Alitalia: "produce" solo perdite il 90% dei voli intercontinentali
Trattativa in salita, l'azienda chiede il trasferimento a Milano di 500 assistenti
Roma Alla vigilia del giorno della verità (domani pomeriggio i vertici della società scopriranno tutte le carte su sacrifici da fare per salvare Alitalia), i sindacati fiutano aria di tempesta e lanciano pesanti avvertimenti.
«Raccogliamo voci che indicano un piano industriale tutto centrato sui tagli, difficilmente gestibili, all'occupazione - ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani - Non mi sembra una buona base di partenza». Ancora più esplicito Savino Pezzotta per il quale «c'è più il tentativo di liberarsi delle proprie responsabilità che chiedere agli altri di assumersele».
Il riferimento del leader della Cisl è al governo accusato di non aver ancora chiarito quale ruolo intende svolgere per il futuro dell'azienda. «Non ho ancora capito se Berlusconi vuole salvare Alitalia oppure no - ha detto - E' inutile che tentino di scaricare il problema su di noi perché questo rovesciamento delle responsabilitàè sbagliato. Il sindacato vuole salvare l'Alitalia e vuole tutelare i lavoratori perchéè il suo mestiere. Voglio, però, sapere cosa fa il governo, in quanto azionista il primo a doversi impegnare per salvare una azienda che è un patrimonio del paese, come intende agire per la tutela della realtà aziendale nel suo complesso».
Insomma, l'impressione dei sindacati è che alla fine tutto si riduca a licenziare dipendenti per alleggerire i conti senza aver preparato un pacchetto di misure per il rilancio della compagnia, con il risultato di arrivare unicamente ad una svendita della società a privati. Anche per questo viene guardata con sempre maggiore sospetto l'ipotesi della divisione delle attività in due tronconi, Az volo e Az servizi, quest'ultima gestita da altre realtà societarie.
Di certo, i comportamenti dell'azienda in queste ultime ore non contribuiscono a rasserenare il clima. Ieri, in un documento sul risultato operativo della rete intercontinentale, si legge che il 90% delle rotte di lungo raggio operate da Alitalia non produce un euro di guadagno. Nel 2003 il bilancio stato negativo per 84 milioni di euro, nel 2002 di 62 milioni, nel 2001 addirittura di 192 milioni di euro. Non solo: «il dato è destinato a rimanere negativo anche portando la media dei posti occupati sugli aeromobili oltre il 90%», un livello peraltro mai raggiunto da Alitalia. Questo significa che «non ha senso l'apertura di nuove rotte», come invece sollecitano i sindacati quale segnale di una volontà di sviluppo e rilancio.
E un altro segnale negativo i sindacati lo hanno colto al tavolo per il contratto degli assistenti di volo che, al pari di quello per i piloti, è stato rinviato alla prossima settimana, sempre che il vertice clou di domani non conduca ad una clamorosa rottura.
«Ancora una volta - ha detto Mauro Rossi (Filt-Cgil) - emerge che la delegazione aziendale non sta cercando di arrivare a una soluzione condivisa ma segue pedissequamente il proprio compito di fabbricare un dato finanziario puro che giustifichi un certo numero di esuberi al di là di ogni logica industriale e produttiva. Su questa strada non si arriverà a nulla».
Ieri, le parti hanno affrontato i temi dell'assenteismo, del trasferimento di almeno 500 assistenti alla base di Milano, dei possibili esuberi. E sui dati delle assenze è nato un forte dissenso. L'azienda parla di un assenteismo pari al 10,8% ma i sindacati hanno contestato la classificazione dell'assenteismo visto che, a loro avviso, non si può includere in una sola categoria le assenze per malattia, maternità, permessi sindacali, permessi universitari e altri permessi previsti dalla legge.
Divergenze anche sui risparmi prodotti dall'accordo del 22 maggio sulle misure straordinarie di recupero della produttività degli assistenti di volo: 8 milioni di euro per l'azienda, 12 per i sindacati.
da "Il Secolo XIX"
CIAO
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