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  1. #451
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    Predefinito Rif: No Taleban! No Vatican!

    CON RECUPERO DELL’ELUSIONE ICI PER INDEBITA ESENZIONE DEGLI IMMOBILI ECCLESIASTICI NON AVREMMO BISOGNO DELLA TASSA DI SOGGIORNO


    Chiediamo che il sindaco Alemanno disponga accertamenti sulla totalità degli immobili di proprietà di enti ecclesiastici utilizzati da attività commerciali, a partire dalle oltre 200 “case per ferie” che svolgono attività ricettiva nel territorio del Roma Capitale segnalate dal sito istituzionale Turismo Roma | Sito turistico ufficiale della città di Roma gestito direttamente dall’Ufficio del Turismo di Roma Capitale (circa 350 sono quelle pubblicizzate sui siti di “turismo spirituale”).

    Con una parziale attività in questa direzione, pur nella confusione e nell’ambiguità generata dalla normativa nazionale, l’Ammnistrazione ha già recuperato 9 milioni di euro. Nell’attesa di una riforma necessaria della legge che elimini scandalosi privilegi fiscali e alterazioni della concorrenza in particolare nel settore turistico, Alemanno prosegua con coraggio.
    Gli uffici competenti dell’Amministrazione Capitolina sono in possesso di tutti le informazioni per le necessarie verifiche.

    Grazie al recupero di questa elusione Roma Capitale probabilmente non avrebbe bisogno di sottoporre il settore del turismo alla tassa di soggiorno.
    Per questo presenteremo a breve un’interrogazione popolare chiedendo al sindaco di sapere nel dettaglio quali delle centinaia di strutture che costituiscono quest’impero del turismo svolgono la popria attività in edifici esenti dal pagamento dell’imposta o sui queli non è mai stata pagata. Tutti i consiglieri che lamentano l’eccessiva pressione fiscale che grava sui cittadini romani (addizionale comunale Irpef, del contributo di soggiorno, dell’addizionale commissariale sui diritti d’imbarco) dovrebbero unirsi a questa richiesta e farla partire anche dai banchi dell’aula Giulio Cesare.

    Fonte: Con il recupero dell’elusione ICI per indebita esenzione degli immobili ecclesiastici non avremmo bisogno della Tassa di soggiorno

  2. #452
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    Predefinito Rif: No Taleban! No Vatican!

    Manovra: davanti ministero Radicali e laici aprono una breccia fiscale per tagliare i privilegi vaticani

    17/09/2011





    Una nuova breccia fiscale nei privilegi del Vaticano non solo è possibile, è necessario! Così si è concluso a Roma il corteo convocato da Radicali Italiani insieme dal gruppo facebook "Vaticano paga anche tu" , e che ha visto l'adesione di decine di associazioni laiche e movimenti.

    Partendo da piazza Porta Pia, centinaia di manifestanti hanno camminato lungo via XX settembre sventolando banconote da 500 euro con il volto di Bagnasco, al grido "privilegi vaticani? È ora di darci un taglio!". Ogni trecento metri una tappa, ciascuna simbolo di una "santa" agevolazione. Ad attenderli un trampoliere-cardinale e una guardia svizzera, disposti a lasciar proseguire la marcia non prima di -aver battuto cassa. La prima tappa, l'8xmille, definito un "meccanismo truffaldino tramite il quale la Cei incassa oltre un miliardo l'anno". "Persino quanto noi manifestanti decidiamo o non decidiamo di destinare finisce in gran parte ad ingrossare gli introiti vaticani!", afferma Mario Staderini , segretario di Radicali Italiani, dalla testa del corteo, dichiarando che " è arrivato il momento di rompere il tabù Vaticano, una tassa che non ci possiamo neanche più permettere".

