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  1. #11
    Nosce te ipsum
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    Da profano, direi che si possa affermare che si può diminuire il costo del lavoro anche senza abbassare gli stipendi, ma anche soltanto diminuendo le ferie, o lavorando un'ora in più al giorno.
    Anzi, si potrebbe anche alzare lievemente lo stipendio in questi casi.
    Certo che bisogna considerare anche la disoccupazione.
    Per me, posso affermare che (nonostante sia uno studente e quindi ho scarse esperienze lavorative) non mi è mai interessato quanto lavoro, ma solo quanto ci avrei guadagnato.
    Anche all'università, non mi interessa quanto devo studiare un esame, ma quanto bene lo posso preparare. E credo che con la mia età ho più necessità di svaghi che un quarantenne.
    Mah.
    discorsi vani o quasi.
    NOn siamo mica giapponesi noi.
    Ahi, serva Italia, di dolore ostello,
    nave senza nocchiere in gran tempesta,
    non donna di provincie, ma bordello. (Dante Alighieri Purgatorio, canto VI.).

  2. #12
    x il Socialismo Mondiale
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    In Origine Postato da Amati75
    Non sembra...
    Mai fidarsi delle apparenze!

  3. #13
    email non funzionante
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    In Origine Postato da Amati75
    Si, e v'hanno provato sia in Francia che in Germania, difatti ora poco a poco le 35 ore stanno svanendo.

    Se un "Comunista" t' indica una via per l'economia, prendine un' altra.
    Sostenere che la riduzione dell'orario di lavoro sia una prassi comunista richiede una capacità di negazione dell'evidenza, che solo un liberista filocapitalista può ospitare.

    La riduzione dell'orario di lavoro è (stata per 40 secoli almeno) una costante dello sviluppo umano. Consegue al perfezionamento delle tecniche ed all'aumento di produttività oraria individuale.

    I primi sapiens-sapiens, raccoglitori e cacciatori, devono cercare cibo in ogni momento della vita. I pastori-alllevatori debbono accudire il loro bestiame solo per alcune ore al giorno (Ma tutti i giorni - come bensa chi possiede un cavallo, deve essere strigliato e dissetato anche il giorno di Natale).
    Gli agricoltori possono permettersi il riposo settimanale (perchè la resa in caloriealimentari/ettaro è enormemente superiore alla pastorizia).

    Solo il deliriro capitalista riesce ad invertire qusta tendenza, agli albori dell'industrialismo. Il Labour Act del 1833 fissa la durata massima della settimana lavorativa a 69 ore .

    Ma poi la produttività nell'industria aumenta e ciò naturalmente riduce l'orario di lavoro. Ad opera dei vituperati comunisti, dici ?

    La prima Nazione ad introdurre il limite massimo delle 8 ore al giorno è (RDL 692/23) nel Marzo del 1923, l'Italia, guidata da pochi mesi dal noto Benito Mussolini (comunista ?) . Nel 1927, con la Carta del Lavoro, il Mussolini (comunista) introduce il concetto di lavoro straordinario con maggiorazione retributiva ed il limite massimo dell'orario lavorativo è posto su base settimanale (48 ore).

    Pochi anni dopo nel 1955, caduto il Fascismo, sono ancora il comunista Scelba ed il bolscevico Antonio Segni a sancire la limitazione dell'orario massimo a 44 ore (multimodulabili, con rinvio alla contrattazione collettiva).

    La belva rossa colpisce ancora nel 1995 (governo Dini) : con la L. 549/95 l'orario massimo è fissato in 40 ore (ciò che peraltro era oramai da tempo già acquisito in quasi tutti i contratti collettivi).

    A questo punto Bertinotti recepisce la necessità di dare ulteriore impulso a questo costante sviluppo umano e propone di applicare anche in Italia le 35 ore a parità di salario. La proposta in teoria sarebbe sacrosanta, nella concretezza ha un errore concettuale : addebita al sistema delle imprese il costo della riduzione di orario.
    In realtà l'aumento della produttività per addetto - che unico può consentire l'ulteriore riduzione di orario lavorativo - è reso possibile solo dalla maggiore automazione, che in un sistema capitalistico richiede investimenti non di imprenditorialità, bensì
    di capitale finanziario.

    E dunque a questo, non all'impresa, che andrebbe addebitato il costo della sacrosanta e necessaria riduzione di orario.

