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  1. #11
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    La vera genesi di Halloween: parla lo scrittore Eraldo Baldini

    Ma quale festa satanica. Halloween è un'antica tradizione legata al capodanno agrario che esiste da migliaia di anni. Anche nel nostro Paese. Parla l'antropologo Eraldo Baldini

    di Paolo Papi


    David Ryckaert il Giovane, La danza dei folletti

    Giallista noir, sceneggiatore, antropologo, Eraldo Baldini è l’autore con Giuseppe Bellosi di Halloween (2006, Einaudi), una delle ricerche più apprezzate sulle origini di questa antichissima festività preceltica che oggi, grazie alla cinematografia americana, è diventata nuovamente di moda tra giovani e giovanissimi.

    Definito da Carlo Lucarelli «una delle voci più interessanti della nuova narrativa italiana», Baldini bolla come «sorprendenti», in questa intervista, le accuse di «satanismo» e «neopaganesimo» contro Halloween mosse, nell’ordine, da don Benzi , da Radio Maria e dal vescovo di Verona . «Il fatto che la religione vincente demonizzi una forma religiosa precedente come Halloween è avvilente. La Chiesa poi – spiega ancora - ha inserito le nostre feste sulle feste pagane preesistenti: la nascita di Cristo è a Natale, quando si celebrava il solstizio d’inverno, la festività di Ognissanti è fissata nel giorno dei morti, ad Halloween. Potrei continuare. Insomma: non si possono negare la storia, le nostre radici».


    Baldini, cinema e letteratura a parte, quali sono le vere origini di Halloween?

    Halloween è un antichissimo capodanno agrario, forse preceltico, basato sui riti di accoglienza verso i defunti, che erano considerati capaci di propiziare il raccolto dell'anno successivo e il benessere della famiglia. Una tradizione che ha resistito, in tutta Europa, fino almeno alla metà del secolo scorso. Io stesso, che sono del ravennate, ricordo quando mia madre mi faceva svegliare prestissimo nel giorno dei morti per rassettare il letto in vista della visita dei nostri antenati...


    Anticamente Halloween cadeva negli stessi giorni di oggi?

    Sì, la festa veniva celebrata nel periodo dello spartiacque del ciclo agrario, quando si iniziano le semine per il raccolto successivo. I dodici giorni che vanno dalla sera del 31 ottobre al giorno di San Martino (11 novembre), per i nostri antenati, erano un momento di sospensione del tempo, un tempo magico durante il quale venivano annullate le barriere con l’aldilà, le persone defunte tornavano a fare visita ai vivi, i bambini andavano in giro mascherati nelle case per impersonare i defunti e propriziare la buona sorte. Insomma: i defunti andavano nutriti, omaggiati con tavole imbandite, zucche vuote, fuochi accesi. Tutto nasce da qui…


    Pagana, è una festa pagana

    Sì, ma non ci vedo nulla di male. È inutile negare la storia. Che l’Europa, prima di essere cristiana, fosse pagana è un dato storico. E poi la ricorrenza di Ognissanti nasce proprio attorno al 700 dc per cristianizzare questa antica festività


    E i bambini, che ruolo giocavano?

    Il ritorno dei morti, che erano considerati i numeri tutelari, veniva rappresentato dai bambini mascherati che andavano nelle case e facevano la questua, una tradizione che è rimasta viva fino a oggi senza che nessuno la consideri incompatibile con la cultura cristiana.


    Perché i bambini?

    Erano considerati i più vicini ai morti perché non avevano fatto ancora i riti inziatici. Si pensava, allora, che i neonati fossero morti che ritornavano.


    Non negherà che, così come appare oggi, conti molto la suggestione cinematografica

    Ma certo. Ma in origine non era una festa horror, c’era un clima di rispetto e anche di paura per allontanare gli spiriti inquieti o malvagi. Ma rispetto all’entusiasmo dei bambini di oggi bisogna dire: Halloween oggi è l'unica festa in cui loro diventano protagonisti. Un modo per riappropriarsi di un dimensione notturna, trasgressiva, libera. Direi che sicologicamente e socialmente, anche se i ragazzi non lo sanno, è utilissimo questo ritorno di una tradizione che sembrava scomparsa.


    E a chi accusa Halloween di svilire le festività della nostra cultura che cosa risponde?