    Poi, è la volta dell'esenzione Ici e Ires, veri e propri privilegi fiscali, che ...."Toglietemi tutto ma non il mio Ici", recita uno striscione. E ancora, cappellani militari e insegnanti di religione pagati dallo Stato; che, come afferma il presidente dell'Uaar Marcello Rinaldi, dimostrano quanto ancora siamo lontani dal pieno rispetto del principio di laicità dello stato e di non discriminazione religiosa. Arrivati di fronte al Ministero delle finanze, un enorme muro rappresentante tutti i privilegi viene abbattuto simboleggiando una breccia come quella di Porta Pia. "E' una forza di proposta", ci dice Alessandro, amministratore di Vaticano Paga Tu. "Ad oggi infatti non è pensabile che certe temi, di forte impatto economico, restino un tabù. Iniziamo ad eliminare l'esenzioni Ici per le attività commerciali e a dimezzare l'8xmille come richiesto dalla legge.

    Sono obiettivi concreti, che tantissime persone oggi sentono come necessarie e sulle quali continueremo a fare pressione". Presenti anche Leonardo Chirico, vice presidente dell'Alleanza evangelica italiani che ha ricordato "come i cristiani evangelici credono nell'autofinanziamento delle chiese e non nella loro parastatalizzazione".

  3. #453
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    Predefinito Rif: No Taleban! No Vatican!

    l XX settembre sia festa nazionale per ricordarsi la separazione tra Stato e Chiesa

    20/09/2011





    Dopo che le feste laiche sono sopravvissute alla manovra economica, crediamo sia finalmente giunto il momento di ripristinare la data del XX settembre e della breccia di Porta Pia come festa nazionale, la più laica di tutte, per ricordare la separazione tra Stato e Chiesa.
    Una separazione troppo spesso virtuale e sulla carta più che pratica. Inutile ricordare il connubio e il perverso meccanismo dello Stato esattore dell'obolo e della beneficenza per la Chiesa Cattolica con l'8 per mille, o i favoritismi con l'esenzione Ici sugli immobili anche per uso commerciale, passando da quel sottobosco di legame tra indottrinamento e educazione dell'ora di religione a scuola.Il XX settembre dovrebbe essere una data in cui fare il punto e vedere come e quanto la breccia di Porta Pia si sia allargata e quanto il potere e gli "interessi" temporale del Vaticano siano solo un ricordo del tempo del Papa Re o quanto siano realtà quotidiana.A questo link il testo del ddl per ripristinare la data del XX settembre come festa nazionaleDichiarazione dei senatori Radicali Donatella Poretti e Marco Perduca

  4. #454
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    Predefinito Rif: No Taleban! No Vatican!

    XX SETTEMBRE/RADICALI TORINO INVIANO A PRESIDENTE FINI 2.000 FIRME DI CITTADINI PER MODIFICA NORMATIVA SU 8 PER MILLE.

    PISANO E MANFREDI: NEL 150° IL “LIBERA CHIESA IN LIBERO STATO” DI CAVOUR E’ QUANTO MAI ATTUALE, E’ PROGRAMMA POLITICO PER IL FUTURO.



    Per onorare nel migliore dei modi l’anniversario del XX settembre, nel 150° dell’Unità d’Italia, l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta ha inviato oggi al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, 2.000 firme (circa) di cittadini in calce ad una petizione popolare al Parlamento Italiano per la modifica della legge sull’8 per mille. L’idea della petizione venne due anni fa a Nicoletta Casiraghi (esponente liberale, prima donna presidente della Provincia di Torino, iscritta all’Associazione Aglietta), recentemente scomparsa.



    Segue testo lettera di accompagnamento delle firme:



    Egregio Presidente Fini,



    allegate alla presente troverà circa 2.000 firme di cittadini in calce alla petizione, promossa dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, per la modifica della normativa sull’8 per mille.