    Il capitalismo egemone invece è riuscito ad impedire la prosecuzione della naturale riduzione di orario (che era stata una costante delle sviluppo umano plurimillenario. Nella sua capacità di bloccare lo sviluppo umano, il capitalismo è effettivamente impareggiabile ; talchè ben merita la definizione di "peggior possibile sistema economico") . Anzi, sta riuscendo ad invertirre la naturale tendenza - come rammentgava Amati circa le folle riduzioni di orario tedesche della Soemens e della Opel.

    Naturalmente, il capitalismo con tale spasmodica assurdità accelera il proprio exitus , poichè è chiaro che l'aumento dell'orario di lavoro si traduce :

    - in un calo di produttività ; ovvero
    - in un aumento di produzione (che, non seguita dalla domanda, fa calare il prezzo e quindi ancora la produttività) ; ovvero
    - in una riduzione del numero di addetti (in Germania o in altra parte del mondo).

    La riduzione globale degli occupati e dei salari pro capite deprime i consumi, sì da imporre un nuovo aumento competitivo di orario di lavoro ; perseguendo il ripristino della schiavitù, ma ottenendo invece il cortocircuito finanziario del sistema.

  4. #14
    Viva la piadina!!!
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    In Origine Postato da Antonello
    Non è che non siano sufficienti le 35 ore. E' che il costo del lavoro nei paesi occidentali è di gran lunga superiore a quello di paesi quali cina, taiwan, paesi dell'est europeo et similaria. Più che aumentare le ore di lavoro sembrerebbe quindi necessario ridurne il costo......
    Spero che la faccina che beve non sia una costante anche al di fuori del forum....

    Se si aumentano le ore di lavoro, diminuisce il costo per unita' di prodotto, finvche il profttio marginale ce lo permette.
    Inoltre e' la teoria base dell' economia (Smith), un paese ha dei vnataggi comparativi, quindi e' inutile competere contro un paese che in un area ha un vantaggio comparativo maggiore del nostro, ergo e' inutile competere nella fascia della Cina et similia.

  5. #15
    Viva la piadina!!!
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    In Origine Postato da Decima Regio
    Sostenere che la riduzione dell'orario di lavoro sia una prassi comunista richiede una capacità di negazione dell'evidenza, che solo un liberista filocapitalista può ospitare.

    La riduzione dell'orario di lavoro è (stata per 40 secoli almeno) una costante dello sviluppo umano. Consegue al perfezionamento delle tecniche ed all'aumento di produttività oraria individuale.

    I primi sapiens-sapiens, raccoglitori e cacciatori, devono cercare cibo in ogni momento della vita. I pastori-alllevatori debbono accudire il loro bestiame solo per alcune ore al giorno (Ma tutti i giorni - come bensa chi possiede un cavallo, deve essere strigliato e dissetato anche il giorno di Natale).
    Gli agricoltori possono permettersi il riposo settimanale (perchè la resa in caloriealimentari/ettaro è enormemente superiore alla pastorizia).

    Solo il deliriro capitalista riesce ad invertire qusta tendenza, agli albori dell'industrialismo. Il Labour Act del 1833 fissa la durata massima della settimana lavorativa a 69 ore .

    Ma poi la produttività nell'industria aumenta e ciò naturalmente riduce l'orario di lavoro. Ad opera dei vituperati comunisti, dici ?

    La prima Nazione ad introdurre il limite massimo delle 8 ore al giorno è (RDL 692/23) nel Marzo del 1923, l'Italia, guidata da pochi mesi dal noto Benito Mussolini (comunista ?) . Nel 1927, con la Carta del Lavoro, il Mussolini (comunista) introduce il concetto di lavoro straordinario con maggiorazione retributiva ed il limite massimo dell'orario lavorativo è posto su base settimanale (48 ore).

    Pochi anni dopo nel 1955, caduto il Fascismo, sono ancora il comunista Scelba ed il bolscevico Antonio Segni a sancire la limitazione dell'orario massimo a 44 ore (multimodulabili, con rinvio alla contrattazione collettiva).

    La belva rossa colpisce ancora nel 1995 (governo Dini) : con la L. 549/95 l'orario massimo è fissato in 40 ore (ciò che peraltro era oramai da tempo già acquisito in quasi tutti i contratti collettivi).

    A questo punto Bertinotti recepisce la necessità di dare ulteriore impulso a questo costante sviluppo umano e propone di applicare anche in Italia le 35 ore a parità di salario. La proposta in teoria sarebbe sacrosanta, nella concretezza ha un errore concettuale : addebita al sistema delle imprese il costo della riduzione di orario.
    In realtà l'aumento della produttività per addetto - che unico può consentire l'ulteriore riduzione di orario lavorativo - è reso possibile solo dalla maggiore automazione, che in un sistema capitalistico richiede investimenti non di imprenditorialità, bensì
    di capitale finanziario.

