Questa mattina Il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo estremamente interessante, d'obbligo una chiosa dell'eccellente Felix sul miscuglio razziale, riguardo i discendenti del Bounty, che non è la barretta di cioccolato ma il vascello ammutinatosi duecento anni.
Innegabilmente, la prospettiva d'una lercia vittoria della canaglia giudea, coll'edificazione del Terzo Tempio, porrà il problema di quale sarà il destino dei goyim (i non ebrei), considerati da questi lucidi fanatici poco meno del risultato della loro digestione.
L'articolo pare essere una cronaca del passato perchè il futuro "deve" essere radioso perchè così vogliono loro!
In realtà è stupefacente perchè è "una cronaca dal futuro".
Infatti, quello che, in modo "selvaggio", sta avvenendo in quella sperduta isola avverrà in modo molto sofiscato (tecnologico), ma aberrante lo stesso, in quello che resterà della civiltà cristiana dopo l'annientamento di quella islamica.
Le cronache spagnole di questi giorni nonchè il dibattito sulla fecondazione artificiale in Italia fino agli obbrobri della comunità omosessuale americana (quella che fa da esempio al resto delle comunità nel mondo) dimostrano il perverso piano giudeo d'asservimento planetario.
"Buon" viaggio nel futuro!
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LONDRA - Quando i giudici sono sbarcati, coi colletti bianchi inamidati e le toghe nere, all’antica, sembrava d’assistere a un film in costume, sui pirati dei mari del Sud: perché non c’è aeroporto a Pitcairn, così sono arrivati in nave, ma non c’è nemmeno il porto, sicché sono stati portati fino a riva in scialuppe a remi e hanno posto a terra le loro scarpine con fibbia a pochi metri da dove ancorò, 214 anni fa, il Bounty.
Il tempo s’è fermato, a Pitcairn, e l’arrivo dei giudici che portano la giustizia inglese a questo eremo del mondo rischia di distruggere una società unica, ancorché peccatrice. Perché metà della popolazione maschile adulta di Pitcairn è sotto processo per reati disgustosi, e s’è costruita una prigione apposita, in caso di condanna. Ma gli antropologi dovrebbero protestare: quanto vale la legge evoluta di Sua Maestà in un’isola sperduta nell’oceano, dove vige la legge di natura?
Pitcairn, si sa, è lo scoglio vulcanico, lungo due miglia e largo una, cui s’aggrapparono gli ammutinati più famosi della storia che, al seguito dell’ufficiale Fletcher Christian (al quale nel cinema prestò per sempre il volto di Marlon Brando), si ribellarono all’odioso comandante William Blight e, vagando nel Pacifico e portando con sé le donne tahitiane che diedero loro discendenza, trovarono infine rifugio qui, a metà strada tra Nuova Zelanda e Cile.
Dal 1790 poco è cambiato sull’isola, perché non ci sono strade né automobili, non c’è valuta né scuola, non c’è ospedale né supermarket. Una vita basata sul baratto: frutta e sculture di legno da portare alle navi di passaggio, uscendo a remi sulle onde oceaniche, e francobolli, rarissimi quanto superflui. Collegamenti col mondo, infatti, zero: perché a Pitcairn non si arriva, se non su esplicito invito degli abitanti, e se si parte si parte per sempre. E chi va via, come si vede in questo processo, porta rancore.
Il reato di cui sono accusati sette uomini della minuscola comunità di Pitcairn, in tutto 47 anime, è infatti quello di abuso sessuale. Violenze sulla popolazione femminile, con un particolare accanimento sulle persone più giovani: le bambine di Pitcairn, per il piacere dei maschi, sono state costrette per decenni, generazione dopo generazione, a fare all’amore fin dall’età di 12 anni. Ciò naturalmente è ignobile per menti civilizzate e Londra, che esercita sovranità sull’isola, non poteva far finta di niente.
Le prime voci s’erano diffuse anni fa e si sono convertite in vere accuse dal 1999, quando un poliziotto zelante del Kent, Gail Cox, fu mandato a Pitcairn a insegnare come si fa il vigile. Ma poiché non c’erano semafori da far rispettare, Cox s’inventò detective e diede inizio a un’inchiesta giustamente chiamata Operation Unique, che ha raccolto testimonianze tra gli esuli: soprattutto due ragazze ormai lontane dall’omertà di Pitcairn, una in Inghilterra e l’altra in Nuova Zelanda, hanno dato la stura alle accuse. Tuttavia Pitcairn può invocare la sua condizione del tutto singolare. Qui si parla una lingua mista, a metà tra l’inglese e il tahitiano («Where are you going?» si dice «Bou you gwen?»), ancora erede dal gergo marinaresco: nel primo ordine che i giudici hanno dato agli isolani, quello di consegnare le armi, nel fondato timore che potessero essere usate per una rivolta, hanno dovuto chiedere dov’erano i «muskets». E tra la gente i rapporti non sono di cittadinanza, ma di parentela: ci sono solo nove famiglie e quattro cognomi - Warren, Young, Brown e l’egemone Christian, tutti marinai del Bounty - sicché la difesa sostiene che, come discendenti degli ammutinati, gl’imputati non sono soggetti alla legge inglese. Un punto di principio che attende il parere del Privy Council, il consiglio della corona che manderà il verdetto da Londra.
Purtroppo per l’accusa, l’eccezione d’unicità di Pitcairn è sostenuta anche dalle vittime. Al processo, infatti, perfino il sindaco, Steve Christian, è stato accusato di stupro su una bambina di 12 anni (rideva contento dopo averle strappato la verginità, ha detto inorridito il pubblico ministero). Ma chi s’aspettava di vedere le donne scagliarsi inferocite contro il primo cittadino è rimasto deluso. Anche Carol Warren, madre delle due ragazze che sostengono l’accusa, l’ha difeso, perché pure lei ebbe il primo rapporto a quell’età: «Noi ragazze lo volevamo quanto gli uomini. Io ero un po’ selvaggia e ne avevo voglia. Non lo consiglierei alle giovani d’oggi, ma così andavano le cose, a quei tempi».
Quei tempi? La scrittrice Dea Birkitt andò nel 1991 a Pitcairn per scrivere un libro sulla stramba popolazione. Non riuscendo a penetrare i segreti della comunità, e forse per solitudine, volle passare una notte d’amore con un ragazzo, Kay Brown. L’indomani lo sapevano tutti: poiché a Pitcairn si va a piedi nudi, avevano seguito le uniche orme di scarpe, quelle della Birkitt, fino alla casa dell’amante. E pure lei, a suo modo, giustifica i maschi di Pitcairn: «Se un uomo avesse rapporti con tutte le donne della sua generazione, non arriverebbe a cinque. Di conseguenza gl’isolani sviluppano relazioni che noi considereremmo inaccettabili». Più che un tribunale, forse a Pitcairn bisognava mandare una missione di etnologi.

Alessio Altichieri
Corriere della Sera