    L’arrticolo 47 della legge 20.5.1985 n. 222, istitutiva dell'otto per mille, stabilisce che "in caso di scelta non espressa da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in base alle scelte espresse". E’ un metodo perverso e ingiusto: il 60% dei contribuenti non firma per dare i propri fondi alla Conferenza Episcopale Italiana ma, dato il meccanismo esistente, questi vengono versati per il 90% alla CEI. Chiediamo che sia modificata la legge affinchè siano distribuite solamente le quote di chi ha scelto espressamente uno dei soggetti partecipanti alla ripartizione (in parole povere, chiediamo di applicare le stesse modalità fissate per la ripartizione del 5 per mille). Inoltre, i sottoscrittori della petizione radicale richiedono una campagna informativa sull’ 8 per mille da parte dello Stato Italiano, che finora è rimasto alla finestra, mentre la CEI, ogni anno, attua una campagna di propaganda sui media martellante e mistificante, poiché solo una piccola parte dei fondi percepiti è investita in iniziative cosiddette “di carità”. Infine, si richiede che i fondi dell’8 per mille destinati allo Stato sia effettivamente, interamente, devoluti a iniziative gestite dallo Stato; attualmente non è così: il 66% dell’8 per mille assegnato allo Stato nel 2009 è stato destinato al restauro di chiese e luoghi di culto (nella ripartizione dell’8 per mille percepito dalla CEI esiste un apposito fondo per l’ “edilizia di culto”).



    Dulcis in fundo, vogliamo porre alla Sua attenzione la mancanza di trasparenza della Commissione per la Revisione dell'Otto per mille, istituita presso la Presidenza del Consiglio. Una Commissione paritaria Italia-Vaticano che sembra coperta da “segreto di Stato”. Cos'ha fatto in vent'anni questa commissione? Perché non ha proposto la riduzione dell'8 per mille nonostante i fondi siano aumentati da 210mln di euro nel 1990 ad 1 miliardo nel 2002? Dove sono le valutazioni che deve fare ogni tre anni? Perché non le pubblica? I Radicali, con l’on. Maurizio Turco hanno chiesto accessi agli atti che sono sempre stati negati per la presenza nella Commissione di uno Stato estero: il Vaticano.



    Presidente Fini, Le chiediamo di operare, nel rispetto delle proprie competenze, affinchè le leggi dello Stato possano soddisfare finalmente quel monito di Camillo Benso Conte di Cavour, che oggi, XX Settembre, da Torino, nel 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, risuona quanto mai attuale: LIBERA CHIESA IN LIBERO STATO.



    Confidando in un Suo cortese cenno di riscontro, Le inviamo distinti saluti.



    Nathalie Pisano

    Segretaria Associazione Radicale Adelaide Aglietta



    Giulio Manfredi

    Vice-presidente Comitato nazionale Radicali Italiani

  5. #455
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    Predefinito Rif: No Taleban! No Vatican!

    "La Repubblica", MERCOLEDÌ, 21 SETTEMBRE 2011
    Pagina 1 - Prima Pagina L´analisi Lo strano silenzio della Chiesa BARBARA SPINELLI

    Il sostegno che i vertici della Chiesa continuano a dare a Berlusconi è non solo uno scandalo, ma sta sfiorando l´incomprensibile.

