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Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
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    Predefinito Interessanti siti islamici italiani, per capire il loro punto di vista

    Questi sono i due migliori siti islamici in lingua italiana che ho trovato sul web.
    E' interessante leggere il loro punto di vista, non solo religioso ma anche geopolitico.
    Sarei curioso di vostre opinioni...
    http://www.arabcomint.com/
    http://www.ahlalbait.pwp.blueyonder.co.uk/
    http://www.islam.it/index.htm
    http://www.sufi.it/
    http://www.arab.it/
    http://www.islam-ucoii.it/
    http://www.islamitalia.it/
    <p><center>Europa Dei Popoli!
    http://www.slowplayers.org/SBSP/images/Animated_Scots_Flag.gif<p><center>

  2. #2
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    Predefinito

    Una delle cose piu' interessanti che ho notato è come i musulmani nostrani, sia europei convertiti che immigrati, abbiano come fine ultimo l'Islamizzazione, a loro dire "democratica", non solo dell'Europa ma anche del Mondo. Lo dicono con semplicità e serenità, con il tono di chi è padrone del futuro.
    In alcuni di questi siti sono presenti interessanti dati sui musulmani in europa, sulle conversioni nel nostro continente, come nel resto del pianeta. Un'altra curiosità sono i guestbook, firmati quasi completamente da ragazze italiane entusiaste dopo avere visitato paesi islamici, o dell'islam in generale, alla faccia della donna sottomessa o timorosa di quella fede.
    I siti sono estremamente ricchi di informazioni di attualità sul mondo arabo ma non solo e sulla dottrina islamica.
    <p><center>Europa Dei Popoli!
    http://www.slowplayers.org/SBSP/images/Animated_Scots_Flag.gif<p><center>

  3. #3
    El Criticon
    Ospite

    Predefinito Non c'è dubbio ...

    ... sono documentatissimi ...

    Interessanti da consultare, se non altro per avere un'idea di che cosa si racconta in altri lidi ...

    Senza dubbio non hanno tutti i torti su certe questioni.

    Indubbiamente hanno subito gravissimi torti e ripugnanti crimini a casa loro.

    Ma questo non significa che, A CASA NOSTRA, si debba ora accettare alcuna invasione o conversione all'islam, fondamentalista o terrorista che sia.

    In ogni modo, contesto tutte le tesi dello scontro fra due civiltà.

    Questa è l'ennesima operazione mistificatrice, una grandissima bufala, giacché la verità o la spiegazione che meno si scosta dalla verità è questa:

    ... caso mai trattasi di uno scontro fra due spregevoli INCIVILTA'

    A proposito, chi volesse sentire qualche altra campana, potrebbe dare un'occhiata anche a

    www.antiwar.com

    There is a lot around in internet, for all tastes!
    ha, haaa

  4. #4
    El Criticon
    Ospite

    Predefinito Questo, per esempio

    ... potrebbe essere interessante ...


