Trentasei anni fa moriva il frate di PietrelcinaIn origine postato da aussiebloke
>bossi torna e, come molti che sono stati
>vicino alla morte, imprime un ulteriore svolta
>cattotradidemocrista riavvicinandosi alla religione
A proposito, non perdetevi l'apologia di Padre Pio pubblicata su Le Idee
ne La Padania di oggi, articolo di un tal Gaetano Pirlone, un tizio
che ormai da qualche settimana occupa kilometri di spazio
a volonta' su quel quotidiano con cazzate simili.
PADRE PIO, UN SANTO OSTEGGIATO DAL POTERE
GAETANO TIRLONI Il 22 settembre del 1968 moriva padre Pio. Le ombre della notte sfumavano per lasciar posto alle luci mattutine. Contornato dai confratelli in preghiera (speriamo sincera) , un Santo salutava la Terra per approdare in Paradiso. Trentasei anni fa. Quando la contestazione faceva le prove per la sommossa, quando i virus del concilione cominciavano ad infettare gli organismi della cattolicità, dipartiva un Cappuccino tanto lontano dalle mode ecclesiali quanto efficace sul piano pastorale. Padre Pio era il bersaglio preferito del demonio. Perché in lui coglieva, con la sua profonda intelligenza, un avversario indomabile. Il diavolo è accorto, furbo, in tutto simile alla sinistra. Ha un fiuto, direi infallibile, nell’individuare il nemico vero. Padre Pio aveva il dono dell’introspezione. Scrutava cuori ed anime. Coglieva il male nel profondo. Eludeva le analisi sociologiche, tanto care ai cattocomunisti. Non dava colpe alla società. Sentenziava: «Cristo, nella valle di Giosofat, giudicherà individualmente. Chiederà conto a ciascuno delle proprie azioni. Non assolverà nè condannera la massa, impersonale. Ognuno è unico davanti a Lui. E ognuno subirà il quarto grado».
Padre Pio era osteggiato dal potere. Sopra tutto dai quadri vaticani. Famoso il suo scontro con padre Gemelli, calato a San Giovanni Rotondo con pretese razionaliste. Lui, medico famoso, fondatore della Cattolica, non poteva sopportare un umile religioso che compiva prodigi. E senza approfondire alcunché, lo accusò di isteria. Guarda caso, un’accusa che i rossi muovono ai loro avversari quando li percepiscono superiori. Padre Gemelli, accennavo. Colui che lanciò un ateneo cattolico nell’italico panorama. Ottima iniziativa. Ma viziata subito da un razionalismo invadente. All’ombra della basilica di sant’Ambrogio han sempre voluto coniugar scienza e fede. Anche quando la prima è impotente nell’esplicare l’infinito. La Cattolica sembra patir un complesso nei confronti del laicismo. E tal volta scarta dall’ortodossia con imprudenza. Mai dimenticherò il rettore Lazzati, che s’oppose al referendum antidivorzista in nome di una malintesa libertà. Non per nulla s’intendeva a meraviglia con il Cardinal Martini, favorevole solo alla consultazione popolare per abolire la Bossi-Fini. A causa del falso rapporto Gemelli, a padre Pio fu proibito di riconciliare e di celebrare Messa in pubblico.. Obbedì, com’era nel suo stile. Ma la decisione gli provocò violenti patimenti interiori, che somatizzarono, rovinandogli la salute. Le Eucaristie di padre Pio duravano due ore. Ogni passo era vissuto, ogni parola incarnata. Al momento dell’elevazione, un’atmosfera divina impregnava la chiesa.
Quell’Ostia e quel Calice alzati raccoglievano davvero il sangue dei martiri della Terra per mescolarlo a quello di Cristo. Che solennità, che raccoglimento! Sembrava d’esser sul Tabor e sul Calvario contemporaneamente. L’anima si struggeva d’una pace infinita. Ben diverse sono le celebrazioni post Vaticano II. A certi sacerdoti par pesare la Messa. A loro importa solo l’omelia: che risulta, quasi sempre, noiosa e prolissa. Padre Pio stava in confessionale anche dodici ore al giorno. Inchiodato dalle colpe degli uomini in cerca di riscatto. Era duro nell’assolvere. Pretendeva il pentimento sincero. Spesso rimandava i penitenti. Sicuro che un po’ di riflessione li avrebbe davvero purificati. Contava amici fra i poveri e i ricchi, tra gl’industriali e gli operai, tra i dotti e gl’ignoranti. Famosa la sua vicinanza con l’attore Campanini, che raddrizzò dall’incerta via. I Papi lo amavano. A differenza - ho già anticipato - di molti loro collaboratori. Furenti - al pari di Satana - per le somme virtù del Cappuccino. Pio XII lo liberò da tutti gl’impedimenti. Paolo VI lo beatificò, vivente. Una volta Karol Wojtyla gli fece visita. E in cambio dei sinceri omaggi, ricevette una promessa: sarebbe diventato successore di Pietro. Ho un desiderio. Che confessione ed eucaristia vengano celebrati dai padani tradizionalisti con la medesima intensità del santo di Pietralcina. Senza piagnistei, rimboccandosi le maniche, padre Pio costruì un ospedale modello, la Casa sollievo della Sofferenza. Questo, sul serio, una cattedrale nel deserto in un sud privo di strutture sanitarie all’avanguardia: e una cattedrale, a differenza delle altre, industriali, indispensabile. Quando la fede entra in campo, nessun avversario etnico o culturale conta. Nella Casa sollievo della Sofferenza il corpo vien sanato con l’anima. Inderogabilmente. Un altro miracolo del frate con le stimmate. Ecco un’ultima riflessione: le stimmate, appunto. Ovvero la Passione di Cristo riprodotta in un uomo. La Passione: unica causa di salvezza, certezza in un mondo disorientato. Perché Gesù è il solo Redentore. A dispetto di quei sacerdoti che - sapete già a chi mi riferisco - credono nella remissione sociologica e nella liberazione sociale. Sono i frutti più avvelenati del Vaticano II. Sono le quinte colonne dell’islamismo. Padre Pio non avrebbe mai incoraggiato la resa agli imam: avrebbe solo pregato per la loro conversione. A trentasei anni dalla morte padre Pio è vivo. Respira insieme a milioni di suoi figli spirituali sparsi nel mondo. E guarda con angoscia a una Chiesa in disfacimento. Ad un clero targato pacifismo.
[Data pubblicazione: 24/09/2004]