….all’Onu

Il segretario dell’Onu, Kofi Annan, è entrato a gamba tesa nella campagna elettorale americana con l’intervista alla Bbc in cui ha definito “illegale” l’intervento anglo-americano in Iraq.
Sul merito del suo giudizio ci sarebbe molto da dire, anche sul piano giuridico, e i governi americano, britannico e australiano lo hanno fatto.
Quello che però è più incomprensibile è la scelta politica di rinfocolare una polemica retrospettiva, superata dall’ultima risoluzione del Consiglio di sicurezza che riconosce il governo provvisorio iracheno e invita a prestargli aiuto.
Forse l’iniziativa di Annan nasce dall’esigenza di distogliere l’attenzione dai costanti fallimenti dell’organizzazione che dirige. A pochi chilometri dai confini del suo paese (Annan è egiziano) il regime sudanese conduce da anni una guerra di sterminio contro le popolazioni non islamiche, nel sud, e non arabe, nell’ovest. George W. Bush ha recentemente definito “un genocidio” quel che avviene nel Darfur, e questa opinione è suffragata anche dalle relazioni degli osservatori dell’Onu.
Che però non sa che pesci pigliare.
Ha emesso un’intimazione a sciogliere le milizie “irregolari” cui si attribuiscono i massacri, che non ha avuto alcun effetto concreto.

Su un altro tema decisivo, quello della disseminazione nucleare, il governo di Teheran si fa beffe dell’agenzia dell’Onu (e anche dell’Unione europea), senza che questo determini alcuna conseguenza. Lo stesso, pressappoco, vale per la Corea del Nord, che ha addirittura denunciato il trattato di non proliferazione atomica.
La posizione personale di Annan ovviamente risente di questa catena di fallimenti, oltre che degli scandali finanziari dell’organizzazione, che lambiscono persino la sua famiglia.
Così, per trovare qualche difensore, Annan si appella all’opinione
“pacifista”, rimestando polemiche superate e, in ogni caso, controproducenti.
Intanto i neri del Darfur continuano a morire o a fuggire, le dittature si dotano di ordigni di sterminio e chi dovrebbe vigilare sulla sicurezza del mondo pensa solo agli affari suoi.

Ferrara su il Foglio del 18 settembre

saluti