    --------------------------------------------

    L'Asse del Tradimento
    Le spie israeliane al Pentagono
    di Justin Raimondo
    Antiwar.com
    L'agonia di morte dei neo-conservatori si sta dimostrando un procedimento lungo e abbastanza spiacevole, doloroso non solo per essi ma per l'intero paese - che conoscerà con crescente delusione e rabbia chi ci ha fatti precipitare in guerra mediante un mucchio di bugie, e come.
    E' cominciato tutto lo scorso venerdì, quando Lesley Stahl della CBS News riportò che l'FBI aveva "prove solide" che una spia, mimetizzata tra la leadership civile del Pentagono ai massimi livelli, aveva passato ad Israele documenti classificati, incluso l'abbozzo di una direttiva presidenziale sulla linea politica USA nei confronti dell'Iran. Una simile inchiesta sarebbe stata politicamente esplosiva in ogni caso, ma aggiungetevi la notizia che Franklin aveva passato i documenti a Tel Aviv tramite l'AIPAC, la Commissione Israelo-Americana di Affari Pubblici, una delle più potenti lobby di Washington, ed il risultato sarà dinamite politica.
    In poche ore, la storia e' montata: dal focalizzarsi su un singolo individuo, Lawrence Franklin, descritto come un "impiegato di medio livello", fino all'includere un intero covo di spie installate ai massimi livelli del Pentagono, centrato attorno all'ufficio di Douglas Feith, Direttore della Politica:
    "Le ricerche sul trasferimento di materiale altamente classificato da parte di civili del Pentagono sono più estese di quanto riportato in precedenza, e vanno ben al di là delle supposizioni che un singolo individuo di medio livello abbia consegnato ad Israele documenti segreti sull'Iran, hanno dichiarato sabato tre fonti interne all'investigazione.
    Le ricerche, che vanno avanti da circa tre anni, si sono focalizzate anche su altri civili dell'Ufficio del Ministro della Difesa, hanno specificato le fonti, che parlano in condizione di anonimità ma che hanno conoscenze di prima mano dei fatti.
    Inoltre, ha dichiarato una fonte, gli investigatori dell'FBI nelle ultime settimane hanno condotto numerose interviste per stabilire se i dirigenti del Pentagono abbiano passato documenti USA altamente classificati al gruppo leader di esiliati iracheni, il Congresso Nazionale Iracheno (INC), che avrebbe potuto passarli a sua volta all'Iran. Il leader dell'INC, Ahmad Chalabi, ha negato che la sua organizzazione possa essere coinvolta in tali misfatti".
    Questo rapporto fatto da Warren Strobel continuava con l'asserzione che "la connessione, se vi e', tra le due investigazioni resta incerta". Tuttavia essa non potrebbe essere più chiara per coloro tra noi che hanno seguito i vari scandali che hanno recentemente scosso la burocrazia della sicurezza nazionale - il Chalabi-gate, l'estromissione dell'agente della CIA Valerie Plame, le falsificazioni dell'uranio e del Niger ed ora l'affare Franklin. Tutti questi scandali coinvolgono lo stesso gruppo di personaggi neo-cons: gli abitatori del "negozio della politica" presieduto da Feith, incluso il famigerato Ufficio per i Piani Speciali - altrimenti noto come come la Fabbrica delle Menzogne - che ha prodotto un costante rifornimento di incredibili falsità per giustificare la corsa alla guerra. L'ex analista della CIA Larry Johnson, commentando alla MSNBC, ha dichiarato che le sue fonti hanno rivelato che l'affare Franklin era connesso all'investigazione falsificata sull'uranio nigeriano. Come ho scritto un paio di mesi fa:
    "L'altro giorno agenti dell'FBI hanno fatto visita al Pentagono ed hanno sottoposto al test della macchina della verità molti leaders neo-cons. Volevano sapere in che modo il protetto dei neo-cons (e spia iraniana) Ahmad Chalabi aveva messo le sue piccole mani calde su segreti USA altamente importanti. Ciò che invece voglio sapere io e': quante differenti squadre investigative devono essere messe su? Perché non concentrare tutte queste investigazioni in corso - l'affare Plame, le falsificazioni dell'uranio nigeriano, il Chalabi-gate ed i crimini di guerra ad Abu Ghraib - in un'unica, grande inchiesta? Potremo chiamarla Neocon-gate".
    Ecco in cosa si sta trasformando l'affare Franklin: in un neocon-gate. E' questione di tempo. Come ben sanno gli affezionati lettori di questa pagina, e' solo questione di tempo.
