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    Predefinito Analisi sull'"Esercito islamico iracheno" di Thierry Meyssan

    di Thierry Meyssan da Réseau Voltaire

    Thierry Meyssan fa un’analisi rigorosa del rapimento dei giornalisti francesi e dimostra come l’“Esercito islamico iracheno”, così come loro stessi si fanno chiamare, non sia né islamico, né iracheno. Sconosciuto alle organizzazioni dell’opposizione, questo esercito ha stabilito contatti, per le rivendicazioni, solo con il governo di Iyad Allawi, risaputamene a servizio degli interessi della Coalizione. Mentre la scomparsa in Iraq, il 24 agosto 2004, dei giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot e del loro autista siriano Mohammed Al-Yundi, nella zona di occupazione americana, aveva provocato un silenzio di costernazione, il messaggio dei loro rapitori, diffuso quattro giorni più tardi, ha provocato proteste a livello internazionale.

    Si tratta di una registrazione in cui i due giornalisti francesi si esprimono in successione, senza che appaiano i sequestratori. Un comunicato successivo indica che i due uomini sono stati rapiti dall’Esercito Islamico dell’Iraq, che quest’ultimo chiede alla Francia l’abrogazione della “legge sul velo” e che concede 48 ore per rispondere. Già non si parla più di Mohammed Al-Yundi.

    Il ricatto È importante analizzare la forma di questo documento.

    Il nastro è stato ricevuto anonimamente da Al Jazeera, che aveva già ricevuto altri nastri con la stessa firma. La catena televisiva può anche confermare che i diversi nastri firmati dall’ “esercito islamico dell’Iraq” provengono dalla stessa fonte.

    La realizzazione di questo video è differente rispetto a quella dei video degli altri gruppi clandestini del Medio Oriente. La realizzazione è molto più curata e il montaggio è preciso: due primi piani fissi. I sequestratori non appaiono nelle immagini.

    Il documento è stato realizzato con un intervento in francese e un altro in arabo in virtù della sua diffusione sia nelle catene francesi sia in quelle arabe. Ma le tv francesi, eccetto la catena LCI che non è voluta cadere nello stesso errore, si sono rifiutate di trasmetterlo per non lasciare che i sequestratori imponessero le loro priorità.

    Due giorni più tardi è stato trasmesso un secondo video. È stato realizzato nello stesso modo, ma questa volta entrambi i giornalisti si esprimono in inglese. I rapitori, vedendo che le tv francesi non avevano emesso il primo video, si dirigono questa volta verso un pubblico anglofono.

    Ora dobbiamo analizzare il contenuto del video.

    Come suggerisce Hasan Gharib, autore dell’opera di riferimento sui gruppi politici iracheni sia riconosciuti che clandestini, la denominazione “Esercito Islamico Iracheno” non fa riferimento a nessuna organizzazione conosciuta all’interno delle forze d’opposizione. Non ha lasciato alcuna traccia nei mezzii di comunicazione di massa da quando ha ottenuto la ritirata del governo filippino.
    In un video, messo il 10 luglio da Al Jazeera, Angelo de la Cruz si proclamò ostaggio del cosiddetto “Esercito Islamico Iracheno” e chiese alla Presidente Gloria Arroyo di ritirare le truppe entro 72 ore perché, altrimenti, sarebbe stato ucciso dai suoi rapitori.

    Le Filippine cedettero al ricatto il 12 luglio. Ritirarono le loro truppe il 20 luglio e l’ostaggio venne rilasciato. Numerosi esponenti della Coalizione criticarono la debolezza di Manila visto che l’ “Esercito Islamico Iracheno” appariva così come l’unico capace di vincere su un contingente straniero.

    Si trattava, con ogni evidenza, di una messa in scena teatrale. Il presunto “Esercito Islamico Iracheno”, per liberare il suo paese dell’occupazione statunitense da parte di più di 200.000 militari e mercenari stranieri, aveva preso di mira il contingente filippino composto da soli 80.000 uomini. Aveva richiesto la sua ritirata prima del 20 luglio, quando questa era già in corso e si sarebbe conclusa il 20 agosto. Di fatto, l’unica cosa che ottennero fu che 30 poliziotti filippini furono trasferiti in Kuwait con un mese di anticipo. Le Filippine, che sono un’antica colonia americana, non hanno alcun margine di manovra in materia di politica estera e il suo esercito è completamente formato, organizzato ed equipaggiato dal Pentagono. La presidente Gloria Arroyo è stata eletta da Bill Clinton, di cui era amica intima durante gli studi universitari. In altre parole, la ritirata anticipata non era in alcun modo significativa e la sua attuazione non poteva essere presa senza l’approvazione di Washington.

