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    Predefinito Un osama, un Osama per il mio regno

    Un osama, un Osama per il mio regno



    di Giulietto Chiesa
    Ahinoi! Il primo dibattito televisivo, scontro diretto tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti è finito male per l'uscente, George Arbusto. Il quale - stando ai sondaggi - avrebbe perduto qualcuno dei sette punti di vantaggio che lo dividevano dall'inseguitore, John Kerry. Dobbiamo esserne preoccupati. Non perché noi pensiamo che sarebbe meglio se venisse eletto George Bush (la cosa, in verità appare poco rilevante ai fini della politica degli Stati Uniti). Il fatto è che l'uscente ha da essere confermato, per forza di cose, al suo posto. Così vuole l'oligarchia al potere negli Stati Uniti o , per meglio dire, così vuole quella parte che ha il potere vero nelle sue mani ed è disposta a esercitarlo, a tutti i costi. Letteralmente. L'abbiamo visto, clamorosamente, nei primi dieci minuti del film di Mikhael Moore, quando abbiamo potuto vedere (dico proprio "vedere") la totalità dei senatori americani, democratici e repubblicani, sancire la truffa elettorale ai danni del popolo americano. Celebrante la messa, per colmo di sarcasmo, proprio il vero vincitore, Al Gore, che presiedeva la seduta congiunta delle due Camere del Congresso che avrebbe portato alla Casa Bianca un impostore conclamato. C'è qualche buontempone disposto a giurare sull'ipotesi che chi organizzò quattro anni fa il colpo di stato, che gestì l'11 di settembre, e il crollo di Wall Street, che portò in guerra l'America, sia oggi disposto a farsi sbalzare di sella mediante una competizione elettorale "pulita"?

    Dunque noi riteniamo che più la vittoria di Bush sarà messa a repentaglio, qualunque sia il motivo (catastrofe bellica in Irak, dibattiti infelicemente condotti contro l'avversario, economia che va a gambe all'aria ecc) più aumenterà il rischio di un incremento spasmodico del terrorismo. Perché il terrorismo serve a terrorizzare la popolazione americana. Terrore significa ricerca di protezione. Protegge chi dimostra di volere fare la guerra e di voler vendicare l'America.

    Il team di Bush ha saputo fare una sola cosa in questi quattro anni: calibrare i livelli di terrore a seconda delle proprie esigenze e dare l'impressione di un forte decisione. Ha anche diminuito le tasse ai ricchi, ma questo non fa vincere le elezioni. Quindi aspettiamoci qualche colpo grosso e molto sanguinoso, da qualche parte vicina all'America.

    Anzi potremmo tentare una specie di proporzione matematica: più Bush sarà in pericolo, più sarà grosso il colpo, e più sarà nelle vicinanze del potere. Abbiamo già rilevato, su queste colonne (in discreta solitudine perché dire queste cose è ritenuto politicamente scorretto), che c'è chi lavora per lui, anche se non è detto che ne sia consapevole. Ma c'è da sospettare che ci sia più d'una centrale terroristica che lavora attivamente per determinare l'elezione americana.

    Non tutte, è ovvio, sono islamiche, anche se tutte ci vengono presentate come dipinte di verde islamico. Anzi, per semplificare, ce ne mostrano sempre e soltanto una: Al Qaeda. Anche nel caso dei rapimenti di italiani in Irak la principale cura dei media è stata di presentarci tutto come se organizzatori e mandanti fossero sempre islamici. Terroristi, bastava la parola. Ma veniamo al dettaglio. Perché un'ipotesi, non del tutto peregrina - e che avrebbe il pregio di evitare un altro enorme attentato terroristico, che è sempre scomodo da realizzare, richiede dispendio di kamikaze ecc - , potrebbe essere quella di tirare fuori dal cassetto Osama bin Laden.

    L'effetto sarebbe fantastico: abbiamo preso il diavolo. Il terrorismo è sconfitto. Milioni di terrorizzati, assetati di sicurezza, avrebbero la prova che il condottiero della "missione compiuta" avrebbe effettivamente compiuto la missione. La sua elezione sarebbe assicurata al 100%. Il problema è che Osama bin Laden molto probabilmente è morto. Da tempo. E nemmeno George Bush, sebbene parli con il Dio dei cristiani ogni mattina, è ancora riuscito a far resuscitare Lazzaro.

    Noi non sappiamo se Osama sia effettivamente morto, ma lo sospettiamo. Per una serie di ragioni, la prima delle quali è che egli non compare in nessun modo in pubblico, né in carne ed ossa, né virtualmente, dall'autunno avanzato del 2001. Ogni tanto c'è ancora qualche giornalista tra i più distratti e creduloni, che confonde le date, ma la sostanza è che da allora immagini fresche di Osama non ne ha dato nemmeno Al Jazeera.

