ridotte le feste loro, spostate di data, ridimensionati gli Oremus, ridotte o mistificate le feste della Madonna? Per i protestanti, e per quanti non credono più a tante quisquilie preconciliari, quali: miracoli, digiuni, lunghe preghiere, disprezzo dei beni di quaggiù, vita eterna, famiglie religiose e famiglie di sacre vergini, unità nella vera fede, lotta contro le eresie, erranti da richiamare alla vera fede, chiavi del Regno dei Cieli affidate a san Pietro, meriti di Santi, intercessione dei Santi, anime da salvare, giogo del peccato, difesa delle sacre immagini, richiamo della morte, e via dicendo. Si confrontino le Messe del Missale Romanum con quello del neo-Messale Romano, e se non furono abolite, perché inepurabili si vedrà come sono state epurate inesorabilmente in senso protestantico e modernistico-teilhardiano, il che è ancor peggio.
    Si veda nel neo-Messale le Messe di Cristo Re e quella dell’Evangelizzazione dei Popoli. Questa ricalca l’antica Missa pro fidei propagatione, ma con la colletta epurata della frase et omnes cognoscant te solum Deum verum, et quem misisti, Jesum Christum Dominum Nostrum. Ora ai popoli si deve evangelizzare il progresso! E’ giusto che la nuova lex orandi si adegui alla nuova lex credendi. L’altra, la Messa di Cristo Re, elimina dalla colletta la frase ut cunctae familiae gentium, “peccati vulnere disgregatae”, eius suavissimo subdantur imperio; sostituendola con la frase ut tota creatura, a servitute liberata, tuae maiestati deserviat, ac te sine fine collaudet: prima c’era un peccato da redimere, ora c’è da donare la liberté ai proletari.
    Devastazione nel culto mariano
    Che dire poi della devastazione operata nella liturgia della Madonna? Chi affermò che “la soppressione o diminuzione delle feste di devozione della Madonna farà sì che il popolo cristiano stimi di più e celebri con maggiore onore le feste del Signore nelle quali Gesù è intimamente unito alla Madre sua”? Ah, si? Anche detta soppressione o diminuzione sarebbe stata fatta per incrementare la devozione dei fedeli, affinché il popolo cristiano, venerando di meno la Madonna, onorasse di più Nostro Signore Gesù Cristo? Falso! Fu fatto per i protestanti!
    Ben a ragione si è detto che la devastazione operata nel culto mariano “ha disorientato e continua a disorientare la pietà e mette in questione l’efficacia pastorale della stessa riforma”. Ma bisognava favorire l’unione ecumenica, con i protestanti: questo è il motivo di fondo, spiegazione di tante cose, che diversamente resterebbero inspiegabili.
    Si riscopre satana
    Non fu varato di recente un nuovo rituale del Battesimo, epurato di tanti esorcismi? Non fu abolito di recente l’ordine dell’Esorcista? Le supreme autorità competenti non approvano tutto ciò? Come mai tutto a un tratto reintroducono in scena il demonio, e riaffiora in loro la preoccupazione nei riguardi del demonio, e dichiarano che quanto sta avvenendo nella Chiesa non si spiega se non come opera del demonio? Non si è ancora asciugato l’inchiostro della firma al decreto che abolisce esorcismi ed esorcisti, poiché si ritiene il demonio un fantasma apparso alla mente di Leone XIII, “ingravescentis aetate” ed ecco che d’un tratto si grida l’allarme contro il demonio! Come spiegare questo cambiamento a vista? La ragione c’è, ed è ancora quella: tolto il demonismo, cosa resterebbe di Lutero? Chi ci dimostrerà che non insorse qualche luterano a protestare contro la messa in ombra del demonio, e che per carità ecumenica sia stato in tutta fretta riabilitato?
    Contraddizioni, menzogne e vergogna
    Si presentò la riforma liturgica come una rivoluzione imposta dal Concilio, e inconciliabile con i principi liturgici preconciliari. Poi gli stessi apologeti e fabbricatori della riforma, la presentarono più moderatamente come opera di restauro, cominciata timidamente, su di un qualche particolare, senza sapere bene che cosa si sarebbe trovato sotto le prime incrostazioni; e poi via via, togliendo un’incrostazione dopo l’altra, ha avuto il risultato che tutti sanno. Tutto ciò è menzogna e contraddizione!
    La neo-mini-Messa, non più specificamente cattolica, ma ecumenica, più esattamente semiecumenica, poiché tollerabile per i protestanti, ma scandalosa per gli ortodossi, venne concepita in partenza, e si fissarono i tempi di marcia per farla avanzare totalmente in tutto l’orbe cattolico, sia pure senza avere esaminato in partenza tutte le implicanze di detta operazione, trasportati da un ça ira romanticamente ottimistico; predisponendo tuttavia tutti i mezzi possibili di pressione psicologica e di lavatura del cervello, ben noti agli esperti in umanità, e così raffinati dall’esperienza marxista.
    Si, la neo-Messa ecumenico-luterana, era già virtualmente contenuta in quel primo spostamento di virgola nel Praefatio, nella sostituzione di quella e alla prima i della parola Genitrix, bisognava persuadere che la Messa, ritenuta intangibile, era invece tangibile, per arrivare a sostituirla. Non ci fu chi si rallegrò dell’introduzione del nome di San Giuseppe nel Canone, non intangibile? Perché esisteva già il piano, prima di ritoccarlo, e poi di sostituirlo.
    Si ebbe però vergogna di dire che la riforma della Messa, con annessi e connessi, aveva come scopo di toglierle quel carattere specificamente cattolico, che la rendeva tanto detestabile agli occhi di Lutero; e si disse che la si voleva semplicemente rendere comprensibile al popolo d’oggi giorno, rendendola quale era compresa dal popolo di tanti secoli fa; e tutto ciò fu chiamato ritorno alle origini e aggiornamento: proprio la stessa cosa! Non la si capiva? Bastava spiegarla, bastava tradurla! No, non poteva bastare tradurla, perché la si voleva tradire.
    Si dice che il meglio del Concilio Vaticano II sia la sua dottrina sulla Chiesa e la riforma liturgica. Effettivamente e l’una e l’altra sono strettamente connesse: quella indica la meta, l’Ecumenismo; questa ne determina il mezzo principale, la neoliturgia, non più specificamente cattolica. (…) Bisogna opporsi ad esse, come fecero quei venti e quel torrente straripante di cui parla Nostro Signore Gesù Cristo nella conclusione del discorso della Montagna.
    (Da Vigilia Romana, Anno VI, n. 6, giugno 1974)»





    P.S. CALENDARIO LITURGICO E SANTORALE CATTOLICO DI GENNAIO 2019…



    “SANTORALE ITALIANO MESE DI GENNAIO
    https://www.agerecontra.it/2017/01/s...se-di-gennaio/
    http://www.agerecontra.it/wp-content...ge-testo-1.pdf
    10 GENNAIO

    Bta Marchesina Luzi v.m. a 18 anni. Principessa, rifiutò incesto con un fratello. Lui la strangolò nelle grotte di S.Eustachio, a San Severino, Visso. Corpo incorroto nella chiesa di S.Agostino 1510 • S. Agatone Papa martire a 106 anni 678-681 79° e Bto Gregorio X Papa 1271-1276 182°
    • S. Aldo (Alda) il carbonaio Carbonaio poi monaco a Bobbio 690
    • S. Guglielmo 1210 cisterciano, vesc di Bourges, riprese Filippo Augusto re per suo adulterio.
    • Sta Saetrita 660 abbadessa inglese, in Francia, sorellastra di Ste Etelburge e Etelfraede
    • S. Marciano prete economo di Sta Sofia a Bizanzio 656 Patrono economi
    • S. Nicanore uno dei 7 primi diaconi, martire 38
    • S. Pietro Urseolo 987 doge Venezia, costruì San Marco, convertito da S.Romualdo, monaco a Cuxa
    • Ste Florida e Alda martirizzate a Digione 250”



