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L'Oriente del mondo e la sfida cinese Intervista a Maria WEBER
stralcio tratto dall'intervista
Le pressioni internazionali su Pechino perché rivaluti lo yuan si sono moltiplicate negli ultimi mesi. In realtà, non è affatto scontato che, per gli USA, sia preferibile uno yuan molto forte sul mercato dei cambi. Gli USA devono finanziare un grande deficit di bilancio imputabile alla politica fiscale, ai costi dell'occupazione e della ricostruzione dell'Iraq, etc. Il finanziamento avviene tramite l'emissione di titoli del tesoro (bond). La PBOC è una forte acquirente dei bond: detiene 126 miliardi di dollari di bond americani. La Cina è quindi il secondo detentore di carta finanziaria USA, dopo il Giappone. Sostenendone la domanda, evita che il tasso di interesse da essi pagato per attrarre gli investitori salga. In questo modo, l'indebitamento costa agli USA sensibilmente meno di quanto costerebbe se la Cina adottasse una differente politica valutaria. In realtà, lo yuan debole serve molto perché investire in Cina costa meno. Produrre in Cina è ancora vantaggioso (a causa soprattutto dei bassi costi della manodopera) e le multinazionali che producono in Cina e poi esportano in tutto il mondo guadagnano proprio grazie alla sottovalutazione dello yuan.