A un anno dalla tragedia: i giacobini servi dell’Anticristo okkupano l’America.
(4 novembre 2008/4 novembre 2009) [3]



Vos ex patre diabolo estis
et desideria patris vestri vultis facere.
Ille homicida erat ab initio
Et in veritate in stetit…
(Io VIII,44)


La Verità dietro alle menzogne
del servus servorum Antichristi.


In autunno si riproporrà negli Stati Uniti la grande battaglia culturale e morale sull’aborto, una questione che ormai divide profondamente il popolo americano e il Palazzo liberal-mondialista. Allora si confermerà o meno ciò che ora è ben più di un forte sospetto: che con le sue arti di persuasione, Obama gira il mondo seminando promesse ambigue puntualmente smentite da fatti concreti.

Di Giacomo Monti.


Il fenomeno Obama si trova davanti a uno di quei paradossi di cui la storia americana è ricca e che possono determinare tutto il corso di una presidenza. Basti pensare a quanto accaduto a George W. Bush: popolare come nessuno dopo l’11 settembre 2001, precipitato nei consensi nel 2008 [La Storia e il Signore della Storia renderà giustizia al suo fedele servitore di qua come nell’aldilà. W Re George II d’America!!!! N.d.R.]. Obama ha, seppure in calo rispetto a qualche mese fa, un grande consenso fra i suoi concittadini e riscuote un plauso ancor più vasto nei grandi media del suo Paese e del mondo. Eppure il suo linguaggio oculatamente misurato e non di rado ambigua, rivela quanto gli sia difficile portare avanti il suo programma decisamente liberal. Di sicuro sta facendo tutto il possibile per evitare di imboccare la parabola discendente del suo predecessore.

Obama al bivio.

Agli inizi dell’anno scorso, un sondaggio Gallup ha rivelato che per la prima volta in circa 40 anni, cioè da quando fu emessa la sentenza Roe vs Wade della Corte Suprema, permettendo l’aborto legale negli Stati Uniti, gli americani che vi si oppongono sono più numerosi di quelli che l’appoggiano [Occorre sottolineare en passant che sui temi pro-life certi sondaggi procedono per difetto, ossia che il numero di anti-abortisti americani è di gran lunga superiore di quanto riportato dal sondaggio stesso N.d.R.].
Impossibile che la sinistra americana, i cosiddetti liberals, non ne tengano conto. Questa avveniva paradossalmente quando il congressista americano ritenuto più liberal rea appena salito alla Casa Bianca. Del resto, non solo in America bensì in tutto il mondo industrializzato, i dirigenti politici di sinistra incominciano a dire sempre più insistentemente che l’aborto non è mai un bene in sé, anzi, è una tragedia, accettato solo per evitare presunte disgrazie maggiori. Ben diversamente dall’atteggiamento dei loro consimili degli anni Sessanta, che predicavano un diritto spensierato e assoluto delle donne di gestire in totale libertà il loro grembo.

Stragrande maggioranza in favore dell’obiezione di coscienza.

A questa nuova maggioranza di americani – e forse anche di occidentali – che si oppone all’aborto legalizzato, si somma, nel caso degli Stati Uniti, una maggioranza ancor più vasta che rifiuta categoricamente di modificare il diritto all’obiezione di coscienza, garantito agli operatori sanitari che non vogliono vedersi coinvolti in aborti procurati.
Secondo quanto riferisce L’Osservatore Romano dell’11 aprile scorso, la portavoce dell’episcopato americano, Deindre McQuale, aveva reso noto un sondaggio condotto su incarico della Christian Medical Association (CMA) secondo il quale l’87% degli americani consultati dichiara che per loro è importante che «i professionisti impegnati nel sistema sanitario non vengano forzati a partecipare a procedure o pratiche su cui abbiano delle riserve morali».
Si sa che poco prima, l’appena eletto [presidente] senatore Obama si era mosso in Parlamento per cancellare una legge federale che concedeva questa garanzia e protezione, come viene chiamata in America, agli operatori sanitari. Si è trattato di una sorta di autogol. Infatti, secondo lo stesso sondaggio ordinato dalla CMA, tre quarti degli operatori sanitari dichiarava che, nel caso passasse la nuova regolamentazione, non avevano intenzione d’impegnarsi più nel servizio sanitario, specie nelle aree economiche più depresse del Paese. Tutta la filosofia della Riforma Sanitaria obaminana, cioè,l’idea in sé lodevole di allargare al massimo la copertura sanitaria ai più poveri, si sarebbe capovolta nel suo esatto contrario.

Una laurea honoris causae mal digerita.