    Da quasi due anni, sono state poste poche risorse per il rafforzamento della legge nell'investigazione e non per nulla: stanno origliando e sorvegliando la quinta colonna di Israele in America da altrettanto tempo, come hanno rivelato Michael Isikoff e Mark Hosenball in quest'articolo di Newsweek:
    "Si trattò solo di un pranzo a Washington - uno di quelli monitorati dall'FBI. Quasi un anno e mezzo fa, gli agenti registrarono una conversazione tra un dirigente dell'ambasciata israeliana ed un lobbista dell'AIPAC come parte di un'inchiesta su un possibile spionaggio israeliano. All'improvviso, e pressoché inaspettatamente, secondo la descrizione di un ufficiale dell'intelligence, un altro americano si unì al pranzo. Gli agenti in un primo momento non sapevano chi fosse l'uomo. Furono sorpresi nello scoprire che si trattava di Larry Franklin, un impiegato dell'ufficio "Medio oriente e Asia del sud" del Pentagono.
    ... Gli agenti della controintelligence dell'FBI iniziarono a pedinarlo, e ad un certo punto lo videro mentre tentava presumibilmente di passare ad uno degli elementi sorvegliati alcuni documenti classificati sulla politica USA verso l'Iran, secondo un funzionario dell'intelligence USA. Ma il suo presunto complice fu "troppo astuto", disse il funzionario, e rifiutò di prenderli. Invece chiese a Franklin di illustrargliene brevemente il contenuto - e presumibilmente Franklin lo fece. Inoltre gli passò informazioni racimolate da documenti ancora più classificati, disse il funzionario. Se il governo e' corretto, la motivazione di Franklin sembra essere stata ideologica più che finanziaria".
    Certo, ma di quale ideologia parliamo qui? Hosenball ed Isikoff non lo dicono. Tuttavia, il supporto incondizionato per Israele e' sempre stato il cardine della dottrina della politica estera neo-con, e mai più di oggi. Feith e' stato il coautore, insieme a numerosi altri neo-cons, di "A Clean Break", un documento politico scritto nel 1996 per l'allora premier israeliano Benyamin Netanyahu, e che prefissava l'eliminazione di Saddam Hussein come obiettivo primario: Baghdad era definita come l'anticamera di Damasco, la strada maestra verso Teheran.
    L'utilità strategica dell'invasione dell'Iraq come mezzo per combattere il "terrorismo" di al-Qaida ha sempre sconcertato gli oppositori della guerra, e persino pochi riluttanti sostenitori, per la sua intrinseca improduttività. Osama fu dimenticato: Saddam era la nuova figura demoniaca e l'obiettivo era l'Iraq, non più al-Qaida. L'invasione e la successiva occupazione hanno creato un centro di reclutamento ed addestramento per combattenti che, dal triangolo sunnita, si e' rapidamente esteso fino al sud sciita. Solo due leaders sono stati beneficiati dalla conquista americana, e tra essi non figura George Bush. L'analista della CIA Michael Scheuer rende bene l'idea nel paragrafo d'apertura del suo recente libro, Imperial Hubris:
    "La politica e le forze USA stanno completando la radicalizzazione del mondo islamico, qualcosa che Osama bin Laden cerca di fare, senza molto successo, fin dai primi anni '90. Credo che sia giusto concludere che gli USA restano l'unico alleato indispensabile per bin Laden".
    Se bin Laden e' il principale beneficiario della politica USA in Medio Oriente, Ariel Sharon lo segue a ruota. Il suo governo ha avuto luce verde per fare ciò che voleva nei Territori Occupati, incluso la costruzione di nuovi insediamenti, l'intensificarsi del terrorismo di stato e l'acquiescenza USA verso il "Muro di Apartheid". Gli agenti israeliani sciamano nel Kurdistan, fomentano rivolte e minacciano l'Iran. Il vecchio sogno sionista di estendere l'egemonia israeliana dal Nilo all'Eufrate sembra prossimo alla realizzazione.
    L'ex analista del Pentagono Karen Kwiatkowski, che ha esperienza di prima mano di Franklin e dei suoi colleghi neo-cons all'Ufficio per i Piani Speciali (UPS), ha descritto contatti diretti con dirigenti israeliani al top. Jason Vest e Robert Dreyfuss descrivono anch'essi un membro israeliano dell'UPS che lavorava in collaborazione con le sue controparti americane. Una intelligence frutto d'impostura, essenzialmente una covert-operation israeliana - che includeva contraffazioni come le carte dell'uranio nigeriano - usata come "prova" del possesso di armi proibite da parte dell'Iraq, e' riuscita a trascinarci in guerra con l'inganno. Franklin e' solo una rotella di una cabala molto più grande.
    Non stiamo trattando solo con un individuo ultra-zelante talmente confuso da non capire che non avrebbe dovuto passare informazioni sensibili ad un buon "alleato" come Israele. Questa e' la linea scelta dai difensori di Franklin, che si stanno mobilitando per il loro nuovo eroe.