    Che anche il Natale è diventato consumistico senza che nessuno si sogni di chiederne l'abolizione. Che quasi tutte le festività religiose odierne nascono da antiche festività pagane, che la religione cristiana, ha fatto proprie, cambiandole e recuperandole. La storia è storia. Gli anatemi lasciamoli perdere.

    La vera genesi di Halloween: parla lo scrittore Eraldo Baldini - Panorama - © Riproduzione riservata
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 31-10-13 alle 01:24
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  2. #12
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    In tutta Italia si possono ancora oggi ritrovare gesti e riti tradizionali per la celebrazione di Ognissanti: sono le vestigia di pratiche delle antiche religioni, trasformate e adattate alla religione cristiana, o sopravvissute sotto forma di superstizione. Nelle città queste tradizioni sono praticamente scomparse, ma nei paesi - e soprattutto in meridione - sono ancora vive, anche se quasi sempre senza memoria del significato originale.




    *^*^*^*^*^*



    1 E 2 NOVEMBRE. USANZE E TRADIZIONI



    In quasi tutte le regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse era l'approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con alcune vivande, dedicato ai morti. In alcune regioni, come il Piemonte, si preparava per cena un posto in più a tavola, riservato ai defunti che sarebbero tornati in visita. In Val d'Ossola sembra esserci una particolarità in tal senso: dopo la cena, tutte le famiglie si recavano insieme al cimitero, lasciando le case vuote in modo che i morti potessero andare a ristorarsi in pace. Il ritorno alle case era poi annunciato dal suono delle campane, perché i defunti potessero ritirarsi senza problemi.

    In Sardegna, dopo la messa e la visita al camposanto, si tornava a casa a cenare, con la famiglia riunita. A fine pasto però non si sparecchiava, lasciando tutto intatto per gli eventuali defunti che avrebbero potuto visitare la casa durante la notte. In Calabria, nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava praticamente in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare. In Puglia, la sera precedente il 2 novembre, si usa ancora imbandire la tavola per la cena, con tutti gli accessori, pane acqua e vino, apposta per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti, per fermarsi almeno sino a Natale o all'Epifania.




    Giacomo Borlone de Buschis, Danza Macabra - Oratorio dei Disciplini di Clusone (Bg)



    Passando ad altre tradizioni, ma rimanendo in Puglia, ad Orsara in particolare, la festa veniva (e viene ancora chiamata) Fuuc acost e coinvolge tutto il paese. Si decorano le zucche chiamate cocce priatorje, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci e nelle piazze e si cucina sulle loro braci; anche qui comunque gli avanzi vengono riservati ai morti, lasciandoli disposti agli angoli delle strade. In Sicilia c'è l'usanza di preparare doni e dolci per i bambini, ai quali viene detto che sono regali portati dai parenti trapassati. I genitori infatti raccontano ai figli che se durante l'anno sono stati buoni e hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti, i "morti" porteranno loro dei doni.

    In Emilia Romagna nei tempi passati, i poveri andavano di casa in casa a chiedere la carità di murt, ricevendo cibo dalle famiglie a cui bussavano. A Bormio in Lombardia invece, la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una zucca riempita di vino. In Veneto le zucche venivano svuotate, dipinte e trasformate in lanterne, chiamate lumere: la candela all'interno rappresentava cristianamente l'idea della resurrezione. Anche in Abruzzo si decoravano le zucche, e i ragazzi di paese andavano a bussare di casa in casa domandando offerte per le anime dei morti, solitamente frutta di stagione, frutta secca e dolci. Questa tradizione è ancora viva in alcune localita' abruzzesi.


    In alcune regioni ci sono dolci e cibi fatti appositamente per la festa dei morti. Questi cibi, anche se appartenenti alla tradizione cristiana, hanno spesso un'origine precedente. Dolci e pani antropomorfi per scopi rituali, ad esempio, esistevano già al tempo dei Romani. In Sicilia troviamo la mani, un pane ad anello modellato a forma di unico braccio che unisce due mani, e il pane dei morti, un pane di forma antropomorfa che originariamente si suppone fosse un'offerta alimentare alle anime dei parenti morti. In Lombardia troviamo invece gli oss de mort, fatti con pasta e mandorle toste, cotti al forno, di forma bislunga, con vago sapore di cannella. A Comacchio c'è invece il punghen cmàciàis, il Topino Comacchiese, dolce a forma di topo preparato in casa.