In questo contesto e in mezzo a forti reazioni nel mondo cattolico, viene conferita la laurea honoris causae ad Obama in uno degli atenei cattolici del Paese, l’Università Notre Dame dell’Indiana. Lo scaltro [ma soprattutto satanicamente menzognero N.d..R.] politico di Chicago, che è anche un forbito avvolgente oratore e conversatore, ha giudicato conveniente riformulare la sua posizione. Nel suo discorso al campus di Notre-Dame ha assicurato che avrebbe rispettato l’obiezione di coscienza di chi, per motivi morali, si oppone all’aborto.
Ma i cattolici veramente svegli e consapevoli della situazione complessiva, hanno dubitato molto che alle parole sarebbero seguiti i fatti. Costoro pensano piuttosto a un espediente politico mirato ad ammorbidire le eventuali opposizioni. Infatti, il 16 luglio – mesi dopo la laurea a Notre-Dame e qualche giorno dopo la ben pubblicizzata visita di Obama al Papa – Bill Donohue, presidente dell’influente Catholic League, ha denunciato un doppio standard consistente da una parte nei discorsi di Obama e, dall’altra, nelle politiche che i congressisti democratici portano effettivamente avanti nel dibattito parlamentare. «Per essere precisi – ha dichiarato Donohue – proprio ieri [15 luglio N.d.R.] i democratici hanno bocciato un emendamento presentato dal senatore Tom Coburn per garantire l’obiezione di coscienza agli operatori sanitari. Siamo a un punto di rottura fra Obama e i cattolici. Le possibilità sono due: o Obama crede in quello che dice o non ci crede affatto [O forse non capisce neppure quello che dice e glielo suggeriscono altri N.d.R.]».

La fine dell’aborto a pagamento.

Un simile dubbio accompagna inevitabilmente le promesse formulate da Obama ai pro-life americani, nel senso di cercare un “terreno comune” per far diminuire il numero di aborti procurati nel Paese. Altrettanto avrebbe promesso, più impegnativamente questa volta, al Sommo Pontefice nella sua visita l’11 luglio scorso in Vaticano. Oggi Obama va dicendo a chi vuole sentire che «l’aborto mai è una decisione o una circostanza felice». Eppure in Parlamento i democratici lavorano per cancellare l’emendamento Hyde del 1976, rinnovato da allora ogni anno dalla legge di bilancio, che vieta di fornire gratuitamente l’aborto anche a donne poco abbienti, salvo nei casi di stupro e incesto.
Inoltre, la riforma sanitaria, vero emblema del governo Obama, anche se non parla mai esplicitamente di aborto, prevede il rifornimento gratuito di un “pacchetto di servizi essenziali”, che a nessun esperto legale sfugge che potrà includere anche, e massicciamente, gli aborti. L’Avvenire del 22 luglio scorso ha detto che questa ambiguità fra il testo presentato e certe dichiarazioni e fatti di esponenti democratici, hanno portato ad uno stallo, se non a un completo fallimento, il dialogo del famoso gruppo misto pro-life-pro-choice destinato a trovare “un terreno comune” [Non vi può essere compromesso fra Cristo e Belial N.d.R.].
Ovviamente, entrambe le misure, aborto gratuito e fine dell’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, non potranno fare altro che rendere più facile l’aborto in America. Dica quel che dica Obama.

Flagranti contraddizioni.

I cattolici chiedono a Obama un minimo di coerenza [Impossibile in quanto filius diaboli e operatore d’iniquità N.d.R.]: se l’aborto è un male, che senso ha sovvenzionarlo? Nessuno osa sovvenzionare l’inquinamento ambientale.
Infatti, ci informa Keith Fournier su Catholic Online il 7 luglio, i parlamentari obamisti hanno appena bocciato due emendamenti della Riforma Sanitaria proposti dai senatori Hatch ed Enzi, miranti a chiarire in modo netto che non ci potranno essere sovvenzioni pubbliche alla pratica abortiva. Una bocciatura questa – ci dice Fournier - «applaudita dall’amministrazione Obama» alla vigilia della disponibilità dimostrata al papa [Obama ha quindi preso in giro il Vicario di Cristo e con lui il Re dei Re. Anathema! Anathema! Anathema! N.d.R.]. Mons. William Murphy, vescovo di Rockville Centre e presidente della commissione episcopale sulla giustizia interna e lo sviluppo umano, ha voluto precisare l’obiezione della Chiesa al testo della riforma sanitaria di Obama: «nessuna riforma riguardante l’assistenza sanitaria dovrebbe obbligare a pagare per la distruzione della vita, sia che ciò avvenga attraverso il finanziamento governativo sia che accada attraverso una copertura assicurativa obbligatoria per quanto riguarda l’aborto» (L’Osservatore Romano 23-07-2009). Dal canto suo, il cardinale Justin Regali, arcivescovo di Philadelphia e presidente della Commissione per le attività pro-life dell’episcopato americano, ha messo in risalto, secondo il quotidiano vaticano del 2 luglio scorso, «le contraddizioni di un’amministrazione che ha dichiarato nel suo programma legislativo di adoperarsi per la riduzione del numero di aborti mentre membri del Congresso americano cercano in vari modi di aiutare gli abortisti, destinando loro soldi dei contribuenti a cui l’aborto ripugna per convinzioni morali oltre che religiose».