    Che altro deve fare il capo di governo, perché i custodi del cattolicesimo dicano la nuda parola: «Ora basta»? Qualcosa succede nel loro animo quando leggono le telefonate di un Premier che traffica favori, nomine, affari, con canaglie e strozzini? Non sono sufficienti le accuse di aver prostituito minorenni, di svilire la carica dimenticando la disciplina e l´onore cui la Costituzione obbliga gli uomini di Stato? Non basta il plauso a Dell´Utri, quando questi chiamò eroe un mafioso, Vittorio Mangano? Cosa occorre ancora alla Chiesa, perché si erga e proclami che questa persona, proprio perché imperterrita si millanta cristiana, è pietra di scandalo e arreca danno immenso ai fedeli, e allo Stato democratico unitario che tanti laici cattolici hanno contribuito a costruire?
    Un tempo si usava la scomunica: neanche molto tempo fa, nel ´49, fu scomunicato il comunismo (il fascismo no, eppure gli italiani soffrirono il secondo, non il primo). Se Berlusconi non è uomo di buona volontà, e tutto fa supporre che non lo sia, la Chiesa usi il verbo. Ha a suo fianco la lettera di Paolo ai Corinzi: «Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!».
    Anche l´omissione è complicità. Sta accadendo l´intollerabile dal punto di vista morale, in politica, e i vertici della Chiesa tacciono: dunque consentono. Si può scegliere l´afonia, certo, o il grido inarticolato di disgusto: sono moti umani, ma che bisogno c´è allora di essere papa o vescovo? (avete visto, in Vaticano, Habemus Papam?). Dicono che parole inequivocabili son state dette: «desertificazione valoriale», «società dei forti e dei furbi», «cultura della seduzione». Ma sono analisi: manca la sintesi, e le analisi stesse son fiacche. D´un sol fiato vengono condannati gli eccessi dei magistrati, pareggiando ignominiosamente le condanne. Da troppo tempo questo è, per tanti laici cattolici scandalizzati ma non uditi, incomprensibile. Quasi che il ritardo nella presa di coscienza fosse ormai connaturato nella Chiesa. Quasi che l´espiazione (penso ai mea culpa di Giovanni Paolo II, nobili ma pur sempre tardivi) fosse più pura e santa che semplicemente non fare il male: qui, nell´ora che ci si spalanca davanti.
    Un gesto simile a quello di Cristo nel tempio, un no inconfondibile, allontanerebbe Berlusconi dal potere in un attimo. Alcuni veramente prezzolati resterebbero nel clan. Ma la maggior parte non potrebbero mangiare insieme a lui, senza doversi ogni minuto giustificare. Non è necessario che l´espulsione sia resa subito pubblica, anche se lo sapete, uomini di Chiesa: c´è un contagio, del male e del malaffare. Forse basterebbe che un alto prelato vada da Berlusconi, minacci l´arma ultima, la renda nota a tutti. Questa è l´ora della parresia, del parlar chiaro: la raccomanda il Vangelo, nelle ore cruciali.
    Sarebbe un´interferenza non promettente per il futuro, lo so. Ma l´interferenza è una prassi non disdegnata in Vaticano, e poi non dimentichiamolo: già l´Italia è governata da podestà stranieri in questa crisi (Mario Monti l´ha scritto sul Corriere: «Le decisioni principali sono prese da un «governo tecnico sopranazionale»), e Berlusconi d´altronde vuole che sia così per non assumersi responsabilità.