    Calendario Liturgico Festivo 2018 - 2019
    http://www.unavox.it/Strumenti/Calen...2018-2019.html
    “Calendario Liturgico Festivo 2018 - 2019 - unavox.it”



    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm

    "Circoncisione di Nostro Signore e l’Ottava di Natale, 1 gennaio
    Domenica fra la Circoncisione e l’Epifania. Festa del Santissimo Nome di Gesù
    2 gennaio
    3 gennaio
    Santa Genoveffa vergine, patrona di Parigi, lo stesso giorno
    4 gennaio
    5 gennaio
    Epifania di Nostro Signore
    Domenica prima dopo l’Epifania, Festa della Sacra Famiglia
    I Magi, 7 gennaio
    Alleanza di Cristo e della Chiesa, 8 gennaio
    Vocazione e dignità dei Magi, 9 gennaio
    I Magi davanti a Gesù, 10 gennaio
    I doni dei Magi, 11 gennaio
    Ritorno e missione dei Magi, 12 gennaio
    Battesimo di Cristo, 13 gennaio
    Sant'Ilario, vescovo e dottore della Chiesa, 14 gennaio
    San Felice, Prete e martire, lo stesso giorno
    San Paolo, primo eremita, 15 gennaio
    San Mauro Abate, lo stesso giorno
    San Marcello, papa e martire, 16 Gennaio
    Sant'Antonio Abate, 17 gennaio
    Cattedra di san Pietro a Roma, 18 gennaio
    Commemorazione di santa Prisca, lo stesso giorno
    I santi Mario, Marta, Audiface ed Abaco, 19 gennaio
    San Canuto, re e martire, lo stesso giorno
    San Fabiano, papa e san Sebastiano, martiri, 20 Gennaio
    Sant'Agnese, vergine e martire, 21 gennaio
    San Vincenzo diacono e sant'Anastasio, martiri, 22 gennaio
    San Raimondo da Pegnafort, confessore, 23 gennaio
    Sant'Ildefonso, vescovo e confessore, lo stesso giorno
    San Timoteo, vescovo e martire, 24 gennaio
    Conversione di san Paolo, 25 gennaio
    San Policarpo, vescovo e martire, 26 gennaio
    Santa Paola, vedova, lo stesso giorno
    San Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa, 27 gennaio
    San Pier Nolasco, confessore, 28 gennaio
    Sant'Agnese, lo stesso giorno
    San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa, 29 gennaio
    Santa Martina, vergine e martire, 30 gennaio
    San Giovanni Bosco, confessore, 31 gennaio."




    Gesù Bambino, Verbo divino, Verbo incarnato, Pregate per noi che avete creato.
    Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!

    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo

    In Ricordo di “Cristina Campo” (Vittoria Guerrini, 28 aprile 1923 – 10 gennaio 1977) nell’anniversario della sua morte (R. I. P.) e di tutti gli eroici Vescovi, Sacerdoti e laici che in ogni nazione della terra rimasero fedeli alla Santa Messa Romana detta di San Pio V, in sostanza la Liturgia Cattolica di sempre...



    "Breve esame critico del Novus Ordo Missæ"
    http://www.unavox.it/PDF/Opuscoli/Br...me_Critico.pdf
    Breve esame critico del Novus Ordo Missæ
    http://www.unavox.it/doc14.htm



    Michel Louis Guérard des Lauriers, Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, dei cardinali Ottaviani e Bacci, Centro librario Sodalitium, collana guérardiana n° 2, Verrua Savoia 2009.

    https://www.sodalitiumshop.it/Breve-...aviani-e-Bacci
    https://www.sodalitiumshop.it/WebRoo.../BrevEsame.jpg






    Don Anthony Cedaka, Non si prega piú come prima! Le preghiere della nuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici, Sodalitium, Verrua Savoia (To) 1994.
    https://www.sodalitiumshop.it/WebRoo...1/Copcekad.jpg






    Don Anthony Cedaka, Non si prega più come prima!
    http://www.unavox.it/Segnalazioni/CedakaNonSiPrega.htm

    «Don ANTHONY CEDAKA, Non si prega piú come prima!
    Don Anthony Cedaka, con paziente lavoro di ricerca, ha effettuato una sorta di lettura sinottica delle preghiere della Santa Messa, mettendo a confronto il testo del Missale Romanum promulgato da (...) Giovanni XXIII, nel 1962, e quello del nuovo Messale promulgato da (...) Paolo VI, nel 1969. Il confronto, condotto sui due testi latini, ha dato modo a don Cekada di riscontrare tutta una serie di incongruenze, come per esempio quella che delle 1182 orazioni contenute nel Missale Romanum «Circa 760 sono state totalmente abolite. Del rimanente 36% circa, i revisori ne alterarono piú della metà…», tanto che l'Autore è costretto a concludere che «…anche solo in termini di numeri e statistiche, il contenuto del Messale di Paolo VI rappresenta una frattura radicale con la tradizione liturgica della Chiesa». (...)
    Don Cedaka ha distribuito le sue osservazioni in sei capitoli, ove, in linea di massima, vengono esaminate le differenze fra l'antico e il nuovo testo sulla base di grandi temi a forte contenuto dottrinario: dalla "Teologia negativa" (perché tale la considerano i "moderni"), al "Distacco dal mondo", all'"Ecumenismo". I riferimenti riportati sono numerosissimi, e parecchio significativi sono gli esempi, tutti in lingua volgare. (...)
    Il libretto in questione, di facilissima lettura, costituisce un valido strumento di ricerca per tutti coloro che sono realmente interessati ad una seria comprensione delle problematiche sollevate dalla nuova liturgia.
    Don ANTHONY CEDAKA, Non si prega piú come prima! Le preghiere della nuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici, ed. Cooperativa Editrice Sodalitium, loc. Carbignano, 36, 10020 Verrua Savoia (To), 1994, formato 15 x 21, pp. 50. (9/95)»



    http://www.fathercekada.com/





    https://www.radiospada.org/2019/01/a...ristina-campo/
    «(...) Vi proponiamo oggi la poesia “Missa Romana” della poetessa cattolica bolognese Cristina Campo – nom de plume di Vittoria Guerrini – (28 aprile 1923 – 10 gennaio 1977), difenditrice della vera Liturgia Cattolica dalle pseudo-riforme moderniste e coautrice del Breve esame critico del Novus Ordo Missae che i Cardinali Ottaviani e Bacci presentarono a Paolo VI per chiedergli l’abrogazione del nuovo rito, evidentemente lontano dalla verità cattolica della Messa. Buona lettura!»



    C R I S T I N A C A M P O
    http://www.cristinacampo.it/


    Cristina Campo - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/cristina-campo-4/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza 10 gennaio 2019
    Cristina Campo
    Nell’anniversario della morte di Cristina Campo (Bologna, 28 aprile 1923 – Roma, 10 gennaio 1977) segnaliamo la presentazione del libro: “Cristina Campo, o l’ambiguità della Tradizione” tenuta dall’Autore, don Francesco Ricossa, al Palazzo dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna di Bologna il 2/12/2005.
    https://www.youtube.com/watch?time_c...&v=QOQi3Lr47tg
    Per l’acquisto del libro: https://www.sodalitiumshop.it/epages...4/Products/031
    don Francesco Ricossa, Cristina Campo, o l'ambiguità della Tradizione, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia, 2005.»