    I difensori di Franklin si stanno movendo rapidamente per minimizzare la sua importanza: si tratta di un "impiegato medio", presumibilmente non nella posizione di avere un impatto sulla politica americana in Medio Oriente. Altri, tuttavia, sottolineano il suo status di favorito dei suoi superiori, Feith e Paul Wolfowitz - entrambi i quali sono individui di sicuro interesse per l'investigazione dell'FBI. Cosa sapevano questi ultimi delle attività clandestine del loro protetto? In ogni caso, un funzionario citato da Newsweek ha descritto l'inchiesta Franklin come "il più significativo caso di spionaggio israeliano a Washington dai tempi di Jonathan Pollard".
    Il raid al quartier generale di Chalbi in Iraq e' stato il primo passo nella guerra contro i neocons. Il prossimo arresto di Franklin, e probabilmente di alcuni suoi colleghi, di cui si rumoreggia questa settimana, porterà la guerra in casa.
    La reazione di Israele e della sua cricca negli USA e' stata unanimemente e casualmente comica: Chi, noi? Spiare l'America? Mai accaduto, almeno dai tempi di Pollard.
    Tuttavia, la realtà degli agenti segreti israeliani in America, lungi dall'essere un semplice soggetto per tascabili economici del brivido, non nasce con l'affare Franklin. Dai tempi di Pollard? Lo si dica a Carl Cameron, di Fox News, la cui serie TV in quattro parti su alcuni obiettivi sorvegliati negli USA dagli israeliani, incluso Mohammed Atta ed i presunti dirottatori dell'11 settembre, citava anonimi funzionari governativi. Nella prima parte, trasmessa il 17 dicembre 2001, Cameron asseriva:
    "Non vi sono indicazioni che gli israeliani siano coinvolti negli attacchi dell'11 settembre, ma gli investigatori sospettano che gli israeliani possano aver saputo degli attacchi prima che essi avvenissero e non ne abbiano fatto parola. Un investigatore di alto livello ha detto che ci sono - cito testualmente - "relazioni". Ma, alla richiesta di spiegazioni, si e' rifiutato decisamente, asserendo - cito - che le prove che collegano gli israeliani all'11 settembre sono classificate. Non posso raccontarvi di tali prove perché si tratta di documenti classificati".
    In quel periodo, il rapporto di Cameron - ed i miei articoli sull'argomento - furono scherniti come "teorie cospirazioniste" ed ampiamente ignorate. Quando le fonti di Cameron fecero trapelare un rapporto sull'esistenza dell'operazione di "studenti d'arte" israeliani negli USA, che era una chiara operazione di spionaggio, una portavoce del Ministero della Giustizia definì la tesi - secondo cui gli israeliani avevano lanciato una massiccia covert-operation sul suolo USA - una "leggenda metropolitana", e la cricca degli "Israele prima di tutto" guidò le lamentazioni. Il rispettato settimanale tedesco Die Zeit riportò che agenti israeliani vivevano "porta a porta con Mohammed Atta", ma anche questo fu ignorato.
    Ora che abbiamo scoperto una cabala filo-israeliana impegnata in un'operazione di spionaggio ad altissimo livello entro il governo americano, tutto ciò sembra ancora così improbabile? L'intera storia e' raccontata nel mio breve libro, L'Enigma del Terrore: L'11 settembre e la connessione israeliana, che, con preveggenza, si conclude come segue:
    "Questo sconvolgente scandalo sottolinea perché la visione manichea promossa da George Bush nella sua "guerra al terrorismo" sia fondamentalmente falsa. "O siete con noi, ha tuonato, o siete contro di noi". Cosa dire allora degli israeliani? Quando pedinavano Mohammed Atta erano con noi - o contro di noi?".
    La guerra segreta di Israele contro l'America - di cui potete leggere qualcosa solo qui, in questo spazio, fino ad ora - e' uscita allo scoperto, e' esplosa nei titoli di giornale. La ragione e' perché sembra che gli americani, o almeno alcuni di essi, stiano cominciando a controbattere.
    L'affare Franklin viene già paragonato al caso della spia Pollard, ma una analogia storica più appropriata e' il caso di Alger Hiss. Come Franklin, Hiss era un funzionario governativo USA al top che non si vendette per denaro, ma perché credeva ciecamente nella causa. Hiss si considerava - e veniva considerato da molti supporters americani - non un traditore ma un idealista, l'avvocato di un'ideologia che, alla fine, avrebbe creato un'America migliore - un'America sovietizzata. Franklin ed i suoi compagni neocons sono ugualmente devoti alla loro visione di un'America neoconizzata.
