Probabilmente vi sarà capitato di incrociare i tavoli di una comunità di recupero per tossicodipendenti, dove giovanotti particolarmente aggressivi vi chiedono una "firma contro la droga". Chi non firma (e poi fa un'offerta
in soldi), è sottinteso, è a favore della morte per eroina o almeno dell'AIDS.
Un discorso analogo vale per il manifesto dei "musulmani moderati" contro il "terrorismo", che ha ricevuto un'attenzione spropositata dei media in questi giorni.
Strano, perché si trattta degli stessi media che hanno esultato per gli arresti di moderatissimi poveracci trasformati in "terroristi islamici" per poi tacere sulla loro successiva scarcerazione... gli stessi media che
esaltano l'opera della Fallaci la quale sostiene che ogni musulmano, senza eccezioni, è un killer.
L'appello è opera del nostro vecchio amico, Magdi Allam, alias il Pinocchio d'Egitto (http://www.kelebekler.com/occ/pinoc0.htm), che però preferisce nascondere la mano.
I firmatari sono molto diversi tra di loro. Sappiamo che alcuni hanno firmato in maniera abbastanza distratta - in fondo chi non è "contro il terrorismo" o a favore della "pacifica convivenza"? Come la "firma contro la droga", insomma.
Infatti, il problema sono le omissioni - ci fosse una virgola sui 13.000 e più iracheni ammazzati dagli americani, sulle migliaia di palestinesi assassinati o mutilati a vita, sui 150.000 ceceni uccisi in dieci anni di guerra genocida; sulle decine e decine di arresti arbitrari di presunti
"terroristi" in Italia, tutti trovati innocenti; sulle espulsioni di innumerevoli musulmani in tutta Europa; su Guantanamo...
No, c'è solo "il terrorismo", unico nemico.
I firmatari ricadono comunque in due categorie fondamentali.
Un gruppo di italiani convertiti, che vogliono un islam protestante, cioè "fatto personale" privo di effetti sulla vita concreta; e un gruppo di immigrati benestanti, che "scelgono l'Occidente" a tutti gli effetti e intendono scaricare il mondo da cui provengono, con tutti i suoi problemi: scaricare cioè sia il Medio Oriente, sia le comunità immigrate reali.
Alcuni italiani sono vecchie volpi della politica.
Tra gli immigrati, alcuni sono persone che hanno fatto i soldi in proprio, altri si sono ritagliati una nicchia con il mestiere della "mediazione culturale". Non voglio sottovalutare l'impegno di queste persone, che fanno
molto per risolvere situazioni drammatiche di disagio. Ma si tratta di un mestiere assolutamente funzionale al sistema, e che porta con sé una mentalità. Infatti, oggettivamente questo mestiere significa fare in modo
che gli attrezzi umani del lavoro capitalistico non creino troppi problemi.
Un mestiere che permette di crearsi microclientele tra gli immigrati e ogni sorta di utile aggancio con i politici e gli imprenditori italiani.
Il manifesto riflette quindi una realtà che esiste: persone che vogliono (comprensibilmente) vivere da normali membri del ceto medio di un paese imperialista, senza che i loro nomi o le loro preghiere costituiscano una
zavorra per loro nella vita pratica.
Sono però anche l'ideale per il sistema, che cercherà sicuramente di usarli in qualche modo come "rappresentanti" delle masse islamiche nel nostro
paese, un po' come il sistema statunitense usava i parroci slovacchi o i capimafia italiani o gli intrallazzatori politici irlandesi per "rappresentare" le masse di immigrati cattolici sfruttati negli Stati Uniti.
Il numero dei firmatari è comunque piccolo, e soprattutto non è rappresentativo: se si eccettuano gli italiani, tutti già impegnati da anni nella "moderazione"; le persone che rappresentano solo se stesse; e il giro diplomatico della Lega musulmana mondiale, le mogli dei firmatari che firmano con il cognome da nubile, rimane ben poco.
Chiaramente, la grande maggioranza degli immigrati aspira semplicemente a vivere con meno problemi, e certamente uno dei principali problemi di cui
soffrono è quello di essere considerati in blocco "terroristi". Per cui molti saranno contenti di questa uscita.
Ma è anche vero che il sistema è ambiguo su questa questione.
Da una parte abbiamo forti spinte per cooptare e "protestantizzare" gli immigrati musulmani (vedi Fini, Casini, i DS, ecc.). La religione come innocua "coscienza privata", oppure come folklore etnico.
Dall'altra, ci sono fattori più forti che spingono in senso contrario.
Ad esempio, la concorrenza, non tanto per i posti di lavoro, quanto per servizi sociali che diminuiscono continuamente: nel mio comune, la metà dei
posti all'asilo è riservata a persone con "nomi stranieri". Cosa giustissima, se ci sono appena venti posti, è probabile che le venti famiglie più disagiate della città siano composte da immigrati. Che magari
si chiamano Rodriguez o Sanchez, ma che agli occhi degli italiani esclusi sono sempre "musulmani". A nessuno viene in mente di togliere le truppe da Nassiriya e usare i soldi risparmiati per aumentare il numero dei posti
all'asilo: più facile accusare la famiglia Sanchez di "fare parte di al-Qaida".
C'è il bisogno da parte delle piccole imprese di creare una classe semiservile di operai con "contratto soggiorno", che non oseranno mai fare un giorno di sciopero: l'etnia-crumira fu una grandiosa invenzione del
capitalismo americano, che oggi fa furore anche in Italia.
Poi c'è la necessità di unire l'Occidente nello "scontro di civiltà", ricchi e poveri, destri e sinistri, tutti tremanti di fronte al "kamikaze che ci fa la guerra", tutti disposti ad accettare qualunque misura repressiva e qualunque guerra.
Per non parlare dell'Italia finalmente e miracolosamente unita, dal Nord al Sud, nella xenofobia: chi parla più male dei "terroni mafiosi che si prendono tutti i posti statali" che andavano tanto di moda appena una
decina di anni fa?
Ma forse ancora più durevole, la creazione di quartieri ghetto, in cui il rancore degli esclusi aumenterà di giorno in giorno, come cresce l'odio furente degli escludenti.
Tutte cose ben più serie delle azioni più o meno avventate o suicide dei disperati nei paesi sottomessi all'imperialismo.
Staremo a vedere.
Miguel Martinez