    Cristina Campo - Centro Studi Giuseppe Federici
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Cristina Campo

    Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo, scrittrice e poetessa. La ricordiamo con la pubblicazione di una sua poesia, Missa Romana, e con la quarta di copertina del libro “Cristina Campo, o l’ambiguità della Tradizione”, testo che permette di conoscere meglio questa figura controversa. RIP

    Missa Romana

    I

    Più inerme del giglio
    nel luminoso
    sudario
    sale il Calvario teologale
    penetra nel roveto crepitante dei millenni
    si occulta nell’odorosa nube della lingua.

    Curvato da terribili venti
    bacia sacre piaghe in silenzio eleva e mostra
    pure palme trapassate mendica pace
    tra pollice e indice tende un filo sull’abisso del Verbo.

    Dagli ossami dei martiri tritume di gaudio cresce
    la radice di Jesse sboccia nel calice rovente e nella bianca luna crociata di sangue e stendardo
    che sorgendo gli fiacca
    i ginocchi.

    Sulla pietra angolare
    ci spezza la morte
    la eleva all’orizzonte delle lacrime la posa

    con materno terrore su stimmate di labbra a medicare
    la vita.

    Intorno al pasto
    mortale
    tra i lembi del Dio
    sibilano serpenti addentano il corporale ai quattro angoli del conopeo
    si arrotolano i fogli
    dei cieli
    crepe saettano nei pilastri.

    Ossessi
    alla porta
    nel profumo di peste mimano e vendono con lazzi
    agli infermi e deformi
    della probatica
    vasca
    la sua soave maschera di suppliziato.

    II

    Falconiere del Cielo sulla cui mano alzata piomba l’eterno Predatore avido di prigione…

    III

    Dove va
    questo Agnello
    che ai vergini è dato seguire ovunque vada dove va questo Agnello
    stante diritto e ucciso
    sul libro dei segnati
    ab origine
    mundi?

    Non si può nascere ma si può restare innocenti.

    Dove va
    questo Agnello
    che a noi gli ucciditori non è dato seguire coi segnati
    né fuggire
    ma singhiozzando soavemente concepire nel buio grembo della mente usque ad consummationem mundi?

    Non si può nascere ma si può morire innocenti»



    Cristina Campo - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/cristina-campo-2/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Il 10 gennaio 1977 moriva Cristina Campo. RIP

    Cristina Campo (1923-1977), scrittrice e poetessa, ha conosciuto dopo la morte un grande successo di pubblico e di critica. Sembrano averla dimenticata solo i cattolici “tradizionalisti”, dei quali pure essa fu una personalità di primo piano. Tra i fondatori di “Una voce-Italia”, ha dato un contributo decisivo alla redazione del “Breve esame critico” del nuovo messale, presentato a Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Attorno a Cristina Campo, in quegli anni, troviamo Mons. Lefebvre e Padre Guérard des Lauriers, e molti altri ancora. (...) Don Ricossa ha potuto avvalersi dell’archivio di uno dei protagonisti della nostra storia – Padre M.L. Guérard des Lauriers – e delle testimonianze dell’ultimo suo confessore, il cardinale Augustin Mayer…
    Nella seconda parte di questo libro viene ripubblicato un testo ormai introvabile (edito da Borla nel 1970) ma fondamentale: la Risposta alla “Lettera ad un religioso” di Simone Weil scritta da Padre Guérard des Lauriers, che fu molto importante nel cammino spirituale di Cristina Campo.
    Don Francesco Ricossa – Padre M.-L. Guérard des Laurieres o.p.
    Cristina Campo, o l’ambiguità della Tradizione. Risposta alla «Lettera ad un religioso» di Simone Weil, CLS, pagg. 172, euro 9,50.»




