Capitalismo, imperialismo, Stati, mercato, Berlusconi, la FIAT e la sinistra

Comunità Comuniste


“When you have eliminated the impossible, whatever remains,
however improbable, must be the truth.”
Sherlock Holmes


Avevo preparato questo scritto una decina di giorni fa, prima della conclusione della vicenda Fiat. Ora, a vicenda di fatto conclusa, tutti i commentatori, di sinistra e di destra, guardano stupefatti a questo “intervento dei governi e degli Stati” in una “faccenda di mercato”.

Ma siamo scemi? Ma quando mai è esistito un capitalismo senza Stato?

Sono addirittura imbarazzato a dire che sono stato facile profeta (chi legge il seguito capirà il perché). E sono imbarazzato perché in realtà ho scritto una cosa normalissima, mentre solo i cocciuti e i sognatori di vocazione o di professione persistono a negare l’evidenza.

Lasciando perdere quel che dicono alcuni (solo alcuni) settori della destra, consideriamo l’atteggiamento della sinistra, che varia tra il desolante e l’estremamente pericoloso.

Leggete i commenti. La “sinistra riformista” passa dal difendere per principio il nonintervento dello Stato (ovvero a difendere l’esistenza dell’unicorno), alla recriminazione che i governi russo e tedesco non sono stati a guardare (ovvero che l’unicorno non esiste) per finire con l’inevitabile, ma a quel punto paradossale accusa a Berlusconi di essersi defilato.

“Spero non lo abbia fatto perché amico di Putin!” Questa la stupefacente insinuazione di Epifani, che denuncia così la sua preferenza per la “soluzione americana”.

Infatti in questa partita si sono confrontati gli Stati Uniti (che sostenevano l’opzione Chrysler-Fiat-Opel), i settori più accorti del mondo politico e imprenditoriale tedesco (Schröder in testa con le sue fortissime liaisons russe) e gli interessi nazionali Russi.

Non so se Berlusconi abbia tifato per questi ultimi (il suo “Giornale” ad ogni modo tifava per Fiat). Più che altro credo che in questo scontro avesse poca voce in capitolo e non sapesse nemmeno bene cosa fare.

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