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Discussione: Il Duce antisemita

  1. #1
    W Charles A. Lindbergh 21.5.1927
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    la Terra, quarta via, presso l'Unione Nazionale per la Giustizia Sociale - Fronte Cristiano. NO AL NAZISMO DISUMANO; NO AL FASCISMO LIBERTICIDA; NO AL CAPITALISMO SFRUTTATORE; NO AL COMUNISMO ATEO.
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    Predefinito Il Duce antisemita

    http://www.avvenire.it/
    STORIA
    Gli ultimi studi sul regime hanno messo a fuoco il razzismo verso ebrei e neri di Mussolini: prima di Hitler e delle leggi razziali
    Il fascismo, sulla razza, negli anni Venti ha preceduto tutta l’Europa. Nel giro di qualche anno l’Italia si sarebbe dovuta presentare al resto del continente
    senza ebrei in tutti i posti di comando
    Di Giorgio Fabre
    Negli ultimi anni, alcuni studi hanno notevolmente modificato la storiografia mussoliniana e fascista. In pratica grazie a questi studi è stato retrodatato, e di parecchio, l'avvio delle intenzioni razziste di Mussolini e in particolare delle sue concrete decisioni antisemite. Si è così giunti a individuare le prime iniziative razziste esplicite del duce contro gli ebrei, italiani e non - ma anche a favore di un razzismo antinero - agli inizi degli anni Trenta. Da quanto sta emergendo, Mussolini e il fascismo, a modo loro, sul piano razzista provarono a essere concorrenziali rispetto al nazismo, che in quella fase saliva al potere e s'imponeva in Europa. Si è delineato in sostanza un fascismo italiano che - tra il 1932 e il 1934 - tentava di indicare a Hitler e al mondo una propria via razzista, probabilmente molto più politica e meno urlata di quella nazista. Rispetto alle tesi che negano addirittura l'esistenza di un razzismo mussoliniano o sostengono invece che Mussolini avrebbe imparato da Hitler, si è delineata una realtà completamente diversa, molto articolata e ricca di sfumature. Il razzismo mussoliniano preesisteva alla salita al potere di Hitler. In modo autonomo, aveva trovato sue soluzioni persecutorie. Quando poi il nazismo conobbe una forte crescita politica, il razzismo mussoliniano ebbe un impulso nuovo: ovvero indurì le proprie posizioni e allo stesso tempo, acquistò una prospettiva più ampia. In altre parole, l'ascesa prodigiosa di Hitler, razzista integrale, incrociò un Mussolini che elaborava un complesso accordo internazionale, il Patto a Quattro, in cui si prospettava un'Europa bianca, ricompattata e aggressiva (e in effetti l'Italia finì, di lì a poco, per essere l'unico Paese che in quel periodo invase una nazione africana). Allo stesso tempo, Mussolini mise a punto una severa azione razzista e antisemita interna: in gran parte segreta (ma non del tutto), cautissima, ma anche piuttosto chiara e non priva di minacciosità più estese. In base a quest'azione, nel giro di qualche anno l'Italia si sarebbe dovuta presentare al resto dell'Europa senza ebrei nei posti di comando. Naturalmente non si trattò di un progetto preordinato, lineare e ben definito dal principio: ogni passaggio successivo potrebbe essere stato il frutto del precedente, ma anche di altri fattori, in una sequenza non prevedibile (e talvolta difficile da capire). Però Mussolini partiva da un pensiero di fondo elaborato molto per tempo. E ci fu una grandissima coerenza tra quel prima e il suo successivo e più noto razzismo, a proposito sia dell'idea di razza sia di quelle relative agli ebrei. Ma ci sono altre conseguenze ancora. Se finora la storia del razzismo fascista era stata ricostruita soprattutto a partire dalla guerra d'Etiopia o dal fatidico 1938, e in riferimento alla normativa specifica contro gli ebrei e i neri, ora andrà indagata in varie altre direzioni. Di qui insomma può prendere forma un'impostazione di studio più aperta e duttile e poi nuove vere e proprie linee di ricerca, e persino una nuova idea di cronologia del fascismo. Innanzitutto, si dovrà iniziare a studiare come si è formata in Italia una mentalità pubblica nazionale razzista tra gli anni Venti e Trenta: perché il fascismo ebbe indubbiamente una base razzistico-discriminatoria. Poi andranno studiati gli atteggiamenti e le decisioni fasciste e di governo relativi alle minoranze interne che, in una fase di complessa definizione del concetto di minoranza, avevano un fortissimo connotato razziale. Ancora: occorrerà ripercorrere i rapporti internazionali su questo punto, e non solo tra l'Italia e gli altri Paesi, ma tra il Partito fascista e altri partiti stranieri e forse, in senso più generale, tra razzismo fascista e razzismo in altri Paesi. La netta impressione che ormai emerge è che il fascismo, a proposito di razza, negli anni Venti abbia dato lezioni a tutta l'Europa e non solo ai nazisti bavaresi; e che abbia tentato di continuare a farlo, seppu r con minor fortuna, anche negli anni Trenta. Che insomma sia stato a modo suo una guida politica di razzismo per quel continente che di lì a poco si sarebbe ricoperto del sangue delle razze «diverse». Ci sarà poi ancora da lavorare su Mussolini. Si dovrà ad esempio capire quando e come si affacciò davvero nella sua mente e nelle sue azioni il problema del razzismo antinero. Finora l'unica certezza in proposito è che per quanto riguarda il razzismo in colonia, Mussolini contribuì a emanare la legge organica per l'Eritrea e la Somalia del luglio 1933, che pose dei limiti ai requisiti che doveva possedere un «meticcio» per ottenere la cittadinanza italiana: ma, come si vedrà, si trattava di una legge non del tutto innovativa e che era un esito diretto di quelle dell'Italia liberale. Invece, per quanto riguarda il razzismo metropolitano, nell'aprile 1934 il duce si esibì in un'eclatante azione di censura letteraria contro un romanzetto che parlava di un rapporto tra una donna bianca e un uomo nero e proprio per difendere la «dignità» della razza italiana. Si avvicinava la conquista d'Etiopia e questo ne era un annuncio. Ma non è detto che il problema del razzismo antinero non fosse stato da lui affrontato anche in precedenza. Cruciale invece, da subito, fu il suo antisemitismo e l'azione esplicita contro gli ebrei. Gli ultimi atti e gesti antisemiti sicuri del giovane Mussolini sono della metà del 1923. I primi atti concreti e ostili sono dell'inizio 1929, ma si intravedono elaborazioni e pensieri precedenti di diversi mesi. Le prime decisioni operativamente antisemite e in parte pubbliche che si conoscono risalgono al 1932-1933. Una certa continuità viene stabilita. Si trattava di una forma mentis, ma via via divenne continuità di scelte: caute, guardinghe, «politiche»; progressivamente sempre più dure e applicative. Fino alle vere e proprie «leggi razziali», di cui Mussolini fu direttamente responsabile e ispiratore anche in vari d ettagli.
    Prosit


