Juve, il tango lento esalta Camoranesi

Ora basta un punto contro il Bayern per qualificarsi

La notizia è che la Juventus in Isreale è andata in vantaggio con Camoranesi negli scampoli del primo tempo e non si è fatta rimontare nella ripresa: è un passo avanti rispetto alle brutte abitudini, come lo è il successo sul Maccabi assolutamente indispensabile per procedere in Champions League. La sconfitta contemporanea del Bayern è stata un altro aiuto importantissimo. Ora un pareggio con i tedeschi può bastare, comunque finisca la partita di Bordeaux con i francesi già qualificati. L’obiettivo si è avvicinato parecchio, la qualità del gioco invece è ancora da cercare e non per un appagamento edonistico ma per porre le basi a successi più credibili dell’1-0 ai polisportivi di Haifa.

Match faticosissimo soprattutto nel primo tempo, salvato al 29’ da una parata incredibile di Buffon che da terra scucchiaiava la palla con la mano destra, roba che il centravanti Dvalishvili si sta ancora chiedendo come sia stato possibile, e impresso dalla rete di Camoranesi, un pacco di Natale anticipato perchè, al secondo minuto di recupero, non avremmo scommesso sulla Juve. La vedevamo sgonfiarsi come uno pneumatico punto da un chiodo e immaginavamo una ripresa in affanno. Bellissima azione, però. La più nitida. Diego apriva bene per Caceres, mascherato come Zorro per la frattura al naso, e l’uruguayano metteva al centro un cross teso, confermando che in attacco se la cava meglio di Grygera i cui traversoni sono spesso una lotteria: Camoranesi colpiva forte, forse con la deviazione di un israeliano.

L’avvio era stato incoraggiante. Come se fossero usciti dallo spogliatoio con l’idea di giocarsi un terzo tempo contro il Napoli, i bianconeri si avventavano sul Maccabi, la cui foga non pareggia i robusti limiti di qualità. Per differenza tecnica la Juventus avrebbe dovuto spolpare gli israeliani. Non ci riusciva. C’era un po’ di Diego in ogni azione, perchè il brasiliano si muoveva quasi volesse scacciare i primi dubbi che sono nati sul suo acquisto: subiva molti falli, alcuni li andava a cercare innervosendosi ai limiti dell’ammonizione con l’arbitro perché non mostrava il cartellino giallo ai suoi aggressori. Attorno a lui, si muoveva la Juve gelatinosa, con Amauri abbandonato in area e con troppi passaggi laterali. Non c’era Giovinco, in tribuna per un affaticamento all’adduttore, e Tiago da esterno offensivo non sa fiondarsi in verticale come il piccoletto: in conclusione Diego portava palla (anche esagerando) e si arrangiava al tiro. Impegnava Davidovitch al 6’ con una fiondata improvvisa, lo chiamava a un gran tuffo su punizione angolata e bassa al 10’.

La molla del carillon iniziale cominciava tuttavia a perdere la carica. Dopo venti minuti si ripiombava nella mediocrità. Com’è possibile che una squadra imbottita di nazionali e di stelle vere o presunte non si districhi con una banda di brava gente di nessun peso internazionale, in cui è titolare fisso un certo Boccoli che passò per il Brescia senza quasi vederne il colore delle maglie? Il calo di pressione juventina consentiva al Maccabi di tentare il colpo. Qualche pasticcio in difesa rinnovava gli incubi: soltanto Buffon poteva levare dai piedi del georgiano Dvalishvili il pallone arrivatogli dal calcio d’angolo con Melo che lo contemplava beato e Poulsen che si chiedeva dove fosse finito l’avversario. Nove minuti dopo, al 38’, Caceres piombava in scivolata addosso a un tiro di Dvalishvili.

Non immaginiamo cosa sarebbe successo se la Juventus fosse passata in svantaggio, invece la rete di Camoranesi (che al Maccabi, ma di Tel Aviv, aveva segnato il gol della vittoria a Torino, cinque anni fa) rasserenava la situazione, per quanto si stia sereni con una squadra che non sa congelare il vantaggio e concede a chiunque la speranza di rimontare. Stavolta è andata bene perchè gli israeliani hanno spinto molto ma hanno creato soltanto un paio di azioni rischiose. Levargliene anche la voglia, togliendo loro l’iniziativa e cercando il raddoppio, sarebbe stato un antidoto più sicuro.