    https://www.agerecontra.it/2019/01/l...o-di-paolo-vi/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 3/19 del 9 gennaio 2019, San Giuliano
    La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI
    Pubblichiamo le schede del calendario Sodalitium, dedicato ai cinquant’anni di resistenza alla nuova messa (1969-2019), riguardanti i coraggiosi sacerdoti che rifiutarono il nuovo rito di Paolo VI e per questo motivo furono perseguitati dai modernisti. Una bella differenza con i ratzingeriani che considerano la “messa nuova” di Paolo VI il “rito ordinario” della Chiesa e declassano la Messa Romana detta di San Pio V a “rito straordinario”, passando con disinvoltura dal tavolo di Montini agli “altari maestosi”.
    Mons. Michel Guérard des Lauriers.
    Nato nel 1898 vicino a Parigi, entrato nell’Ordine dei Predicatori nel 1925, vi fa la professione nel 1930 col nome religioso di Luigi Bertrando, ed è ordinato sacerdote nel 1931. Professore all’Università domenicana del Saulchoir dal 1933, insegna ugualmente all’Università pontificia del Laterano a partire dal 1961. Questo soggiorno romano è l’occasione, per Padre Guérard des Lauriers, di elaborare la parte dottrinale e di collaborare alla redazione originale [dovuta a Cristina Guerrini] della lettera intitolata: “Breve esame critico del Novus ordo Missæ”, lettera indirizzata a Paolo VI il 5 giugno 1969 [festa del Corpus Christi], dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Questo passo gli valse il congedo dal Laterano nel giugno del 1970, nello stesso tempo del Rettore Mons. Piolanti ed una quindicina di professori, tutti giudicati indesiderabili. Da allora Padre Guérard des Lauriers visse extra conventum, cum permissu superiorum. Il 7 maggio 1981 Padre Guérard ricevette la Consacrazione episcopale, da Mons. Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc, già Arcivescovo di Hué perché continuasse l’offerta immacolata della S. Messa, l’oblatio munda. Il 24 settembre 1986 benedisse il nostro Istituto che sostenne fino alla morte avvenuta il 27 febbraio 1988.
    Don Louis Coache. Nato nel 1920 a Ressons-sur-Matz, diocesi di Beauvais, in Francia, studiò nel seminario francese di Roma e il diritto canonico all’Institut Catholique di Parigi; fu ordinato sacerdote nel 1943. Nel 1958 fu nominato parroco di Montjavoult. Fu uno dei primi ad opporsi al Concilio fin dagli anni sessanta, scrivendo articoli contro la “nuova religione” e restaurando nel suo villaggio le antiche processioni del Corpus Domini, alle quali partecipavano migliaia di fedeli, ma che il suo vescovo vietava e condannò arrivando a sospenderlo ab Officio nel 1969. Don Coache restò nel suo villaggio fino al 1975 continuando a celebrare la Messa di s. Pio V finché si ritirò alla Maison Lacordaire, a Flavigny, che aveva acquistato nel 1971 per fondarvi un seminario minore. Nel 1968 fondò la rivista Le Combat de la foi, e diffuse il Vademecum del cattolico fedele che raccolse la sottoscrizione prima di 150 sacerdoti, poi del Cardinal Bacci, di due Vescovi e 400 sacerdoti. Insieme a Padre Barbara organizzò i “pellegrinaggi romani” nei primi anni ’70 per la difesa della Liturgia tradizionale della Chiesa; nel 1977 fu tra gli organizzatori dell’occupazione della chiesa di St Nicolas du Chardonnet a Parigi. Pur celebrando “non una cum”, scelse purtroppo di seguire Mons. Lefebvre: tutte le sue iniziative furono così assorbite e spente dalla FSSPX. Morì il 21 agosto 1994.
    Padre Noël Barbara. Di origine pied-noir, nacque il 25 dicembre 1910. Fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1938 in Algeria per la diocesi di Constantine. Di carattere combattivo e franco, dopo la guerra entrò nei padri CPCR a Chabeuil (i Cooperatori Parrocchiali di Cristo-Re fondati da Padre Vallet) per dedicarsi interamente alla predicazione degli Esercizi di s. Ignazio. Dopo il Concilio Vaticano II fondò l’associazione Forts dans la foi che pubblicava l’omonima rivista di catechesi. Nel 1971, pubblicò un articolo: Assister à la Messe di Padre Guérard des Lauriers nel quale si dichiarava pubblicamente che non era lecito assistere alla “nuova messa”. Organizzò con don Coache, Padre Saenz e l’associazione Civiltà Cristiana i « pellegrinaggi romani » di Pentecoste nel 1970, 1971 et 1973, durante i quali fece fare ai pellegrini un giuramento di fedeltà alla Messa di s. Pio V. In quelle stesse occasioni organizzò, sempre con don Coache, delle veglie di preghiera in Piazza San Pietro. Nel 1980 si consumò la rottura con la Fraternità S. Pio X di Mons. Lefebvre, a causa delle sue posizioni sedevacantiste, che davano fastidio all’ala liberale della Fraternità, e la sua rivista fu vietata a Ecône. Dopo averla a lungo osteggiata nel 1991 aderì alla Tesi di Cassiciacum di Padre Guérard des Lauriers e cominciò una stretta collaborazione con l’Istituto Mater Boni Consilii, che portò anche la presenza di nostri sacerdoti a Tours dal 1996 al 2001. P. Barbarà morì a Tours il 10 ottobre 2002.
    Padre Georges Vinson. Nato nel 1915 entrò in seminario nel 1931. Conobbe Padre Vallet, e nel 1938 entrò nei CPCR; durante la guerra fu prigioniero dei Tedeschi come seminarista insieme a Padre Barbara. Fu ordinato a Pasqua del 1946. Fu nominato superiore in Uruguay, poi nel 1954 fu in Argentina dove fondò la casa “Nostra Signora di Fatima” a Rosario per la predicazione degli Esercizi spirituali. Ritornò in Europa nel ‘59. A causa del clima difficile e dell’opposizione dei vescovi francesi ai CPCR, nel 1963 lasciò la congregazione. Nel 1969 fu tra i primi ad opporsi al Novus Ordo Missæ con gli scritti e con le opere celebrando la Messa dappertutto e collaborando alla fondazione di scuole cattoliche, e prese posizione con l’opuscolo La nouvelle Messe et la conscience catholique (28/11/1971), pubblicato con una prefazione di P. Guérard. Fondò il bimestrale Simple Lettre, la congregazione delle Suore di Cristo-Re e la scuola per le ragazze alla Maison Saint-Joseph. Negli ultimi anni della sua vita, cambiò posizione nei confronti delle Consacrazioni episcopali senza mandato e si avvicino all’Istituto Mater Boni Consilii. Morì l’8 luglio 1999 attorniato dalle sue religiose alla Maison Saint-Joseph.
    In Piemonte: Mons. Attilio Vaudagnotti. Nato nel 1889 e morto nel 1982. Laureato in Teologia nel 1912 insegnò a lungo alla facoltà teologica presso il seminario di Torino, fu Canonico del Capitolo metropolitano e apprezzato pubblicista e polemista scrivendo pregevoli articoli, e anche poesie, su Il nostro tempo e diresse in seguito L’amanuense della ss. Trinità. Dopo il Concilio fu lui che tenne alta la fiamma della Messa di s. Pio V a Torino, celebrando sempre nella chiesa della Confraternita della ss. Trinità in via Garibaldi fino alla sua morte avvenuta dopo oltre sessant’anni di sacerdozio. Il suo ricordo è sempre vivo nel cuore dei cattolici torinesi che grazie a lui sono rimasti fedeli alla s. Messa di sempre. Oltre a Mons. Vaudagnotti, a Torino rimasero fedeli Padre Oddone, oratoriano, e tre salesiani: don Camillo Verri e don Franco Amerio a Valsalice, e don Giuseppe Pace a Valdocco († 2000) che scrisse anche su Vigilia romana, La Quercia, Notizie, Chiesa viva e, nei suoi primi anni, su Sodalitium; a Revigliasco d’Asti, il parroco don Luigi Siccardi; a Pourrieres in diocesi di Pinerolo don Giuseppe Pons, parroco dal 1959 al 1983.