  3. #13
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    La festa del “Día de Muertos”


    Nei primi due giorni di novembre in Messico e in America centrale, ma anche fra le comunità messicane nel mondo, si celebra il cosiddetto Giorno dei Morti (“Día de Muertos”). Secondo la tradizione, durante questi giorni i defunti tornano a visitare i loro amici e familiari e, sebbene non possano vedersi, riescono comunque a percepirsi reciprocamente. L’attuale “Día de Muertos” è nato dall’incontro tra le credenze delle civiltà precolombiane con la religione cattolica.

    Molte popolazioni dell’America centrale nel periodo pre-ispanico avevano una articolata concezione del destino delle anime dopo la morte e ritenevano che lo spirito dei defunti continuasse a vivere in un luogo chiamato Mictlán. Da qui, due volte l’anno, le anime potevano ritornare a far visita ai propri familiari, cosa che, nelle antiche civiltà mesoamericane, veniva celebrata con processioni, banchetti, danze e musica. Con l’arrivo degli spagnoli nel XVI secolo molti elementi di questa tradizione si mescolarono alle festività cattoliche di Ognissanti e della commemorazione dei defunti, dando origine alla festa così come la conosciamo oggi.

    La festività del giorno dei morti conosce diverse varianti nelle regioni messicane, ma tutte sono tendono allo stesso scopo, quello di accogliere le anime dei familiari defunti in modo conviviale e allegro, in cui i ricordi si mescolano alla musica, ai cibi tradizionali, ai colori.

    Nonostante le differenze, alcuni elementi caratteristici si ritrovano, più o meno simili, nelle diverse regioni e città del Messico. Le calaveritas de dulce, ad esempio, sono dei dolcetti di zucchero e acqua a forma di teschio, incartati in involucri colorati. Alla tradizione gastronomica appartiene anche il pan de muerto un pane dall’impasto dolce spolverato con zucchero e modellato in diverse forme.

    Le ofrendas (altares de muertos), gli altari delle offerte, sono una delle tradizioni messicane più tipiche. Sono altari allestiti nelle case per omaggiare i defunti con i cibi e gli oggetti da loro preferiti in vita. Nella preparazione di questi altari, oltre ai fiori, non possono mancare i riferimenti simbolici ai quattro elementi primordiali: la terra, rappresentata dalla frutta che alimenta le anime con il suo aroma; l’aria, rappresentata da un oggetto molto leggero, in genere un foglio di carta sottile; l’acqua, posta in un recipiente in modo che le anime possano dissetarsi dopo il lungo viaggio; il fuoco: una candela per ogni anima che si ricorda più una per “l’anima dimenticata”. Per due notti e due giorni in tutto il Messico, nelle case o nei cimiteri, si tengono veglie in onore dei defunti (velaciones).

    La festa del Giorno dei Morti è uno dei momenti più tipici della cultura messicana, tanto che nel 2003 l’Unesco l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità riconoscendola come “…una delle rappresentazioni più rilevanti del patrimonio del Messico e del mondo e come una delle espressioni culturali più antiche e di maggior forza nei gruppi indigeni del paese”.

    Messico, la festa del ?Día de Muertos? : Ricostruire Insieme
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  4. #14
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    HALLOWEEN O PANIXEDDAS?



    In Sardegna si è conservata da secoli una tradizione del culto delle anime dei morti che presenta analogie interessanti con l'anglosassone festa di Halloween. Si tratta della ricorrenza che viene indicata con diversi nomi: is Animeddas e is Panixeddas (piccola offerta) nel sud dell’isola, Su ‘ene ‘e sas ànimas o Su Mortu Mortu nel nuorese, Su Prugadòriu in Ogliastra.

    Un evento che viene festeggiato tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Le formule utilizzate per la richiesta di doni per le anime defunte varia da zona a zona e sostituiscono il classico "dolcetto o scherzetto?" con: seus benius po is animeddas, mi das fait po praxeri is animeddas?, seu su mortu mortu, carki cosa po sas ànimas, peti cocone, su pane su binu.

    Oggi i bambini vestiti da fantasmini ricevono caramelle, cioccolatini e vari dolcetti, ma in passato le offerte erano costituite da dolci del periodo autunnale come pabassinas, ossus de mortu, pani de sapa e frutta di stagione. Nelle case era usanza lasciare la tavola apparecchiata (senza coltelli) per i defunti tutta la notte e anche le credenze rimanevano aperte perché i morti potessero cibarsi.