    La stessa firma è tornata ad apparire con il sequestro e l’uccisone del giornalista italiano Enzo Baldoni. Questa volta questi gruppi hanno tentato di fare pressione su Roma affinchè ritirasse, in 48 ore, i suoi tremila uomini presenti in Iraq. Tuttavia, secondo la stampa italiana, sembrerebbe che Baldoni non fosse stato giustiziato, ma morto in prigione. In questo modo l’operazione sarebbe fallita senza che sapessimo quale copione era stato inizialmente previsto.(1)

    La rivendicazione dell’abolizione della “legge sul velo”, da parte dell’organizzazione offre in cambio della vita dei giornalisti francesi, è svincolata dalla realtà irachena. Mentre il paese si trova occupato da potenze straniere, l’ “Esercito Islamico Iracheno” si preoccupa di modificare una legge in un paese simpatizzante. Sarebbe sorprendente se i loro mandanti fossero iracheni. I sequestratori sono informati del fatto che il ritorno a scuola, che segnerà l’inizio dell’applicazione della suddetta legge, avrà luogo il 6 settembre e che la decisone dovrà essere presa entro il fine settimana. Ma ignorano, o fanno finta di ignorare, che tanto solo il Parlamento può abrogare una legge e che quest’ultimo è attualmente chiuso per la sospensione estiva.

    Il principio del rapimento e del riscatto non è il risultato della fede ma del vandalismo. Viene condannato da tutte le autorità religiose musulmane, che hanno ripetuto, senza tregua, il loro messaggio da quando questa pratica è divenuta abitudine in Iraq. Risulterebbe sorprendente, dunque, se l’Esercito islamico iracheno fosse animato dalla fede musulmana.
    Da questi primi elementi possiamo trarre le prime conclusioni.

    Come già ha segnalato lo ayatolla Alí Jameini, l’“Esercito Islamico Iracheno” non è dichiaratamente composto da musulmani iracheni. Non ha alcun contatto con gli altri movimenti d’opposizione, manifesti o clandestini che siano, e dialoga ufficialmente solo con il governo di Allawi, verso cui ha manifestato l’intenzioni belligeranti.

    Le reazioni Analizziamo ora la reazione delle autorità francesi.

    Una volta a conoscenza della notizia, il primo ministro riunisce un comitato ministeriale di crisi. Il Ministro dell’Interno convoca il Comitato francese di Culto musulmano (CFCM). Il Primo Ministro riunisce un secondo comitato ministeriale di crisi, poi si mette in contatto coi Presidenti delle due Camere. Il Presidente della Repubblica si rivolge alla nazione. Il giorno seguente, il Ministro degli Esteri incontra, al Cairo, il segretario generale della Lega Araba, poi con il suo omologo russo e il cancelliere tedesco a Sochi. Il Ministro degli Esteri visita Amman per incontrare il capo dei servizi segreti in Giordanai. In meno di tre giorni, le reti diplomatiche francesi sollecitano e ottengono l’appoggio della totalità dei rappresentanti religiosi musulmani e di tutte le organizzazioni politiche e istituzioni arabe.
    Questa reazione comparata con quelle che seguirono ai sequestri in Libano o Jugoslavia può apparire sproporzionata, così come la rivendicazione dei rapitori sfiora il grottesco.

    Una lettura attenta della dichiarazione del Presidente della Repubblica alla nazione rivela la meticolosa intenzione di non nominare i sequestratori, lasciando così aperto l’interrogativo sulla loro identificazione futura. Il capo di stato annuncia la missione che ha assegnato al Ministro degli Esteri. Prima di tutto, parla del principio dei laicismo, non in riferimento alla polemica legge sul velo, ma come antidoto contro il progetto americana di una guerra di civiltà.

    Concentriamoci sulla reazione della autorità irachene della “Collaborazione”.