  2. #2
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    Predefinito BARI 1934

    Bari 1934

    Trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrumano disprezzo a certe teorie d'oltralpe di gente che non aveva neppure una scrittura con la quale tramandare la propria storia quando noi avevamo già un Virgilio Cesare Orazio !

    Ricordo anche che la donna piu' importante di Mussolini fu l'ebrea Margherita Grassini in Sarfatti , appartenente a ricchissima famiglia veneziana , maggior critico d'arta italiano dal 1913 al 1938.Fu al suo fianco nell'interventismo e nella marcia su Roma !

    Leggi. Margherita Sarfatti l'altra donna del Duce.

    Di : Cannizzaro e Sullivan : Ediz. Mondadori.

  3. #3
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    Predefinito Re: BARI 1934

    Leggi. Margherita Sarfatti l'altra donna del Duce.

    Di : Cannizzaro e Sullivan : Ediz. Mondadori. [/B]
    Aggiungere che nel 1936 Mussolini concede una lunghissima intervista al giornalista tedesco Ludwig, di religione ebraica. Da questa intervista nascera' il libro "Intervista a Mussolini" tradotto in 19 lingue. Qui' il Duce rivendica di non essere il regime fascista antisemita.
    Purtroppo poi si fara' ammaliare da Hitler come un sorcio dal cobra

  4. #4
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    Predefinito Re: Re: BARI 1934

    In Origine postato da Grifo
    Aggiungere che nel 1936 Mussolini concede una lunghissima intervista al giornalista tedesco Ludwig, di religione ebraica. Da questa intervista nascera' il libro "Intervista a Mussolini" tradotto in 19 lingue. Qui' il Duce rivendica di non essere il regime fascista antisemita.
    Purtroppo poi si fara' ammaliare da Hitler come un sorcio dal cobra
    Come gli preannuncia Margherita il 5 Maggio del 36 -proclamazione dell'Impero - " ora lo manderanno dall'altra parte ".

    Le leggi razzaili del 38 furono un grave errore ma , come scrisse subito dopo la visita di Fini Gerusalemme un importante quotidiano di Israele " furono emanate con la pistola nazista alla tempia ".

    Fumo negli occhi ! Fum in di oecc ! Soleva dire un mio amico ebreo milanese !

    Comunque ed in ogni caso Mussolini fu spinto tra le braccia di Hitler dagli inglesi .

    Richard Lamb ( valido storico inglese - mica tipo McSmith )
    discrive bene l'accaduto nel suo libro: Mussolini e gli inglesi !
    e del resto lo ammette anche W.Churchill addirittura nel Pirmo Volume delle sue " memorie di guarra ".

    ..........ora che Mussolini era finito con la Germania grazie alla stupidita' di politici inglesi.............. ( cito a memoria )

  5. #5
    W Charles A. Lindbergh 21.5.1927
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    Predefinito Re: BARI 1934

    In Origine postato da Ferruccio
    Bari 1934

    Trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrumano disprezzo a certe teorie d'oltralpe di gente che non aveva neppure una scrittura con la quale tramandare la propria storia quando noi avevamo già un Virgilio Cesare Orazio !

    Ricordo anche che la donna piu' importante di Mussolini fu l'ebrea Margherita Grassini in Sarfatti , appartenente a ricchissima famiglia veneziana , maggior critico d'arta italiano dal 1913 al 1938.Fu al suo fianco nell'interventismo e nella marcia su Roma !

    Leggi. Margherita Sarfatti l'altra donna del Duce.

