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  1. #61
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    Grazie ad approfondite analisi forensi condotte su una mummia conservata a Torino, un team di ricerca internazionale ha scoperto la "ricetta" originale degli antichi egizi per la mummificazione. Questa pratica sarebbe iniziata nel 4.000 avanti Cristo, 1.500 anni prima di quanto ritenuto sino ad oggi dagli studiosi.



    LA VERA "RICETTA" PER FARE LE MUMMIE È A TORINO. IN UN CORPO CHE RISCRIVE LA STORIA D’EGITTO



    Svelata la ‘ricetta' originale con cui venivano create le mummie: un mix di olio vegetale, resina di conifera, balsamo e gomma (zucchero). La scoperta riscrive persino la storia dell'Antico Egitto: grazie alle analisi condotte su una mummia preistorica custodita sin dal 1901 nel Museo Egizio di Torino, infatti, è stato determinato che la pratica della mummificazione ebbe inizio circa 1.500 anni prima di quanto si ritenesse (nel 4.000 avanti Cristo, invece che nel 2.600). Inoltre, poiché la suddetta mummia – chiamata ‘corpo di Torino' (Turin Body) – proveniva dall'Egitto Meridionale, la procedura veniva eseguita in un'area geografica sensibilmente più ampia di quella conosciuta dagli studiosi. Le eccezionali scoperte sono state fatte da un team di scienziati internazionale coordinato da archeologi dell'Università di York, Gran Bretagna, che ha collaborato con i colleghi degli atenei di Torino, Trento, Oxford, Warwick e dell'Università Macquarie di Sydney.






    Le ragioni per cui il ‘corpo di Torino' è così eccezionale risiede nel fatto che si tratta di una delle mummie più antiche non sottoposte a procedure di conservazione. In pratica, è nello stato in cui è stata lasciata dai suoi ‘creatori'. Sino ad oggi si credeva che la sua mummificazione fosse legata a un processo naturale, dovuto al clima secco e caldo in cui il cadavere fu conservato, tuttavia, attraverso complesse analisi forensi, gli archeologi guidati dal professor Stephen Buckley hanno stabilito che quel corpo fu effettivamente sottoposto a una procedura di mummificazione. Gli ingredienti rilevati sono un olio vegetale (probabilmente di sesamo); un balsamo verosimilmente ottenuto dai giunchi; una gomma zuccherina estratta forse dall'acacia e una resina di conifera come quella del pino. La ricetta serviva a creare un potente antibatterico in grado di preservare il corpo, che dopo la rimozione degli organi veniva immerso nel sale e avvolto nel lino per migliorarne la resistenza.

    Buckley e colleghi hanno inoltre scoperto che il corpo di Torino apparteneva a un ragazzo. “Combinando l'analisi chimica con l'esame visivo del corpo, le indagini genetiche, la datazione al radiocarbonio e l'analisi microscopica dei frammenti di lino, abbiamo confermato che questo processo rituale di mummificazione è avvenuto intorno al 3.600 aC su un maschio, di età compresa tra 20 e 30 anni quando morì”, ha sottolineato la coautrice dello studio Jana Jones. L'arte della mummificazione si diffuse esponenzialmente al periodo della costruzione della Grande Piramide, ma era evidentemente già presente nell'antica e affascinante cultura egizia da oltre un millennio. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Archaeological Science.

    [Credit: Dr Stephen Buckley, University of York]


  2. #62
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    Thutmose III, della diciottesima dinastia, dunque era il fratellastro di Mosè. E oggi la Massoneria considera Thutmose III il precursore dell'Alta Magia e gran maestro delle discipline esoteriche...


  3. #63
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    Anche secondo Harvey Spencer Lewis (1883-1939), fondatore e primo Imperator dell'AMORC, l'origine tradizionale della Rosacroce viene individuata nell'antico Egitto. Lewis riteneva, infatti, che fosse esistito un unico Ordine Rosa-Croce attraverso le epoche, con varie denominazioni, e che l'AMORC ne fosse l'odierno erede. Sarebbe stato fondato dal faraone Thutmose III (ca. 1450 a.C.) il quale avrebbe raggruppato le «scuole dei misteri» esistenti in un'unica fratellanza. Successivamente, il faraone Amenofi IV (regnò ca. dal 1355 al 1335 a.C.) detto anche Akhenaton (nome che egli assunse quando fondò la religione monoteistica detta «Amarniana»), ne avrebbe proseguito l'operato.