    In Veneto la Messa cattolica fu conservata da due coraggiosi sacerdoti, coadiuvati da un gruppo di laici fedeli di Padre Pio. Don Clemente Bellucco nacque a Palù di Conselve il 2 febbraio 1909, e fu ordinato nel 1931. Fu cooperatore parrocchiale e vicario economo fino al 1951, quando si ritirò a San Pietro di Strà. Fu anche insegnante, latinista, storico dell’arte. Opponendosi al Vaticano II (definito eretico) e al nuovo messale (ritenuto invalido) prese a celebrare pubblicamente la Messa nella chiesa di san Clemente a Padova, fino a che il Vescovo, approfittando di una sua malattia, lo fece internare fino alla morte, avvenuta nel marzo del 1981. Fu così che i suoi fedeli organizzarono la Messa a Venezia, celebrata da don Siro Cisilino. Nato nel 1903 a Pantianicco (Udine), don Siro fu sacerdote cattolico e insigne musicologo. Dopo aver servito come cappellano, vicario e come parroco in diverse località del Friuli, si trasferì a Venezia per lavorare per la Fondazione Cini allo studio e alla trascrizione di manoscritti musicali. Fedele alla sua prima Messa, non volle mai celebrare la Messa in italiano. Don Siro dal 1977 e fino al 1984 celebrò la Messa di s. Pio V a Venezia nella chiesa di S. Simon Piccolo, riaprendola al culto tradizionale. Per questa fedeltà alla liturgia antica dovette subire la persecuzione del card. Albino Luciani (futuro Giovanni Paolo I) che con una lettera del 20/02/1978 proibì “a qualsiasi titolo la celebrazione della messa more antiquo nella chiesa di S. Simeone Piccolo, come in tutto il territorio della diocesi” e lasciava a don Siro “la facoltà di celebrare la santa Messa more antiquo solo in casa propria”. Morì nel 1987 nel suo paese di origine dove si era ritirato.
    Nel resto d’Italia ci furono tanti sacerdoti e religiosi difensori della s. Messa romana; possiamo ricordarne solo alcuni. A Roma furono numerosi i sacerdoti fedeli, tra i quali il teologo francescano Padre Antonio Coccia ofm che celebrava a s. Gerolamo della Carità, i Padri domenicani Domenico Cinelli, Giuseppe Maria Mastrocola e Antonino Silli a Santa Maria Sopra Minerva, Mons. Renato Pozzi, Mons. Domenico Celada che scriveva su Lo Specchio, Mons. Alfonso Tejada a Sant’Eustachio, Mons. D’Amato, Mons. Francesco Spadafora, Don Francesco Putti fondatore della rivista Sì Sì No No. In Toscana, Padre Berni, francescano, che celebrava in Santa Croce, e il parroco di Strada di Vinci, don Primo Lenzini. In Lombardia Padre Pietro Locati missionario del PIME a Lecco deceduto nel 2009 e don Giacomo Falconi parroco di Gaverina, in Sicilia, a Caltanisetta, don Gaetano Cimino. In Sudtirolo ricordiamo don Josef von Zieglauer (1925-2018) parroco di Spinga vicino a Bressanone che mantenne sempre la Messa della sua ordinazione, e che la celebrava “non una cum”, ed il suo predecessore don Engelbert Pedevilla (1912-2001). E quanti altri che abbiamo dimenticato… Nel laicato fedele ricordiamo a noi vicinissime Liliana Balotta di Una Voce Firenze, e Adriana Senni Buratti di Una Voce Modena, e poi altri, seppur alcuni con luci e ombre, come lo scrittore toscano Tito Casini, a Roma Cristina Campo, Elisabeth Gerstner, Gabriella di Momtemayor e Franco Antico, a Padova Giuseppe Pagnossin.
    In Francia. Padre Gustave Delmasure. Originario del nord della Francia, tuttavia, esercitò per molti anni il ministero sacerdotale in Algeria. Ritornato in Francia, divenne pastore di Théoule-sur-Mer, conservando, dopo il Concilio Vaticano II, la Messa della sua ordinazione e fedeltà alla dottrina della Chiesa. Dal 1982, dopo aver lasciato la sua parrocchia, fu a capo della cappella di Notre-Dame-des-Victoires a Cannes e, con grande zelo apostolico, celebrò la Messa anche in altri luoghi della Francia, e aiutò Padre Barbara nel suo ministero a Tours, nell’Unione per la fedeltà, che riuniva diversi sacerdoti “sedevacantisti”. Anche quando era parroco, ha sempre testimoniato apertamente la fede cattolica, respingendo le eresie neo-moderniste rifiutando di essere in comunione con Paolo VI e Giovanni Paolo II. Negli ultimi anni della sua vita, si è avvicinato all’Istituto Mater Boni Consilii, affidando ai suoi sacerdoti la continuazione del suo ministero nella cappella di Cannes. Morì a Cannes l’11 settembre 1996. Tra gli altri sacerdoti francesi fedeli alla Messa di San Pio V, ricordiamo Padre Jean Siegel, sacerdote di Thal-Drulingen in Alsazia, morto il 20/03/2018. Padre Raymond Hubert Petit, nato nel 1909 in Lorena, divenne un fratello dei Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani), frequentò la facoltà di Lille dove conobbe Padre Guerard des Lauriers, che insegnava. Dopo il Concilio, avvertì la crisi anche nel suo ordine religioso ed fu ordinato sacerdote dal vescovo Guérard nel 1984 e celebrò la Santa Messa in Commercy e Bar-le-Duc fino al 1999, anno della sua morte. Anche Padre Jean Saffré fu tra i primi a difendere la Santa Messa e la buona dottrina, restituì al culto la chiesa di St-Maurice a Montauban in Bretagna, fu amico del nostro Istituto e morì il 18 marzo 2001. Sempre in Bretagna, padre Joseph Vérité (1919-2010). A Faverney, padre Pierre Verrier (13 ottobre 1922-7 giugno 2011), fondatore della comunità benedettina N.-D. da Betlemme. In Argentina, tutti ricordano il Padre Hervé Le Lay, nato a Concarneau, in Bretagna, il 25 ottobre 1913, ordinato negli Spiritani nel 1946 e morto il 18 aprile 1982 in Argentina, dove è stato parroco di Tala, diocesi di Salta , dal 1957 al 1974, quando fu espulso dai modernisti e iniziò la celebrazione della Messa a Cordoba e a Alta Gracia. In Belgio, ricordiamo padre Valery Stuy ver (1916-1995), parroco di Vlassenbroek fino al 1983 e zio del vescovo Stuy ver che lo ha diretto verso la vocazione sacerdotale. Nella seconda metà degli anni ’70, spaccò il tavolo nella chiesa per celebrare la messa di San Pio V all’altare. Pubblicò studi sul “N.O.M.” che chiamò “De breukmis”, che significa “il N.O.M è in rottura con la Messa”. Dopo le sue dimissioni, ha celebrato ad Anversa, Dendermonde e Zele. Sempre in Belgio ricordiamo padre Paul Schoonbroodt, parroco di Steffeshausen, che rifiutò il nuovo rito e costruì nel suo paese con l’aiuto dei suoi fedeli, una chiesa dove celebrò il rito tridentino “non una cum”. Partigiano del sedevacantismo, su consiglio di padre Barbara, predicò più volte gli Esercizi ai sacerdoti di Verrua. Morì nel 2012 per un incidente d’auto.»
    Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Sodalitium
    fonte – La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/w...20_o-copia.jpg








    Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/calendario...a-nuova-messa/
    «Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa
    Il 30 novembre 1969 fu la data fatale in cui il modernismo osò rinnegare il Santo Sacrificio della Messa. L’omaggio del calendario di Sodalitium va a tutti quei sacerdoti e quei fedeli che si batterono per la Messa Romana: a noi, adesso, di continuare e portare a compimento la loro battaglia, senza stancarci mai.


    Editoriale

    “Cattolici,
    Domenica 30 novembre 1969 è un giorno di lutto per ogni cattolico fedele alle tradizioni che hanno fatto grande e gloriosa la Chiesa, dandole splendore di tesori spirituali e di cultura che restano, ad onta del tempo e degli uomini, monumenti immortali. Quasi ad epilogo di una serie di sconvolgimenti sicuramente dannosi, ora si tocca, si muta e si inquina la stessa cristallina purezza della Santa Messa (…).
    Cattolici, sappiate mantenere integra la vostra Fede e la Dottrina tramandata dai Padri, unica garanzia nell’ora presente così incerta, crepuscolare ed equivoca, frequentando solo sacerdoti dottrinalmente sicuri ed assistendo esclusivamente a Sante Messe celebrate secondo l’antico Messale di San Pio V”.

    Così iniziava e terminava un volantino, che ho sotto gli occhi, diffuso a Roma cinquant’anni fa – in occasione dell’introduzione del nuovo messale ecumenico – da un gruppo di cattolici che – non senza senso dell’umorismo – si firmava col nome di “Gaudium et spes”.
    Pochi giorni prima di quella data fatale, il 1 ottobre, Padre Guérard des Lauriers, domenicano, allora docente alla Pontificia Università Lateranense, scriveva a Dom Gérard, facendo allusione al “Breve Esame critico del Novus Ordo Missæ”: “La ‘nuova messa’ – che non è più la Messa – resta per me – e per altri – uno scandalo violento. Stiamo per agire, portando a termine l’azione già iniziata da sei mesi. Umanamente, la credo inutile, ma lo faccio al contempo per amore e per dovere. Non si può non fare tutto il possibile per impedire un così gran male (…) Il rinnegamento del sacrificio ci deve mettere in stato di sacrificio”.
    Lutero e Calvino erano riusciti a sopprimere il Sacrificio della Messa e a distruggere gli altari, in gran parte della Cristianità. A Gorcum, in Olanda, 19 religiosi cattolici furono impiccati dai calvinisti nel fienile di un monastero diroccato perché rifiutavano di rinnegare la fede cattolica nel primato del Papa, nella Presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e nel Sacrificio della Messa; uno di essi era così vecchio e malandato da fare pietà, ma i carnefici dissero che aveva ancora abbastanza testa per dire la Messa, e questo bastò perché subisse il destino degli altri. Ma la Messa che non venne più celebrata in tante contrade di Europa, fu offerta ancora, e con quanto amore, in tante altre, e persino nelle lontane terre del Nuovo Mondo: in ogni luogo sarà offerta al mio nome un’oblazione pura (cf Malachia 1, 11).
    I modernisti sono riusciti a fare quello che non riuscì ai protestanti, loro padri nell’eresia, spegnendo la Fede, il Sacrificio, il Sacerdozio, e la divina Presenza eucaristica quasi ovunque; e a 50 anni dall’imposizione della ‘nuova messa’, rito programmaticamente ecumenico, se ne vedono gli effetti in tante chiese vuote e desolate, messe in vendita o abbattute.
    Dio non ci ha però abbandonati. Chi non ha vissuto quei tempi, forse non si rende conto di quello che fu, ed ancora deve essere, l’amore di tanti cattolici per la Messa proprio nel momento in cui ne venivano privati. La reazione al ‘nuovo messale’ sorse spontanea in tutto il mondo, fenomeno veramente cattolico ovvero universale; il nostro calendario privilegia quanti difesero la Messa Romana in Italia ed in Francia, ma ovunque si levarono sacerdoti e fedeli disposti a ogni sacrificio perché la Messa potesse continuare. Non dimentichiamo quei sacerdoti che furono disposti a rinunciare alla loro parrocchia, quelle famiglie che ogni domenica percorrevano centinaia e centinaia di chilometri per avere la Messa, quelli che ogni domenica dovevano trasformare un locale profano in una chiesa per permettere la celebrazione della Messa, e poi rimettere ogni cosa come prima, a volte senza sapere il sabato se ci sarebbe stato un sacerdote il giorno dopo, quelli che aprivano le loro case ai sacerdoti e ai fedeli per la celebrazione del Sacrificio. Ancor oggi, spesso, è ancora così, per chi non vuole, perché non può, nominare al canone della Messa il nome di colui che occupa la Sede di Pietro senza esserne il vero Successore. Ma dopo 50 anni possiamo dire che no, il demonio non è riuscito neppure questa volta a far cessare del tutto quello che più teme: la celebrazione del Sacrificio della Messa, rinnovamento incruento di quello del Calvario.
    Oggi come allora, e giorno dopo giorno, dobbiamo essere in ‘stato di sacrificio’, uniti al Sacrificio di Cristo: perché sia offerto a Dio quell’atto supremo di adorazione che gli è dovuto, e perché i troppi peccati degli uomini siano espiati, e Dio ci sia nuovamente propizio, ed esaudisca le nostre preghiere. L’omaggio del calendario di Sodalitium va a tutti quei sacerdoti e quei fedeli, quelli che abbiamo ricordato e quelli che abbiamo dimenticato, che 50 anni fa si batterono per la Messa Romana: a noi, adesso, di continuare e portare a compimento la loro battaglia, senza stancarci mai.»


