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  1. #31
    ardimentoso
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    Predefinito

    In Origine Postato da locke
    Desumo che tu non conosca il significato della parola "STORICAMENTE". Questa amministrazione se non fosse stata attaccata 11/9 non avrebbe fatto nulla. Le percentuali del voto ebraico ai democratici sono spesso state bulgare, ed ora si parla di un grande successo repubblicani se prenderanno il 35-40% del voto ebraico. IL precedente candidato alla vicepresidenza era l'ebreo Liebermann democratico.

    Cordiali Saluti
    infatti le ultime elezioni le vinse Al-Gore, rispettando i pronostici delle lobbies.
    Poi il Georse Dabliù ha immischiato le carte con il fratello in florida e dal cilindro è uscito.
    Basta rileggere gli editoriali dei maggiori quotidiani usa dell'epoca, per vedere come le lobbies sioniste non l'avessero mandato giù l'elezione del texano, accusandolo di antisemitismo, in quanto nel suo governo non c'erano ebrei americani in posti di rilievo(stranamente dopo l'11/9 sono diventati tutti loro...ma questa è un'altra storia).

    Ora c'è il fratellino di kerry che predica la likudizzazione dell'america......

  2. #32
    I amar prestar aen
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    Predefinito Usa 2004. Un clamoroso falso scuote la campagna elettorale

    Dan Rather, il leggendario conduttore di “60 Minutes” per la Cbs, è nei guai. E neppure John F. Kerry si sente troppo bene. Il sensazionale scoop dello scorso venerdì sui “documenti scomparsi” dal dossier militare di George W. Bush si è rivelato essere un clamoroso falso. Neppure troppo sofisticato, per la verità. Ma andiamo con ordine, perché questa incredibile storia, che qualcuno ha già paragonato all’avvento degli “archi lunghi” sui campi da battaglia europei (e al conseguente sconvolgimento degli equilibri di potenza tra le nazioni medioevali), è troppo gustosa per essere inghiottita in un solo boccone.

    Fango contro fango. I sondaggi e la frustrazione democratica

    Le avvisaglie circolavano già da qualche giorno. Soprattutto dopo un inquietante articolo scritto il primo settembre da Susan Estrich, ex stratega elettorale di Michael Dukakis ed editorialista – tra l’altro – di Los Angeles Times, Washington Post e New York Times. Inviperita dal crollo nei sondaggi di John Forbes Kerry e dalla campagna, a suo dire, diffamatoria degli Swift Veterans for Truth, la Estrich aveva avvisato il mondo che questa volta, a differenza che nelle disastrose (per lei e per Dukakis) elezioni presidenziali del 1988, il partito Democratico non si sarebbe fatto intimidire. E avrebbe risposto al fango con altrettanto fango. “Non possiamo semplicemente rispondere alle accuse. Non possiamo semplicemente dire ‘non è vero’. Bisogna combattere il fuoco con il fuoco. Il fango con il fango. Lo sporco con lo sporco”.
    Non soddisfatta da questa enunciazione di principio molto liberal, la Estrich preparava addirittura una sorta di lista della spesa per la spazzatura da spargere a piene mani sui restanti due mesi di campagna elettorale: il passato di George W. Bush nella Guardia Nazionale tra il 1972 e il 1973, i trascorsi “superalcolici” del presidente e del suo vice Dick Cheney, una non meglio precisata storia di aborti clandestini che avrebbe coinvolto l’ex governatore del Texas e, dulcis in fundo, qualche chiacchiera sulla cocaina sniffata da George W. a Camp David, quando suo padre era l’inquilino della Casa Bianca.

    Una serie di suggerimenti neppure troppo trasversali, quelli regalati dalla vivace commentatrice liberal, che i suoi colleghi non si sono fatti sfuggire.