    Il primo ministro, Allawi, che non nasconde il fatto di aver lavorato per il MI6 britannico, per la CIA americana e anche per i servizi egiziani e giordani, ha rilasciato, durante un dibattito, dichiarazioni ad alcuni giornalisti occidentali. Le Monde ha ricostruito i fatti offendo una versione artificiale sotto forma di intervista. Le dichiarazioni riferite in questa intervista non sono state confermate, negli stessi termini, dai giornalisti anglosassoni che erano presenti alla discussione. Né questi né Allawi smentiscono la loro veridicità. Il Primo Ministro, che teniamolo a mente, è l’unica persona che ha rivendicato un contatto diretto con “l’Esercito Islamico Iracheno” spiega che il rifiuto francese di appoggiare la coalizione non protegge Parigi dal terrorismo. Al contrario, secondo la sua opinione, si verificheranno attentati negli stati che continuano a negare appoggio alla coalizione, incluso nelle città americane che appoggiano la ritirata delle truppe statunitensi (2)

    Dunque Allawi frequenta il sedicente “Esercito Islamico Iracheno” per sapere quali saranno i suoi prossimi obiettivi. E minaccia attentati negli stati e nelle comunità che si oppongono alla Coalizione. Passiamo ora alle reazioni delle autorità statunitensi e israeliane.

    A Washington, il Dipartimento di Stato rimane muto. Il portavoce della Casa Bianca risponde alla domanda di un giornalista durante un meeting del candidato Bush affermando che i terroristi vogliono minare la stabilità della comunità internazionale. Questo è tutto riguardo i commenti ufficiali. George Bush padre dichiara alla NBC che, vedendo quello che sta succedendo, i francesi devono ammettere che il presidente Bush aveva ragione riguardo ai terroristi. E’ un’analisi lungimirante che va nella stessa direzione di quelle sviluppate dai dirigenti statunitensi dopo gli attentati di Madrid, senza che fossero condivise dagli elettori spagnoli. I mezzi di comunicazione americani trasmettono il secondo video, registrato in inglese per loro. I due giornalisti rapiti fanno un appello affinché in francesi manifestino contro la legge sul velo. I commentatori spiegano che il governo francese sta raccogliendo quello che ha seminato mantenendo un atteggiamento intollerante con i musulmani e permissivo coi terroristi.

    Tel Aviv, solitamente tanto loquace al momento di commentare tutto quello che accade al livello religioso, di rifugia nel silenzio.

    La svolta diplomatica

    Per concludere, osserviamo la reazione francese.

    Dall’inizio, Jacques Chirac ha percepito che la crisi va oltre la questione della vita dei due rapiti o la legge sul velo, e che l’interesse risiede nella posizione diplomatica francese di fronte al progetto americano di una guerra di civiltà. Come non abbiamo smesso di ripetere, da quasi tre anni, di fronte a numerosi governi e mezzi di comunicazione del mondo musulmano, la diplomazia francese non è mai stata guidata da interessi effimeri ma dal contratto sociale repubblicano. Qualsiasi siano le vicissitudini dei suoi dirigenti, la Francia ha sempre mantenuto una concezione laica delle relazioni internazionali. Si oppone intrinsecamente al progetto di una guerra di civiltà visto che la sua stessa esistenza è basata sul principio opposto: vivere insieme senza discriminazioni fondate sulle appartenenze o convinzioni individuali. Secondo il punto di vista francese, un guerra di civiltà non è una guerra tra Oriente e Occidente, ma una guerra civile. Non per motivi di equilibri demografici interni alle comunità, ma perché si tratta della definizione stessa del progetto repubblicano.

    Mentre questa operazione di guerra psicologica è stata progettata per provocare una divisione tra i francesi e metterli di fronte a contraddizioni diplomatiche, l’Eliseo ha dato una svolta alla situazione e ha trasformato questo dramma in un concerto unanime di sostegno da parte del mondo musulmano. E, in ragione di tutto quello che abbiamo ottenuto in questi ultimi tre anni nei paesi coinvolti e qualsiasi siano le incomprensioni che abbiamo avuto in Francia, possiamo con orgoglio rivendicare la nostra parte di lavoro nel successo di questa mobilitazione.

    Negli Stati Uniti, la stampa filtra le dichiarazioni dei dirigenti arabi, trasmettendo le condanne morali e religiose dei sequestri e occultando gli appoggi politici alla diplomazia francese.

    In pochi giorni, la Francia ha visto come tutti i protagonisti del Medio Oriente, eccetto i “Collaboratori” iracheni e Israele, abbiano riconosciuto la sua buona e fidata posizione diplomatica e la sua leadership di fronte al bellicismo della Coalizione. A nessun dirigente arabo può sorgere un dubbio su quello che si nasconde dietro l’ “Esercito Islamico Iracheno” senza che la Francia abbia bisogno di renderlo pubblico.

