Chi ieri, 10 agosto 2004, ha aperto il sito del comune di Milano (www.comune.milano.it) ha trovato in bella evidenza il seguente importantissimo comunicato: "Quest'anno si ricorda il 60° anniversario dell'eccidio di piazzale Loreto che costò la vita a 15 partigiani uccisi dai fascisti. Il sindaco Gabriele Alberini sarà presente in piazzale Loreto alle 9,30 per le celebrazioni commemorative dei martiri". Era il 10 agosto 1944. Quindici antifascisti, uomini e donne rinchiusi a san Vittore, furono prelevati all'alba dal carcere, portati a piazzale Loreto e là abbattuti a colpi di mitragliatore da una masnada di brigate nere. Fu un vero e proprio assassinio a tradimento, senza preavviso, senza giustificazione. L'ordine fu dato da Theodor Saevecke. I corpi straziati dei giustiziati vennero poi lasciati esposti per l'intera giornata perché fossero di monito a tutta la città. I milanesi non dimenticarono"

Bellissimo questo "pistolotto resistenziale" peccato che il nutrito ufficio stampa del sindaco abbia dimenticato alcuni piccoli particolari. I tedeschi uccisi nell'attentato di viale Abruzzi (che poi diede origine alla rappresaglia) erano tutti furieri, e non forza combattente e stavano distribuendo gratuitamente generi alimentari alla popolazione. L'esplosione causò, oltre ai cinque tedeschi, la morte di nove civili (quattro morirono in ospedale alcune ore dopo) ed il grave ferimento di sedici civili tra donne e bambini. Di costoro non si parla nella commemorazione del Sr. Sindaco, anzi non se ne parla mai, non vi è neppure una piccola lapide a ricordarli all'angolo tra piazzale Loreto e viale Abruzzi.
Secondo la "vulgata" resistenziale l'orrore di un anno dopo fu una logica conseguenza del vile assassinio dei 15 eroici partigiani. Ma i civili? Quelli che colpe avevano per non essere mai ricordati? Il comunicato stampa del sindaco non si limita solamente a questa "piccola" dimenticanza, scorda anche che, secondo la legge di guerra messa in atto da tutte le Nazioni del mondo in quel periodo, dovevano essere fucilati 10 uomini per ogni soldato ucciso invece ne furono fucilato solo quindici anziché cinquanta. L'ufficio stampa del comune dimentica altresì che la popolazione del quartiere non accettò di buon grado la strage di chi gli portava vettovaglie, per di più gratis, e protestò energicamente anche perché tra i trucidati vi era un caporale tedesco molto benvoluto dagli abitanti della zona tanto che lo avevano soprannominato "el Carlun".

Dal comunicato scaturisce un odio che dopo sessant'anni le persone intelligenti avrebbero dovuto almeno sopire o raccontare giustamente ma pare che questo non avvenga nell'ufficio stampa del sindaco della casa delle libertà. Se qualche cittadino si aspettava almeno un poco di verità da parte del vice sindaco Riccardo Decorato è rimasto una volta in più deluso. Il vice segue le direttive del suo partito e del suo capo per cui vi sono morti di serie A e morti di serie B. Morti utili alla nascita della nuova An e morti da dimenticare perché troppo scomode, (non si deve offendere l'Italia nata dalla resistenza).

Se qualche lettore pensa che abbia esagerato si rilegga la frase diligentemente computata dall'ufficio stampa di palazzo Marino: "abbattuti a colpi di mitragliatore" Chiaro no? Non fucilati, abbattuti a colpi di mitragliatore (probabilmente con il calcio in testa) come d'uso tra le "masnade" dei biechi carnefici in camicia nera, quelli col fazzoletto rosso erano tutti "santi". Onore a TUTTI i caduti, di ogni parte e di ogni ideologia ma ridiamo dignità alla Storia Patria.

Pierluigi de Piccoli
X VIII MMIV PdPFG®

PS. Ritengo doveroso ricordare i nomi dei civili massacrati dal vile attentato di viale Abruzzi: Edoardo Zanin, Giuseppe Giudici, Primo Brioschi, Giuseppe Manicotti, una donna rimasta sconosciuta. Gianfranco Moro, Antonio Beltramini, Enrico Masnata, Antonio Brambilla morirono nelle ore successive in ospedale a causa delle gravi ferite riportate nell'esplosione. Vi furono inoltre sedici feriti gravi..

Fonte:www.legnostorto.com
11 agosto 2004