    Resta che gli alleati europei possono poco. E una maggioranza che destituisca Berlusconi ancora non c´è in Parlamento. Lo stesso Napolitano può poco, ma la sua calma è d´aiuto, nel mezzo del fragore di chi teme chissà quali marasmi quando il Premier cadrà. Il marasma postberlusconiano è fantasia cupa e furba, piace a chi Berlusconi ce l´ha ormai nelle vene. Il marasma, quello vero, è Berlusconi che non governa la crisi ma si occupa di come evitare i propri processi: tanti processi, sì, perché di tanti reati è sospettato. L´Italia è un battello ebbro, il capitano è un simulacro. Non ci sono congiure di magistrati, per indebolire la carica. Il trono è già vuoto. Il pubblico ministero, organo dello Stato che rappresenta l´interesse pubblico, deve per legge esercitare l´azione penale, ogni qualvolta abbia notizia di un reato, e in molte indagini Berlusconi è centrale: come corruttore o vittima-complice di ricatti. Gli italiani non possono permettersi un timoniere così. Se sono economicamente declassati, la colpa è essenzialmente sua.
    Berlusconi non farà passi indietro, gli oppositori si ridicolizzano implorandolo senza mai cambiare copione. Oppure vuole qualcosa in cambio, e anche questo sarebbe vituperio dell´Italia. Il salvacondotto proposto da Buttiglione oltraggia la Costituzione. Casini lo ha smentito: «Sarebbe tecnicamente e giuridicamente impossibile perché siamo in uno Stato di diritto».
    Perché la Chiesa non dice basta? Si dice «impressionata» dalle cifre dell´evasione fiscale, ma la vecchia domanda di Prodi resta intatta: «Perché, quando vado a messa, questo tema non è mai toccato nelle omelie? Eppure ha una forte carica etica» (Famiglia cristiana, 5-8-07). E come si spiega tanta indulgenza verso Berlusconi, mentre Prodi fu accusato di voler essere cristiano adulto? Pare che sia la paura, ad attanagliare i vertici ecclesiastici: paura di perdere esenzioni fiscali, sovvenzioni. Berlusconi garantisce tutto questo ma da mercante, e mercanti sono quelli che con lui mercanteggiano, di quelli che Cristo cacciò dal tempio rovesciandone i banchi. E siete proprio sicuri di perdere privilegi? Tra gli oppositori vi sono persone a sufficienza, purtroppo, che non ve li toglieranno. Paura di un cristianesimo che in Italia sarebbe saldamente ancorato a destra? Non è vero. Non posso credere che lo spauracchio agitato da Berlusconi (un regime ateo-comunista)abbia ancora presa. Oppure sì? Penso che la Chiesa sia alle prese con la terza e più grande tentazione. Alcuni la chiamano satanica, perché di essa narra il Vangelo, quando enumera le prove cui Cristo fu sottoposto: la prova della ricchezza, del regno sui mondi: «Tutte queste cose ti darò, se prostrandoti mi adorerai». La Chiesa sa la replica di Gesù.
    Il Papa ha detto cose importanti sulla crisi. Che agli uomini vengon date pietre al posto del pane (Ancona, 11 settembre). La soluzione spetta a politici che arginino i mercati con la loro autorevolezza. Non saranno mai autorevoli, se ignorano la quintessenza della decenza umana che è il Decalogo. Ma neanche la Chiesa lo sarà. Diceva Ilario di Poitiers all´imperatore Costanzo, nel IV secolo dC: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l´anima con il denaro».