    *Thierry Meyssan. Giornalista e scrittore, presidente di Reseau Voltaire a Parigi. In Italia ha pubblicato L'incredibile menzogna. Nessun aereo è caduto sul Pentagono, Roma, Fandango Editore, 2002.

    Da: http://www.reseauvoltaire.net/article14762.html
    Tradotto da Nuovi Mondi Media
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    Fonte:www.nuovimondimedia.it
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    L'autore difetta di autorevolezza.

    Cordiali Saluti
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    In Origine Postato da locke
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    Cordiali Saluti
    Soffri del complesso della "fonte attendibile", secondo la tua ipotesi se lo dicesse il Pentagono lo sarebbe se lo dice Meyssan no.

    Prova invece a leggere, a ragionare con la tua testa e a confutare uno qualsiasi dei fatti e notizie esposti nell'analisi.
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    In Origine Postato da Fuori_schema
    Soffri del complesso della "fonte attendibile", secondo la tua ipotesi se lo dicesse il Pentagono lo sarebbe se lo dice Meyssan no.

    Prova invece a leggere, a ragionare con la tua testa e a confutare uno qualsiasi dei fatti e notizie esposti nell'analisi.
    Ho comunque letto l'articolo, come parti del libro tempo fa, quello che si basa su delle congetture è per definizione confutabile, chi può certificare l'esistenza di un gruppo anti democratico? Esiste un albo al quale iscriversi?, esiste un giury che distribuisce patenti di attendibilità? Per voi filo terroristi sadamiti-islamo-fascisti-comunisti-ecc.ecc. qualsiasi cosa accada contro di voi e i vostri protetti è opera della CIA, perchè mai dovrei cercare di convincervi del contrario. Tempo sprecato.

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    Predefinito Per i nostri 007 i rapitori delle due ragazze sono ex baathisti sunniti

