Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito Mario Monti difende l'euro e il rigore, e quindi si schiera col centrosinistra.

    Corriere 7.9.04

    Il commissario Ue alla festa dell’Unità: parlo da esterno. Ma per il futuro non escludo nulla


    Monti, un ruolo in politica? Pressing di D’Alema



    DAL NOSTRO INVIATO
    GENOVA - «La politica oggi deve giocare sul terreno della trasparenza. Senza scaricare sulle generazioni future gli oneri di scelte non compiute». Debutta tra gli applausi Mario Monti. Ma gli applausi non lo distraggono. E nella sala gremita, davanti al popolo della Festa nazionale dell’Unità, a fianco di Massimo D’Alema, si preoccupa di puntualizzare: «Io (della politica) ne parlo da esterno». È consapevole, il commissario europeo alla concorrenza, che mentre si prepara a lasciare Bruxelles, le attese della politica nazionale nei suoi confronti sono tante. È bastato che al meeting di Rimini pronunciasse una mezza frase («Io in politica? Per il futuro non escludo niente») per scatenare la ridda delle voci e delle indiscrezioni. Tutti sanno che non sarà facile far scendere in campo il professore, ma in tanti sono lì a tirargli la giacca.
    L’appuntamento di Genova era previsto e atteso. Il presidente dei Ds, a passeggio tra gli stand della fiera dove quest’anno si tiene la kermesse del partito, si è già preoccupato di rintuzzare l’insistenza dei cronisti con l’abituale franchezza: «Reclutamento? Non parlerei certo così. Sarebbe una grossa stupidaggine. Mario Monti è un interlocutore importante. Ho un rapporto con lui di grande rispetto. Sulle scelte che farà dopo l’Europa chiedete a lui...». Poi, certo, ricorda che è stato il suo governo a confermare, per il secondo mandato, il commissario europeo a Bruxelles: «L’ho nominato io, nel ’99, era anche un momento difficile con la raccolta di firme per la Bonino...». Ma è lo stesso Monti ad avviare il dibattito sul «futuro dell’Italia nella nuova Europa» ricordando che 10 anni fa l’allora rettore della Bocconi fu chiamato da Silvio Berlusconi a rappresentare il Paese nella Commissione guidata da Santer come commissario per il mercato interno.
    Poi venne la conferma da parte di Romano Prodi e D’Alema. E comunque questo grand commis , questa Riserve de la Republique , piace al popolo dei Ds che lo applaude anche quando parla del rigore nei conti e difende l’Europa «alla quale mi sono appassionato» e che «lascio malvolentieri: ma questo fa parte delle vicende umane». Parla di rigore e scatta sulla politica, Monti. Soprattutto per contrastare il rumore di fondo di questi ultimi anni: «Le regole dell’Europa comprimono la libertà della politica? Soltanto nel senso che tolgono di mezzo le bugie con le quali i governi - di ogni colore - hanno preso in giro i cittadini», rinviando le decisioni, alimentando la «fabbrica dell’inflazione» e del debito, e scaricando gli oneri delle mancate scelte sulle generazioni future. «Era questa - insiste Monti - la libertà della politica che volevamo tutelare? Io credo di no. Io credo che l’Europa e l’euro hanno ristabilito il giusto primato della politica. Sono stati un fatto etico», un fatto al quale non si può e si deve rinunciare.
    È un’impostazione che il presidente Ds mostra di condividere: «Il processo di integrazione è stata una formidabile opportunità per il nostro Paese», dice D’Alema che annuisce, «sì l’Europa è il nostro fondamento etico». Ma non basta. È ancora Monti a dire cosa vuol dire in concreto: «Perché io preferisco un’Europa che nei contenuti della sua costituzione e delle sue politiche dia spazio all’equità sociale e garantisca un futuro alle giovani generazioni anche se magari dimentica le proprie radici cristiane». No non sarà facile tirare ancora per la giacca Mario Monti, attentissimo a non cadere nelle trappole della politica.
    Monti che chiude il cerchio, pungolato in conclusione del dibattito da Marcello Sorgi, spiegando che «io in politica ci sono già da dieci anni. E sarò un uomo felice quando in Italia si capirà che politica è anche il concorso alla gestione della cosa pubblica. E a Rimini «ho detto una cosa banale» perché l’esperienza europea è stata una grande pagina politica. E, comunque, per il futuro, «non escludo nulla». Poi sorride quando D’Alema non rinuncia all’ultima battuta: «Questo Paese ha sofferto molto per politici che si dichiaravano tecnici. Mi fa piacere che Monti abbia rivendicato la sua esperienza politica». Quindi scatta l’invito dell’ex premier «a mettere a disposizione del Paese la sua esperienza. Prodi non avrebbe difficoltà a nominarlo ministro».

    Sarò un uomo felice quando in Italia si capirà che politica è anche il concorso alla gestione della cosa pubblica
    Carlo Cinelli

  2. #2
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    Mica male!

  3. #3
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    E' l'ennesimo "capolavoro" politico di Berlusconi, capace di regalare al centrosinistra anche il più abbottonato ed equidistante dei nostri economisti.
    Immaginavo che sarebbe stata solo questione di tempo. E che come minimo, gli si offra il ministero dell'Economia.

  4. #4
    brescianofobo
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    Tra l'altro sul Corriere di ieri c'era scritto che anche Tremonti sta facendo il filo al Professore.

    L'ha abbordato al bar di Cernobbio e l'ha persino chiamato "Presidente".


  5. #5
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    Sì, chissà perchè, poi...