    A questo punto mancano alcune informazioni essenziali, come ad esempio le identità dei "due o tre" impiegati dell'AIPAC coinvolti. Fino a che punto l'organizzazione sapeva di queste attività illegali? Cos'altro i federali hanno scoperto sull'AIPAC - dopo un'investigazione a tutto campo durata per oltre due anni e che ha fatto uso anche di sorveglianza elettronica?
    Non conosciamo la risposta a queste domande. Ma so che se si fosse trattato di un gruppo arabo o islamico, i loro uffici sarebbero stati chiusi, i loro assetti confiscati ed i loro quartier generali setacciati. Potrà mai accadere all'AIPAC una parvenza di ciò?
    Naturalmente no. E perché no? A Israele e' forse concesso di metter su alla luce del sole, ed impunemente, un covo di spie a Washington? E' un oltraggio, ed e' l'ora che lo si dica. Invece, i politici che hanno preso denari a piene mani dell'AIPAC hanno molte spiegazioni da dare, specie se non restituiscono la grana. Mentre le spie israeliane a Washington rubano i nostri segreti e ci riempiono di menzogne, i nostri politici sgomitano per mettere le mani sui contributi elettorali offerti dall'AIPAC - ottenuti in contanti mentre i loro padroni si "accontentano" di documenti classificati.
    Quando il popolo americano scoprirà cosa sta accadendo, Dio aiuti i neocons, poiché ne avranno davvero bisogno. L'arresto ed il processo alla quinta colonna di Israele al Pentagono scateneranno molta rabbia, perché farà comprendere agli americani la natura e gli scopi del tradimento che li ha fatti entrare in guerra contro l'Iraq. La stessa parola "neocon" diverrà sinonimo d tradimento, come Quisling. Inoltre, la complessità della guerra in cui ci troviamo impelagati, allorché si diraderà il fumo che circonda il World Trade Center ed il Pentagono, ci apparirà in tutta la sua chiarezza.
    La linea del partito, che viene fuori dalla Centrale Neocon, e' che Israele ha diritto a conoscere il materiale classificato, dal momento che siamo amici così intimi: gli amici non dovrebbero avere segreti, no? Si tratta solo di una questione di lotta tra fazioni all'interno dell'amministrazione, tra i neocons e la "vecchia guardia" dei realisti repubblicani al Dipartimento di Stato.
    Ciò potrebbe essere vero, ma potrebbe altrettanto essere vero che una delle fazioni abbia commesso atti illegali - spionaggio - per conto di una nazione straniera. La "confusione nell'AIPAC", come - con aria di sufficienza - il Jerusalem Post si riferisce alla questione, e' di certo il risultato di una lotta intestina all'interno dell'amministrazione Bush, ma ciò non inficia che una delle parti possa essersi macchiata di tradimento.
    In ogni caso, munitevi di patatine e ketchup, stappate una bibita - anzi, dello champagne - mettetevi comodi e preparatevi ad assistere al processo politico del nuovo millennio, che si preannuncia uno spettacolo divertente ed istruttivo.
    POSTSCRIPT
    Il New York Times riporta che la storia di CBS News può aver fatto deragliare gli sforzi per seguire le tracce dell'inchiesta che da Franklin portano "indietro, agli israeliani". Il risultato e' che "diverse aree dell'investigazione restano oscure".
    Questo e' ciò che sperano gli israeliani ed i loro apologeti in questo paese: i traditori possono operare solo nelle tenebre della notte, e più e' buio, meglio e'.
    Vi e' stato un grande sospetto, a cui e' stato dato voce da Pat Buchanan l'altra sera sull'MSNBC, e da Laura Rozen sul suo eccellente blog, warandpeace.com, che si tratti di un caso di "bruciatura controllata", come l'ha definito, con ragione, Laura. Venerdì notte e' stata la notte di notizie più lenta della settimana, ed a ciò si aggiunga la copertura data alla faccenda alla Convention repubblicana: siamo in presenza della classica tattica dell'insabbiamento. Si aggiunga inoltre la consueta postura vittimistica, le accuse di "anti-semitismo" e la strategia della cricca neocon appare in tutta la sua chiarezza: negare tutto e passare all'offensiva. Funzionerà? Ne dubito, ma staremo a vedere. Israele ha la quinta colonna nel governo USA, e specialmente nel Dipartimento di Giustizia, ma la resistenza patriottica sta crescendo, sia all'interno dell'amministrazione che nell'opinione pubblica americana. L'asse del tradimento sta lottando per la sopravvivenza, ma le tattiche consuete - paura, diffamazione e insabbiamento - potrebbero non bastare più.