    Conoscevano l’Ong. Non avevano foto, ma un foglio coi nomi. Frattini chiama Teheran. Il risveglio della Lega araba
    --------------------------------------------------------------------------------
    Roma. Simona Torretta, Simona Pari e i due iracheni sono stati rapiti da terroristi che hanno avuto la possibilità di frequentare e conoscere la loro organizzazione “Un ponte per Baghdad” da almeno 14 anni. Questa è la sconcertante conclusione cui si arriva alla luce della valutazione sull’identità dei rapitori che i servizi segreti italiani hanno fornito a Roma e che il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, ha riferito ieri a Palazzo Chigi ai leader dell’opposizione. Secondo i servizi italiani, che peraltro poche ore prima del rapimento avevano avvisato che esisteva il rischio di prese d’ostaggio di donne, l’organizzazione dei sequestratori è composta da “elementi baathisti e sunniti”.
    Era proprio il Baath, dal 1991 al 2003, a fornire l’assistenza-sorveglianza alle Ong che agivano a Baghdad. Se l’analisi dei servizi segreti italiani è corretta – e il loro livello d’informazioni a Baghdad si è sempre dimostrato molto elevato e attendibile – assume una luce particolarmente inquietante tutto il quadro “anomalo” del sequestro: la novità del gruppo di venti armati con divise militari che entra negli uffici, fotocopie con nominativi alla mano, la precisione con cui sono individuate le due italiane da rapire e, tra gli iracheni, quelli con maggiori responsabilità (Fabio Alberti, presidente di “Un ponte per…”, ha detto: “I sequestratori non avevano foto, ma hanno chiesto e scelto le persone da sequestrare in base ai nomi”).
    Hussain Husain Kamal, viceministro dell’Interno iracheno, ha confermato questa versione e ha aggiunto un particolare: “Negli uffici erano presenti altri cittadini stranieri, ma loro non sono stati toccati”. Secondo la polizia, il commando era composto da una ventina di uomini, tutti con indosso l’uniforme delle forze speciali irachene tranne uno, forse il capo, che indossava abiti civili: quest’ultimo non aveva armi da fuoco, ma un bastone con puntale elettrico, arma insolita e generalmente utilizzata dai servizi segreti.
    Non una presa d’ostaggi casuale, per strada, non un atto di brigantaggio, non un’azione di guerriglia, ma un’operazione pianificata a tavolino, selettiva, che non prende stranieri, se non le due italiane. Un’operazione portata a termine con militaresca precisione da chi sapeva benissimo quali vittime rapire, ne aveva discusso, aveva valutato il loro ruolo con chi aveva elementi e conosceva da vicino l’organizzazione, la sede, perché l’aveva frequentata, quando il Baath era al potere, per anni.
    Foto di Baldoni sul sito dell’Esercito islamico
    La rivendicazione del rapimento fornirà ulteriori elementi di chiarezza, mentre già destano stupore le dichiarazioni da Assisi di padre Benjamin, da sempre fedele sostenitore di Tarek Aziz e di altri leader del Baath, che prevede che il “rapimento andrà per le lunghe” e che, a proposito dell’accusa alle rapite di essere spie degli americani, il solo fatto che giustificherebbe coranicamente il loro prelievo, trova, al solito, paterne giustificazioni ai terroristi: “Bisogna mettersi anche dalla parte degli iracheni e ricordare che già all’epoca del regime hanno vissuto con il sospetto che vi fossero infiltrati ovunque. Che possono saperne loro che ‘Un ponte per…’ non ha nulla a che vedere con i servizi?”.
    Nel frattempo i rapitori hanno già conseguito uno dei loro obiettivi e a poco più di un anno dalla fuga da Baghdad della Croce rossa internazionale, colpita da un attentato, ieri quasi tutte le Ong umanitarie nella capitale irachena hanno deciso di ritirare il personale, quantomeno pro tempore. Buona parte dei progetti umanitari in corso, quindi, ne risentirà pesantemente. Sul fronte politico c’è da registrare il risveglio della Lega araba, che s’era pronunciata sul rapimento di Enzo Baldoni soltanto per esprimere le condoglianze, il 27 agosto, ma che ora ha chiesto la liberazione delle due prigioniere italiane e dei due iracheni; e una lunga conversazione telefonica del ministro degli Esteri Franco Frattini con il suo omologo iraniano, Kamal Kharrazi, che gli ha garantito l’intervento di Teheran. Mentre giunge la macabra decisione dell’Esercito islamico dell’Iraq d’inaugurare un proprio sito web, pubblicando le foto del corpo di Enzo Baldoni dopo l’esecuzione (la testa poggia a terra, in sovraimpressione, in alto, una bandiera dell’Esercito islamico in Iraq; l’occhio sinistro è aperto, quello destro socchiuso, sulla guancia sinistra tracce di sangue rappreso, la bocca è semiaperta), quella dell’ostaggio filippino rilasciato e quella dei due giornalisti francesi ancora prigionieri, sulla cui sorte, scaduti gli ultimatum, si attendono notizie.

    Dal Foglio di oggi.

    Cordiali Saluti
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  6. #6
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    Ho comunque letto l'articolo, come parti del libro tempo fa, quello che si basa su delle congetture è per definizione confutabile, chi può certificare l'esistenza di un gruppo anti democratico? Esiste un albo al quale iscriversi?, esiste un giury che distribuisce patenti di attendibilità? Per voi filo terroristi sadamiti-islamo-fascisti-comunisti-ecc.ecc. qualsiasi cosa accada contro di voi e i vostri protetti è opera della CIA, perchè mai dovrei cercare di convincervi del contrario. Tempo sprecato.

    Cordiali Saluti
    Continui a mettere la testa sotto la sabbia.

    Blateri di filo-terroristi-sadamiti-islamo-fascisti-comunisti e non sei in grado autonomamente di cercare di leggere e comprendere quello che si scrive. Io ti ho invitato a cercare le "congetture" di cui scrivi e tu mi parli di "Giuri'" per patenti di attendibilità.

    Hai evidentemente sempre bisogno che qualche "potente" o "autorevole" garantisca per te una qualsiasi notizia o analisi, chiaro segno di pigrizia mentale, sappi che l'"autorevole" spesso e volentieri ha la tua stessa forma mentis, la maggior parte sono dei semplici router di notizie, che altri hanno cercato.

    Se sei in grado smentisci, senno almeno sta zitto e non favoleggiare di "attendibilità" su qualche cosa.
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    In Origine Postato da Fuori_schema
    Continui a mettere la testa sotto la sabbia.

    Blateri di filo-terroristi-sadamiti-islamo-fascisti-comunisti e non sei in grado autonomamente di cercare di leggere e comprendere quello che si scrive. Io ti ho invitato a cercare le "congetture" di cui scrivi e tu mi parli di "Giuri'" per patenti di attendibilità.