    Anche la zucca non è un'esclusiva anglosassone. La Sardegna dalla storia millenaria, la Sardegna delle tradizioni più arcaiche ci sorprende ancora una volta, anche qui infatti si era soliti scavare le zucche, simili in tutto e per tutto a quelle di Halloween, tanto che venivano intagliate a rappresentare esseri spettrali, per far divertire e spaventare i bambini, e trasformate poi in lumi inserendovi una candela. Venivano chiamate Sa conca e mortu e facevano parte dei riti de Is Fraccheras. Solo la tempistica differisce di poco: venivano infatti preparate per la notte del 2 novembre.


    L'articolo, di Carla Asunis, è stato pubblicato sulla rivista "Boxi de Murriali"

    I fantastici 19: Halloween o Panixeddas?

  5. #15
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    Come in alto così in basso...

    La "cometa morta" sembra un teschio, passaggio ravvicinato per Halloween


    Nel cielo di Halloween farà la sua apparizione un'inquietante presenza. Si tratta di 2015 TB145, un asteroide che, secondo la Nasa, è in realtà una "cometa morta", che ha perso cioè il materiale volatile (quello che, eccitato dal calore e dal vento solare, forma la lunga chioma) dopo ripetuti passaggi attorno alla nostra stella. Il suo passaggio sta ricevendo grande attenzione perché si tratta di un oggetto dalle dimensioni rilevanti che 'sfiorerà' la Terra attorno alle 18 del 31 ottobre (ora italiana). Misura circa 600 metri di diametro, ruota su se stesso ogni cinque ore e passerà a circa 486mila chilometri da noi, poco più della distanza che ci separa dalla Luna. Sarà quindi visibile non a occhio nudo ma solo grazie a un telescopio (dall'Italia l'osservazione è di fatto quasi impossibile perché si trova pochissimi gradi sopra l'orizzonte). Si tratta dell'oggetto di queste dimensioni che passerà più vicino a noi fino al 2027 ma la sua orbita è ben nota e la Nasa assicura che non esiste alcun rischio che possa colpire la Terra. 2015 TB145 quindi non fa paura, ma per la notte di Ognissanti non potrebbe esserci protagonista più suggestivo, il telescopio dell'osservatorio di Arecibo a Porto Rico, infatti, ha restituito un'immagine della cometa davvero 'spaventosa', la sua forma quasi sferica e le caratteristiche che si distinguono sulla sua superficie ricordano molto un teschio. Sul sito del Virtialtelescope di Ceccano Default Parallels Plesk Page. virtualtelescope. eu/webtv/ è però possibile vedere il video dell'asteroide in avvicinamento registrato la notte tra il 30 e il 31 ottobre.

    La "cometa morta" sembra un teschio, passaggio ravvicinato per Halloween - Repubblica.it
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  6. #16
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    In effetti la somiglianza c'è.
    Ma quanti figli del Perozzi in giro...
    Travel is fatal to prejudice, bigotry, and narrow-mindedness...
    Chi abbandona gli animali è un bastardo!

  7. #17
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    Halloween nella Giamaica dei fantasmi

    Una notte nel palazzo dove una donna ha ucciso quattro mariti


    Il palazzo di Rose Hall è al centro di una piantagione in cui lavoravano duemila schiavi

    Luigi Grassia (inviato a Montego Bay, Giamaica)

    È troppo preso per pensare a Halloween ? No, se si progetta di passare la notte del primo novembre in un posto lontano come la Giamaica. Laggiù c’è un antico palazzo che si chiama Rose Hall e che per tutti i giamaicani è una vera casa dei fantasmi. Nessun dubbio da parte loro. Si può visitare per tutto l’anno, ma la notte di Halloween dà un tocco di suggestione in più. Alla Rose Hall noi siamo stati l’anno scorso. È un grande edificio coloniale storico, dicono il più vecchio della Giamaica, al centro di una piantagione vicino a Montego Bay. In questa piantagione lavoravano duemila schiavi, nei sotterranei ci sono sale per torture assortite, e nella casa padronale si commettevano delitti atroci. I delitti si sono lasciati alle spalle i loro spettri. A Rose Hall nella notte di Halloween si fanno giochi di luce sulla facciata livida del palazzo, danze e riti vudù dei discendenti degli schiavi nei cortili, e si può girare liberamente nei lunghi corridoi e nei saloni arredati semibui, facendo incontri inquietanti.