    Le immagini fatte circolare sono risultate tutte antecedenti, al tempo della guerra afghana. Le rivendicazioni telefoniche, le cassette audio, hanno rivelato tutte manipolazioni o non hanno dato alcuna certezza. Chi ha manipolato quelle comunicazioni? Certamente non Osama bin Laden e i suoi seguaci. Non ne avrebbero alcun motivo. Se ne deduce che i manipolatori sono i servizi segreti occidentali, scegliete voi tra il Mossad e la Cia. Nei giorni scorsi si è sentita la voce - pare - di Al Zawahiri, il medico egiziano che passeggiava al fianco di Osama tra le valli afghane e che fu considerato il numero due di Al Qaeda.

    Ma se c'è bisogno di fare un appello alla guerra santa, perché mai non dovrebbe parlare Osama? E' sicuramente più famoso di Al Zawahiri, avrebbe molto più effetto. Dunque perché non parli, o Osama? Non parla perché ha la bocca piena di terra: ecco la risposta più probabile. Dunque la carta magica per vincere le elezioni Bush non la prenderà dal quel mazzo. Probabilmente stanno ancora studiando qualche variante un po' più macchinosa.

    Del tipo: se non è vivo ve lo mostriamo morto. Magari costruendo in studio una battaglia virtuale (vedi il film "Sesso e Potere") al termine della quale il cadavere fumante di Osama verrà mostrato, con tanto di prova del Dna per troncare sul nascere ogni domanda di precisazione da parte di eventuali curiosi. In questo caso l'effetto, pur grande, sarà calcolabile intorno al 50%. Funzionerà comunque, perché il meccanismo è quello noto: tutti i giornali e le televisioni useranno le solite quattro o cinque parole del tipo (immagino un titolo) "Ucciso Osama bin Laden", oppure "La fine di Osama" (sottotitolo : "Bush ha saldato il conto").

    A quel punto il messaggio sarà passato. Poi magari ci vorranno mesi, ricerche, qualche impiccione dimostrerà che tutto è stato inventato di sana pianta, si scriveranno libri, che saranno letti dai soliti addetti ai lavori, dagli esperti. Ma sarà comunque tardi. Per milioni di cittadini americani il messaggio, entrato di prepotenza, con quattro parole, nei loro cervelli, sarà indelebile.

    Come nel caso dell'11 settembre, quando dissero subito: "E' stato Osama bin Laden" (cinque parole in tutto). Poi uscirono decine di volumi, negli anni successivi, e la conclusione attuale è che non sappiamo proprio niente di chi è stato, ma possiamo dire che , se ci fu la mano di Osama, essa non fu l'unica. E possiamo dire anche con tutta sicurezza che le autorità americane, a partire dal numero uno, dal comandante supremo, mentirono.E non riusciamo ancora a capire perché mai ebbero bisogno di mentire se fosse stata vera la versione che diedero: "E' staro Osama bin Laden".

    Ma non hanno ancora deciso cosa fare. Aspettano che la campagna elettorale gli dia le indicazioni. Musharraf viene in Italia in visita ufficiale e ci dice che Osama è vivo, da qualche parte tra le montagne che (non) dividono Afghanistan e Pakistan. Nei mesi scorsi pareva si fossero decisi a mostrarci la sua cattura e riempirono i giornali di tutto il mondo di notizie di grandi combattimenti alla frontiera. Poi la cosa si smorzò.

    Troppo presto per far vincere George Bush. Il mazzo di carte è ancora sul tavolo, pronto per essere rimescolato un'altra volta . Speriamo che Bush vada trionfalmente alla vittoria, così in qualche luminoso ufficio di qualche importante città, non si riterrà necessario organizzare l'esibizione di altro sangue innocente a livelli industriali.

    Ci basterà il corpo esanime di un uomo anziano, di alta statura, con una lunga barba grigia, un telefono satellitare nelle mani, una valigetta (modello Saddam Hussein) piena di un milione di dollari in contanti accanto al cadavere.

    Giulietto Chiesa
    Fonte:www.megachip.it
    3.10.04
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
    Totila
    Ospite

    Predefinito

    Se Osama è morto, fa lo stesso. La babbeaggine americana è proverbiale. Bevono tutto.
    Se poi la salma non bastasse per cacciare gli incubi terroristici e portare voti a Georgino, potrebbe sempre esplodere una bombetta atomica sporca al Central Park.

 

 

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