    Di : Cannizzaro e Sullivan : Ediz. Mondadori.
    Va bene, ma tutto ciò non è in contraddizione con l'articolo postato, anzi sembra, se ci pensi su, sottolinearlo. Mussolini era contro il radicalismo razzista fino al 1938, ma certo le sue affermazioni di Bari non provano che fosse antirazzista.
    Prosit


  6. #6
    W Charles A. Lindbergh 21.5.1927
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    Predefinito Re: Re: BARI 1934

    In Origine postato da Grifo
    Aggiungere che nel 1936 Mussolini concede una lunghissima intervista al giornalista tedesco Ludwig, di religione ebraica. Da questa intervista nascera' il libro "Intervista a Mussolini" tradotto in 19 lingue. Qui' il Duce rivendica di non essere il regime fascista antisemita.
    Purtroppo poi si fara' ammaliare da Hitler come un sorcio dal cobra
    Anche questo che significa? Difatti dopo alcuni anni vennero le leggi razziali!!!
    Prosit


  7. #7
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    dal 3d sulla storia del razzismo in Italia.....questo mio vecchio post:

    La "svolta" razzista antisemita del 1938 fu preceduta da almeno un anno di "campagne stampa" e di pubblicazioni (celebre quella di Paolo Orano sugli ebrei in Italia) di taglio sempre più apertamente razzista e antigiudaico. E tutto questo avveniva in un Regime autoritario in cui la stampa doveva attenersi, obbligatoriamente, agli indirizzi governativi, e dove persino giornali e riviste fasciste erano talvolta censurate, sequestrate o addirittura soppresse, quando ritenute eccessivamente "eretiche".
    Soltanto la stampa cattolica godeva di una certa autonomia, ma da essa vennero alcuni primi contribuiti antigiudaici, non soltanto tradizionalisti, che sconfinavano apertamente in un antisemitismo politico, soprattutto dopo lo scoppio della guerra civile spagnuola, vista come crociata antibolscevica per la difesa della Spagna cristiana.
    E' del 1936 un volumetto del clerico-fascista Alfredo Romanini dal titolo " Ebrei-Cristianesimo-Fascismo che è definito da Renzo De Felice come " il primo vero pamphlet antisemita dei nostri giorni ".
    Un'altra fonte della montante campagna antisemita veniva dai commenti favorevoli che, su IL REGIME FASCISTA di Roberto Farinacci, venivano pubblicati in merito all'antisemitismo di Stato del III Reich. Lo stesso Farinacci pubblicò sul suo giornale (già "Cremona Nuova") un articolo elogiativo del discorso tenuto da Goebbels al congresso di Norimberga del Partito NazionalSocialista dei Lavoratori Tedeschi. Così , il capo dell'intransigentismo fascista, scriveva in quella occasione riguardo alla "questione ebraica in Italia" : " Dobbiamo confessare che in Italia gli ebrei, che sono una infima minoranza, se hanno brigato in mille modi per accaparrarsi posti nella finanza, nell'economia e nelle scuole, non hanno svolto opera di resistenza alla nostra marcia rivoluzionaria . Dobbiamo confessare che hanno sempre pagato i loro tributi, obbedito alle leggi, compiuto anche in guerra il loro dovere. Ma essi tengono purtroppo un atteggiamento passivo, che può suscitare qualche sospetto. Perchè non hanno mai detto una parola che valga a persuadere tutti gli italiani ch'essi compiono il loro dovere di cittadini per amore, non per timore o per utilità? Perchè non dimostrano in modo tangibile il loro proposito di dividere le loro responsabilità da tutti gli ebrei del mondo, che mirano ad un solo scopo: al trionfo dell'internazionale ebraica? Perchè non sono ancora insorti contro i loro correligionari, autori di stragi, distruttori di chiese, seminatori di odi, sterminatori audaci e malvagi di cristiani? ...
    Si sta generando la sensazione che presto tutta l'Europa sarà teatro di una guerra di religione. Non se ne accorgono essi?
    Siamo già sicuri che da più parti si griderà: Siamo ebrei fascisti. Non basta. Bisognerà dare la prova metematica di essere prima fascisti, poi ebrei
    ".
    E in un altro articolo il Farinacci, rispondendo a Felice Ravenna (che a nome della comunità ebraica aveva risposto all'offensiva del ras fascista cremonese, confutandone le tesi), se la prendeva apertamente con il sionismo:
    " E' vero sì, che il Duce non ha sentito finora [tutte le sottolineature e i grassetti sono miei, ndr] il bisogno di fare in Italia distinzioni di razze o di religioni, ma sono proprio alcuni ebrei italiani che tengono a distinguersi dagli italiani appartenenti agli altri culti, partecipando alla campagna a favore del sionismo e alle riunioni del Congresso Ebraico Internazionale ".