    http://www.antiwar.com/justin/?articleid=3469

  5. #5
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    Arrow scritto da un ebreo

    ASSASSINI DI VAMPIRI

    di ISRAEL SHAMIR



    Le storie popolari sui vampiri danno ai lettori una serie di rimedi per arginare la possibilita' di un attacco da parte di quei personaggi. Una manciata di polvere di cimitero, aglio, una croce, ad esempio, sono tutti rimedi efficaci. Ma questi non sempre funzionano. Nell'esilarante commedia degli orrori di Roman Polansky "L'intrepido assassino di vampiri", l'eroe cerca di scacciare un vampiro ebreo facendosi il segno della croce. L'ebreo gli sorride con un tenero sorriso di comprensione e affonda le sue zanne. La croce non lo ha salvato. Mi viene in mente proprio il film di Polansky mentre seguo la nuova ondata di controversie sull'olocausto.
    Gli "storici revisionisti", che sono considerati "negatori dell'olocausto" dai loro avversari, si sono incontrati a Beirut per confrontare i loro studi sul genocidio nazista. L'establishment ebraico-americano, tra cui spiccano la Lega Anti-diffamazione e l'Organizzazione Sionista Americana (ZOA), hanno chiesto di proibire tale conferenza. La ZOA non e' contro il revisionismo in se'. Questa organizzazione e' pioniera nell'arte di negare la storia ed ha pubblicato, a spese dei contribuenti americani, un libercolo chiamato: "Deir Yassin: storia di una menzogna".


    Deir Yassin era un pacifico villaggio che i gruppi terroristici ebraici Etzel e Lehi attaccarono il 9 aprile del 1948, massacrandone gli abitanti, uomini, donne e bambini. Non voglio ripetere il terribile racconto di cio' che avvenne, poiche' tutti i massacri sono simili, da Babi Yar a Chain Gang a Deir Yassin.

    I revisionisti della ZOA hanno utilizzato tutti i metodi dei loro avversari, "i revisionisti dell'Olocausto": hanno trascurato i racconti dei testimoni oculari e dei sopravvissuti, della Croce Rossa, della polizia britannica, degli scouts e di altri testimoni ebrei che erano presenti sulla scena del massacro. Hanno trascurato persino le scuse di Ben Gurion, dal momento che, dopo tutto, i comandanti di quelle bande divennero, l'uno dopo l'altro, primo ministro dello stato ebraico. Per la ZOA, aveva validita' solo la testimonianza dei massacratori. Questo, ovviamente, se i massacratori sono ebrei.

    Se gli ebrei sono le vittime, queste organizzazioni americane-sioniste non fanno alcun tentativo di revisionare alcunche'. Questa posizione morale alquanto dubbia e' stata di grande aiuto per gli storici riuniti a Beirut. Secondo logica, se gli israeliani dicono delle bugie riguardo a cio' che avvenne nel 1948, probabilmente anche il racconto dell'olocausto dev'essere stato gonfiato. E' un'energia sprecata. Certo, il revisionismo ha mandato a riposo la storia del sapone fabbricato con grasso umano, o dei forni crematori di Wiesel, ma quando si parla di numero di vittime, trovo che sia inutile continuare a parlarne. Se anche fossero stati uccisi mille ebrei o mille zingari, sarebbe troppo. Non e' un soggetto importante, questo, poiche' la definizione reale delle vittime e' basata sull'interpretazione.