  6. #456
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    Predefinito Rif: No Taleban! No Vatican!

    "La Stampa", 22/09/2011


    OGGI LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUL RISANAMENTO E L’INIEZIONE DI LIQUIDITÀ San Raffaele, il Cda decide sul piano di salvataggio Bruti Liberati: la Procura sta valutando il fallimento GIOVANNA TRINCHELLA

    MILANO


    La richiesta di fallimento del San Raffaele è al vaglio della Procura di Milano ormai da settimane. E ieri mattina sembrava che i pm potessero aver già scritto l’ultima parola, ma nel pomeriggio dopo una lunga riunione tra il capo della Procura Edmondo Bruti Liberati, l’aggiunto Francesco Greco e i sostituti Laura Pedio e Luigi Orsi, la situazione sembrava meno netta. Anche perché ci sono due binari, quello civile e quello penale, in questa storia da un miliardo e mezzo di debiti.

    L’una è il ricorso al concordato preventivo che il nuovo board ha assicurato di presentare al Tribunale fallimentare per il 10 ottobre (anche se la data fissata dalla Procura era il 15 settembre, ndr ), l’altra è l’esigenza degli inquirenti di indagare su anomalie di gestione e quindi tutelare i diritti di tutti i creditori della struttura ospedaliera.

    «Stiamo ancora esaminando la situazione, al momento non è stata presa alcuna decisione, la Procura non preannuncia gli atti prima di depositarli» fa sapere il procuratore capo Bruti Liberati. Riflessione che arriva dopo un giorno dall’incontro gli «inviati» del nuovo Cda, l’ex ministro Giovanni Maria Flick e il professore Alberto Alessandri, in cui la Procura aveva preso atto che i due attestatori, i professori Mario Cattaneo e Angelo Provasoli, che dovranno autenticare la veridicità dei conti, avrebbero avuto bisogno di quattro settimane in più delle due concesse dai pm, perché non avrebbero ancora accesso a tutta la documentazione necessaria.

    Comunque anche se la richiesta di fallimento dovesse arrivare, a questo punto a sorpresa, oggi il Cda avrà comunque la possbilità di presentare, allo giudice Filippo Lamanna, presidente del Tribunale fallimentare, il proprio piano annunciato nei giorni scorsi: una newco, una nuova fondazione e 250 milioni di euro che arrivano dall'imprenditore Vittorio Malacalza e dallo Ior, la banca vaticana.

    «L’eventuale istanza di fallimento presentata dalla Procura non interferisce con il programma di lavoro che il Cda – fa sapere il San Raffaele - si è dato e che prevede il deposito della domanda di concordato preventivo comprensiva del piano di risanamento e dell’impegno finanziario per il prossimo 10 ottobre. Si sta inoltre già lavorando a definire le linee di un piano strategico sulle future attività cliniche e scientifiche del San Raffaele per il prossimo quinquennio».

  7. #457
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    "La Stampa", 22/09/2011Il Vaticano fa un passo indietro e aspetta l’ingresso di altri soci Tettamanzi lascerà anche l’istituto Toniolo. Al suo posto Scola ANDREA TORNIELLI

    CITTÀ DEL VATICANO
    L’ospedale San Raffaele di Milano


    Benedetto XVI ha convocato i cardinali Tarcisio Bertone e Angelo Bagnasco per discutere del futuro dell’Istituto Toniolo, la «cassaforte» che controlla l’Università Cattolica, e per parlare della delicata operazione di salvataggio dell’ospedale San Raffaele di Milano. L’incontro è avvenuto la mattina di sabato scorso a Castel Gandolfo e al termine è stato concordato che il nuovo arcivescovo di Milano Angelo Scola subentri al suo predecessore anche nella guida del Toniolo. Mentre per quanto riguarda il San Raffaele l’impegno economico del Vaticano dovrebbe essere limitato nel tempo, in attesa che altri imprenditori possano subentrare.

    Come si ricorderà, lo scorso maggio La Stampa aveva rivelato il braccio di ferro in atto sul Toniolo: il cardinale Bertone desiderava che il presidente dell’istituto, l’arcivescovo uscente di Milano Dionigi Tettamanzi, si dimettesse prima dell’arrivo del suo successore per lasciare il posto all’ex Guardasigilli prodiano Giovanni Maria Flick. La Segreteria di Stato aveva chiesto che per permettere questo cambio al vertice, tre dei membri del Toniolo in scadenza non venissero riconfermati.

    La sostituzione di Tettamanzi, il cui mandato nel Consiglio d’amministrazione (Cda) dell’istituto scade tra due anni, era stata motivata con una «cattiva gestione» economica. Ma Tettamanzi aveva risposto documentando nel dettaglio come non soltanto la gestione non fosse «cattiva», ma anzi, rispetto al passato, i soldi dell’istituto venissero finalmente impiegati per le borse di studio degli studenti e per promuovere l’università. Il Papa aveva ricevuto in udienza Tettamanzi e Bertone, e aveva deciso che tutto sarebbe stato rimandato a dopo la nomina del nuovo arcivescovo.

    La mattina dell’8 settembre, a Castel Gandolfo, il cardinale Scola si è intrattenuto per più di un’ora con Benedetto XVI, e nel pomeriggio ha incontrato Bertone. Sabato scorso, nel summit con Bagnasco, si è deciso l’avvicendamento alla presidenza dell’istituto, dove dovrebbe arrivare nei prossimi mesi il neo-arcivescovo Scola. Il Segretario di Stato ha però chiesto un ricambio di alcuni membri del Consiglio d’amministrazione, in modo da permettere l’ingresso di Flick, anche se non più nella poltrona di presidente.

