dal quotidiano IL FOGLIO

" Nato-Europa, i decapitati
Situazione bloccata, c’è il veto dei francesi: ma lo scandalo va gridato



Nato e Unione europea non hanno più la testa, sono decapitati. Le diplomazie, già pigre di loro, e gli apparati decisionali politico-militari sono bloccati dal permamente veto francese. Qualche istruttore di polizia che serve a salvare la faccia la Nato ce lo mette, anche per non far vedere troppo in chiaro la sua decapitazione, ma niente truppe a protezione delle elezioni, dei diritti dell’uomo in Iraq. Niente, almeno per ora, perché non importa che l’Onu abbia chiesto di dare una mano anche sul piano militare, non importa il fatto che tutti sanno quanto sarebbe importante un impegno unito dell’occidente, oltre le divisioni del passato, per una legittima missione di peace keeping, non importa che su questo siano uniti perfino i duellanti americani, Bush e Kerry. Gente seria ha firmato, il vicepremier italiano e il nostro ministro della Difesa hanno firmato per la Nato in Iraq, ma niente si può muovere se le burocrazie sono pietrificate dalla volontà politica proterva dei francesi, dal loro nihilismo diplomatico che già molte teste è costato all’occidente e al popolo di Baghdad. Prodi, che si dice kerrista, si defila da una faccenda che “non è di sua competenza”, né come presidente terminale della Commissione di Bruxelles né come capo designato (e giustamente vacillante) dell’opposizione in Italia. I ds sono tentati, Rutelli è tentato, hanno dato segnali, si sono raccolte firme indicative nel giro di D’Alema, tra i politici cattolici. Ma niente da fare.
Noi continueremo con cocciutaggine a fare il nostro sporco lavoro, a credere che l’Iraq non è il personale Armageddon di un cowboy, ma una questione essenziale, una battaglia decisiva nella lotta aperta contro di noi dall’islamismo radicale e dal suo terrorismo decapitatore. Tra una fiaccolata e l’altra, tra un umanitarismo peloso e l’altro, noi continueremo a camminare su una strada giusta, politicamente opportuna, realista, legittima e possibile. I pigri d’animo facciano la loro parte, noi cercheremo di fare la nostra. E facciamo appello alle persone che sanno, che capiscono, che leggono, che guardano senza orgogli e pregiudizi luciferini a quel che avviene in Iraq, affinché si facciano sentire, scuotano la morta gora dell’informazione, si muovano. In Iraq e nella lotta contro il partito armato islamico si parla di noi. Come ha scritto Guillaume Faye, “prima viene il sabato, poi la domenica”. Prima la festa degli ebrei, poi la nostra. E l’impressione è che sia già domenica.

(25/09/2004 )
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