    Storia o leggenda

    Che sia storia o leggenda, proprio fra queste mura una donna di nome Annie Palmer avrebbe ucciso (con il veleno o a colpi di pugnale) non uno, ma addirittura quattro mariti, e anche decine di schiavi, per i più svariati motivi (o senza motivo). I neri la chiamavano «la Strega Bianca». Quando poi la strega Annie è stata (a sua volta) assassinata da un servitore, è diventata pure lei uno spettro, come le sue vittime. Ammesso che la storia sia vera, una delle ipotesi è che Annie Palmer fosse impazzita per avvelenamento da piombo, il piombo delle stoviglie di peltro che fanno bella mostra di sé in una stanza annessa alla cucina.

    Di notte, nella penombra di queste stanze, nel labirinto dei corridoi, dei saloni e delle scale di questo immenso edificio, si aggirano numerosi figuranti che indossano i vestiti delle defunta Annie Palmer, dei suoi defunti mariti e dei suoi defunti schiavi. Ognuno di loro ha la faccia imbiancata e l’espressione spiritata. Compaiono qua e là all’improvviso, escono dal buio al nostro fianco, ci colgono di sorpresa alle spalle. Non fanno «buh!». Si muovono lenti come zombie e senza mai parlare. Alcuni presunti cadaveri, di mariti o di schiavi, vengono trascinati sul pavimento. Annie Palmer compare e scompare qua è là, nel buio, silenziosa e spettrale.

    Le guide locali raccomandano: «Non parlate con i fantasmi. E non guardateli negli occhi. Potrebbe essere pericoloso. Quando ne incontrate qualcuno nella penombra, non potete sapere, e non possiamo saperlo neanche noi, se è una persona viva in costume, o se è un vero spettro». Perché i giamaicani, lo ripetiamo, ci credono eccome. Come Haiti o New Orleans o il Brasile, la Giamaica è uno di quei posti che amano mescolare sensualità e morte, luce e buio. I fantasmi e la magia nera ne fanno parte.

    Nel più spettrale dei giardini di Rose Hall c’è la tomba di Annie Palmer, ma è vuota. A seconda di quel che si crede, si può immaginare che l’inquilina se ne sia andata da sola, oppure che il cadavere sia stato profanato per usare ossa, capelli e viscere in riti vudù. Dei quali, d’altra parte, lei stessa era esperta. I proprietari di piantagioni tenevano presso di sé esperti di magia nera e si facevano insegnare l’arte, per spaventare gli schiavi e tenerli sottomessi anche con la minaccia delle tenebre.


    La tomba di Annie Palmer in uno dei giardini di Rose Hall

    È curioso notare che diverse visitatrici manifestano ammirazione per Annie Palmer. Il «mariticidio» in serie dà la stura a un’apologia femminista. «Che forza, quella donna! Una volta tanto non siamo noi le vittime, le cattive siamo noi». Ma tutta questa storia è credibile? Provate a pensarci: è mai possibile che Annie abbia platealmente ammazzato quattro mariti e l’abbia sempre fatta franca?

    Ci sono libri che avvalorano questa tesi, con nomi, date e circostanze. Ma ce ne sono altri che la smontano. Dicono che nell’Ottocento una Annie Palmer è davvero vissuta in questa casa, ma la leggenda che fosse una «Strega Bianca» è nata molto tempo dopo la sua morte. Pura invenzione, sostengono i critici. Prima di lei, nel Settecento, un’altra donna, di nome Rose Palmer, ha abitato qui e ha avuto, in effetti, quattro mariti; ma sembra che siano morti tutti e quattro di morte naturale. O invece no? Il dubbio cacciato dalla porta rientra dalla finestra.


    Il punto non è scoprire l’assassino

    Comunque, anche se gli scettici avessero ragione, scoprire l’assassino non è il punto essenziale. Al di là di una vera o presunta «Strega Bianca» da mettere al rogo, per delitti veri o presunti, qui si racconta la storia di tutto un sistema fondato sul delitto, un sistema dal quale è nata la Giamaica degli ex schiavi. Questa non è una Disneyland. Questo è un edificio storico, non di cartapesta. È una tenuta dove davvero vissero e morirono migliaia di schiavi neri. Gli strumenti di tortura in cantina sono veri. A Rose Hall l’allestimento, gli attori, le luci di scena e le danze africane attorno alla casa non sono un sovrappiù. Sono un modo efficace e suggestivo di raccontare e romanzare la storia. E anche di passare una notte di Halloween inconsueta. A conti fatti, che ne sappiamo di quanti fantasmi veri ci hanno sfiorato nel buio?

