Riporto da DAGOSPIA.
L’OCCHIO DI OLGHINA – FILI-BUSTO DI SAVOIA CONTESTATO: “NON È IL PRINCIPE DI VENEZIA!”- HA INVENTATO UN “GALÀ” - CON COTILLON? - ED ORA LO ASSOCIA ALLE TRAGEDIE DEL MONDO…
Olghina di Robilant per Dagospia
Forza veneziani e “venetisti”! Campeggia l’annuncio sui quotidiani veneti che Emanuele Filiberto questa sera a Palazzo Bragadin verrà contestato. Secondo alcuni ci saranno due gruppi: il “Congresso veneto” e la “Milizia veneta”, ma se l’anima dei veneziani ribolle davvero ve ne saranno di più, diversi e molto ben motivati.
“Non è il principe di Venezia!” tuonano. Hanno ragione, non lo é. Mi spiace lo abbiano detto a voce alta solo adesso. Meglio tardi che mai.
“A Venezia i principi erano soltanto i dogi!” strillano. “Il titolo appartiene da sempre ai soli patrizi veneziani designati alla carica dogale!” Aggiungo io che ai Dogi, essendo Dogi, non serviva davvero il titolo principesco. Erano sovrani della città e questo bastava e sovrastava qualsiasi ambizione nobiliare. A Venezia le grandi famiglie erano designate semplicemente quali patrizi o nobili della Serenissima.
Il titolo di “Principe di Venezia”, farsesco e quasi derisorio, nato probabilmente da una battuta di Umberto II al battesimo del nipote, andava cestinato – immediatamente - da quei Savoia se avessero avuto anche solo un briciolo di cultura, senso del grottesco ed autostima. Non ne hanno. La loro sfacciataggine non ha limiti. Leggo infatti che questo giovanotto non solo ha avuto la triste idea di scegliere l’8 Settembre come data per la sua ‘festa’ e premiazione per un qualche museo di Mosca, oggi ha avuto la spudoratezza di aggiungere alle motivazioni della serata un “omaggio alle vittime dell’Ossezia con la fondazione di una cineteca in Ossezia”!
Quanto opportunismo è tollerabile da parte di queste persone? Filiberto vi aggiungerà anche un “omaggio alle pacifiste italiane rapite in Iraq?”. Perché no? Tra tre giorni potrebbe correre a New York per inventarsi un “galà” in omaggio alle Torri Gemelle, ma dubito che gli americani si lascerebbero irretire, lo riempirebbero di contumacie e forse di botte. Non conosce il senso del pudore e della decenza questo Savoia. L’immane tragedia che ha sconvolto il mondo non va citata e tanto meno allegata a qualsivoglia festeggiamento.
Oggi le centinaia di bambini morti possono ricevere solo lacrime, cordoglio, e preghiere, possibilmente silenziose. Se qualcuno vuole aiutare quelle famiglie la cui disgrazia non trova aggettivi adeguati, al massimo può mettersi le mani in tasca, la propria tasca e non quelle altrui sia chiaro, svuotarla e correre sul luogo, possibilmente a volto coperto per non farsi riconoscere, ed elargire ogni suo avere e la propria anima per soccorrere.
Soccorso che è comunque una goccia nel mare (una cineteca, anche se piena di film di Walt Disney non è esattamente quanto serve al momento caro signor Filibusto o berto che sia..). Ma ‘usare’ la notizia per inserirla in un programma festivo significa raggiungere il fondo della meschineria. Il senso di nausea prosciuga le lacrime che mi giungono al solo accendere la televisione anche troppo ricolma di questo notiziario spaventoso.
Ma ecco aggiungersi vergogna alla vergogna. Il “Gazzettino”, che sforna ‘strassi’ di sua scelta ai veneziani da mezzo secolo, si concede un paginone di sviolinate dedicate a quel Savoia ed alla novità annessa all’Ossezia. Mi viene in mente il grido veneziano degli straccivendoli “Chi ga strassi toca bessii!” (a chi ha stracci toccan soldi). E’ così questo triste scambio, sia per i savoiardi che per chi li osanna indebitamente. O chi si inchina quando non dovrebbe.
Dunque anche il quotidiano, a suo tempo veneziano ed oggi con redazione a Mestre, di orchestrali dell’entroterra alla conquista della laguna (ne so qualcosa avendoci scritto ed avendovi subito il più aggressivo ‘mobbing’ della sua storia proprio per la mia nascita aristo-veneziana che i redattori non sapevano digerire…provino a dire il contrario! ) si aggiunge a quel codazzo di pochi affamati di notorietà che si riempiono la bocca con “Il principe di Venezia”.
La ritengo un’indecenza e con me tantissimi veneziani che mi telefonano indignati. Al mio ‘occhio’ e la mia voce viene offerto solo questo spazio. Spero che domani altri spazi più ampi ristabiliscono misure e dignità. Venezia non merita davvero questo piombo che, diversamente dai ‘Piombi’ di Palazzo Ducale, non imprigiona i rei ma affonda la città nelle alghe come il cemento infiltrato a suo tempo sotto i palazzi di Canal Grande dai più stupidi ingegneri del Comune..
Le parole opportunistiche adoperate dal Filiberto non vanno accettate o digerite. Ha inventato un “galà” - con cotillon? - ed ora lo associa alle cronache ed alle tragedie del mondo. Vorrei vederlo incedere lungo il ‘Ponte dei Sospiri’, come accadeva a suo tempo per quelli come lui, con l’obbligo a vita di leggere e responsabilizzarsi incatenato in quelle prigioni.
Nessuna tolleranza per chi si permette di adoperare la morte di trecento bambini. Sono furiosa. Più della Fallaci. Via! Andate via, tornate in Svizzera per favore, sparite. Non so cos’altro dire.
Dagospia 08 Settembre 2004
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Fioldoncan, cosa che me toca lexare!
Pinsipe de Venesia... ... Xe mejio che te torni in Svisara prima che te mande in mona de to mare.