Riceviamo da Paolo Montesi

Libertà di parola per il Papa
Caro Josef - atto II -

"Non condivido ciò che dici, ma morirò affinché tu possa dirlo" (Voltaire)

- 17 gennaio 2008 - Come ben sa non condivido praticamente nulla della sua politica, non ripongo in lei fede ne tanto meno fiducia, non sopporto che attacchi Galileo, non accetto che detti le norme del mio Paese, non sono dalla sua parte né sui Pacs né tanto meno sulla 194.
Ma oggi devo lottare affinché lei possa parlare.
In questo concetto risiede forse uno dei cardini di quella cultura laica a cui mi sono sempre rifatto e, son convinto tutto ciò non faccia parte di coloro che l'aspettavano alla Sapienza.
Non credo che quella gente abbia nulla a che fare con noi laici. Sin da piccolo mi hanno insegnato che laico non significa anticlericale. Se essere laico significa non avere dogmi, allora perché dovremmo sempre e comunque essere anticlericali? Ci scontriamo contro la Chiesa perché molto spesso non condividiamo le sue posizioni, perché la ragione e non il dogma ci impone lo "scontro".
Se così non fosse non saremo nulla più che un gruppo di invasati, istruiti a pennello, che rinnegano i dogmi della Chiesa per quelli dello stato.
Leggo che alcune sue posizioni sono ritenute inaccettabili, perché troppo spesso s'intromette sulle questioni del nostro Stato o perché dieci anni fa ha tirato fuori qualche eresia su Galileo. Certo pure io condanno e non condivido queste posizioni, ma la mia battaglia va pure a vostro favore, la libertà di parola non è solo per gli amici, ma anche e soprattutto per i nemici.
Laico non è colui che ha una verità assoluta; clericale o meno che sia è una verità personale, che da tutti deve esser rispettata ma non condivisa.
Qualche mese fa Ahmadinejad fu invitato all'università di Boston, ripeto Ahmadinejad quello che tiranneggia su un Paese che alimenta metà del caos mediorientale, che impicca persone a giorni alterni, che vuole eliminare dalla cartina Israele e che riabilita con orgoglio l'olocausto.
Bene questo soggetto indipendentemente dalle sue posizioni, che mi trovano palesemente contrario, aveva comunque il diritto di parlare. Se non avessi voluto ascoltarlo non sarei stato di certo obbligato ad andarci.
Più che un programma politico il laico sostiene le regole che permettono di presentare ogni genere di programma.
Credo le sia chiaro non avesse a che fare con laici ma con qualche studente, troppo imbevuto di comunismo e sessantotto, accompagnato da 67 fra i 5.000 docenti che costituiscono il corpo insegnante della Sapienza.
Mi chiedo come sia possibile che nel momento in cui si torna a discutere la 194 vi sia qualcuno che le offra sul piatto d'argento la possibilità di screditare con ragione i suoi avversari.
Ora per giorni dovremmo sorbirci la patetica scenata di un gigante che si medica per le ferite inflittegli da qualche lillipuziano. Ora che potrà far la parte dell'agnello sacrificale lasciando a noi la parte del lupo cattivo e antidemocratico credo sarà ancor più difficile promuovere le nostre battaglie di civiltà e, per ciò ringrazio i collettivi comunisti della Sapienza per il grande aiuto culturale, ma sopratutto politico che la loro azione ha offerto a noi laici.
Per concludere, Santo Padre, lei oggi ha vinto una battaglia, ma ricordi che la guerra è ancora lunga.


Michele Bertaccini - Federazione Giovanile Repubblicana - Romagna - http://www.fgr-fc.it/Home.htm