    Halloween nella Giamaica dei fantasmi - La Stampa
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  8. #18
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    OGNISSANTI: LE TRADIZIONI NEL MONDO


    In Messico la festività di Ognissanti non è sinonimo di tristezza. Non rappresenta il dolore, bensì il ricordo e la presenza. La credenza vuole che, nei giorni dello Xantolo, i morti tornino tra i vivi per accettare il calore di parenti e amici. Dopo un anno di attesa quindi, è d'obbligo non farsi trovare affranti di fronte ai propri defunti. In questo periodo un numero impressionante di cempasùchtil, fiore impiegato nelle cerimonie azteche, colora il paese. Il 18 ottobre si comincia ad accogliere i defunti che, di fronte a una morte improvvisa, non hanno avuto il tempo di confessarsi: per loro i festeggiamenti saranno più lunghi.
    Il 30 ottobre, il "Giorno degli Archi", gli uomini costruiscono appunto archi di fiori, sopra i quali appendono pupazzetti dalla forma umana con incise le iniziali del proprio caro. Sotto si depositano bottiglie di liquore e pacchetti di sigarette: i vizi non si perdono nemmeno dopo morti! Dalle quattro del pomeriggio alle otto, rischiarati da fuochi d'artificio, si tengono i concerti in base alle preferenze musicali dei defunti. Le tombe si trasformano in veri e propri banchetti dove i parenti pranzano con allegria. Inoltre, è consuetudine invitare sulla tomba apparecchiata gli sconosciuti che passano, per poter raccontare loro gli episodi divertenti del proprio caro.





    In Inghilterra la festa ha origini profonde: i bambini della tradizione antica erano soliti confezionare pupazzetti, i Punkies, intagliando le barbabietole. Anticamente le lanterne erano realizzate scolpendo grosse rape e servivano per scacciare gli spiriti maligni. Un’altra usanza era quella di lanciare pietre, verdure e noci in un falò per spaventare gli spiriti… sacrifici simbolici impiegati anche come strumenti di divinazione. Infatti, se un sasso gettato nelle fiamme durante la notte non era più visibile al mattino, si credeva che la persona che lo aveva scagliato non sarebbe sopravvissuta un altro anno. Se invece i dadi gettati nelle fiamme da giovani amanti esplodevano, probabilmente era in vista un matrimonio litigioso. In Austria viene messo del pane sul tavolo per dare il benvenuto agli spiriti dei morti, in Germania i coltelli vengono riposti in luoghi sicuri per evitare che le anime dei defunti si feriscano con le lame. In Slovacchia vi è la singolare usanza di mettere tante sedie davanti al camino quanti sono i componenti della famiglia, aggiungendo uno o più posti per i defunti.

    In Asia, soprattutto in Cina e a Hong Kong, si è soliti illuminare i sentieri con lanterne e nei templi buddhisti vengono create barchette di carta da bruciare per ricordare i morti e liberare gli spiriti inquieti, facendoli ascendere in cielo. A Hong Kong Ognissanti si chiama Yue Lan e in molti bruciano le foto che rappresentano frutta e denaro, credendo che le immagini raggiungano il mondo degli spiriti, confortandoli. In Giappone vengono preparati alimenti speciali, appendendo ovunque lanterne rosse e liberandone alcune, galleggianti, nei fiumi o in mare.





    Il giorno di Ognissanti in Svezia si chiama All Helgons Dag La ricorrenza in realtà non è più sentita che altrove, e le usanze tramandate non particolarmente originali, ma questo paese nordico offre un clima e dei paesaggi che rendono i semplici rituali particolarmente suggestivi. All Helgons Dag ha perduto almeno due secoli fa lo stato di festività, ed è stato spostato dapprima alla prima domenica di novembre e poi, dal 1953, quando ancora si lavorava sei giorni a settimana, al primo sabato tra il 30 ottobre e il 6 novembre. Quest'anno cade il 5 novembre, giornata in cui chi si trovasse nei paraggi potrebbe fare un giro al cimitero di Skogskyrkogården, a Stoccolma. Non soltanto perché, tramontando il sole già a metà del pomeriggio, l'atmosfera soffusa si riempie presto delle mille luci delle candele, ma anche perché il camposanto è il capolavoro funzionalista di una copia di architetti (Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz) che lo progettarono tra il 1915 e il 1940 ed è ora iscritto nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'Unesco. Costruito all'interno di un bosco, sfruttando come una risorsa la natura rigogliosa del luogo, il cimitero si fa testimone del passaggio dall'estate all'inverno, collocato, secondo l'antica cultura contadina svedese, proprio a cavallo di Ognissanti.