    http://www.sodalitium.biz/wp-content...MBC2018cop.jpg








    https://forum.termometropolitico.it/...ml#post9310279
    http://www.cristinacampo.it/public/v...no%201974).pdf
    «Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 116/07 del 16 dicembre 2006, Sant’Eusebio
    Per la Messa Romana contro il rito di Paolo VI
    Pubblichiamo un articolo apparso nel 1974 sulla rivista Vigilia Romana contro il rito di Paolo VI. L’articolo, firmato con lo pseudonimo di Michäel, è attribuito a Cristina Campo.
    Sulla controversa figura della scrittrice rimandiamo al libro di don Francesco Ricossa: Cristina Campo o l’ambiguità della Tradizione (Centro Librario Sodalitium, Verrua 2005, Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii)

    Il vaso di Pandora, di Michäel
    “Primavera pentecostale” e riforma liturgica
    In una certa nazione, già di intensa vita cattolica, in questi ultimi cinque anni i cattolici praticanti, clero e religiosi compresi, si sono ridotti del 70%. I vescovi si radunarono per cercare le cause di detta epidemia, e non riuscirono a trovarle; ma suggerirono ai parroci ed ai superiori religiosi di farsi, ciascuno per conto proprio, un programma di emergenza; e poi sciolsero l’adunanza: il loro dovere, loro lo avevano fatto; anzi ci fu tra loro qualcuno che non vide nulla di male in tutto ciò, ma solo l’esito di un soffio pentecostale postconciliare dello Spirito Santo, che purifica la sua aia, spirando ora in un senso ed ora in un altro.
    Quanto avviene in quella nazione, sta avvenendo in tutte le nazioni cattoliche, ove con minore, ove con maggiore virulenza: nessuna ne è immune. Quello che avviene nelle diocesi, sta avvenendo anche negli istituti religiosi, fatta eccezione solo per quelli che non si aggiornarono; che soddisfatti delle loro antiche regole, e persuasi che per conservare lo spirito delle origini, bisognava non buttar via le pratiche delle origini, non cedettero alle pressioni di conversione radicale, esercitate su di loro anche dalle più autorevoli autorità della Chiesa postconciliare. Tutti gli altri istituti religiosi sono come torrenti che, più o meno tumultuosamente, più o meno clamorosamente, precipitano verso il mare, lasciandosi a monte l’alveo secco.
    Tuttavia anche sugli istituti religiosi, restati immuni da quella mania suicida, chiamata aggiornamento, è calato il fendente della riforma liturgica; così che se detta riforma non verrà a sua volta, e quanto prima, riformata, anche detti istituti religiosi morranno dissanguati irremissibilmente.
    Detta riforma liturgica è infatti la causa agente principale dell’ “autodemolizione della Chiesa”, cioè, per dirla con frasi sinonimiche postconciliari, di questa “primavera pentecostale”, o “irruzione di satana nella Chiesa di Dio”; riforma liturgica imposta in nome del Concilio; mentre di fatto i Padri conciliari non furono chiamati a esaminarla, e i Padri sinodali bocciarono, bocciando la neo-mini-Messa, presentata loro sotto forma di Missa normativa. Ma la causa agente non viene messa all’opera se non in vista di un fine. A che fine fu costruita pezzo per pezzo la macchina della riforma liturgica, e fu poi messa in movimento?
    Fine non confessato della riforma liturgica
    “Altre pecorelle, a Me affidate, non sono ancora nel Mio ovile. Anche queste vanno ricondotte a Me, affinché ascoltino la Mia voce. Allora ci sarà un solo ovile sotto un solo Pastore.” Bisognava quindi fare un solo ovile, sotto un solo pastore, di tutti gli uomini, innanzi tutto dei cristiani, e in un primo tempo dei cattolici con i protestanti, e in un secondo tempo dei protestanti con gli ortodossi.
    Veramente il Signore aveva indicato la via arcta, e la porta angusta, unica vera per arrivare a detta unità di tutto il gregge: quella della conversione di tutti i non-cattolici alla Chiesa cattolica, apostolica e romana mediante il ripudio di ogni errore, e l’accettazione di tutti i dogmi teologici e morali di detta unica vera Chiesa del Signore. Visto e considerato però che erano pochini quelli che si mettevano per la via indicata dal Signore, si vollero accelerare i tempi, per realizzare trionfalisticamente un’unione di tutti i cristiani nel giro magari di un solo pontificato, bruciando le tappe lungo la via spatiosa e verso la porta lata dell’Ecumenismo; proprio come se il Signore, invece di dire: “Ite et docete...”, avesse detto: “Andate pure, ma non insegnate nulla. Rispettate tutte le fedi, ché in tutte c’è del buono; e riunite tutti nell’attività sociale e nella liturgia ecumenica.”
    Invece di esigere la conversione degli erranti con la predicazione della dottrina cattolica, unica vera, completa, perfetta, e l’abiura dei loro errori, si cominciò a blandirli, a elogiarli, e a dirli in possesso di verità mancanti alla Chiesa cattolica; si affidò ai loro esperti il compito di epurare la liturgia cattolica; di quanto offendeva le loro eresie, al fine di renderla loro accettabile, cioè ecumenica. Fatta così l’union pratica, mistica, nella liturgia comune, confortata dall’unione, il più stretta possibile, anche nelle attività ordinate al progresso, terra-terra, dei popoli, tutti si sarebbero dimenticati delle proprie differenti fedi, del tutto superflue e solo fonte di divisioni, ed ecco fatto in pieno l’unico ovile sotto un unico Pastore, di genti ormai senza più Credo alcuno, e senza nostalgia di non averne.
    Ecco perché si insinuarono nei documenti ecclesiologici e liturgici del concilio Vaticano II quegli incisi, dall’apparenza studiatamente anodina, grazie ai quali si sarebbe messa in cantiere la nave ecumenica, da sostituire alla troppo lenta e incomoda barchetta di San Pietro; e poi vararla, per mezzo della liturgia ecumenica, sostituita a quella costruita lungo i secoli, grazie all’assistenza dello Spirito Santo, da tutti i Pontefici precedenti l’attuale.
    L’illusione ecumenica, miraggio romantico, alimentato da una dogmatica gnostico-modernistica, fu tanto abbacinante da impedire di vedere che la liturgia ecumenizzata di quanto si sarebbe avvicinata alle posizioni dei Protestanti, di altrettanto si sarebbe allontanata dalle posizioni degli ortodossi. Che forse gli ortodossi non considerano protestanti i cattolici postconciliari e ed ecumenizzati dalla riforma liturgica?
    Fine ad usum Delphini della riforma liturgica
    Varando la riforma liturgica si ammise che la medesima avrebbe fatto piazza pulita di tanti tesori tradizionali, di valore inestimabile, e via dicendo; ma non si aggiunse: “difesi con la più estrema decisione da tutti i Pontefici fino a Giovanni XXIII compreso”; si disse invece che di fronte al fine cui mirava la riforma liturgica, a conti fatti, era d’uopo sacrificarle detti tesori. Qual’era detto fine? Venne dichiarato e proclamato: affinché il popolo capisse! Finalmente grazie alla riforma liturgica il popolo avrebbe capito la liturgia; poiché fino allora la liturgia era rimasta incomprensibile, dietro a un diaframma impenetrabile, e la Santa Chiesa di Dio fino allora era rimasta una maestra incapace di farsi capire, e incapace di capire che non riusciva a farsi capire. Sembrò addirittura che detta liturgia, prereformation, per dirla all’anglicana, celebrata al di là di quel diaframma, fosse stata fino allora per lo meno inutile, se non proprio dannosa. Finalmente, con la riforma, si cominciava a capire, recedevano le tenebre, e sorgeva la luce: non era illuminismo romantico, ma storia ecclesiastica! Posto il dialogo postconciliare con il Popolo di Dio; posto il principio che l’autorità è servizio, e si deve porre in ascolto del Popolo di Dio, per imparare dal medesimo quanto lo Spirito ispira ai fedeli, per intuirne i desideri, per assecondarli; ebbene, posto tutto ciò, si fece la riforma senza interpellare il Popolo di Dio, contro ogni sua aspettativa, e gli si volle far intendere che era stata fatta affinché capisse: mentre era stata fatta ad uso e consumo dei protestanti, con il concorso dei medesimi, sottoposta al nihil obstat degli stessi.
    L’aria per l’anima del cattolico è la sua liturgia. Toglietegli quest’aria, e morirà asfissiato. Ci si poteva attendere una rifioritura del Cattolicesimo, annaffiando le diocesi, le parrocchie, le missioni, gli istituti religiosi anche contemplativi, con i rivoli di una liturgia riformata in senso protestantico?
    Prese “il” calice o prese “questo” calice?
    Nel Canon Missae la formula della consacrazione del vino è preceduta dalla frase “accipiens et hunc (questo) praeclarum calicem”; nella formula corrispondente della neo-mini-Messa si dice semplicemente: “prese il calice”. Perché si è eliminato quell’hunc?
    Quell’hunc identifica il calice, che viene consacrato dal sacerdote, con quello che fu consacrato da Gesù; identifica la Messa con il sacrificio della passione e morte del Signore; ma tutto ciò è negato dai protestanti; quindi quell’hunc andava radiato, e venne radiato. Questa si chiama logica conciliare. Per raccontare quanto compì olim il Signore, per raccontarlo semplicemente, escludendo che si ripeta hic et nunc, nella Messa, basta dire “prese il calice, prese quel calice, prese un calice”; purché non si dica “prese questo calice!”
    Grazie a tanto “lieve” ritocco, la Messa cattolica ha cessato di presentarsi esplicitamente per quel che è, e per quel che deve esplicitamente apparire, Sacrificio numericamente identico a quello della Croce, hic et nunc rinnovantesi sacramentalmente, per ridursi a una commemorazione di un fatto del passato remoto, proprio secondo quello che per i protestanti è dogma, e per cattolici è eresia formalmente anatemizzata.
    Non fu forse codificato nell’introduzione al Neomessale Romano, all’articolo VII, il carattere commemorativo della Messa, e taciuto il suo carattere sacrificale? Poi detto articolo venne rabberciato alla meglio; ma l’edificio costruito in base al progetto primitivo, ed esplicitamente anatemizzato, perché eretico, è rimasto; come è rimasta la primitiva formulazione nella stampa liturgica diffusa tra il Popolo di Dio. Nel Nuovo Messale dei Fedeli francesi, anno 1973, pagine 382-383, si dice fra l’altro che alla Messa “il s’agit simplement, de faire memoire de l’unique sacrifice déjà accompli”. Nel mettere così bellamente sotto i piedi i più solenni atti conciliari e pontifici, si volle impartire ai cattolici una lezione sul rispetto dovuto agli atti dei Concili, ultimo compreso, e dei Pontefici, compreso l’attuale?
