Allo scoccare della mezzanotte tra l’ultimo di ottobre e il primo di novembre, la ruota gira verso quella che è la più attesa e forse anche temuta festa dell’ Anno Magico.
Samhain (pron. Souin) in gaelico irlandese o Samhuin (pron. Sov’en) i gaelico scozzese, o anche semplicemente Ognissanti, è il tassello che segna la fine dell’estate, la controparte oscura di Beltane, che ci porta verso la parte buia dell’anno, definendo l’inizio stagionale della stagione fredda.
Noto come antico capodanno celtico, oggi nasce il nuovo anno magico, così come il giorno nasce nelle prime e buie ore notturne, è bene quindi tener presente questa similitudine per celebrare al meglio questa, come le altre, feste iniziando al crepuscolo del giorno precedente.
Una giusta precisazione è considerare il momento tra i due giorni come un attimo a sé stante, un frammento di tempo fuori dal tempo, che non è né passato né futuro.
E questo pensiero che ci deve accompagnare durante tutta la celebrazione, ci servirà a comprendere l’importanza che Ognissanti riserva alle zone di confine.
Come detto in precedenza questo momento è sacro quanto pericoloso, non solo si passa da un giorno all’altro o da un mese all’altro, ma si attraversa dapprima una stagione e, non meno importante, un anno!
Ricordiamoci che ad Ognissanti la soglia tra il mondo fisico e quello spirituale e infero svanisce rendendo possibile qualsiasi tipo di attività.
Ed è bene tener presente questo, anche perché da qui fino al Solstizio d’Inverno inizia la cosiddetta “notte dell’anno”, la parte buia e introspettiva della nostra esistenza, il velo tra i mondi è chiuso ma resta ancora molto sottile durante questo periodo, in modo da rendere ancora possibili visite e scambi tra le diverse realtà.
Si celebra la morte, e su questo non c’è dubbio, ma non c’è niente di triste ne tanto meno alcunché di macabro.
È un momento di gioia, da vivere con felicità e respirare a pieni polmoni.
Le antiche tradizioni pagane ci hanno tramandato la ciclicità del momento, ogni cosa ha un inizio e una fine e dalla sua fine, altrove, nascerà qualcos’altro.
Noci e mele sono i frutti sacri di questo periodo, in quanto rappresentano l’ultimo raccolto dell’anno, un altro atto quindi, da celebrare.
Non a caso sono piante dagli straordinari poteri: si consiglia il ramo di nocciolo per l’utilizzo a bacchetta e la mela ricorre sin dalla preistoria come frutto legato alla Dea madre come alle sue divine figlie, non a caso ad essa sono legati molteplici poteri, molti dei quali anche discordanti tra di loro: vita e morte, amore e odio, etc.
Grande importanza è da dare al fuoco. Secondo le antiche usanze celtiche nel momento di passaggio tra i due giorni tutti i focolai domestici venivano spenti e tutti si radunavano sulle colline attorno a grandi falò che restavano spenti fino al momento successivo al passaggio degli spriti, attimi da trascorrere al buio con il giusto timore e rispetto, dopodichè i Drudi accendevano i sacri fuochi simbolo di rinascita e purificazione e si festeggiava sino all’alba.
Al termine dei festeggiamenti ciascuno avrebbe preso una fiaccola dal sacro falò per ravvivare il proprio focolaio domestico.
Altro uso dei fuochi di Samhain, era dedicato alla guida degli spiriti erranti nel buio che così avrebbero potuto ritrovare la via di casa.
La tradizione è sopravvissuta sino ai giorni nostri con la commerciale, ma divertentissima, festa di Halloween, che tra zucche intagliate con all’interno una candela, dolcetti e scherzetti e travestimenti, porta con se gli strascichi più evidenti delle tradizioni pagane.
Era infatti usanza per gli antichi mascherarsi e scambiarsi i ruoli in onore dei morti, fare scherzi clebrando il caos con il caos, offrendo dolci e frutti ai defunti per ingraziarsi i loro poteri.
Ma non solo l’anglosassone Halloween, anche Italia, Brasile e altre nazioni portano avanti le proprie radici pagane celebrando in un modo o nell’altro il culto dei morti.
La morte in passato non era temuta come adesso: era sempre dietro l’angolo ma era anche rispettata, come se fosse in qualche modo venerata.
Ma non solo di morte e vita che si inseguono fino a formare una spirale, Ognissanti è anche tempo di divinazione, d'altronde è il periodo dell’anno più indicato, periodo dove passato, presente e futuro si incontrano.
Possiamo anche rivolgere i nostri pensieri ai nostri cari defunti, i quali potranno risponderci, se lo vorranno, attraverso i sogni o attraverso altri piccoli segnali, personalmente sconsiglio di disturbare gli spiriti, anche se si vogliono delle risposte da tempo.
Meditiamo, anche in questo periodo, preparandoci all’anno che verrà, facciamo lavori manuali, intagliamo zucche, decoriamo l’altare, la casa, e chi può il giardino, ma senza tristezza, agiamo nel modo più spensierato possibile.
Viviamo la Natura che prosegue verso il suo sonno invernale, pronti ad accoglierla tra cinque o sei mesi, splendente e rigogliosa come sempre, e noi seguiremo il suo percorso.
È la festa della morte ma è anche periodo di rinascita, noi stessi dobbiamo rinascere, possiamo sbarazzarci delle cose vecchie, lasciando (anche simbolicamente) un testimone del gesto sul terreno, o anche abbandonare vecchie abitudini o aspetti della nostra esistenza che non sentiamo più nostri, semplicemente scrivendoli su un pezzo di carta da ridurre in cenere.
Ricordiamoci inoltre di lasciare del cibo agli spiriti erranti e di aiutarli nel loro ritorno a casa con la luce delle lanterne.
Lisert
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Dal sito Documento senza titolo