    Hai evidentemente sempre bisogno che qualche "potente" o "autorevole" garantisca per te una qualsiasi notizia o analisi, chiaro segno di pigrizia mentale, sappi che l'"autorevole" spesso e volentieri ha la tua stessa forma mentis, la maggior parte sono dei semplici router di notizie, che altri hanno cercato.

    Se sei in grado smentisci, senno almeno sta zitto e non favoleggiare di "attendibilità" su qualche cosa.
    Sai leggere?, per me sono i baathisti sunniti. Smentisci altrimenti stai zitto, ma come ragioni?

    Cordiali Saluti

    Ps se vuoi ti posto un altro articolo del Foglio di oggi dove cercano di spiegare Perché vengono colpiti i pacifisti.
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    A proposito dei "baathisti" interessante anche questo contributo....

    Da chi è manovrato il sedicente gruppo terroristico "l'esercito islamico dell' Iraq" -jaish al-islamiyah fil Iraq-? Questo gruppo che ha assassinato a tempi di record Enzo Baldoni -notoriamente contrario all'invasione americana dell'Iraq- e ha rivendicato il sequestro dei giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot ha nella propria cartella criminale altri sequestri, rapimenti e attentati; tutti atti e atteggiamenti con una fisionomia e natura politica ben precisa.

    Cerchiamo una chiave di lettura: appena rapiti i due giornalisti francesi, il premier iracheno Iyad Allawi, notoriamente uomo della CIA, ha sostenuto pubblicamente: "quelli che non combattono con noi, si ritroveranno con dei terroristi". Il premier del "governo indipendente" nominato dall'amministrazione Bush ha continuato in questi termini: " i francesi si facevano l'illusione di poter restare fuori". Parole definite "inaccettabili" dal portavoce del Quai d'Orsay, Cecile Pozzo di Borgo. E' noto che la Francia si è distinta per la netta contrarietà alla guerra americana in Iraq. Il gruppo terroristico, in cambio della liberazione dei giornalisti francesi, ha chiesto la impraticabile -e insignificante per l'Iraq- abolizione della legge sul velo in Francia.
    In precedenza il gruppo aveva rapito il console iraniano a Garbala, Fereydoon Jahani chiedendo in cambio la liberazione di 500 prigionieri della guerra Iran-Iraq , prigionieri inesistenti secondo fonti indipendenti internazionali. E' noto che anche l'Iran (come paese e come governo) è stato fortemente contrario all'invasione americana dell'Iraq. Il gruppo distintosi per rivendicazioni maldestre e assassini a tempo di record, ha rivendicato tra l'altro anche l'attentato contro Ahmad Chalabi che ritornava dall'incontro con l'influente leader moderato scita Grande Ayatollah Ali Sistani che si oppone all'occupazione. Chalabi è stato l'uomo del Pentagono ai tempi di Saddam con una paga mensile di 360,000 $. Ma subito dopo la cattura di Saddam, ha assunto posizioni indipendenti chiedendo a chiare lettere la fine dell'occupazione, definendo il ritorno dei ba'athisti -soluzione promossa dalla CIA- come il ritorno dei nazisti.

    Chalabi con l'aiuto di cinque contabili indipendenti inglesi aveva avviato una inchiesta sulla gestione delle finanze irachene e sull'operato di Paul Bremer, allora governatore civile dell'Iraq, trovando spostamenti di ingenti somme dalle casse del ministero delle finanze iracheno verso le casse della CPA, gestite dallo stesso Bremer. Allora la CIA, assistita dagli uomini del Ba'ath, ha messo sotto sequestro gli uffici di Chalabi, accusandolo di aver fornito informazioni false sulle armi di distruzione di massa di Saddam e di aver passato informazioni riservate agli ayatollah di Teheran. In seguito, un giudice nominato da Paul Bremer, un certo al-Maleki -sconfessato dal presidente al-Yawar e dallo stesso ministro della giustizia irakeno- ha messo sotto accusa Chalabi per aver distribuito denaro falso.