    Le tematiche tipiche dell'avversione al "cosmopolitismo ebraico" e contro il "sionismo", sulla base di un forte nazionalismo identitario italiano, sono già tutte presenti in queste frasi del Farinacci.
    Questo spirito da "antisemitismo politico" alimentò nel 1937 una furiosa campagna di stampa, in cui si distinse il quotidiano torinese La Stampa, insieme al Giornale d'Italia, ai soliti organi dei ras locali e del partito e persino con l'appoggio del moderato Corriere della Sera.
    Su La Stampa si poterono leggere concetti interessanti come questo:
    " Se lo Stato fascista è totalitario, non può ammettere che un gruppo privilegiato di cittadini, al coperto da leggi speciali, compia, sotto il pretesto della beneficienza e del collegamento culturale con l'estero, veri atti di politica estera ispirandosi NON agli interessi italiani, ma a quelli dell'ebraismo mondiale. (...) Se lo Stato Fascista è Totalitario, non deve poi tollerare che la cultura italiana, sia, come è, inquinata dall'ebraismo ... ".
    Il fondamento razzistico di questo antisemitismo "politico" crescente era, come al solito (su basi più spinte di quelle dell'Orano, e volgarizzando ed estremizzando il pensiero di Evola), rappresentato da Giovanni Preziosi. In un articolo già ricordato sinteticamente in altro mio post, del 1937, lo spretato filo-nazista scriveva: " L'ebreo resta ebreo qualunque sia la nazionalità con la quale si rivesta. L'ebreo resta ebreo qualunque sia il suo credo politico . L'ebreo resta ebreo perfino quando si fa cristiano . Mentre d'altra parte il cristiano o l'islamico che dovessero abbracciare la fede ebraica non per questo potrebbero diventare o considerarsi Ebrei... . Tutto ciò ci vien dichiarato nel modo più esplicito dagli esponenti dell'ebraismo.... ".
    Sono qui contenuti, quasi perfettamente, i principi ispiratori dell'art. 8 della principale e fondamentale delle leggi razziste dell'autunno 1938! E Preziosi li considera senz'altro una estrapolazione dello stesso pensiero ebraico, fatto in qualche proprio e rovesciato nelle sue conseguenze politiche.
    Dal canto suo quando la Germania NazionalSocialista ebbe notizia della chiara svolta razzista e antisemita del Regime Fascista italiano, commentò con compiacimento questo fatto ritenuto ovviamente di grande importanza.
    Il quotidiano del Partito Nazista, il 15 luglio 1938, sottolineò la pubblicazione del MANIFESTO DELLA RAZZA degli scienziati italiani, sotto l'egida del Governo di Mussolini, asserendo che era stata oramai costituita : " la più grande comunità che era mai stata creata fra due popoli sulla terra . E il giornale del partito nazista di Colonia commentava a propria volta:
    " Uguale orientamento anche nel problema razziale: questo è forse il lato più spiacevole della politica dell'Asse Roma-Berlino per il resto del mondo. Troppo grandi speranze esso aveva riposto nella possibilità che il Fascismo e il Nazismo potessero un giorno trovarsi in disaccordo su questo problema, ciò che già si credeva di poter calcolara quasi con matematica certezza .
    Del resto gli attacchi di Paolo Orano (e di altri) specificatamente contro gli EBREI FASCISTI (con l'intento di metterli sempre più alle corde), e le sempre più soffocate risposte degli Ovazza e degli altri camerati di fede ebraica, erano, per il Mussolini, evidentemente strumentali, fra l'altro, anche alla politica estera di sempre più stretta amicizia con Hitler.
    Il mussoliniano Oreste Gregorio, su "IL POPOLO D'ITALIA" del 25 maggio 1937 aveva già "profeticamente" avvertito:
    " Il problema d'attualità è la protesta dichiarata dagli Ebrei d'italia per il razzismo tedesco. Ma non si avvedono gli israeliti che ciò è inconciliabile con l'amicizia che ci lega alla Germania e che ha obbiettivi molto più vasti e fondamentali, molto più vitali della questione ebraica? .
    Quando la stampa fascista o "fascistizzata" (per parafrasare il Duce) chiedeva pertanto agli ebrei di dimostrarsi prima italiani e fascisti e solo in subordine ebrei, chiedeva loro di voltar lo sguardo altrove mentre la Germania Nazista, oramai amica sempre più fondamentale dell'Italia "Imperiale", perseguitava i loro correligionari, e il tutto in nome di un interesse superiore italiano?
