http://www.avvenire.it/
STORIA
Gli ultimi studi sul regime hanno messo a fuoco il razzismo verso ebrei e neri di Mussolini: prima di Hitler e delle leggi razziali
Il fascismo, sulla razza, negli anni Venti ha preceduto tutta l’Europa. Nel giro di qualche anno l’Italia si sarebbe dovuta presentare al resto del continente
senza ebrei in tutti i posti di comando
Di Giorgio Fabre
Negli ultimi anni, alcuni studi hanno notevolmente modificato la storiografia mussoliniana e fascista. In pratica grazie a questi studi è stato retrodatato, e di parecchio, l'avvio delle intenzioni razziste di Mussolini e in particolare delle sue concrete decisioni antisemite. Si è così giunti a individuare le prime iniziative razziste esplicite del duce contro gli ebrei, italiani e non - ma anche a favore di un razzismo antinero - agli inizi degli anni Trenta. Da quanto sta emergendo, Mussolini e il fascismo, a modo loro, sul piano razzista provarono a essere concorrenziali rispetto al nazismo, che in quella fase saliva al potere e s'imponeva in Europa. Si è delineato in sostanza un fascismo italiano che - tra il 1932 e il 1934 - tentava di indicare a Hitler e al mondo una propria via razzista, probabilmente molto più politica e meno urlata di quella nazista. Rispetto alle tesi che negano addirittura l'esistenza di un razzismo mussoliniano o sostengono invece che Mussolini avrebbe imparato da Hitler, si è delineata una realtà completamente diversa, molto articolata e ricca di sfumature. Il razzismo mussoliniano preesisteva alla salita al potere di Hitler. In modo autonomo, aveva trovato sue soluzioni persecutorie. Quando poi il nazismo conobbe una forte crescita politica, il razzismo mussoliniano ebbe un impulso nuovo: ovvero indurì le proprie posizioni e allo stesso tempo, acquistò una prospettiva più ampia. In altre parole, l'ascesa prodigiosa di Hitler, razzista integrale, incrociò un Mussolini che elaborava un complesso accordo internazionale, il Patto a Quattro, in cui si prospettava un'Europa bianca, ricompattata e aggressiva (e in effetti l'Italia finì, di lì a poco, per essere l'unico Paese che in quel periodo invase una nazione africana). Allo stesso tempo, Mussolini mise a punto una severa azione razzista e antisemita interna: in gran parte segreta (ma non del tutto), cautissima, ma anche piuttosto chiara e non priva di minacciosità più estese. In base a quest'azione, nel giro di qualche anno l'Italia si sarebbe dovuta presentare al resto dell'Europa senza ebrei nei posti di comando. Naturalmente non si trattò di un progetto preordinato, lineare e ben definito dal principio: ogni passaggio successivo potrebbe essere stato il frutto del precedente, ma anche di altri fattori, in una sequenza non prevedibile (e talvolta difficile da capire). Però Mussolini partiva da un pensiero di fondo elaborato molto per tempo. E ci fu una grandissima coerenza tra quel prima e il suo successivo e più noto razzismo, a proposito sia dell'idea di razza sia di quelle relative agli ebrei. Ma ci sono altre conseguenze ancora. Se finora la storia del razzismo fascista era stata ricostruita soprattutto a partire dalla guerra d'Etiopia o dal fatidico 1938, e in riferimento alla normativa specifica contro gli ebrei e i neri, ora andrà indagata in varie altre direzioni. Di qui insomma può prendere forma un'impostazione di studio più aperta e duttile e poi nuove vere e proprie linee di ricerca, e persino una nuova idea di cronologia del fascismo. Innanzitutto, si dovrà iniziare a studiare come si è formata in Italia una mentalità pubblica nazionale razzista tra gli anni Venti e Trenta: perché il fascismo ebbe indubbiamente una base razzistico-discriminatoria. Poi andranno studiati gli atteggiamenti e le decisioni fasciste e di governo relativi alle minoranze interne che, in una fase di complessa definizione del concetto di minoranza, avevano un fortissimo connotato razziale. Ancora: occorrerà ripercorrere i rapporti internazionali su questo punto, e non solo tra l'Italia e gli altri Paesi, ma tra il Partito fascista e altri partiti stranieri e forse, in senso più generale, tra razzismo fascista e razzismo in altri Paesi. La netta impressione che ormai emerge è che il fascismo, a proposito di razza, negli anni Venti abbia dato lezioni a tutta l'Europa e non solo ai nazisti bavaresi; e che abbia tentato di continuare a farlo, seppu r con minor fortuna, anche negli anni Trenta. Che insomma sia stato a modo suo una guida politica di razzismo per quel continente che di lì a poco si sarebbe ricoperto del sangue delle razze «diverse». Ci sarà poi ancora da lavorare su Mussolini. Si dovrà ad esempio capire quando e come si affacciò davvero nella sua mente e nelle sue azioni il problema del razzismo antinero. Finora l'unica certezza in proposito è che per quanto riguarda il razzismo in colonia, Mussolini contribuì a emanare la legge organica per l'Eritrea e la Somalia del luglio 1933, che pose dei limiti ai requisiti che doveva possedere un «meticcio» per ottenere la cittadinanza italiana: ma, come si vedrà, si trattava di una legge non del tutto innovativa e che era un esito diretto di quelle dell'Italia liberale. Invece, per quanto riguarda il razzismo metropolitano, nell'aprile 1934 il duce si esibì in un'eclatante azione di censura letteraria contro un romanzetto che parlava di un rapporto tra una donna bianca e un uomo nero e proprio per difendere la «dignità» della razza italiana. Si avvicinava la conquista d'Etiopia e questo ne era un annuncio. Ma non è detto che il problema del razzismo antinero non fosse stato da lui affrontato anche in precedenza. Cruciale invece, da subito, fu il suo antisemitismo e l'azione esplicita contro gli ebrei. Gli ultimi atti e gesti antisemiti sicuri del giovane Mussolini sono della metà del 1923. I primi atti concreti e ostili sono dell'inizio 1929, ma si intravedono elaborazioni e pensieri precedenti di diversi mesi. Le prime decisioni operativamente antisemite e in parte pubbliche che si conoscono risalgono al 1932-1933. Una certa continuità viene stabilita. Si trattava di una forma mentis, ma via via divenne continuità di scelte: caute, guardinghe, «politiche»; progressivamente sempre più dure e applicative. Fino alle vere e proprie «leggi razziali», di cui Mussolini fu direttamente responsabile e ispiratore anche in vari d ettagli.