Melandri: le divisioni di Pesaro non ci sono più
ROMA Giovanna Melandri è ottimista. «L?assemblea promossa dai ?ventidue? ha smosso le acque - spiega - Avevamo prenotato una saletta da cinquanta posti. Abbiamo dovuto chiederne una più ampia. In platea non c?erano soltanto rappresentanti della minoranza. C?erano dirigenti sindacali e esponenti della maggioranza. Contributi importanti sono venuti anche da Trentin, Epifani, Spini e Cofferati. Ci hanno sollecitato - e li ringraziamo per questo - a scavare ulteriormente alcuni nodi programmatici abbozzati nel nostro documento».
Avete un traguardo, intanto: il congresso nazionale dei Ds..
Certo. Rischiavamo di svolgere un congresso legato a logiche interne, in un momento in cui l?unità dei Ds è essenziale per l?unità di tutta la coalizione. Il nostro appello a fare un congresso diverso, aperto, che parli al Paese e che metta al primo posto i contenuti programmatici, è servito ad aprire qualche porta e a fare entrare aria più fresca.
Avete giudicato positivamente l?intervento di Fassino. Può spiegare perché?
Abbiamo registrato l?apertura politica del segretario alle esigenze che abbiamo posto. Una disponibilità che dovrà essere tradotta in scelte operative e che misureremo nei prossimi giorni. Fino a ieri erano arrivate risposte burocratiche alle richieste di fare un congresso diverso da quello di Pesaro, avanzata già da Sergio Cofferati. Da Pesaro a oggi il mondo è cambiato. Vanno riconsiderate alcune linee di fondo, anche culturali, della nostra proposta politica,
Questo vale anche per il correntone Ds?
Tanti compagni che apprezzano e rivendicano l?apporto politico e culturale che il Correntone ha dato in questi anni - e che ha favorito anche il successo elettorale dei Ds - chiedono adesso che quel contributo venga offerto a tutto il partito, un po? più in mare aperto.
Un?esortazione rivolta a Fabio Mussi, la sua?
È un?esortazione che rivolgo innanzitutto a Fassino. Le cose che ha detto martedì sono molto importanti. Adesso bisogna lavorare insieme per far seguire alle parole i fatti. Mussi, lo ricordo, ha detto: ?se ci sono delle novità sullo svolgimento del congresso ne prenderemo positivamente atto?. La minoranza aveva proposto un congresso a tesi. Quell?ipotesi venne bocciata dalla maggioranza troppo frettolosamente.
E Fassino ha aperto proprio su questo?
Fassino, martedì, ha detto tre cose importanti. Primo: che non presenterà immediatamente una mozione già definita, ma che offrirà un documento. Secondo: che immagina un congresso in tre tempi, prima il documento, poi la discussione nelle sezioni, alla fine la platea congressuale. Terzo: che la gestione del partito dovrà essere unitaria.
Lei è d?accordo con la gestione unitaria, quindi?
La gestione unitaria è, secondo me, un approdo importante. Le battaglie politico-culturali del correntone hanno rafforzato i Ds. Quei punti di vista dovranno continuare a dare un contributo forte alla Quercia. Ma ritengo che in un partito come il nostro ci debba essere una dinamica maggioranza-minoranza e non maggioranza-opposizione.
La realtà del dopo Pesaro, con una maggioranza e una minoranza organizzata, non ha più ragione d?essere?
A Pesaro venivamo da una sconfitta e dovevamo definire un gruppo dirigente. Avevamo idee molto diverse: sulle scelte compiute in campagna elettorale, sulla natura di questa destra, perfino sul giudizio attorno alle prime risposte del dopo 11 settembre. Oggi tutti abbiamo detto no alla guerra in Iraq, abbiamo chiesto unitariamente il ritiro delle truppe e un certo vento neoliberista pare fortunatamente lambire meno le nostre vele. E, tuttavia, la dialettica su questi temi certamente non finirà con il congresso di Roma. La convenzione programmatica di Milano e il seminario di Firenze hanno fatto compiere passi in avanti unitari nella direzione che personalmente auspicavo. Oggi possiamo tentare una elaborazione più libera. Possiamo non riprodurre in partenza le divisioni di Pesaro. Per questo è necessario superare la logica delle mozioni che strozza il dibattito, per dividerci, semmai, su tesi e contenuti diversi. Per questo, registrate le aperture di Fassino, io penso che si possa fare, a statuto vigente e superando il regolamento uscito dalla commissione, un congresso più interessante di quello che si preannunciava.
Cosa non va in quel regolamento?
Prefigura un congresso per mozioni nel più tradizionale dei termini e non corrisponde a quello che il segretario ha detto durante l?assemblea di martedì. Nelle prossime ore si può lavorare per costruire ipotesi più innovative. Discuteremo delle soluzioni tecniche che possono essere ricercate e che debbono essere discusse dal direttivo che approverà il regolamento per il congresso. L?importante è che Fassino abbia colto l?esigenza politica e la sfida sulle idee che i ventidue hanno posto alla maggioranza, ma per una parte anche alla minoranza. Ci sono varie subordinate possibili tra congresso a tesi e congresso per mozioni. Soluzioni intermedie praticabili a statuto vigente. Soluzioni che rafforzerebbero la stessa leadership di Fassino che, tra l?altro, non è in discussione.
Sulla federazione la vostra posizione è vicina più a quella di Fassino che non a quella di Mussi...
Il tema ?federazione si, federazione no? non può rappresentare il cuore del congresso. Che, invece, deve incentrarsi sul contributo programmatico dei Ds al centrosinistra e al Paese. Detto questo, è noto che ci siano opzioni diverse. Io non sono per dire no al progetto della federazione. A patto che questa rappresenti la prima aggregazione unitaria di un processo aperto ad altre forze politiche e ad altri soggetti, movimenti e società civile, e non già la perimetrazione del campo in riformisti doc e radicali.
Per Mussi la federazione prefigura il partito riformista...
Qui sta il punto di dissenso. Enrico Morando sostiene, legittimamente, che la prospettiva debba essere quella del partito riformista. Io non condivido questo punto di vista. Ma penso che la federazione si possa fare in un?altra prospettiva e che questo sia un tema di battaglia politica con il quale misurarsi. Nel congresso, se c?è qualcuno che vuole andare verso il partito riformista lo deve dire e scrivere e se c?è qualcuno che vuole fare la federazione della sinistra lo deve dire e scrivere. Un congresso per mozioni non garantisce di per sé chiarezza nelle scelte politiche. Se l?obiettivo è il partito riformista o alternativamente la federazione della sinistra (opzioni che cancellano i Ds dal panorama politico italiano) ha il dovere di sostenerlo apertamente.