    Lewis scrive anche che, secondo la Tradizione orale Rosacroce, la grande Scuola dei Misteri di Thutmose III, chiamata «Grande Fratellanza Bianca» (il colore è simbolo di purezza e di luce, non si riferisce all'etnia dei partecipanti), diede vita ad un Ordine mistico. Quest'Ordine si estese via via nel mondo antico per mezzo dei filosofi greci che studiarono in Egitto, come Platone e Pitagora, adottando, ad un certo punto, il simbolo della Rosa e della Croce (la quale non è quindi una Croce Cristiana). Secoli dopo si sviluppò nei circoli degli alchimisti del Medioevo e si manifestò tramite l'Ordine dei Templari, prima di rivelare pubblicamente la propria esistenza all'inizio del Seicento[5].


    https://it.wikipedia.org/wiki/AMORC

  4. #64
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    Thut-Mose possibile che sia stato lo stesso Mosè?

  5. #65
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  6. #66
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri


  7. #67
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    EGITTO, TROVATE RARE MUMMIE DI SCARABEI E NUMEROSI ALTRI ANIMALI



    Fotografia Mohamed Abd El Ghany / Reuters


    È ormai da settembre che si aspettava l’ufficializzazione di tre grandi scoperte archeologiche anticipate dai vertici del Ministero delle Antichità egiziane. Così, alla presenza di decine di ambasciatori e giornalisti locali e stranieri, il ministro Khaled el-Enany e Mostafa Waziry, segretario generale del Supreme Council of Antiquities, hanno finalmente annunciato il primo importante ritrovamento effettuato a Saqqara.

    La missione egiziana che lavora nei pressi della piramide del faraone Userkaf dallo scorso aprile ha individuato sabato 10 novembre sette tombe rupestri, 4 dell’Antico Regno e 3 del Nuovo Regno, riutilizzate in Epoca Tarda per la deposizione di mummie animali. A partire dalla metà del I milllennio a.C., infatti, tutta l’area venne sfruttata per necropoli di cani e gatti.




    Mummie di gatto in una delle tombe rupestri nei pressi della piramide di re Userkaf
    Fotografia di Khaled Sedouki / AFP



    Proprio da quest’ultimo gruppo di catacombe - racchiuse nel perimetro del Bubasteion, complesso templare consacrato alla dea gatto Bastet - provengono i ritrovamenti annunciati oggi: oltre 200 mummie di gatto, classicamente bendati o inseriti in statuette in legno dorato, e di altri animali.

    Queste mummie sono la testimonianza della devozione di centinaia di migliaia di pellegrini che lasciarono in dono agli dèi i corpi imbalsamati dei rispettivi animali rappresentativi. Ne derivò un vero e proprio commercio degli ex voto con gatti, cani, ibis, babbuini, coccodrilli che, a discapito di quanto comunemente si creda, venivano allevati, uccisi, imbalsamati e venduti ai fedeli. In particolare, come evidenziato da TAC e radiografie, ai gatti veniva spesso spezzato il collo già in tenera età.



    Statue di gatti
    Fotografia id Nariman El-Mofty / AP Photo


    Oltre ai felini, nelle tombe si trovavano anche due cobra nei loro bei contenitori in legno dipinto, due coccodrilli con rispettivi sarcofagi in foggia di rettile e soprattutto mummie di scarabei. Si tratta di una scoperta rarissima, addirittura unica se si considerano l’integrità e le dimensioni dei due insetti più grandi che erano avvolti nel lino e chiusi in una cassa cubica in calcare. Un secondo piccolo sarcofago in pietra, decorato come l’altro con un disegno dell’animale contenuto, era pieno di circa 200 esemplari. Lo stesso Waziry ha affermato di aver provato a contattare musei di tutto il mondo senza trovare paralleli.