    Prima e dopo la caduta di Saddam si parlava di Chalabi come del premier designato dal Pentagono, ma viste le sue posizioni e dopo la vicenda di Abu Ghraib, per la quale il Pentagono di Rumsfeld è stato considerata responsabile, la CIA ha voluto ed ha potuto imporre un proprio uomo come premier e perciò ha fatto nominare Allawi, mettendo a suo fianco, come ministro della difesa, uno degli uomini più pericolosi e spregiudicati, un certo Hazim al-Sha'alan, versandogli sul conto londinese la somma di 8 milioni di $. Sha'alan è colui che - secondo gli osservatori locali, quel che si percepisce dagli eventi e certe prese di posizione - in realtà gestisce il gruppo terrorista dell' "Esercito islamico dell' Iraq", che non per caso punisce quasi esclusivamente quei paesi - Francia, Iran,… e quei personaggi come l'italiano Enzo Baldoni - che sono stati e sono contro l'invasione americana dell'Iraq.

    H.al- Sha'alan, che si è distinto per l'estrema e ingiustificata violenza durante l'assedio del santuario dell' Imam Ali a Najaf, è a capo di una squadra i cui personaggi di punta sono, tra gli altri: : 1- L'ex generale del Ba'ath, Mohammad al-Shahrani, già capo dei servizi e membro della CIA, colui che ai tempi di Saddam voleva organizzare un colpo di stato su ispirazione dell'agenzia di spionaggio americana. 2- Fallah Hasan Naghib, figlio del generale Hasan al-Naghib e attuale ministro dell'interno e membro della CIA. 3- Adnan al-Zorfi il governatore di Najaf, membro della CIA.

    Secondo le voci provenienti da Baghdad e dintorni, che circolano nelle capitali medio orientali, Sha'alan e i suoi uomini di punta su ispirazione e indicazioni della CIA, che secondo gli analisti arriverebbero tramite vari intermediari, passano le direttive al "raggruppamento della difesa nazionale" - jamiyyat-e defa' al-vatani- che a sua volta tramite altri intermediari fa arrivare le direttive al gruppo terrorista dell'" Esercito islamico dell'Iraq". al-Sha'alan che proviene da tribù di Khaza'el è stato sconfessato dagli stessi capitribù per aver versato troppo sangue iracheno per servire le forze d'occupazione e costruire un proprio potere.

    Lui, che in varie occasioni si è distinto per eccessiva e ingiustificata violenza contro le forze -anche moderate- che si oppongono all'occupazione, ha lo stesso obiettivo di Allawi, il medesimo approccio, gli stessi padrini, soltanto con un ruolo diverso. A quanto pare, visto lo scandalo degli ostaggi francesi, la CIA sembrerebbe adesso aver l'intenzione di trasferire al-Sha'alan e qualcun altro della banda nell'"Oasi di pace" eterna per insabbiare tutto ed evitare che la verità venga a galla.

    Mentre i francesi e diversi servizi segreti medio orientali hanno fatto arrivare un preciso messaggio ad al-Sha'alan e suoi uomini: la vita degli ostaggi è legata alla loro stessa vita.

    Mir Mad
    Fonte:www.megachip.info
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    http://lukell.altervista.org/Unasolu...risiEsiste.pdf




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    Predefinito Re: Per i nostri 007 i rapitori delle due ragazze sono ex baathisti sunniti

    sarebbe meglio dire "allawisti".....