    E dunque a questo, non all'impresa, che andrebbe addebitato il costo della sacrosanta e necessaria riduzione di orario.

    Il capitalismo egemone invece è riuscito ad impedire la prosecuzione della naturale riduzione di orario (che era stata una costante delle sviluppo umano plurimillenario. Nella sua capacità di bloccare lo sviluppo umano, il capitalismo è effettivamente impareggiabile ; talchè ben merita la definizione di "peggior possibile sistema economico") . Anzi, sta riuscendo ad invertirre la naturale tendenza - come rammentgava Amati circa le folle riduzioni di orario tedesche della Soemens e della Opel.

    Naturalmente, il capitalismo con tale spasmodica assurdità accelera il proprio exitus , poichè è chiaro che l'aumento dell'orario di lavoro si traduce :

    - in un calo di produttività ; ovvero
    - in un aumento di produzione (che, non seguita dalla domanda, fa calare il prezzo e quindi ancora la produttività) ; ovvero
    - in una riduzione del numero di addetti (in Germania o in altra parte del mondo).

    La riduzione globale degli occupati e dei salari pro capite deprime i consumi, sì da imporre un nuovo aumento competitivo di orario di lavoro ; perseguendo il ripristino della schiavitù, ma ottenendo invece il cortocircuito finanziario del sistema.
    M i spiace ch3 abbai dovuto fare molto bal bla bla per dire cosae ovvie e che, mi spiace non vanno per nula ocntro quello da me sostentuo.

    Difatti come detto da lei, e da me antecedentemente, oggi produciamo di piu' e la produttivita' aumenta grazie alla tecnologia, e' pero' "comunista" fare il paso piu' lungo della gamba, dato che e' evidente che anche con le tecnologie attuali, non possiamo competere lavorando meno di 40 ore settimanali, ovvero pur con la costante che l'orario di lavoro diminuisce, resta il fatto che imporrre per legge un livello lavorativo che e' al di fuori delle reali capacita' del sistema e' una cavolata abnorme, difatti sia Francia che Germania si vedono costrette poco a poco a modificarlo al rialzo, e diminuire e' facile, aumentare meno.

  6. #16
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    Vorrei solo per esempio prendere il costo del lavoro e la retribuzione presso i centri di assistenza delle case automobilistiche.

    Per fare un tagliando occorre prenotare con giorni in anticipo e ciò significa che nessun meccanico rimane senza lavoro. Ebbene nelle fatture appaiono cosi costi della mano d’opera di 30/50 euro l’ora più iva.Costo dei materiali esclusi
    Moltiplicando per le 40 ora attuali e perle 4 settimane si giunge ad un ricavo sulla mano d’opera di 4800/8000 euro considerando che il ragazzetto che ha svolto il lavoro guadagna al massimo 1200/1500 euro al mese anche raddoppiando il suo stipendio tenendo conto di tasse contributi e spese varie arriviamo ad un costo della mano d’opera di 2400/3000 euro mettiamo che il costo di mantenimento dell’officina sia di un ulteriore mensilità netta arriviamo ad un ulteriore 3600/4500 euro arriviamo ad un guadagno per il titolare di 1200/3500 a dipendente.

    Questo un tempo lo si chiamava plus valore.

    Sono i valori attuali tenendo conto degli stipendi reali e di 160 ore (molto inferiori a quelle effettive medie mensili) di guadagno per l’azienda.

    Insomma se dei dipendenti devono portare la propria auto a fare un tagliando devono pagare dei costi di 30/50 euro l’ora a fronte di una retribuzione di 10/15 euro.

    Credo sia palese che c’è qualcosa che in tutto questo regge poco.

    Saluti

  7. #17
    Viva la piadina!!!
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    In Origine Postato da Antonello
    Ciò che dici è vero. In questo caso, però, mi sembra che quello che beve sia proprio tu, che vai cianciando "lavorare di più per lavorare tutti".

    Se aumentano le ore di lavoro degli occupati, come fanno i disoccupati a lavorare?
    Vedi... se quello che tu dici avesse una base, la disoccupazione di USA e GIappone sarebbe maggiore di quella Europea... cosi non e'.
    Poi, se si abassa il costo per unita' di prodotto, il prodotto costa meno, si aumenta il potenziale bacino di compratori, , quindi maggiori vendite, necessita' di maggiore produttivita', ch enon puo' sempre essere soperita ocnla tecnologia, ergo s'inizia ad assumere personale.