Obama parla bene [mica poi tanto N.d..R.] e razzola male.

Il corrispondente del Corriere della Sera dagli Stati Uniti, Alessandra Farkas, ha scritto il 21 luglio scorso: «Obama parla bene e razzola male? In tema di aborto sembrerebbe di sì»e riecheggia quanto già annunciato prima dal New York Times, cioè, che con la riforma sanitaria «i soldi dei contribuenti saranno usati per pagare gli aborti in America», elargendo fondi federali a «enti pubblici e associazioni private» a questo scopo. La giornalista del Corriere – tutt’altro che un’avversaria di Obama – aggiunge che l’intenzione formulata da Obama stesso al Papa di ridurre gli aborti fu praticamente smentita giorni dopo dal direttore del bilancio Peter Orszag. E il già menzionato leader cattolico Bill Donohue, sempre secondo la Farkas, puntualizza: «Nonostante la sua promessa di voler trovare un terreno comune, Obama non ha nessuna intenzione di scendere a compromessi[E neppure noi con lui N.d.R.]». Da parte sua, Douglas Johnson, direttore del National Right to Life Committee, si dice convinto che «questa riforma sanitaria sarebbe la più grande espansione dell’aborto dai tempi della Roe vs Wade, che nel 1973 legalizzò l’aborto».
Prima delle vacanze estive, Barack Hussein Obama ha deciso di ritirare dal Congresso il progetto di riforma sanitaria per ripresentarlo a settembre. Le spie d’allarme di un possibile smacco, nonostante la maggioranza numerica nelle Camere, arrivavano persino dall’interno del suo partito e soprattutto dall’elettorato democratico antiabortista. Una ventina di deputati democratici meno liberal, i cosiddetti blue dogs, si erano rivolti all’amministrazione chiedendo chiarimenti e garanzie proprio su questi due punti cruciali: il mantenimento dell’obiezione di coscienza per ragioni morali e la certezza di non destinare fondi federali all’aborto procurato.
Obama, che finora si è dimostrato per nulla molto vincolato dalle proprie parole, dando l’impressione di voler soprattutto guadagnare tempo per eliminare gli ostacoli, questa volta ha deciso prudentemente una ritirata dal campo. Un forte campanello d’allarme, non una sconfitta. Gli osservatori pensano che in autunno questa battaglia culturale e di civiltà si riproporrà con tutta la sua forza e virulenza. Gli esiti sono incerti, ma soprattutto le conseguenze saranno imprevedibili anche ai più navigati politologi.


Gadu bless Obama


God Bless America



Quando si considerino attentamente queste abominevoli dottrine è impossibile non ravvisare in esse il segno misterioso, ma visibile che gli errori debbono avere nei tempi apocalittici.
Se un religioso timore non mi impedisse di gettare uno sguardo su quei tempi tremendi, non mi sarebbe difficile dimostrare con precise argomentazioni la tesi che il grande impero anticristiano sarà un colossale impero demagogico, retto da un plebeo di satanica grandezza, che sarà l’Uomo del peccato

(Juan Donoso Cortés, Lettera al cardinal Fornari, 1852)

"È qui una necessità che diviene ogni giorno più evidente ... È il grido della pubblica salute di ritornare al punto che non si avrebbe dovuto mai abbandonare, a Colui che è la via, la verità e la vita non solo degli individui, ma dell'intera società umana. In questa società si tratta di reintegrare il Cristo Signore come nel suo dominio; bisogna che la vita, di cui è la sorgente, si spanda in tutti i membri ed in tutti gli elementi della società, che penetri nelle prescrizioni e nelle proibizioni delle leggi, nelle istituzioni popolari, nelle case di educazione, nel diritto coniugale, nei rapporti domestici, nella dimora del ricco e nel laboratorio dell'operaio. Non bisogna assolutamente dimenticarlo, sta qui la grande condizione di questa civiltà sì vivamente ricercata".

(Leone XIII, Enciclica, Sapientiae christianae)


Io so che nella menzogna passata era la menzogna presente, che dall’infame salotto di Voltaire si casca, col salotto e con tutta la casa, nella spelonca di Lenin [e poi nel boudoir di De Sade]

Domenico Giuliotti


Siate santamente intransigenti.
Tra l’errore e la Verità non può esservi transazione.
Non vi è connubio
fra Cristo e belial!

(Servo di Dio Giovanni Volpi, omelia Pasqua 1910)