    Paolo ORano, nella sua opera citata, aggiungeva che l'antisemitismo era comunque giustificato sia dal sionismo , che anche dalla volontà manifesta degli israeliti di distinguersi come comunità religiosa e culturale dal resto della Nazione, dimostrando di non volersi lasciare davvero assimilare. Ai razzisti puri il libro di Orano non piacque. Per i razzisti antisemiti puri la separazione e non l'assimilazione era la soluzione della "questione ebraica"; la mancata volontà di assimilazione poteva essere al più un argomento propagandistico per scatenare l'odio antisemita.
    Per altro, seppure i sionisti italiani fossero una minoranza, e malgrado il fatto che Mussolini avesse appoggiato il sionismo revisionistico, fino a giungere in un'intervista a proclamarsi filo-sionista, l'opinione avanzata nel 1937 durante la campagna antisemita era che: " Il sionismo è uno strumento della dominazione inglese nel bacino orientale del Mediterraneo, una sfida agli arabi e in genere all'Islam, col quale l'Italia, massime dopo la conquista dell'Etiopia è in rapporti cordiali e promettenti [Corriere della Sera del 3 giugno 1937 ]. I sionisti erano pertanto additati come una sorta di "agenti inglesi" o degli interessi britannici, consapevoli o meno.
    Vari elementi, vari interessi, varie questioni, varie spinte internazionali, varie spinte interne, vari processi di evoluzione ideologica del fascismo, inducevano il Regime a sposare sempre più una politica di discriminazione razziale antisemita, di persecuzione dei diritti della comunità ebraica nazionale.
    Scirve Antonio Spinosa: " Trotzky nel 1933 [..] aveva individuato il motivo [del razzismo hitleriano] nella necessità da parte del nazionalsocialismo di dare alle masse un surrogato alla lotta di classe; e Mussolini barattò gli ebrei italiani per una più stretta amicizia politico-militare con la Germania, convinto che da quella alleanza gliene sarebbe venuto, come primo risultato, considerevole prestigio. Non fu però possibile tenere un piede in due staffe, come era nelle intenzioni dei fascisti, e a poco a poco la campagna razziale si fece anche in Italia sempre più feroce. Mussolini aveva puntato sulla disattenzione tedesca; pensava che Hitler si sarebbe fidato della sua parola. Senonchè non gli riuscì più di arginare le ingerenze dei camerati tedeschi nelle questioni private del razzismo italiano, senza contare la catastrofe del tragico periodo successivo all'8 settembre 1943, quando l'Italia passò sotto il diretto dominio dei corpi di occupazione nazisti. Il programma minimo del razzismo fascista che doveva quasi servire di vernice, fu ben presto superato sotto la spinta degli eventi e dell'invadenza tedesca. Mussolini da alleato diventò succube, e nella campagna razziale fu portato a servire di tutto punto quel pangermanesimo che egli aveva combattuto. Ed ecco che si presentò il fenomeno del razzismo fascista nell'aspetto più indecoroso e vergognoso. I nostri razzisti sono stati vili e spregevoli soprattutto per esseri esposti * [qui Spinosa cita Carlo Sforza] al più antitaliano dei contagi, all'artificioso antisemitismo che una banda di nazionalisti copiò dalla straniera Germania* .
    Per la verità Mussolini cercò di costruire un razzismo italiano in parte almeno... diverso e CONCORRENTE, anche sul piano ideologico e teorico da quello tedesco. Per questo ripudiò infine il troppo germanico Manifesto della Razza (da lui ispirato), e si rivolse sempre più alle concezioni "spiritualistiche" del razzismo italiano, plaudendo alle formulazioni evoliane e similari. Tuttavia, per quanto opportunistico [come abbiamo visto e documentato ] e strumentale a finalità politiche e ideologiche vaste, il razzismo del tardo-fascismo, aveva anche radici nazionali più antiche, che precedevano la rivoluzione delle camicie nere. Considerare il razzismo fascista SOLO come un fenomeno di importazione è un altro modo, in fondo, per auto-assolvere la cultura italiana da quello scempio. Se il razzismo fu estraneo alla gran parte del popolo italiano e del suo spirito, non fu totalmente estraneo alla sua "alta" cultura, al positivismo scientistico ottocentesco che si insinuò nei ceti colti, ne' ai miti del suo nazionalismo identitario imperialistico e post-risorgimentale. E' bene non dimenticarlo.