    Ma senza andare a spiegare tutto cio' (anche superficialmente), le 35 ore di Francia e Germania sono fallite e stanno cambiando, USA e Giappone hanno una disoccupazione minore della nostra, questi sono fatti.

  8. #18
    Viva la piadina!!!
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    In Origine Postato da il Pasquino
    Vorrei solo per esempio prendere il costo del lavoro e la retribuzione presso i centri di assistenza delle case automobilistiche.

    Per fare un tagliando occorre prenotare con giorni in anticipo e ciò significa che nessun meccanico rimane senza lavoro. Ebbene nelle fatture appaiono cosi costi della mano d’opera di 30/50 euro l’ora più iva.Costo dei materiali esclusi
    Moltiplicando per le 40 ora attuali e perle 4 settimane si giunge ad un ricavo sulla mano d’opera di 4800/8000 euro considerando che il ragazzetto che ha svolto il lavoro guadagna al massimo 1200/1500 euro al mese anche raddoppiando il suo stipendio tenendo conto di tasse contributi e spese varie arriviamo ad un costo della mano d’opera di 2400/3000 euro mettiamo che il costo di mantenimento dell’officina sia di un ulteriore mensilità netta arriviamo ad un ulteriore 3600/4500 euro arriviamo ad un guadagno per il titolare di 1200/3500 a dipendente.

    Questo un tempo lo si chiamava plus valore.

    Sono i valori attuali tenendo conto degli stipendi reali e di 160 ore (molto inferiori a quelle effettive medie mensili) di guadagno per l’azienda.

    Insomma se dei dipendenti devono portare la propria auto a fare un tagliando devono pagare dei costi di 30/50 euro l’ora a fronte di una retribuzione di 10/15 euro.

    Credo sia palese che c’è qualcosa che in tutto questo regge poco.

    Saluti
    Si chiama profitto, e senza profitto quelli non avrebbero il lavoro.... mi sembrava qualcosa di palesemente logico o no?

  9. #19
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    In Origine Postato da Amati75
    M i spiace ch3 abbai dovuto fare molto bal bla bla per dire cosae ovvie e che, mi spiace non vanno per nula ocntro quello da me sostentuo.

    Difatti come detto da lei, e da me antecedentemente, oggi produciamo di piu' e la produttivita' aumenta grazie alla tecnologia, e' pero' "comunista" fare il paso piu' lungo della gamba, dato che e' evidente che anche con le tecnologie attuali, non possiamo competere lavorando meno di 40 ore settimanali, ovvero pur con la costante che l'orario di lavoro diminuisce, resta il fatto che imporrre per legge un livello lavorativo che e' al di fuori delle reali capacita' del sistema e' una cavolata abnorme, difatti sia Francia che Germania si vedono costrette poco a poco a modificarlo al rialzo, e diminuire e' facile, aumentare meno.
    La domanda che ci si pone è: "E' sufficiente lavorare 40 ore la settimana per essere competitivi?"

    Credo che tutti concorderanno che la risposta è sicuramente NO!

    Lo si è solo un po' più, ma in ogni caso il nostro costo del lavoro sarà sempre troppo alto rispetto a quello di quei paesi emergenti.

    Anche perchè il costo della vita nei nostri paesi è molto più alto.

    Costo della vita spesso determinato da tariffe troppo alte per le prestazioni di chi può determinarli in assenza di concorrenza grazie a cartelli che impongono e determinano i propri costi.

    Troppo spesso non sono le tasse ed il debito pubblico a determinare il costo della vita ma i prezzi di chi si propone tenori di vita elevati, superiori a quelli, magari, dei loro colleghi di altri paesi.

    Saluti

  10. #20
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    In Origine Postato da Amati75
    Si chiama profitto, e senza profitto quelli non avrebbero il lavoro.... mi sembrava qualcosa di palesemente logico o no?
    Troppo spesso il profitto che qualcuno pretende è eccessivo e spropozionato.

    Un libero mercato dovrebbe calmierare questi atteggiamenti ma non si capisce perchè in questo paese dove il mercato apparentemente è libero si creino cartelli alleanze ed associazioni atte a tenere prezzi e tariffe molte volte superiori a quelli del resto del mondo ed assolutamente stratosferici rispetto agli stipendi.

    Saluti

 

 
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