    Cassa cubica in calcare contenente uno scarabeo mummificato. Il secondo piccolo sarcofago in pietra, a destra,
    decorato come l’altro con un disegni degli animali contenuti, contiene circa 200 esemplari di scarabeo.
    Fotografia per gentile concessione Ministry of Antiquities


    Altro particolare importante, è noto anche il nome del proprietario originario della tomba, Khufu-Imhat, “Sovrintendente alle costruzioni nel palazzo reale” tra la fine della V dinastia e l’inizio della VI (2350 a.C. circa). Ma la lista degli oggetti ritrovati non finisce qui e comprende 30 vasi in ceramica, un migliaio di amuleti in faience, statuette in legno e bronzo di animali e divinità, stele funerarie, tavole d’offerta, tre canopi in alabastro, ceste e corde intrecciate con fibre vegetali, maschere di sarcofago, un poggiatesta, papiri iscritti in ieratico e demotico e tavolozze da scriba che conservano ancora gli stili e l’inchiostro nero e rosso.




  8. #68
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    EGITTO. APRE AL PUBBLICO TOMBA DI ETÀ TOLEMAICA: 50 MUMMIE E SPLENDIDI DIPINTI






    L'autorità per le antichità egizie ha inaugurato una tomba risalente al periodo tolemaico (305 a.c. - 30 a.c.) scoperta di recente nella provincia di Sohag, circa 400 chilometri a sud del Cairo. La sepoltura, costruita per un nobiluomo di nome Tutu e la moglie (forse musicista), era stata scoperta per caso durante un'operazione di polizia a contrasto degli scavi illegali nell'area archeologica di Al-Dayabat. "Sebbene si tratti di una tomba molto piccola, è eccezionalmente decorata con scene meravigliose" ha detto Mostafa Waziri, segretario generale della Corte Suprema per le Antichità alla guida della commissione scientifica che ha condotto gli scavi.





    La tomba è composta da due camere: un ingresso e una piccola stanza con due sarcofagi di lastre di calcare. L'ingresso è suddiviso in due zone decorate da dipinti che raffigurano "Tutu, il proprietario della tomba, che offre e riceve doni agli dèi" e, prosegue Waziri "le stesse scene per la moglie, Ta-Shirit-Iziz, con l'aggiunta di alcuni versi tratti dal libro dell'aldilà".

    Al suo interno è stata rinvenuta una mummia perfettamente conservata, ancora da identificare, e oltre cinquanta animali mummificati tra cui gatti, falchi, aquile e toporagni (che si riteneva avessero il potere di curare la cecità). All'esterno è stata allestita una esposizione di oggetti rinvenuti a corredo delle sepolture e le mummie di una donna tra i 35 e i 50 anni con il figlio.



  9. #69
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    SVELATO IL SEGRETO DI BELLEZZA DEI CAPELLI DEGLI ANTICHI EGIZI



    La mummia di Tiye (ph. National Geographic)




    Non è raro trovare mummie con i capelli perfettamente preservati e con acconciature dalle ciocche e dai riccioli ancora perfetti. Si pensava per questo che anche i capelli, come il corpo, fossero sottoposti a speciali processi di imbalsamazione. Ed è così che ad un team russo dell’Istituto Kurchatov di Mosca è venuta l’idea di indagare sul caso e scoprire quale formula utilizzassero gli antichi Egizi per avere capelli splendidi anche dopo oltre 3000 anni. La loro tenacia è stata premiata e hanno scoperto il segreto di bellezza degli Egizi individuando la composizione dei prodotti utilizzati per la cura dei loro capelli e per le loro elaborate acconciature dettate dalla moda del tempo.

    Gli studiosi ritengono che la formula utilizzata per i capelli contenesse ingredienti diversi dai prodotti applicati ai loro corpi. Il dott. Viktor Pozhidayev, ricercatore senior presso il dipartimento di biotecnologia e bioenergia dell’Istituto, nella sua pubblicazione fa sapere che le ricerche sono state condotte su tre mummie egizie con lunghi capelli meticolosamente acconciati, sorprendentemente perfetti, con nessuna ciocca fuori posto, risalenti al primo millennio a.C. Utilizzando la tecnologia più avanzata, i ricercatori sono stati finalmente in grado di identificare la ricetta del balsamo per capelli utilizzato dai faraoni e dal loro entourage. La speciale formula conteneva grasso di manzo, olio di ricino, cera d’api e gomma di pino, con l’eventuale aggiunta, a piacimento, di olio aromatico di pistacchio. Gli antichi Egizi, applicando il siero ai loro capelli, ne garantivano la salute ed il perfetto mantenimento dei riccioli, tanto da resistere al tempo e conservarsi per oltre tre millenni.