    Un buon esempio di "definizione delle vittime" e' stato fornito ultimamente dal giornale Ha'aretz. Quando nel 1991 termino' la guerra del Golfo, era noto che vi era stata una sola vittima israeliana. Oggi, ci sono ufficialmente un centinaio di israeliani che sono riconosciute vittime della guerra del Golfo, e tutte ricevono una pensione a spese dell'Iraq. Alcune delle vittime erano morte di stress, alcune morte soffocate per non aver saputo togliere la maschera anti-gas. Ha'aretz asserisce che molte altre pretese di "presunte vittime" furono declinate dalle autorita' israeliane. Ecco perche' Michael Elkins, l'ex-corrispondente della BBC da Gerusalemme e cittadino israeliano, ha ragione a sostenere che sei milioni o tre milioni di vittime non fa alcuna differenza.

    I "revisionisti" mettono a repentaglio le loro sostanze e le loro stesse vite per cercare di minare cio' che definiscono "il mito dell'olocausto". Il loro interesse puo' essere compreso. Oggi si puo' mettere in dubbio qualsiasi cosa, dall'Immacolata Concezione a (forse) i miti fondatori dello stato d'Israele. Solo il culto dell' olocausto mantiene una cortina di ferro super-rinforzata, unica, contro qualsiasi investigazione che possa gettare un dubbio sul suo sacro dogma. I dogmi hanno sempre attirato le menti critiche. E cosi', le corna del toro infuriato fendono l'aria sottile. Gli argomenti sulle camere a gas e sulla produzione del sapone sarebbero molto interessanti, ma sono irrilevanti. Dunque, dov'e' il matador?

    Un coraggioso passo e' stato fatto dal dott. Norman Finkelstein nel suo best-seller "L'industria dell'olocausto". C'e' comunque una distinzione da fare tra Finkelstein ed i revisionisti riunitisi a Beirut. Il dott. Finkelstein, figlio di un sopravvissuto all'olocausto, si e' mantenuto lontano da qualsiasi possibilmente illegale controversia statistica e si e' concentrato sulla costruzione ideologica del culto dell'olocausto.

    Cio' gli ha provocato un mucchio di guai. Una organizzazione ebraica chiamata "Avvocati senza frontiere" lo ha gia' citato in giudizio in Francia. Questi avvocati sono restati perfettamente in silenzio quando la macchina legale israeliana ha pronunciato una condanna a sei mesi di liberta' condizionata per l'assassino (ebreo) di un bambino (non-ebreo). Non hanno mosso un dito quando la giovane 15enne palestinese Suad e' stata messa in una cella di isolamento, senza supporto legale e soggetta a torture psicologiche. Sono completamente assenti dalle corti militari israeliane, dove un singolo ufficiale ebreo puo' emettere sentenze di lunga prigionia senza alcuna prova chiara. Apparentemente, questi avvocati sono consapevoli di determinati limiti.

    Finkelstein ha cercato di esplorare il segreto del nostro discreto fascino ebraico, un fascino che apre il cuore degli americani e le cassaforti dei banchieri svizzeri. La sua conclusione e' che noi sfruttiamo il senso di colpa degli europei e degli americani. "Il culto dell'olocausto ha dimostrato di essere un' indispensabile arma ideologica. Attraverso quest'arma, una delle piu' formidabili potenze militari del mondo, con un orrendo record di violazione dei diritti umani, si e' potuta proporre come vittima, ed il gruppo etnico piu' di successo degli Stati Uniti ha esso stesso acquisito lo status di vittima". Finkelstein porta avanti una brillante analisi del culto dell'olocausto, ed arriva ad una scoperta allarmante: esso non e' altro che una meschina costruzione di pochi cliche' cuciti insieme dalla addolorata voce di Elie Wiesel.

    Finkelstein non e' consapevole dell'immensita' della sua scoperta, poiche' egli crede ancora che il culto dell'olocausto sia un grande concetto, secondo solo all'invenzione della ruota. Esso risolve l'eterno problema del ricco e dell'influente, eliminando, altresi', l'invidia e l'odio del povero e dello sfruttato. Esso permette a Mark Rich e ad altri truffatori di ingannare e di rubare, permette all'esercito israeliano di uccidere bambini e di far morire di fame le donne impunemente. Questa sua opinione e' condivisa da molti israeliani. Ari Shavit, un noto giornalista di Ha'aretz, lo espresse molto bene nel 1996, quando l'esercito israeliano uccise oltre 100 profughi a Cana, in Libano: "Possiamo uccidere impunemente, perche' il museo dell'olocausto e' da noi". Boaz Evron, Tom Segev ed altri scrittori israeliani hanno condiviso lo stesso punto di vista.

