Fecondazione, la legge taglia le nascite
È la legge ammazza nascite. Quattro mesi di «funzionamento» bastano alla norma sulla procreazione assistita per far diminuire in tutta Italia il numero delle maternità. I dati forniti da tre centri nazionali parlano chiaro: in quattro mesi il numero delle maternità ottenute grazie a tecniche di fecondazione assistita è calato rispetto all’anno scorso del 15%. Un caso emblematico è quello dell’Ospedale microcitemico - pubblico - di Cagliari. La struttura dell'azienda sanitaria meta di centinaia di famiglie che chiedono aiuto ai medici per avere aiuto e magari riuscire ad avere un bimbo. Struttura importante anche per la lotta e la cura della talassemia. E l'allarme sugli effetti provocati dalla nuova legge parte proprio dall'ospedale di Cagliari. Ad annunciare i dati, preoccupanti, è Gianni Monni, primario del nosocomio. «Le gravidanze tra le donne tra i 35 e i 40 anni sono state nei quattro mesi del 2004 il 18% contro il 30% dello stesso periodo del 2003 - spiega - e, tra le donne di 40 e più anni, sono state il 7% nel periodo considerato del 2004 contro il 9% dell'anno precedente». Dati che, per il primario, non possono essere sottovalutati e costituiscono invece un fenomeno che, come aggiunge, deve essere modificato. «Tutto questo è dovuto al fatto che non potendosi produrre più di tre embrioni e non potendoli congelare si ha la diminuzione di gravidanza».
Il fantasma aborto
Il responsabile della struttura di Cagliari sottolinea anche un altro aspetto della, quello legato proprio alla talassemia. Il problema principale, almeno nell’ospedale diretto da Monni si chiama diagnosi genetica preimpianto. «Dal febbraio 2004 abbiamo dovuto sospendere questa diagnosi e le donne sono costrette ad eseguire l’aborto terapeutico. E invece dobbiamo ricordare che la diagnosi preimpianto era nata per evitare l’aborto». Senza dimenticare poi i cosiddetti viaggi della speranza in Croazia, in Svizzera, in Francia o in Slovenia effettuati dalle famiglie che sperano di poter avere un figlio facendo ricorso ai metodi ormai vietati in Italia. Proprio per questo motivo Gianni Monni non esita a definire la legge sulla fecondazione assistita «contro le popolazioni, le famiglie, le donne e il lavoro dei medici e degli scienziati».
La speranza del referendum
Non è comunque l’unico a contestare la norma. A sollevare il problema, è Andrea Borini, responsabile del Cecos, il centro studio e conservazione ovociti e sperma umani. «È una vera indecenza che ci sia gente costretta ad andare all’estero per fare per esempio una diagnosi preimpianto. Questa legge, è chiaro, penalizza una buona parte dei pazienti». E, ricordando il referendum, Borini conferma il dato nazionale relativo al calo di nascite, e aggiunge: «Se passa il referendum siamo tutti, inteso noi medici, pazienti e persone di buon senso, più felici».
Bologna e Palermo
A denunciare il calo delle gravidanze negli ultimi quattro mesi, anche i dati, diffusi ieri mattina, dalla Sismer (Società italiana studi di medicina della riproduzione) di Bologna, organizzatrice del quarto forum scientifico internazionale su biologia e medicina della riproduzione. «In particolare - spiegano Luca Gianaroli, e Anna Pia Ferraretti, rispettivamente direttore scientifico e direttore clinico della Sismer - nel centro bolognese le gravidanze in corso nel periodo 10 marzo-10 luglio 2004 sono state 17 per le donne con meno di 37 anni, contro le 26 dello stesso periodo 2003. Per le donne con più di 38 anni, le gravidanze sono state 5 contro le 7 dello stesso periodo 2003. Nel complesso il calo è del 15-20%»
Gli effetti della legge non risparmiano neppure Palermo. Al centro Andros negli ultimi quattro mesi risultati di gravidanze su donne con più di 38 anni sono calate dal 29% al 12%. «L'effetto della nuova legge sulla procreazione - aggiunge Anna Pia Ferraretti - è la riduzione delle gravidanze, cioè bambini che non nascono. E questo è deprimente».
Il numero degli ovociti
Carlo Flamigni, ordinario di ostetricia e ginecologia all’università di Bologna e presidente della società italiana di fertilità e sterilità è categorico. «Immagino che i dati presentati da questi centri siano dovuti al fatto che, dovendo partire solo con 3 ovociti, difficilmente si riesce ad arrivare al numero di embrioni ottimale per il trasferimento in utero». Poi aggiunge. «Anche noi alla Tecnobios (il centro di cui Flamigni è consulente scientifico) abbiamo riscontrato una diminuzione, sia pure più contenuta, delle gravidanze: direi intorno al 10%. Naturalmente, quei centri che anche prima della legge non congelavano gli embrioni avranno una diminuzione ancora meno sensibile».