dal blog Euro-Holocaust (del 23 aprile 2009): http://euro-holocaust.splinder.com/p...zismo+o+al+buo

L'Amauri "italiano": a proposito di "italiani" più "italiani" degli italiani



Le polemiche sull'interista Mario Balotelli sono inevitabili. Se si perde tempo e denaro dietro una porcata mondialista e decerebrata come il calcio è ovvio che il risultato sia questo (e no! Non vale guardare le partite a casa, pagando magari fior di quattrini per la mondialista e predatoria Sky!). Il calcio è una specie di sport mercantile, dove si tifa società senza aderenza alcuna ai luoghi di nascita delle stesse. Fischiare un Balotelli è quasi ipocrita di conseguenza. Volete giocatori italiani o europei? Iniziate, da tifosi, un dibattito per restringere il mercato e sostenere le società più "identitarie". Certo, un Balotelli qualunque, avendo il "pezzo di carta", ossia la cittadinanza, finirà per giocare comunque, ma l'orizzonte sarebbe più autoctono rispetto all'attualità.

E magari poi si eviterà di dar spazio anche a certi stranieri, che, in virtù di qualche goccia di sangue italico, credono di essere più "italiani" degli italiani. Si legga, ad esempio, l'articolo che segue...


* Dall'articolo "Amauri: «Anch'io vittima del razzismo»" (Corriere della Sera, 25 febbraio 2009):


Anche a un immigrato di successo e senza problemi economici quale Amauri, come pure a sua moglie Cynthia, è capitato di subire sulla propria pelle il razzismo di alcuni italiani. Lo rivela lo stesso attaccante brasiliano della Juventus al settimanale Gioia in edicola. «È successo anche a me. Qualche tempo fa in una farmacia mi hanno accusato di rubare un pacco di pannolini. Li stavo posando, lo scaffale era vicino all'uscita e la porta automatica si è aperta. La farmacista voleva chiamare i carabinieri e io non avevo fatto nulla, semplicemente ero straniero e non parlavo un italiano perfetto. Le ho risposto: li chiami pure, poi la denuncio io: Lei è razzista...», racconta Amauri. «E ho aggiunto: sono più italiano di lei, e magari un giorno rappresenterò il suo Paese», prosegue.

Razzisti gli italiani? «Una minoranza, è vero, ma sono episodi che fanno stare male», dice a sua volta Cynthia, anche lei brasiliana, alla quale è capitato di sentirsi dare del tu nei negozi, e di sentirsi suggerire da una commessa di Verona: «Perché non vai in un outlet?». «Quando tornavo a casa e la trovavo di cattivo umore, sapevo già il perché», spiega l'attaccante, dal 2001 in Italia e che ha giocato negli ultimi anni nel Chievo e nel Palermo prima di arrivare alla Juve. E un Amauri con la maglia azzurra della Nazionale - rileva il giornale - potrebbe non essere lontano. Il passaporto italiano di Cynthia, che ha un bisnonno cuneese e vive in Italia da oltre dieci anni, è infatti in arrivo [e sì! Amauri è proprio... "italiano"..., ndr].

Certe incomprensioni capitano. Alcuni amici (veri italiani, non "nuovi italiani"), qualche tempo fa, uscendo da un ristorante sono stati inseguiti dal gestore, i quali pretendeva i soldi della cena. Gli amici, molto tranquillamente, gli hanno indicato il tavolo, su cui facevano bella mostra i loro soldi. Il gestore, forse per un momento di confusione, aveva guardato il tavolo sbagliato e creduto che loro tentassero di andarsene senza pagare. Capita, appunto.



Forse è capitato così anche nella farmacia con Amauri [foto sopra], ma lui ha optato per la tesi del razzismo. Dov'è il razzismo? Certo, è possibile che la farmacista abbia usato epiteti chiaramenti discriminatori, ma la sensazione che si ricava dall'articolo è che Amauri sia partito in quarta per puro orgoglio personale (non legato all'etnia. Bisogna capirlo. Lui, che guadagna milioni di euro facendo un gioco da ragazzini, accusato di rubare pannolini!). Il che indica una cosa: Amauri dirà pure di essere italiano (ma un italiano che "magari un giorno" rappresenterà l'Italia, che italiano è?), ma sotto-sotto sa di non esserlo.

Come tutti quegli stranieri, signora Amauri compresa, che per un "tu", dato al posto di un "lei", pensano di essere stati discriminati.