  6. #6
    brescianofobo
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    Predefinito Una scheda su Mario Monti (dal Mattino 06-07-04)

    Originally posted by nuvolarossa 06-07-04
    LA SVOLTA NELL’ECONOMIA

    Allievo di La Malfa e Spadolini, ha costruito la sua credibilità nel segno del rigore - Piace al centrosinistra, ma su fisco e pensioni non è distante da Berlusconi

    ANTONIO GALDO

    I segreti del dicastero del Tesoro, oggi dell’Economia, li conosce bene: già nella metà degli anni Settanta il giovane professore Mario Monti scriveva appunti e relazioni indirizzate a Ugo La Malfa, il ministro del rigore. E per quanto non sia mai stato iscritto a un partito, ma sempre assegnato dalle schede biografiche alla riserva indiana dei supertecnici, Monti ha un profilo politico che lo avvicina molto ai codici genetici del vecchio mondo repubblicano.
    La sua carriera universitaria inizia e finisce alla Bocconi, il regno di Giovanni Spadolini. Qui Monti si è laureato in Economia a ventidue anni (è nato a Varese il 19 marzo del 1943), ha fatto l’assistente fino alla conquista dello status di professore ordinario all’università di Trento, il titolare della cattedra di Economia e Politica, il direttore di istituto, e infine, il rettore e il presidente, proprio in sostituzione di Spadolini.
    Negli stessi anni Monti si è insiediato nel cuore dell’establishment finanziario ed è diventato editorialista del Corriere della Sera e consigliere di amministrazione di alcuni colossi dell’economia nazionale, come la Fiat, le Generali e la Comit, dove è stato vicepresidente dal 1988 al 1990.
    La svolta arriva nel 1995. Delle due poltrone che spettano all’Italia nella Commissione europea guidata da Jacques Santer, una è assegnata a Monti: un chiaro segnale distensivo di Berlusconi nei confronti di quei poteri forti che guardano il capo del governo, con il suo partito di Forza Italia, come un marziano, tanto da prenderne nettamente le distanze. A Bruxelles Monti arriva con il suo stile. Misurato, cauto, freddo. La casella che occupa (mercato interno e servizi finanziari) non è una delle più importanti, eppure basta al professore per costruire una sua credibilità di tecnocrate europeista. Da qui la promozione, con il governo di Romano Prodi, nella trincea della direzione generale della concorrenza dove nasce il mito di SuperMario. Monti, infatti, con il suo aplomb stoppa, nel nome delle legge del mercato, importanti fusioni come quelle tra la General Eletric e Honeywell, condanna alla maximulta l’intoccabile Bill Gates con la sua Microsoft e non si inchina di fronte al mondo pallonaro italiano quando respinge al mittente il decreto salvacalcio. La sconfitta che più gli brucia è nella battaglia contro gli ordini professionali, che inchioda con puntuali relazioni alla loro dimensione di feudali corporazioni.
    Con un curriculum così prestigioso diventa naturale l’uso del nome di Monti come uno dei possibili uomini di prima linea dei moderati italiani. Nel 2001 l’ex rettore della Bocconi rifiuta l’offerta di Berlusconi di ministro degli Esteri, anche perché è stato proprio il leader del Polo a giocargli un brutto scherzo. Quando Berlusconi cadde con la trappola parlamentare durante la sua prima esperienza di premier, l’allora capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, gli offrì proprio il nome di Monti come possibile successore. E Berlusconi preferì il suo ex ministro Lamberto Dini: una scelta della quale non ha mai finito di pentirsi.
    Adesso la scena si ripete, anche se in condizioni molto diverse. Tra Berlusconi e Monti, dal punto di vista delle scelte di fondo, c’è una buona sintonia. Il commissario europeo condivide l’abbattimento della pressione fiscale («in Europa è troppo forte, e una politica di riduzione delle tasse mi vede favorevole» ha detto fino al maggio scorso); invoca interventi per stimolare la crescita, «altrimenti l’Italia corre il rischio di non agganciare la ripresa economica»; è favorevole alla ripresa delle pensioni, anche «per tutelare le nuove generazioni»; considera la legge Biagi un «passo importante, nella giusta direzione, per modernizzare il paese». E quando Giulio Tremonti è andato alla scontro frontale con il governatore Antonio Fazio, Monti non si è tirato indietro, censurando il doppio ruolo della Banca d’Italia che allo stesso tempo regola il mercato bancario e vigila sulla sua trasparenza.
    Strada in discesa, dunque, per l’investitura di Monti a via XX Settembre? In teoria, sì. In pratica, anche l’incertezza del commissario si comprende meglio alla luce di un elemento: il ministero dell’Economia sarà l’epicentro della battaglia politica nei prossimi due anni. Altro che ruolo tecnico. Già con Tremonti, attorno alla difficile gestione dei conti pubblici, si è costruito l’asse privilegiato Forza Italia-Lega dell’alleanza del centrodestra. Con le dimissioni del ministro quella linea è stata sconfitta e non mancheranno le scosse prima che si formi attorno al ministero dell’Economia un nuovo equilibrio. Squisitamente politico.

  7. #7
    laico progressista
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    Predefinito

    Citazione da Intervento Principale di by Alberich
    Sì, chissà perchè, poi...
    Eh, eh, lo sapevo.... E' iniziata la vendetta del saputello....
    Tremonti adesso flirta con Prodi per indispettire la maggioranza che lo ha scaricato. Certo che ci vuole proprio una bella faccia di bronzo....
    Lo dicevo che ne vedremo delle belle!

    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=114168

 

 

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