    Shalom!!!

    bibliografia essenziale:

    Antonio Spinosa: "Mussolini razzista riluttante"
    Renzo De Felice: " Storia degli Ebrei italiani sotto il Fascismo"
    A.J. De Grande: "L'Italia Fascista e la Germania Nazista"
    Alessandra Minerbi: "Tra solidarietà e timori: gli ebrei italiani di fronte all'arrivo dei profughi ebrei dalla Germania"
    Martin Clark: "Storia dell'Italia Contemporanea - 1871/1999"

  8. #8
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    In Origine postato da Pieffebi
    dal 3d sulla storia del razzismo in Italia.....questo mio vecchio post:

    La "svolta" razzista antisemita del 1938 fu preceduta da almeno un anno di "campagne stampa" e di pubblicazioni (celebre quella di Paolo Orano sugli ebrei in Italia) di taglio sempre più apertamente razzista e antigiudaico. E tutto questo avveniva in un Regime autoritario in cui la stampa doveva attenersi, obbligatoriamente, agli indirizzi governativi, e dove persino giornali e riviste fasciste erano talvolta censurate, sequestrate o addirittura soppresse, quando ritenute eccessivamente "eretiche".
    Soltanto la stampa cattolica godeva di una certa autonomia, ma da essa vennero alcuni primi contribuiti antigiudaici, non soltanto tradizionalisti, che sconfinavano apertamente in un antisemitismo politico, soprattutto dopo lo scoppio della guerra civile spagnuola, vista come crociata antibolscevica per la difesa della Spagna cristiana.
    E' del 1936 un volumetto del clerico-fascista Alfredo Romanini dal titolo " Ebrei-Cristianesimo-Fascismo che è definito da Renzo De Felice come " il primo vero pamphlet antisemita dei nostri giorni ".
    Un'altra fonte della montante campagna antisemita veniva dai commenti favorevoli che, su IL REGIME FASCISTA di Roberto Farinacci, venivano pubblicati in merito all'antisemitismo di Stato del III Reich. Lo stesso Farinacci pubblicò sul suo giornale (già "Cremona Nuova") un articolo elogiativo del discorso tenuto da Goebbels al congresso di Norimberga del Partito NazionalSocialista dei Lavoratori Tedeschi. Così , il capo dell'intransigentismo fascista, scriveva in quella occasione riguardo alla "questione ebraica in Italia" : " Dobbiamo confessare che in Italia gli ebrei, che sono una infima minoranza, se hanno brigato in mille modi per accaparrarsi posti nella finanza, nell'economia e nelle scuole, non hanno svolto opera di resistenza alla nostra marcia rivoluzionaria . Dobbiamo confessare che hanno sempre pagato i loro tributi, obbedito alle leggi, compiuto anche in guerra il loro dovere. Ma essi tengono purtroppo un atteggiamento passivo, che può suscitare qualche sospetto. Perchè non hanno mai detto una parola che valga a persuadere tutti gli italiani ch'essi compiono il loro dovere di cittadini per amore, non per timore o per utilità? Perchè non dimostrano in modo tangibile il loro proposito di dividere le loro responsabilità da tutti gli ebrei del mondo, che mirano ad un solo scopo: al trionfo dell'internazionale ebraica? Perchè non sono ancora insorti contro i loro correligionari, autori di stragi, distruttori di chiese, seminatori di odi, sterminatori audaci e malvagi di cristiani? ...
    Si sta generando la sensazione che presto tutta l'Europa sarà teatro di una guerra di religione. Non se ne accorgono essi?
    Siamo già sicuri che da più parti si griderà: Siamo ebrei fascisti. Non basta. Bisognerà dare la prova metematica di essere prima fascisti, poi ebrei
    ".
    E in un altro articolo il Farinacci, rispondendo a Felice Ravenna (che a nome della comunità ebraica aveva risposto all'offensiva del ras fascista cremonese, confutandone le tesi), se la prendeva apertamente con il sionismo:
    " E' vero sì, che il Duce non ha sentito finora [tutte le sottolineature e i grassetti sono miei, ndr] il bisogno di fare in Italia distinzioni di razze o di religioni, ma sono proprio alcuni ebrei italiani che tengono a distinguersi dagli italiani appartenenti agli altri culti, partecipando alla campagna a favore del sionismo e alle riunioni del Congresso Ebraico Internazionale ".
    Le tematiche tipiche dell'avversione al "cosmopolitismo ebraico" e contro il "sionismo", sulla base di un forte nazionalismo identitario italiano, sono già tutte presenti in queste frasi del Farinacci.
    Questo spirito da "antisemitismo politico" alimentò nel 1937 una furiosa campagna di stampa, in cui si distinse il quotidiano torinese La Stampa, insieme al Giornale d'Italia, ai soliti organi dei ras locali e del partito e persino con l'appoggio del moderato Corriere della Sera.
    Su La Stampa si poterono leggere concetti interessanti come questo:
    " Se lo Stato fascista è totalitario, non può ammettere che un gruppo privilegiato di cittadini, al coperto da leggi speciali, compia, sotto il pretesto della beneficienza e del collegamento culturale con l'estero, veri atti di politica estera ispirandosi NON agli interessi italiani, ma a quelli dell'ebraismo mondiale. (...) Se lo Stato Fascista è Totalitario, non deve poi tollerare che la cultura italiana, sia, come è, inquinata dall'ebraismo ... ".
    Il fondamento razzistico di questo antisemitismo "politico" crescente era, come al solito (su basi più spinte di quelle dell'Orano, e volgarizzando ed estremizzando il pensiero di Evola), rappresentato da Giovanni Preziosi. In un articolo già ricordato sinteticamente in altro mio post, del 1937, lo spretato filo-nazista scriveva: " L'ebreo resta ebreo qualunque sia la nazionalità con la quale si rivesta. L'ebreo resta ebreo qualunque sia il suo credo politico . L'ebreo resta ebreo perfino quando si fa cristiano . Mentre d'altra parte il cristiano o l'islamico che dovessero abbracciare la fede ebraica non per questo potrebbero diventare o considerarsi Ebrei... . Tutto ciò ci vien dichiarato nel modo più esplicito dagli esponenti dell'ebraismo.... ".
    Sono qui contenuti, quasi perfettamente, i principi ispiratori dell'art. 8 della principale e fondamentale delle leggi razziste dell'autunno 1938! E Preziosi li considera senz'altro una estrapolazione dello stesso pensiero ebraico, fatto in qualche proprio e rovesciato nelle sue conseguenze politiche.
    Dal canto suo quando la Germania NazionalSocialista ebbe notizia della chiara svolta razzista e antisemita del Regime Fascista italiano, commentò con compiacimento questo fatto ritenuto ovviamente di grande importanza.