    Il cimitero di Skogskyrkogården, Stoccolma



    Un prato erboso tagliato di fresco, stand colorati, tende, cibo cucinato al momento o portato da casa, musica e canti: l'immagine potrebbe ingannare, ma lo scenario nel quale la folla gioiosa si incontra con aria di festa è un cimitero. Tutto questo accade nelle Filippine in corrispondenza di Ognissanti, un'occasione molto sentita dagli isolani che, se residenti altrove, la vigilia accorrono verso i loro villaggi di origine per passare la sera del 31 ottobre e i primi due giorni di novembre insieme alle loro famiglie, nell'onorare il ricordo dei loro defunti.
    Come anche in altri paesi, la preparazione comincia già alcuni giorni prima, tempo dedicato alla pulizia e alla ritinteggiatura delle tombe, che vengono poi decorate con fiori e candele. La festa vera e propria è intesa dai credenti come una sorta di allegro incontro che coinvolge non soltanto i vivi ma anche i morti in un'intima manifestazione fatta di cibo e musica, in un'estrema condivisione di qualche ora piacevole con i propri cari e con l'aldilà. Per una serata e anzi addirittura spesso per una notte, la gente passa il tempo al cimitero, dove si mangia, si fa festa e, perché no, si dorme. Ed ecco apiegato anche il perché delle tende e dei materassi.



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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    Oggi non è Halloween, ma il Samhain dei Celti


    Notte di Samhain a casa di Tomás de Torquemada, fotografia scattata poco fa

    Maurizio Martucci

    Ma quale dolcetto e scherzetto: quando il marketing ci mette lo zampino (è toccato pure al caro Babbo Natale, vestito di rosso Coca-Cola) puntualmente snatura temi tutt’altro che superficiali, che affondano le loro radici sin nella notte dei tempi. Mi perdonino piccoli e bambini a cui le mamme hanno comprato orripilanti mascherine di un Carnevale anticipato che s’apprestano oggi a festeggiare, ma stanotte più che l’Halloween della ‘Zucca made in Usa’ è il Samhain, il Capodanno dei Celti.

    Radicato nel concetto di ciclicità del tempo, si tratta del tradizionale passaggio dell’autunno all’inverno (da non confondere col solstizio d’inverno, 21 dicembre), del cosiddetto momento del Terzo Raccolto, quando le antiche popolazioni di pastori del Nord Europa sacrificavano parte del gregge facendo delle carni (sotto sale) le preziose provviste da conservare per i mesi invernali. Da qui s’arriva alla festa dei morti, il tema principale per quegli antenati, spiritualmente (e non solo), parte integrante della vita sociale della comunità, nel perenne ritorno di morte e rinascita.

    Quando l’antico popolo romano, radicato nel mos maiorum, incontrò i Celti, l’evidenza di una similitudine della festa del Samhain ricadde sui Lemuria, la festa delle anime dei morti protettori della famiglia (i Lari), il cui rito veniva celebrato a Roma dal pater familias per rievocare il fondatore dell’Urbe Romolo che lo aveva eseguito per placare lo spirito irato del fratello (ucciso) Remo. Ecco il perché dell’uso delle maschere, delle rivisitazioni e dei travestimenti per accaparrarsi l’energia di entità magiche e soprannaturali, che per analogia rimandano ai Celti e alle tradizioni dei popoli nativi, degli sciamani, dei gruppi Asatrù o ai costumi del folklore degli Haensele e Uberlingen, in uso ancora oggi a sul lago di Costanza tra Svizzera, Liechtenstein e Germania.