    Possiamo riassumere le tesi del dott. Finkelstein come segue: gli ebrei sono riusciti a far quadrare il cerchio ed a risolvere il problema che angustia l'aristocrazia e i miliardari rampanti. Proprio cosi': essi sono riusciti a disarmare i loro oppositori suscitando la loro pieta' ed il senso di colpa.

    Io ammiro il dott. Finkelstein perche' continua a credere nel buon cuore dell'uomo. Ritengo anche che lui creda nelle favole. Per quello che credo io, la compassione ed il senso di colpa possono offrirti forse un piatto di zuppa gratis. Non innumerevoli miliardi di dollari. Finkelstein non e' cieco. Si e' accorto che gli zingari, un'altra vittima dei Nazisti, non hanno ricevuto neanche un marco dai "compassionevoli" tedeschi. La capacita' americana di sentirsi in colpa verso le loro vittime vietnamite (5 milioni di uccisi, un milione di vedove, distruzioni a tappeto) e' stata ben espressa dall'ex segretario alla Difesa William Cohen: "Non c'e' posto per le scuse. La guerra e' guerra". Nonostante abbia tutti i fatti a sua disposizione, Finkelstein afferra la sua croce e cerca, in questo modo, di spaventare il vampiro e di metterlo in fuga.

    Qual'e' la vera fonte del potere che alimenta l'industria dell'olocausto? Non e' un discorso ozioso o una questione teorica. Un'altra tragedia palestinese si profila all'orizzonte, col lento strangolamento delle sue citta'. Ogni giorno un albero viene sradicato, una casa demolita, un bambino ucciso. A Gerusalemme, gli ebrei festeggiano il Purim con un pogrom di Gentili, e questo viene citato solo a pagina sei dei giornali locali. A Hebron, i seguaci di Kahane celebrano il Purim accorrendo alla tomba dell'assassino di massa Goldstein. Non e' tempo di agire subdolamente.

    Nel romanzo "Le Sirene", Bloom esprime le sensazioni del suo creatore James Joyce verso il sanguinoso concetto della liberazione irlandese, sull'epitaffio di un combattente per la liberta' irlandese. I miei nonni, i miei zii e le mie zie morirono durante la II Guerra Mondiale. Ma io giuro sulla loro memoria, se pensassi che il senso di colpa da cui e' nato il culto dell'olocausto ha causato la morte di un solo bimbo palestinese, io stesso trasformerei il Memoriale dell'olocausto in un urinatoio pubblico.

    La meschinita' del culto dell'olocausto e la facilta' con cui ha spillato miliardi e' la prova concreta del potere reale che c'e' dietro quest'industria. Questo potere e' oscuro, invisibile, ineffabile, ma reale. Non e' un potere derivato dall'olocausto, ma, piuttosto, il culto dell'olocausto rappresenta la messa in mostra dei muscoli da parte di coloro che controllano il vero potere. Ecco perche' tutti gli sforzi dei revisionisti vengono condannati. Le persone che hanno promosso il culto possono promuovere qualsiasi cosa, poiche' essi dominano tutti i pubblici discorsi. Il culto dell'olocausto non e' altro che una piccola manifestazione della loro abilita'. Questo potere riesce solo a sorridere delle rivelazioni del dott. Finkelstein

  6. #6
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  7. #7
    El Criticon
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    Originally posted by carbonass
    inviarne copia, assieme ai due articoli sopra riportati, a Radio Padania Libera che più libera non si può - sperando di trovarvi qualche volenteroso ancorché ingenuo recensore - e al pacchiano ferrara figlio ... anzi padre del foglio ... che se lo piglio glieli faccio decantare lungo tutto un miglio e anche oltre?

  8. #8
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    Angry IMBECILLI E COLLABORAZIONISTE

    Originally posted by Padanik
    Un'altra curiosità sono i guestbook, firmati quasi completamente da ragazze italiane entusiaste dopo avere visitato paesi islamici, o dell'islam in generale, alla faccia della donna sottomessa o timorosa di quella fede.
    Sai cosa farei a quelle imbecilli......

    ...pensate alla fine che hanno fatto le nostre nonne collaborazioniste

 

 

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