    La spazzatura comincia ad affiorare

    Non era bastata l’insistenza con cui per quasi un mese era stata ignorata la vicenda degli Swifties. E non era bastata neppure l’incredibile velocità con cui erano state amplificate le sdegnate smentite di Kerry, soltanto dopo che i blog della destra americana e i talk-show radiofonici conservatori avevano reso del tutto inutile l’occultamento della notizia. Per tutti coloro che non credevano fino in fondo nella partigianeria dei maggiori giornali e network televisivi statunitensi, alla fine il colpo di grazia è arrivato. La presa di coscienza finale.

    Come spiegare, altrimenti, l’enorme spazio dato dai mass media tradizionali ad una storiaccia come quella di Kitty Kelley? Un gossip di quarta sponda che anche i tabloid inglesi troverebbero imbarazzante. Nel libro “The Family” (“La vera storia della dinastia Bush”) la Kelley, naturalmente collaboratrice di Los Angeles Times, Washington Post e New York Times, ha diffuso lo “scoop” di un giovane Bush tutto intento a tirarsi un paio di strisce di coca a Camp David mentre il padre intratteneva qualche capo di governo straniero, proprio come la sua collega Susan Estrich aveva previsto una settimana prima. Potenza della stampa liberal o insolite capacità divinatorie?

    L’unica cosa certa, per ora, è che la presunta fonte della Kelley, l’ex moglie del governatore della Florida, Jeb Bush, ha smentito seccamente tutta la storia. “Sono in pessimi rapporti con tutta la famiglia Bush – ha affermato l’ex cognata del presidente – ma non posso permettere che venga diffusa una falsità così abnorme”. Se questa è la verità di un nemico della famiglia Bush, non osiamo pensare alla versione degli amici. Eppure il tentativo è stato fatto. Evidentemente è più credibile la biografa "non autorizzata" di Frank Sinatra rispetto a qualche centinaio di veterani del Vietnam ancora un po' incazzati con il compagno Kerry del '71.

    L'impegno alla diffusione del liquame non è certo venuto meno per sottigliezze così insignificanti. Qualche giorno più tardi, ci ha provato il giornalista dell’Associated Press, Scott Lindlaw, diffondendo la notizia che il pubblico di un comizio di Bush si era comportato in maniera intollerante ben oltre i limiti del buon gusto dopo aver appreso che l’ex presidente Bill Clinton era stato ricoverato in ospedale per problemi cardiaci. “Un pubblico di migliaia di persone ha salutato la notizia del malore di Clinton con un boato di disapprovazione (se trovate una traduzione migliore per “booeing” fatemelo sapere, Ndr). E Bush non ha fatto niente per fermarli”.

    La seconda parte della notizia, per la verità, è corretta. Ma soltanto perché Bush non aveva nessuna folla rumoreggiante da bacchettare, visto che l’intero episodio era stato inventato di sana pianta dal cronista. Un blog pro-Bush ha smascherato la truffa in poche ore, diffondendo l’audio del comizio e costringendo l’AP ad una frettolosa rettifica. Ma ormai gran parte del danno era stato fatto, perché centinaia di giornali statunitensi ed internazionali avevano ripreso la “notizia”, stigmatizzando il comportamento del presidente e dei suoi sostenitori. “La mia missione è quella di impedire la rielezione di Bush”, aveva confidato Lindlaw ad un suo collega poche settimane prima. Quando si dice la sincerità.

    Shit hits the fan

    Non esiste, in italiano, un modo di dire così grossolanamente pittoresco ed efficace per descrivere una situazione sfuggita a qualsiasi controllo. Eppure stavolta la spazzatura (per così dire) ha davvero colpito il ventilatore. Ed è schizzata ovunque, insudiciando soprattutto chi la stava maneggiando in quel preciso istante. Nella fattispecie, si tratta del notissimo giornalista televisivo Dan Rather. E qualche schizzo sembra inevitabilmente diretto verso il candidato democratico alla Casa Bianca, John F. Kerry.