    Richiamato dal fascino non solo di kilt e cornamuse, per conoscere più da vicino Samhain e cultura celtica, tempo fa me ne andai sulle rive dell’Atlantico per assistere al Festival Interceltique di Lorient (in Bretagna, se scrivo Francia si offendono) per deviare poi sulle tracce di maghi, fate e folletti, nella suggestiva foresta di Broceliande dove si trova la “tomba” del druido Merlino e si dice che la bella Viviana custodisca gelosamente la spada di Excalibur. Ricordo paesi remoti, casette sperdute nel nulla, persone semplici, generose e genuine che ancora custodiscono il segreto inviolabile di una cultura millenaria, tra Menhir e Dolmen.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/201...celti/3947203/
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 01-11-17 alle 06:24
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    Predefinito Re: Magia e suggestioni nella notte di Ognissanti

    2 NOVEMBRE, GIORNO DEI MORTI


    Il culto dei morti è antichissimo e la data del 2 di novembre sembrerebbe riferirsi al periodo del grande Diluvio di cui parla la Genesi che, secondo il racconto, cadde nel "diciassettesimo giorno del secondo mese", che corrisponderebbe al nostro novembre. Secondo la tradizione, la Festa dei Morti nacque dunque in "onore" delle persone che Dio stesso aveva condannato, al fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Una storia ovviamente sospesa tra religione e leggenda ma, quale che sia stata la vera origine della festa del 2 novembre, certe sono le testimonianze storiche che attestano l'usanza di commemorare i morti già in civiltà antichissime, distanti tra loro per spazio e tempo. Dall'antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina è un proliferare di riti, dove il comune denominatore è quello di consolare le anime dei defunti, perché siano propizie ai vivi.

    Certamente origini e riti si ricollegano all'antica usanza del banchetto funebre, un tempo comune a tutti i popoli indo-europei. La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco in Europa. La celebrazione più importante del calendario celtico era infatti la "notte di Samhain", notte di tutti i morti e di tutte le anime, che si festeggiava tra il 31 ottobre e il 1° novembre. All'epoca dei primi cristiani, queste tradizioni erano ancora molto presenti e la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835, Papa Gregorio II spostò la festa di "Tutti i Santi" dal 13 maggio al 1° novembre, pensando, in questo modo, di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nel 998 Odilo, abate di Cluny, aggiungeva poi al calendario cristiano il 2 novembre come data per commemorare i defunti.

    Motivo ricorrente nella tradizione popolare è ancora la credenza che in questo giorno i cari scomparsi tornino a farci visita sulla terra. Il viaggio che li separa dal mondo dei vivi è lungo e faticoso. Nasce così, per ristorare i propri cari, la tradizione culinaria della Festa dei Morti che accomuna per significato e finalità tutte le regioni della penisola. Ciò dimostra che, se è vero che oggi il culto commemora i defunti attraverso il suffragio e la preghiera, altrettanto vero è che molte delle antiche usanze continuano a vivere nel comune intento di accogliere, confortare e placare le anime degli avi defunti. Gli odierni dolci dei morti simboleggiano dunque i doni che i defunti portano dal cielo e contemporaneamente l'offerta di ristoro dei vivi per il loro viaggio. Un modo per esorcizzare la paura dell'ignoto e della morte.




    William Adolphe Bouguereau - Il giorno dei morti (1859) - Musée des Beaux-Arts (Bordeaux)



    In alcune zone della Lombardia, la notte tra l'1 e il 2 novembre si suole mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti possano dissetarsi; in Friuli si lascia un lume acceso, un secchio d'acqua e un po' di pane, mentre nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti "Ossi da Morti". In Trentino le campane suonano per molte ore a chiamare le anime che si dice si radunino intorno alle case per spiare dalle finestre, mentre in Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i "bacilli" (fave secche) e i "balletti" (castagne bollite). In Piemonte e in Val D'Aosta le famiglie lasciano invece la tavola imbandita e si recano a far visita al cimitero, mentre nelle campagne cremonesi ci si alza presto la mattina e si rassettano subito i letti affinché le anime dei cari possano trovarvi riposo. In Umbria si producono invece tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti "Stinchetti dei Morti", che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più. In Abruzzo, oltre all'usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante sono le anime care, e i bimbi si mandano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti. Più a sud, in Sicilia, il 2 novembre è una festa particolarmente gioiosa, soprattutto per i bambini, cui vien fatto credere che se sono stati buoni e hanno pregato per le anime care, i morti torneranno a portar loro dei doni; quando i fanciulli sono poi a dormire, i genitori preparano i tradizionali "pupi di zuccaro" (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine. In Sardegna la mattina del 2 novembre i ragazzi si recano invece di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevono in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci, mentre la sera della vigilia anche qui si accendono i lumini e si lasciano la tavola apparecchiata e le credenze aperte.



 

 
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