S.FRANCESCO: DA ASSISI PADRE NOSTRO IN ITALIANO E ARABO
ASSISI (PERUGIA) - ''Ilahana, Padre nostro'', recitano insieme, in italiano e in arabo, il padre custode del Sacro convento di Assisi e l'Imam della moschea di Perugia, nel giorno della festa di San Francesco, uomo di pace che cerco' il dialogo anche con il sultano d'Egitto. E stamani ad Assisi c'e' il vicepremier, Gianfranco Fini, che proprio ieri, al Cairo, aveva ascoltato le ''dolci parole'' dell'Imam locale.
Nel giorno della festa di San Francesco, di fronte alle autorita' nazionali e locali ed ai molti pellegrini della Regione ospite, l'Abruzzo, i frati minori rilanciano, con il ''gesto simbolico'' (cosi' lo ha definito Fini) della recita del Padre Nostro, la preghiera cristiana per eccellenza, nella lingua italiana ed in quella araba. Per i religiosi assisani lo pronuncia padre Vincenzo Coli, per la comunita' islamica l'imam Mohammed Abdel Qader.
''Basta con la guerra e la violenza - ribadisce lo stesso imam, dopo la preghiera - che danneggiano gli uomini e le religioni. Nessun musulmano vuole la violenza, tutti vogliono la pace e la fratellanza, bisogna dare ai nostri figli le cose che li aiutano a stare bene. Non c'e' scontro di civilta' ma e' necessario continuare a costruire il dialogo seguendo l'insegnamento di Francesco''. Ai musulmani in Italia ''fa piacere che la Camera dei deputati - dice Qader - abbia deciso di dare il via libera al 4 ottobre come festa del dialogo''.
Fini apre il ''Messaggio agli Italiani'' del Governo proprio con l'auspicio che la festa di San Francesco ''possa diventare al piu' presto un'occasione per promuovere valori evangelici e civili''. Dopo la cerimonia, e' lo stesso vicepremier a spiegare ai cronisti che ''questa giornata del dialogo dovra' avere le stesse caratteristiche della giornata della memoria, e cioe' proporre, soprattutto nelle scuole, ma anche in televisione e sui giorni, occasioni per riflettere sui temi del confronto fra culture e religioni''. Un confronto che Fini, nel suo discorso, delinea con caratteri molto precisi: ''Deve portare ad un autentico contributo sul fronte della pace, della verita' e della liberta', ma dev'essere fatto senza mai rinunciare alla nostra identita'''.
Dallo stesso vicepremier anche una sorta di rilettura della figura di Francesco. ''Sceglie la poverta' ma continua ad ammirare i beni terreni, e da vero operatore di pace - e' la puntualizzazione di Fini - considera la pace non un fine ma un mezzo a servizio del bene comune''. Poi, con un evidente riferimento all'attualita', il vicepremier puntualizza che il santo di Assisi ''non condanno' mai l'uso delle armi per legittima difesa'', mentre la regola francescana ''proibi' l'aggressione armata'', e ricorda che terziario francescano era anche un capo militare come Giovanni di Brien. Quasi a confutare i ritratti di un Francesco ''rivoluzionario'', Fini tiene a sottolineare che ''il santo, grande riformatore sociale del suo tempo, non istigo' mai alla rivolta sociale ne' aizzo' l'invidia dei deboli contro i potenti, ne' predico' la lotta di classe, tenendo con i potenti un atteggiamento di sano realismo''. La conclusione, Fini la dedica al suo incontro di ieri con Tantawi, l'Imam del Cairo: ''Nel nome del rispetto e della dignita' umana - ricorda il vicepremier - mi ha espresso la sua condanna di ogni forma di violenza, arroganza e discriminazione''. Un'apertura al dialogo tra Islam ed Occidente, che oggi anche i frati di Assisi, nel giorno della festa di Francesco, hanno voluto rilanciare.
ANSA 04/10/2004 19:27