Milano,Via Brioschi.Siamo in zona Navigli, quartiere popolare nel quale si innesta una fittissima rete di bar, ristoranti, locali che ravvivano la vita notturna. La famiglia M. è composta da quattro persone: il padre ultracinquantenne impiegato, la madre casalinga, un figlio ventitreenne titolare di un piccolo laboratorio artigianale di pelletteria e il figlio diciassettenne, che aiuta saltuariamente il fratello.Una famiglia seria e onesta, composta da Camerati che, nell'attuale confusa situazione, non aderiscono a gruppi di sorta e non fanno attività politica. Il figlio maggiore acquista un bell'esemplare di Rottweiler, cane robusto ma mansueto e giocherellone.Lo chiama "Rommel", e tale scelta non può che avere un significato scherzoso, altrimenti non si spiegherebbe l'utilizzo del cognome del valoroso Ufficiale subalterno della I Guerra Mondiale, poi leggendario Feldmaresciallo della II Guerra Mondiale. Un cane che vive in appartamento deve essere portato "fuori" a sgranchirsi le gambe e a soddisfare altri bisogni, quand'ecco che un giorno una ventina di giovani di un Centro Sociale situato in Via Brioschi aggrediscono il ventitreenne perchè ha la faccia da "nazista" (ma non eravamo noi i razzisti?) e perchè lo sentono chiamare "Rommel" il cane. Il ventitreenne finisce in ospedale; poi commette l'errore di denunciare l'aggressione alla polizia, con l'unico risultato di finire lui sotto indagine. L'aver chiamato "Rommel" il cane è un chiaro indizio di "nazismo" anche per la polizia, che forse non sa che Erwin Rommel fu viceversa sfiorato dal sospetto di connivenza con gli attentatori a Hitler del 20 luglio 1944. La sera del 16 marzo 2003 il ventitreenne porta fuori il cane e si fa accompagnare dal padre e dal fratello.L'aggressione si ripete, ma uno degli aggressori resta sul terreno ucciso da una coltellata. Subito il padre e i due figli vengono arrestati con l'accusa di omicidio volontario.A distanza di tanti mesi tutti e tre continuano a stare in galera.La madre, minacciata da aderenti al Centro Sociale, ha dovuto abbandonare l'appartamento e rifugiarsi con il cane da parenti fuori Milano.Il padre è stato licenziato.Il laboratorio artigianale chiuso per sempre. Qualche commento. Ammesso che l'aggressore sia stato colpito da uno dei tre della famiglia M., perchè sono stati incriminati tutti e tre? E se non è questo un caso di legittima difesa, quando mai si può configurarla? Ancora.Chi ha vissuto gli anni '70 sa benissimo che dalla contrapposizione tra il nostro ambiente e l'ultrasinistra vengono solo vantaggi per il Sistema, che si atteggia ad ancora di salvezza contro gli opposti estremismi.Ma se i giovani dell'ultrasinistra non capiscono qual è il nemico principale, diventa inevitabile esercitare la legittima difesa individuale e di gruppo. Comunque noi, vista la situazione disastrosa della famiglia M., lanciamo qui una sottoscrizione, e invitiamo i Camerati a farci avere fondi che devolveremo alla Signora M. per aiutarla nella difesa legale dei suoi congiunti. Sigfrido Federici (da "La Legione" trimestrale a cura dell'Associazione d'Arma Fiamme Nere - 20121 Milano . Via delle Erbe, 1 - numero 1 gennaio- marzo 2004) Conto Corrente postale n° 20425278 causale "Solidarietà per la Signora M." per ulteriori informazioni potete scrivere a: lalegione@virgilio.it Sito Internet: www.carpe-diem.it/testate/legione/legione.htm Considerazioni di merimar, mittente di questo messaggio: per chi fuma, una sigaretta in meno al giorno; per chi non fuma un atto di volontà tendente alla solidarietà cameratesca. In ogni caso per essere coerenti con il decalogo dell'essere fascisti, altrimenti tutto ciò che si legge , che si scrive e che si diffonde per posta elettronica resta un mero esercizio intellettuale. Estendere, inoltre, questa segnalazione a quei camerati a voi noti che non hanno il computer e che , quindi, non possono essere raggiunti altrimenti. Diamoci, pertanto, da fare.