    La principessa Ndjemt, figlia del faraone Ramesse XI


    Per scoprire gli ingredienti che componevano questo balsamo i ricercatori hanno utilizzato la spettrometria di massa, registrando spettri infrarossi prima e dopo il trattamento con solventi. I risultati hanno mostrato che il balsamo contiene, come detto, grasso di manzo, olio di ricino e cera d’api, mentre ulteriori studi hanno evidenziato la presenza di acidi abietici e deidroabietici contenuti nella resina dell’albero di pino. Due mummie su tre nel loro balsamo per capelli avevano aggiunto anche olio aromatico di pistacchio. Lo studio, pubblicato nel Journal of Analytical Chemistry, fa parte di una ricerca su larga scala condotta sulle mummie conservate al Museo Statale delle Belle Arti di Pushkin di Mosca, uno studio che prevede l’utilizzo di moderne tecnologie come la tomografia ad emissione di positroni (PET) e la tomografia computerizzata che hanno permesso ai ricercatori di effettuare analisi non invasive lasciando integri gli involucri delle mummie. Infatti da queste indagini si è poi scoperto che ad una delle mummie esaminate mancano entrambi i piedi e che il suo corpo è tempestato di amuleti inseriti tra le bende durante il processo di mummificazione con lo scopo di proteggere il defunto.



  10. #70
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    Predefinito Re: Alla radice del pensiero... L'Egitto e i suoi misteri

    Aristide Malnati

    MUMMIFICATI COME RE, MA SONO LEONI



    Le mummie di cucciolo di leone


    Attenzione e devozione verso il mondo animale erano presenti già nel mondo classico e soprattutto nell’Antico Egitto, dove numerose specie domestiche e feroci erano ritenute depositarie di forze ancestrali della natura e quindi divinizzate e venerate.

    Una recente scoperta all’ombra delle piramidi, precisamente a Saqqara, a sud-ovest del Cairo, ha rivelato una piccola necropoli di animali mummificati e sepolti con tutti gli onori. Si tratta di una piccola area sepolcrale del periodo tolemaico (quindi utilizzata a lungo, tra il III-I sec. avanti Cristo) contenente diversi gatti selvatici, cuccioli di leone, di pantera e di leopardo, allora diffusi in Nord Africa: accanto alle mummie di questi felini (ma anche di uccelli di varie specie e di uno scarafaggio grande tre-quattro volte la norma) statuette in legno e bronzo che ne riproducono le sembianze.



    Mummia di un piccolo coccodrillo e sarcofago in legno per un altro esemplare



    "Sono tutte specie adorate e divinizzate. Per lungo tempo esemplari di animali potevano venire sacrificati a divinità antropomorfe e dunque superiori. Dal periodo tardo però i sacrifici si ridussero e in molti casi divennero simbolici, messi in atto tramite appunto statue, evitando così di spargere sangue. Quasi che gli egizi fossero diventati ‘animalisti’ ante litteram", osserva Salima Ikram, egittologa pakistana dell’Università americana del Cairo.

    Particolare significato ebbero i gatti (soprattutto quelli neri!), che in riva al Nilo furono oggetto di continua venerazione: potevano beneficiare di necropoli a loro riservate (privilegio che ebbero anche gli ibis, i falchi, i coccodrilli e le scimmie, tutti idolatrati in santuari dedicati) e venivano mummificati con ogni attenzione e con particolari riti funebri: spesso per rendere più consistente il bendaggio delle loro mummie esso veniva riempito di ammassi di papiri, tanto che i cadaveri possono contenere preziosi reperti per i papirologi. A dimostrazione della grande venerazione verso questi felini a loro venne dedicata una città sacra, Bubastis, nel Delta a nord est del Cairo, abitata solo dai sacerdoti di Bastet, la divinità appunto con le sembianze di gatto, che era difesa addirittura da una guarnigione militare.




    Mummia di gatto avvolta in bende di lino. Fotografia di Mohamed Hossam EPA


    Erodoto (nel secondo libro delle Storie) racconta che i persiani guidati da Cambise (che poi nel 525 avanti Cristo avrebbero conquistato l’intero Paese del Nilo), quando vollero con certezza sconfiggere l’esercito nemico, legarono allo scudo di ogni loro soldato un gatto ancora vivo, ben sapendo che mai gli egizi avrebbero colpito: lo stratagemma riuscì e i persiani, ripetendolo a più riprese, con facilità sconfissero le truppe del faraone.



 

 
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