    In Origine Postato da locke
    Conoscevano l’Ong. Non avevano foto, ma un foglio coi nomi. Frattini chiama Teheran. Il risveglio della Lega araba
    --------------------------------------------------------------------------------
    Roma. Simona Torretta, Simona Pari e i due iracheni sono stati rapiti da terroristi che hanno avuto la possibilità di frequentare e conoscere la loro organizzazione “Un ponte per Baghdad” da almeno 14 anni. Questa è la sconcertante conclusione cui si arriva alla luce della valutazione sull’identità dei rapitori che i servizi segreti italiani hanno fornito a Roma e che il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, ha riferito ieri a Palazzo Chigi ai leader dell’opposizione. Secondo i servizi italiani, che peraltro poche ore prima del rapimento avevano avvisato che esisteva il rischio di prese d’ostaggio di donne, l’organizzazione dei sequestratori è composta da “elementi baathisti e sunniti”.
    Era proprio il Baath, dal 1991 al 2003, a fornire l’assistenza-sorveglianza alle Ong che agivano a Baghdad. Se l’analisi dei servizi segreti italiani è corretta – e il loro livello d’informazioni a Baghdad si è sempre dimostrato molto elevato e attendibile – assume una luce particolarmente inquietante tutto il quadro “anomalo” del sequestro: la novità del gruppo di venti armati con divise militari che entra negli uffici, fotocopie con nominativi alla mano, la precisione con cui sono individuate le due italiane da rapire e, tra gli iracheni, quelli con maggiori responsabilità (Fabio Alberti, presidente di “Un ponte per…”, ha detto: “I sequestratori non avevano foto, ma hanno chiesto e scelto le persone da sequestrare in base ai nomi”).
    Hussain Husain Kamal, viceministro dell’Interno iracheno, ha confermato questa versione e ha aggiunto un particolare: “Negli uffici erano presenti altri cittadini stranieri, ma loro non sono stati toccati”. Secondo la polizia, il commando era composto da una ventina di uomini, tutti con indosso l’uniforme delle forze speciali irachene tranne uno, forse il capo, che indossava abiti civili: quest’ultimo non aveva armi da fuoco, ma un bastone con puntale elettrico, arma insolita e generalmente utilizzata dai servizi segreti.
    Non una presa d’ostaggi casuale, per strada, non un atto di brigantaggio, non un’azione di guerriglia, ma un’operazione pianificata a tavolino, selettiva, che non prende stranieri, se non le due italiane. Un’operazione portata a termine con militaresca precisione da chi sapeva benissimo quali vittime rapire, ne aveva discusso, aveva valutato il loro ruolo con chi aveva elementi e conosceva da vicino l’organizzazione, la sede, perché l’aveva frequentata, quando il Baath era al potere, per anni.
    Foto di Baldoni sul sito dell’Esercito islamico
    La rivendicazione del rapimento fornirà ulteriori elementi di chiarezza, mentre già destano stupore le dichiarazioni da Assisi di padre Benjamin, da sempre fedele sostenitore di Tarek Aziz e di altri leader del Baath, che prevede che il “rapimento andrà per le lunghe” e che, a proposito dell’accusa alle rapite di essere spie degli americani, il solo fatto che giustificherebbe coranicamente il loro prelievo, trova, al solito, paterne giustificazioni ai terroristi: “Bisogna mettersi anche dalla parte degli iracheni e ricordare che già all’epoca del regime hanno vissuto con il sospetto che vi fossero infiltrati ovunque. Che possono saperne loro che ‘Un ponte per…’ non ha nulla a che vedere con i servizi?”.
    Nel frattempo i rapitori hanno già conseguito uno dei loro obiettivi e a poco più di un anno dalla fuga da Baghdad della Croce rossa internazionale, colpita da un attentato, ieri quasi tutte le Ong umanitarie nella capitale irachena hanno deciso di ritirare il personale, quantomeno pro tempore. Buona parte dei progetti umanitari in corso, quindi, ne risentirà pesantemente. Sul fronte politico c’è da registrare il risveglio della Lega araba, che s’era pronunciata sul rapimento di Enzo Baldoni soltanto per esprimere le condoglianze, il 27 agosto, ma che ora ha chiesto la liberazione delle due prigioniere italiane e dei due iracheni; e una lunga conversazione telefonica del ministro degli Esteri Franco Frattini con il suo omologo iraniano, Kamal Kharrazi, che gli ha garantito l’intervento di Teheran. Mentre giunge la macabra decisione dell’Esercito islamico dell’Iraq d’inaugurare un proprio sito web, pubblicando le foto del corpo di Enzo Baldoni dopo l’esecuzione (la testa poggia a terra, in sovraimpressione, in alto, una bandiera dell’Esercito islamico in Iraq; l’occhio sinistro è aperto, quello destro socchiuso, sulla guancia sinistra tracce di sangue rappreso, la bocca è semiaperta), quella dell’ostaggio filippino rilasciato e quella dei due giornalisti francesi ancora prigionieri, sulla cui sorte, scaduti gli ultimatum, si attendono notizie.

    Dal Foglio di oggi.

    Cordiali Saluti

  10. #10
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    Predefinito

    Per far capire l'autorevolezza del soggetto in questione: nel suo primo libro Meyssan sostenne che nessun aereo cadde sul Pentagono e che la Cia ci fece schiantare un camion bomba, nel suo secondo libro invece che vi fecero esplodere una carica cava o in alternativa ci venne fatto precipitare un elicottero.

    Memorabile la parte in cui sostiene che l'attacco dell'11 settembre fu un tentato colpo di stato di spezzoni dell'Esercito e che durante gli attentati, Bush tratto' (da dentro l'Air Force) con i golpisti.....

    Davvero niente male, anche se riconosco che Tom Clancy e Ludlum nello scrivere spy story sono di un'altra spanna......

 

 
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