    Ansioso di portare il suo contributo alla campagna mediatica ABB (Anybody But Bush, chiunque tranne Bush), l’ormai attempato anchor-man della Cbs ha deciso, come ogni kamikaze fondamentalista che si rispetti, di immolare gli ultimi scampoli della propria carriera sull’altare del Bene Comune (la campagna elettorale di Kerry). Senza neppure attendersi in cambio qualche vergine in Paradiso. Nell’ultima edizione del rotocalco settimanale “60 minutes” (in onda anche in Italia, su RaiSat Extra), il buon Dan ha tentato lo scoop della vita, rendendo pubblici i famosi “documenti scomparsi” dallo stato di servizio militare di Bush durante il biennio 1972-1973.

    Gli anni trascorsi da Bush Jr. alla Guardia Nazionale, prima in Texas e poi in Alabama, sono una vera fissazione per i democratici, che ne hanno fatto una delle loro battaglie di prima linea per dimostrare che – proprio mentre Kerry rischiava la vita per il proprio paese in Vietnam (fatto su cui gli Swift Veterans for Truth hanno sollevato più di un dubbio) – il “figlio di papà Bush” si imboscava in patria, facendo finta di pilotare jet per evitare le umide paludi del sud-est asiatico e le pallottole dei vietcong. Quando la Casa Bianca, però, cedendo alle insistenze della stampa “indipendente”, ha deciso di rendere pubblici tutti i documenti militari relativi alla vicenda, il caso si era un po’ sgonfiato, anche se gli spin-doctor democratici avevano continuato ad insinuare che il materiale diffuso da Bush non era completo.

    Scontato, dunque, che i documenti presentati in pompa magna dalla Cbs, da cui trapelava un trattamento di favore riservato a George W., sollevassero un gran polverone sui mass media vicini al candidato democratico. Come un sol uomo, la stampa liberal si è scagliata contro il commander-in-chief, disertore e guerrafondaio, sperando di replicare l’effetto-Swifties e porre un argine alla crescita esponenziale di Bush registrata nei sondaggi delle ultime settimane. O meglio, al crollo verticale di Kerry.

    Dan Rather, l’attentatore-suicida

    Gli strateghi repubblicani hanno reagito con distacco a questa scelta tattica del fronte ABB. Bush, del resto, non ha mai puntato tutta la sua campagna elettorale sugli anni trascorsi nella Guardia Nazionale. E ha più volte ammesso gli errori compiuti prima dei 40 anni, età in cui ha ritrovato la fede e smesso di bere. Probabilmente, gran parte dei suoi sostenitori lo valuta positivamente anche perché ha saputo imparare dai propri errori e rimettere in gioco la propria vita. Ben altra storia rispetto all’accanimento quasi patologico con cui Kerry ha fatto, dei quattro mesi trascorsi a pattugliare il delta del Mekong, il leit-motiv della propria carriera politica e della propria candidatura alla Casa Bianca.

    Il giudizio comune di molti analisti, anche neutrali (o presunti tali), è stato di scetticismo di fronte alla possibilità che questa nuova serie di accuse fosse in grado scalfire il giudizio ormai consolidato, in positivo o in negativo, che l’elettorato americano si è ormai fatto di George W. Bush.

    Ma la logica e la razionalità non sono mai state prese molto in considerazione dai suicide-bomber. Così Dan Rather ha deciso di provarci lo stesso: ha scovato, grazie ad una fonte “anomima ma incontestabile”, i memorandum privati con cui il colonnello Killian (morto ormai da una ventina d’anni) si lamentava delle pressioni ricevute per concedere al giovane Bush un trattamento di riguardo; si è fatto dare una spolveratina di verosimiglianza da Bobby Hodges, un generale in pensione della Guardia Nazionale texana, che ha confermato la scarsa opinione che Killiam aveva dell’aviere “raccomandato” Bush jr.; ha pubblicamente ed enfaticamente chiesto spiegazioni sulla vicenda al presidente, quasi sfidandolo ad un contraddittorio pubblico. Ha gettato tutto il suo peso, e decenni di professione, oltre l'ostacolo.