    Certo non si volle impartire ai medesimi una lezione di diplomazia machiavellica illuminata dalla psicologia della folla, applicata alla liturgia. Si pensò piuttosto che nessuno se ne sarebbe accorto? Bastava procedere sensim sine sensu, e in mancanza di ragioni logiche e confessabili, fare il dovuto ricorso alla Pressione psicologica, ed anche fisica, mettendo innanzi tutto i sacerdoti, presumibilmente renitenti nell’impossibilità di fare diversamente da quanto imponeva la riforma.
    Si provino, per esempio, a seguire il neo-calendario liturgico cercando di attenersi al Messale Romano cattolico di prima della riforma! Si provino a celebrare Messa, non protestantizzata per qualche fedele, disposto a fare quattro ore di automobile, pur di potervi assistere almeno ogni tanto! Si trovino un altare che non imponga di volgere le terga a quel Dio, al quale si deve offrire il Santo Sacrificio della Messa! Eppure si parla di pluralismo anche nel campo liturgico, pluralismo in forza del quale si fanno danzare gli aborigeni dell’Australia, liturgicamente nudi, davanti al delegato pontificio, e si fanno partecipare pare alla Messa, detta nella loro bella lingua, secondo i riti che servirono loro fino a poco prima per onorare il demonio: pluralismo in forza del quale non si permette però a un sacerdote cattolico di celebrare la Messa della sua ordinazione sacerdotale, quella di sempre, quella di tutti i Santi finora canonizzati né al cattolico di assistervi, se non nelle Catacombe. Evviva gli iconoclasti, che per lo meno, distruggendo le immagini sacre, non dicevano: “Le stiamo restaurando!” e tagliando la testa agli iconoduli, non dicevano: “Pensate come volete, siamo in tempi di pluralismo.”
    Quanti sacerdoti, sia pure deprecanti, per non dire imprecanti, hanno chinato la fronte. Si, hanno chinato la fronte: ma poi nel giro di qualche tempo, si sono sentiti inaridire il cuore; perché la neo-Messa olet Luterum in modo tanto stomachevole, da estinguere ogni forma di adorazione eucaristica, di pietà, di fede nella Santissima Eucarestia. Perché tanti preti se ne vanno? Perché non si sentono più sacerdoti del Sacrificio: pastori, archisinagoghi, presidenti, ma non più sacerdoti! Perché i giovani non chiedono di diventare sacerdoti? Perché per fare i presidenti di un rito ecumenico basta essere pastori o pastoresse, o anche semplici fedeli; e poi non ci tengono: non dice loro niente, nonostante si compia con chitarre, e danze e nacchere e suon di man con elle.
    L’epurazione del Messale
    Perché si è abolito l’Offertorio? Perché aveva un carattere esplicitamente inequivocabile di preconsacrazione sacrificale. Perché dopo la Consacrazione si dichiara che si aspetta la venuta del Signore? Perché se lo si sta aspettando, vuol dire che non è venuto, nonostante la consacrazione; proprio come pensano i protestanti Perché alla doppia recitazione del Confiteor, prima del sacerdote, poi dei fedeli, si è sostituita un’unica recitazione collettiva del neo-mini-Confiteor? Perché fa naufragare il sacerdote nell’assemblea dei fedeli, riducendolo a uno di loro, alla pari con gli altri: tutti sacerdoti allo stesso modo. Non negano forse i protestanti il sacerdozio ministeriale? Poiché Lutero rinnegò il proprio sacerdozio, e fondò una religione prettamente laicale.
    Perché il sempre, semper, che soleva accompagnare la qualifica di vergine, data alla Madonna, si è quasi del tutto volatilizzato? Perché certi protestanti insegnano che Gesù ebbe dei fratelli naturali, e certi altri protestanti insegnano che Gesù fu figlio naturale di Giuseppe: e gli uni e gli altri negano quel semper senza del quale l’appellativo di vergine si può applicare a qualunque donna, e non dice più nulla. Anche per questo gli ortodossi dicono Protestanti i cattolici postconciliari.
    E perché si è fatta sparire la festa della Cattedra di San Pietro a Roma? Perché dispiaceva ai protestanti. Perché fu sconquassato il culto dei Santi, ridotte le feste loro, spostate di data, ridimensionati gli Oremus, ridotte o mistificate le feste della Madonna? Per i protestanti, e per quanti non credono più a tante quisquilie preconciliari, quali: miracoli, digiuni, lunghe preghiere, disprezzo dei beni di quaggiù, vita eterna, famiglie religiose e famiglie di sacre vergini, unità nella vera fede, lotta contro le eresie, erranti da richiamare alla vera fede, chiavi del Regno dei Cieli affidate a san Pietro, meriti di Santi, intercessione dei Santi, anime da salvare, giogo del peccato, difesa delle sacre immagini, richiamo della morte, e via dicendo. Si confrontino le Messe del Missale Romanum con quello del neo-Messale Romano, e se non furono abolite, perché inepurabili si vedrà come sono state epurate inesorabilmente in senso protestantico e modernistico-teilhardiano, il che è ancor peggio.
    Si veda nel neo-Messale le Messe di Cristo Re e quella dell’Evangelizzazione dei Popoli. Questa ricalca l’antica Missa pro fidei propagatione, ma con la colletta epurata della frase et omnes cognoscant te solum Deum verum, et quem misisti, Jesum Christum Dominum Nostrum. Ora ai popoli si deve evangelizzare il progresso! E’ giusto che la nuova lex orandi si adegui alla nuova lex credendi. L’altra, la Messa di Cristo Re, elimina dalla colletta la frase ut cunctae familiae gentium, “peccati vulnere disgregatae”, eius suavissimo subdantur imperio; sostituendola con la frase ut tota creatura, a servitute liberata, tuae maiestati deserviat, ac te sine fine collaudet: prima c’era un peccato da redimere, ora c’è da donare la liberté ai proletari.
    Devastazione nel culto mariano
    Che dire poi della devastazione operata nella liturgia della Madonna? Chi affermò che “la soppressione o diminuzione delle feste di devozione della Madonna farà sì che il popolo cristiano stimi di più e celebri con maggiore onore le feste del Signore nelle quali Gesù è intimamente unito alla Madre sua”? Ah, si? Anche detta soppressione o diminuzione sarebbe stata fatta per incrementare la devozione dei fedeli, affinché il popolo cristiano, venerando di meno la Madonna, onorasse di più Nostro Signore Gesù Cristo? Falso! Fu fatto per i protestanti!
    Ben a ragione si è detto che la devastazione operata nel culto mariano “ha disorientato e continua a disorientare la pietà e mette in questione l’efficacia pastorale della stessa riforma”. Ma bisognava favorire l’unione ecumenica, con i protestanti: questo è il motivo di fondo, spiegazione di tante cose, che diversamente resterebbero inspiegabili.
    Si riscopre satana
    Non fu varato di recente un nuovo rituale del Battesimo, epurato di tanti esorcismi? Non fu abolito di recente l’ordine dell’Esorcista? Le supreme autorità competenti non approvano tutto ciò? Come mai tutto a un tratto reintroducono in scena il demonio, e riaffiora in loro la preoccupazione nei riguardi del demonio, e dichiarano che quanto sta avvenendo nella Chiesa non si spiega se non come opera del demonio? Non si è ancora asciugato l’inchiostro della firma al decreto che abolisce esorcismi ed esorcisti, poiché si ritiene il demonio un fantasma apparso alla mente di Leone XIII, “ingravescentis aetate” ed ecco che d’un tratto si grida l’allarme contro il demonio! Come spiegare questo cambiamento a vista? La ragione c’è, ed è ancora quella: tolto il demonismo, cosa resterebbe di Lutero? Chi ci dimostrerà che non insorse qualche luterano a protestare contro la messa in ombra del demonio, e che per carità ecumenica sia stato in tutta fretta riabilitato?
    Contraddizioni, menzogne e vergogna
    Si presentò la riforma liturgica come una rivoluzione imposta dal Concilio, e inconciliabile con i principi liturgici preconciliari. Poi gli stessi apologeti e fabbricatori della riforma, la presentarono più moderatamente come opera di restauro, cominciata timidamente, su di un qualche particolare, senza sapere bene che cosa si sarebbe trovato sotto le prime incrostazioni; e poi via via, togliendo un’incrostazione dopo l’altra, ha avuto il risultato che tutti sanno. Tutto ciò è menzogna e contraddizione!
    La neo-mini-Messa, non più specificamente cattolica, ma ecumenica, più esattamente semiecumenica, poiché tollerabile per i protestanti, ma scandalosa per gli ortodossi, venne concepita in partenza, e si fissarono i tempi di marcia per farla avanzare totalmente in tutto l’orbe cattolico, sia pure senza avere esaminato in partenza tutte le implicanze di detta operazione, trasportati da un ça ira romanticamente ottimistico; predisponendo tuttavia tutti i mezzi possibili di pressione psicologica e di lavatura del cervello, ben noti agli esperti in umanità, e così raffinati dall’esperienza marxista.
    Si, la neo-Messa ecumenico-luterana, era già virtualmente contenuta in quel primo spostamento di virgola nel Praefatio, nella sostituzione di quella e alla prima i della parola Genitrix, bisognava persuadere che la Messa, ritenuta intangibile, era invece tangibile, per arrivare a sostituirla. Non ci fu chi si rallegrò dell’introduzione del nome di San Giuseppe nel Canone, non intangibile? Perché esisteva già il piano, prima di ritoccarlo, e poi di sostituirlo.
    Si ebbe però vergogna di dire che la riforma della Messa, con annessi e connessi, aveva come scopo di toglierle quel carattere specificamente cattolico, che la rendeva tanto detestabile agli occhi di Lutero; e si disse che la si voleva semplicemente rendere comprensibile al popolo d’oggi giorno, rendendola quale era compresa dal popolo di tanti secoli fa; e tutto ciò fu chiamato ritorno alle origini e aggiornamento: proprio la stessa cosa! Non la si capiva? Bastava spiegarla, bastava tradurla! No, non poteva bastare tradurla, perché la si voleva tradire.
    Si dice che il meglio del Concilio Vaticano II sia la sua dottrina sulla Chiesa e la riforma liturgica. Effettivamente e l’una e l’altra sono strettamente connesse: quella indica la meta, l’Ecumenismo; questa ne determina il mezzo principale, la neoliturgia, non più specificamente cattolica. (…) Bisogna opporsi ad esse, come fecero quei venti e quel torrente straripante di cui parla Nostro Signore Gesù Cristo nella conclusione del discorso della Montagna.
    (Da Vigilia Romana, Anno VI, n. 6, giugno 1974)»





    Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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