Editoriale di Radio Città Aperta


La buona notizia c’è: è la liberazione di Simona Torretta, Simona Pari e dei due volontari iracheni che lavoravano con il Ponte per e Intersos sequestrati tre settimane fa da un “misterioso” commando nella loro sede di Bagdad.
Da quanto riferisce un Berlusconi già passato all’incasso per il risultato, il merito è soprattutto del suo segretario Gianni Letta. Particolare curioso: dieci giorni fa lo stesso Letta era talmente sicuro del loro rilascio che “prevedeva la loro partecipazione al concerto di Uto Ughi”. Allo stesso modo, Berlusconi sottolinea il ruolo decisivo avuto da Scelli, il discusso commissario della Croce Rossa per le operazioni poco chiare condotte in Iraq e sulla vicenda Baldoni soprattutto.
Le dichiarazioni politiche indugiano sulle felicitazioni per il risultato ottenuto e i peana all’unità nazionale tra governo e opposizioni sulla vicenda. Solo in pochi (Pecoraro Scanio, Rizzo ed in parte Violante) hanno segnalato l’urgenza di rimettere in discussione la presenza del contingente militare italiano in Iraq. Eh si! Perché in Iraq il mattatoio continua ad andare avanti nonostante la buona notizia della liberazione degli ostaggi.
Esiste dunque il rischio della catarsi. Esiste il pericolo che sugli orrori della guerra e dell’occupazione militare in Iraq scenda l’oblìo proprio mentre l’amministrazione Bush annuncia di voler rispondere alle difficoltà ormai evidenti dell’occupazione militare con una vasta offensiva contro le città irachene che resistono. Vorrebbero costruire la stabilità del regime di Allawi sulle macerie e su un mattatoio ripulito da ogni testimone scomodo.
Il governo Berlusconi esce al momento rafforzato dalla gestione della vicenda degli ostaggi avendo potuto contare anche sulla cambiale in bianco offertagli dalle opposizioni. I militari italiani restano dunque nel mattatoio iracheno e l’Italia continua a rimanere coinvolta in una guerra illegale e ingiustificata. Salutiamo il ritorno a casa delle due Simone e degli altri ostaggi ma evitiamo di adagiarci sull’aspetto migliore della situazione, perché l’altra faccia della realtà– quella vista da Falluja o da Sadr City sotto le bombe – non è così rasserenante. Prima se ne vanno i militari italiani dall’Iraq e cessa l’occupazione militare….meglio sarà per tutti.


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