    Il quotidiano del Partito Nazista, il 15 luglio 1938, sottolineò la pubblicazione del MANIFESTO DELLA RAZZA degli scienziati italiani, sotto l'egida del Governo di Mussolini, asserendo che era stata oramai costituita : " la più grande comunità che era mai stata creata fra due popoli sulla terra . E il giornale del partito nazista di Colonia commentava a propria volta:
    " Uguale orientamento anche nel problema razziale: questo è forse il lato più spiacevole della politica dell'Asse Roma-Berlino per il resto del mondo. Troppo grandi speranze esso aveva riposto nella possibilità che il Fascismo e il Nazismo potessero un giorno trovarsi in disaccordo su questo problema, ciò che già si credeva di poter calcolara quasi con matematica certezza .
    Del resto gli attacchi di Paolo Orano (e di altri) specificatamente contro gli EBREI FASCISTI (con l'intento di metterli sempre più alle corde), e le sempre più soffocate risposte degli Ovazza e degli altri camerati di fede ebraica, erano, per il Mussolini, evidentemente strumentali, fra l'altro, anche alla politica estera di sempre più stretta amicizia con Hitler.
    Il mussoliniano Oreste Gregorio, su "IL POPOLO D'ITALIA" del 25 maggio 1937 aveva già "profeticamente" avvertito:
    " Il problema d'attualità è la protesta dichiarata dagli Ebrei d'italia per il razzismo tedesco. Ma non si avvedono gli israeliti che ciò è inconciliabile con l'amicizia che ci lega alla Germania e che ha obbiettivi molto più vasti e fondamentali, molto più vitali della questione ebraica? .
    Quando la stampa fascista o "fascistizzata" (per parafrasare il Duce) chiedeva pertanto agli ebrei di dimostrarsi prima italiani e fascisti e solo in subordine ebrei, chiedeva loro di voltar lo sguardo altrove mentre la Germania Nazista, oramai amica sempre più fondamentale dell'Italia "Imperiale", perseguitava i loro correligionari, e il tutto in nome di un interesse superiore italiano?
    Paolo ORano, nella sua opera citata, aggiungeva che l'antisemitismo era comunque giustificato sia dal sionismo , che anche dalla volontà manifesta degli israeliti di distinguersi come comunità religiosa e culturale dal resto della Nazione, dimostrando di non volersi lasciare davvero assimilare. Ai razzisti puri il libro di Orano non piacque. Per i razzisti antisemiti puri la separazione e non l'assimilazione era la soluzione della "questione ebraica"; la mancata volontà di assimilazione poteva essere al più un argomento propagandistico per scatenare l'odio antisemita.
    Per altro, seppure i sionisti italiani fossero una minoranza, e malgrado il fatto che Mussolini avesse appoggiato il sionismo revisionistico, fino a giungere in un'intervista a proclamarsi filo-sionista, l'opinione avanzata nel 1937 durante la campagna antisemita era che: " Il sionismo è uno strumento della dominazione inglese nel bacino orientale del Mediterraneo, una sfida agli arabi e in genere all'Islam, col quale l'Italia, massime dopo la conquista dell'Etiopia è in rapporti cordiali e promettenti [Corriere della Sera del 3 giugno 1937 ]. I sionisti erano pertanto additati come una sorta di "agenti inglesi" o degli interessi britannici, consapevoli o meno.
    Vari elementi, vari interessi, varie questioni, varie spinte internazionali, varie spinte interne, vari processi di evoluzione ideologica del fascismo, inducevano il Regime a sposare sempre più una politica di discriminazione razziale antisemita, di persecuzione dei diritti della comunità ebraica nazionale.
    Scirve Antonio Spinosa: " Trotzky nel 1933 [..] aveva individuato il motivo [del razzismo hitleriano] nella necessità da parte del nazionalsocialismo di dare alle masse un surrogato alla lotta di classe; e Mussolini barattò gli ebrei italiani per una più stretta amicizia politico-militare con la Germania, convinto che da quella alleanza gliene sarebbe venuto, come primo risultato, considerevole prestigio. Non fu però possibile tenere un piede in due staffe, come era nelle intenzioni dei fascisti, e a poco a poco la campagna razziale si fece anche in Italia sempre più feroce. Mussolini aveva puntato sulla disattenzione tedesca; pensava che Hitler si sarebbe fidato della sua parola. Senonchè non gli riuscì più di arginare le ingerenze dei camerati tedeschi nelle questioni private del razzismo italiano, senza contare la catastrofe del tragico periodo successivo all'8 settembre 1943, quando l'Italia passò sotto il diretto dominio dei corpi di occupazione nazisti. Il programma minimo del razzismo fascista che doveva quasi servire di vernice, fu ben presto superato sotto la spinta degli eventi e dell'invadenza tedesca. Mussolini da alleato diventò succube, e nella campagna razziale fu portato a servire di tutto punto quel pangermanesimo che egli aveva combattuto. Ed ecco che si presentò il fenomeno del razzismo fascista nell'aspetto più indecoroso e vergognoso. I nostri razzisti sono stati vili e spregevoli soprattutto per esseri esposti * [qui Spinosa cita Carlo Sforza] al più antitaliano dei contagi, all'artificioso antisemitismo che una banda di nazionalisti copiò dalla straniera Germania* .
    Per la verità Mussolini cercò di costruire un razzismo italiano in parte almeno... diverso e CONCORRENTE, anche sul piano ideologico e teorico da quello tedesco. Per questo ripudiò infine il troppo germanico Manifesto della Razza (da lui ispirato), e si rivolse sempre più alle concezioni "spiritualistiche" del razzismo italiano, plaudendo alle formulazioni evoliane e similari. Tuttavia, per quanto opportunistico [come abbiamo visto e documentato ] e strumentale a finalità politiche e ideologiche vaste, il razzismo del tardo-fascismo, aveva anche radici nazionali più antiche, che precedevano la rivoluzione delle camicie nere. Considerare il razzismo fascista SOLO come un fenomeno di importazione è un altro modo, in fondo, per auto-assolvere la cultura italiana da quello scempio. Se il razzismo fu estraneo alla gran parte del popolo italiano e del suo spirito, non fu totalmente estraneo alla sua "alta" cultura, al positivismo scientistico ottocentesco che si insinuò nei ceti colti, ne' ai miti del suo nazionalismo identitario imperialistico e post-risorgimentale. E' bene non dimenticarlo.