    Tutto bello, tutto molto stile-Watergate. Se non fosse per un piccolo, insignificante particolare. I documenti sventolati (metaforicamente) da Rather in faccia a Bush sono tutti, grossolanamente ed indiscutibilmente falsi.

    Chiunque abbia l’età per aver assistito al declino delle macchine da scrivere e all’avvento dei personal computer è in grado di accorgersi del falso a prima vista, senza l’aiuto di esperti. Non c’è una sola possibilità al mondo che le quattro lettere attribuite al colonnello Killian (1 | 2 | 3 | 4) possano essere state battute a macchina all’inizio degli anni Settanta. Senza scendere nei dettagli di questa “querelle tipografica”, si tratta di una questione di font proporzionali, superscript e kerning. Per non parlare dei dubbi sollevati in merito all’autenticità della firma di Killian, al linguaggio molto informale adoperato e al fatto che l’ufficiale che avrebbe esercitato le pressioni sul colonnello per favorire Bush era, in realtà, in pensione da almeno un paio d’anni. Ma, per una volta, le questioni “di sostanza” restano marginalmente sullo sfondo, rispetto a quelle, eclatanti, “di forma”.

    Arco lungo contro cavalleria pesante

    Il primo dubbio viene a Buckhead, un anonimo frequentatore del sito Free Republic, un forum-blog considerato di estrema destra dai benpensanti. Quelli che danno del nazista a Bush, per intenderci. Ma è Scott Johnson, un avvocato di Minneapolis con la passione del blog politico, co-autore di Powerline, che intravede il potenziale esplosivo della vicenda. E apre i cancelli dell’Apocalisse. Bastano un paio di link alle riproduzioni dei documenti per scatenare una reazione a catena. Esperti di font tipografiche e macchine da scrivere, semplici utenti di computer, fanatici del desktop-publishing: un centinaio di frequentatori di Powerline, sito dichiaratamente vicino al movimento conservatore, portano un briciolo della loro esperienza e una prova o un indizio in più, in supporto della tesi secondo cui le lettere non possono essere state realizzate con una macchina da scrivere dei primi anni Settanta.

    Il rivolo di informazioni si trasforma presto in una valanga. E decine di blog “amici” riprendono la notizia, che nelle prime ore sembra addirittura troppo bella per essere vera. Glen Johnson, musicista di Los Angeles che cura un altro blog della destra a stelle e strisce, Little Green Footballs, prova – quasi per scherzo – a replicare i “documenti segreti” che costituiscono la spina dorsale dello “scoop” di Dan Rather con il suo word-processor. Apre Microsoft Word e con suo sommo stupore, senza cambiare neppure una impostazione del programma, replica alla perfezione le lettere attribuite al colonnello Killian. Altro che anni Settanta: siamo di fronte ad un falso pacchiano realizzato con il programma di videoscrittura più diffuso al mondo, stampato e fotocopiato decine di volte per simulare goffamente l’effetto-antichità. Come avrebbe scritto il giorno dopo Mark Steyn, sul Chicago Sun-Times, il classico "caso dell'uomo morto da vent'anni che è ancora capace di usare Windows XP".

    Per alcune ore, la notizia della clamorosa truffa resta confinata tra le frontiere digitali del cyberspazio. I blog della sinistra anti-Bush (non se ne trova uno schiettamente filo-Kerry neppure con il lanternino) provano, penosamente, a costituire un fronte compatto di contro-informazione. Chi scopre che una macchina da scrivere IBM da seimila dollari avrebbe potuto, in teoria, stampare lettere abbastanza simili grazie ad alcune macchinose modifiche artigianali. Chi giura che il Times New Roman andava di gran moda negli uffici della Guardia Nazionale (anche se quel particolare carattere tipografico fu commercializzato soltanto negli anni Ottanta). Chi cerca di andare oltre il problema, ricordando a tutti di stare calmi, non lasciarsi prendere dal panico e concentrarsi sui punti fermi della campagna elettorale democratica: Bush è un cretino, i neocon vogliono conquistare il mondo per renderlo schiavo del sionismo internazionale e l’11 settembre è stato colpa degli Stati Uniti. Qualche liberal onesto, che ha il coraggio di riconoscere il falso (tanto è palese), viene preso a male parole e trattato come un pazzo sconclusionato, come un repubblicano insomma. Un barlume di speranza, per i blogger della sinistra, arriva quando qualcuno spiega che la Casa Bianca ha diffuso gli stessi documenti in possesso dalla Cbs, poche ore dopo la trasmissione del programma di Dan Rather. Ma è soltanto un’illusione, perché si scopre presto che si tratta proprio delle stesse fotocopie, spedite via fax dalla redazione di “60 minutes” a Washington per un bizzarro ed estremamente intempestivo scrupolo di coscienza.

    Le schermaglie continuano per un po’, fino a quando la segnalazione del falso non viene pubblicata sul Drudge Report, il sito del giornalista investigativo Matt Drudge diventato celebre per lo scoop (vero, stavolta) della relazione “inappropriata” tra Bill Clinton e Monica Lewinsky nello Studio Ovale. La bomba esplode definitivamente. E da qui in poi la vicenda diventa una via crucis straziante per Rather e la credibilità dei mainstream media (la cavalleria pesante), sfidata e battuta dalla blogosphere (l'arco lungo, la nuova tecnologia che cambia le regole del gioco).

    In rapida successione, la notizia viene ripresa da Fox News, New York Post, Abc e Washington Post, insieme ad una miriade di testate politiche e locali. Poi dilaga ovunque. In principio tutti usano il condizionale, ma presto i falsi vengono dati per scontati. Basta guardarli, del resto. Più tardi arrivano anche le prese di distanza dei personaggi coinvolti, direttamente o indirettamente, nella vicenda.

    La vedova del colonnello Killian dichiara che al marito non piaceva scrivere, soprattutto a macchina, e che non ha mai avuto un archivio privato. Il figlio del colonnello dice che il padre gli ha sempre parlato bene del giovane Bush. Il generale Hodges, il “testimone principale” di Rather, accusa la Cbs di averlo truffato. E spiega che il testo dei documenti gli è stato letto per telefono, mentre ora – guardando le lettere – è convinto che si tratti di un falso. Decine di esperti interpellati da televisioni e giornali concordano unanimemente: è impossibile che i documenti siano stati redatti con una macchina da scrivere in commercio negli anni Settanta.

    Manca la resa finale. Tutti si aspettano una replica della Cbs e di Dan Rather. Ma quando il popolare conduttore si presenta davanti alle telecamere per offrire la propria versione dei fatti, e magari svelare il nome della sua fonte misteriosa o degli esperti che hanno garantito l’autenticità dei documenti, l’attempato kamikaze democratico non va molto oltre un “io sono Dan Rather, vi assicuro che le lettere sono vere, dovete fidarvi di me”. Ormai, però, non gli crede più nessuno. Forse neppure Kerry.

    Il vecchio cavaliere aristocratico è stato trafitto a morte da una freccia, invisibile e silenziosa, scagliata con un lungo arco ricurvo da un arciere senza nome. Sul suo volto, prima dell’attimo fatale, non c’era l’ombra di un sorriso.

    13 settembre 2004

    mancia@ideazione.com

    http://www.ideazione.com/quotidiano/...-13_mancia.htm

    Cordiali Saluti
    E voi tutti, o Celesti, ah! concedete,
    Che di me degno un dì questo mio figlio
    Sia spendor della patria, e de Troiani
    Forte e possente regnator. Deh! fate
    Che il veggendo tornar dalla battaglia
    Dell'armi onusto de' nemici uccisi,
    Dica talun: NON FU SI' FORTE IL PADRE:
    E il cor materno nell'udirlo esulti.

 

 
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