    Shalom!!!

    bibliografia essenziale:

    Antonio Spinosa: "Mussolini razzista riluttante"
    Renzo De Felice: " Storia degli Ebrei italiani sotto il Fascismo"
    A.J. De Grande: "L'Italia Fascista e la Germania Nazista"
    Alessandra Minerbi: "Tra solidarietà e timori: gli ebrei italiani di fronte all'arrivo dei profughi ebrei dalla Germania"
    Martin Clark: "Storia dell'Italia Contemporanea - 1871/1999"
    Tutte considerazioni e notizie fondate ma con tutto cio' le leggi razziali del 38 furono imposte da una situazione nella quale secondo Mussolini occorreva buttare " fum o negli occhi " a Hitler.

    Non puo' essere antisemita uno che pronuncia una frase come quella che io ho citato dal discroso di bari nel 34.

    Che poi in Italia ci siano stati degli antisemiti etc non ne dubito:
    ma allora cosa dire per esempio degli USA dove un HENRY FORD scrive un libro pesantissimo nella accuse agli ebrei come L'EBREO
    INTERNAZIONALE ?

    Chiaro che duemila anni di Chiesa Cattolica hanno segnato non poco un antiesmitismo di origine religiosa ma alla fin dei conti
    l'Italia NON e' mai stata un paese antisemita ne' lo e' tuttoggi.

    E poi quale razzismo puo' dimostrare un popolo che e' il risultato di fusioni etcniche quale nessun popolo openso abbia mai avuto ?

    Lasciamo stare certi intellettuali ! Quelli...................

  9. #9
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    Predefinito Re: Re: Re: BARI 1934

    In Origine postato da Ferruccio
    Come gli preannuncia Margherita il 5 Maggio del 36 -proclamazione dell'Impero - " ora lo manderanno dall'altra parte ".

    Le leggi razzaili del 38 furono un grave errore ma , come scrisse subito dopo la visita di Fini Gerusalemme un importante quotidiano di Israele " furono emanate con la pistola nazista alla tempia ".

    Fumo negli occhi ! Fum in di oecc ! Soleva dire un mio amico ebreo milanese !

    Comunque ed in ogni caso Mussolini fu spinto tra le braccia di Hitler dagli inglesi .

    Richard Lamb ( valido storico inglese - mica tipo McSmith )
    discrive bene l'accaduto nel suo libro: Mussolini e gli inglesi !
    e del resto lo ammette anche W.Churchill addirittura nel Pirmo Volume delle sue " memorie di guarra ".

    ..........ora che Mussolini era finito con la Germania grazie alla stupidita' di politici inglesi.............. ( cito a memoria )
    Quoto. Sono concorde !

  10. #10
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    Predefinito Re: Re: Re: BARI 1934

    [i]..........ora che Mussolini era finito con la Germania grazie alla stupidita' di politici inglesi.............. ( cito a memoria ) [/B]
    Mussolini si decide all ímpresa etiopica dopo che ha mandato le divisioni al Brennero e fatto fallire il colpo di mano Hitleriano sull'Austria. E' a quel punto, dopo aver dimostrato agli anglofrancesi che solo lui in europa potra' far da argine a Hitler, e avendone incassato gli sperticati apprezzamenti, che si convince di avere la strada aperta per l'avventura africana. Avendo cura di far guerra ad uno Stato africano che non aveva mai consentito ne a francesi ne a inglesi di dominarlo.
    La reazione Franco Britannica, le sanzioni economiche contro l'Italia, da loro che sono i titolari dei piu' vasti imperi coloniali del pianeta, con la Germania che stavolta con la tranquilla indifferenza anglofrancese fornisce le armi all'Etiopia, causa due reazioni in Mussolini.
    Una razionale e oggettiva: l'Italia non puo' rimanere isolata politicamente, senza uno straccio di alleato.
    La seconda irrazionale e soggettiva: riemeroge il capopolo rivoluzionario, il socialista massimalista, l'uomo dello "strozzeremo l'ultimo capitalista con le budella dell'ultimo prete"
    Ma poiche' nonostante le sanzioni la guerra africana e' vinta, anzi Mussolini e il fascismo sono all'apice del consenso, ancora questa alleanza con la Germania non sembra necessaria. Di qui' l'intervista data proprio a un ebreo tedesco, a rimarcare le differenze fra il fascismo e il nazismo (Mussolini e' uomo della Grannde Guerra, il tedesco, l'eterno nemico)
    E quindi se Francia e Gran Bretagna non fossero governate da ingiustificata boria potrebbero ancora recuperare il rapporto con l'Italia...
    Ma ecco che scoppia la Guerra di Spagna, con l'intervento diretto dell'Unione Sovietica, di fatto alleata del governo frontista francese...

 

 
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