    Più delicata la situazione del San Raffaele. Qui da due mesi la gestione è passata nella mani degli uomini di fiducia di Bertone, guidati dal manager Giuseppe Profiti, dal presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, da Flick e dall’imprenditore genovese Vittorio Malacalza. La cordata vaticana aveva presentato la settimana scorsa un piano di salvataggio garantendo 250 milioni di euro, metà dei quali resi disponibili dallo Ior. Un progetto che non ha convinto la Procura di Milano. È noto che molti, all’interno della Santa Sede e nella Chiesa italiana, avevano manifestato dubbi sull’opportunità che il Vaticano si impegnasse finanziariamente nel salvataggio dell’ospedale di don Verzè.

    Durante l’incontro di sabato a Castel Gandolfo sarebbe stato deciso che l’impegno finanziario della Santa Sede, finalizzato a salvare i cinquemila posti di lavoro, sarà limitato nel tempo in attesa dell’ingresso di altri imprenditori cattolici.
    LA SANTA SEDE L’impegno finanziario per l’ospedale milanese sarà limitato nel tempo

  8. #458
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    "La Stampa", 22/09/2011, cronaca di Torino


    Non ci sono più preti giovani. Crisi in parrocchia. In tutta la diocesi solo 40 hanno meno di 40 anni MARIA TERESA MARTINENGO La «due giorni» del clero Oggi il vescovo Nosiglia incontra i sacerdoti della diocesi torinese al centro congressi del Santo Volto


    Sono 40 appena i preti diocesani under 40 su un totale di 530: tre sotto i 30 anni e 37 tra i 30 e i 39. La difficilissima condizione della Chiesa torinese è riassunta nelle cifre illustrate ieri da don Valter Danna, neo-vicario per la Pastorale e la Formazione, al centro congressi del Santo Volto alla «Due giorni del Clero».

    Cifre impressionanti: dei 530 sacerdoti diocesani, 221 hanno oltre 70 anni (137 tra 60 e 70, 128 tra 70 e 80 anni, 80 tra 80 e 90 anni, 13 oltre i 90), 57 sono tra i 50 e i 60, solo 115 complessivamente sono sotto i 50. L’età media è quella della pensione dei laici, 65 anni. Per il clero, il momento del ritiro scatta a 75, e anche dopo molti restano nelle parrocchie (che sono 359) ad aiutare finché ce la fanno.

    Già, il punto è farcela, anche quando si è ancora lontani dalla pensione: come ha spiegato don Danna, il prete oggi è carico di incombenze, di responsabilità che non condivide perché solo e alle prese con una condizione culturale secolarizzata, ostile. Così accade che anche i parroci siano vittime della sindrome «burnout», come i medici, gli infermieri, assistenti sociali. «È la sindrome anche detta - ha detto don Danna - del “samaritano deluso”, che riguarda persone che avevano scelto di dedicare la loro vita ad aiutare il prossimo e avevano iniziato con molto slancio, e che a un certo punto si ritrovano svuotati di energie e di ideali».

    La nostra diocesi è ad una svolta. Ancora il vicario: «La drastica diminuzione delle vocazioni che assicuravano un ricambio e una suddivisione del lavoro pastorale e il vertiginoso innalzamento dell’età media dei presbiteri costringono ad un radicale ripensamento dell’impianto pastorale delle nostre parrocchie». Tra le soluzioni, indicate dall’arcivescovo nella Lettera Pastorale di pochi giorni fa: un ampio coinvolgimento dei diaconi e di laici adeguatamente formati, una più profonda comprensione dello spirito delle Unità Pastorali, cioè «più comunità parrocchiali che condividono un progetto pastorale con obiettivi comuni sotto la guida - al limite - di un solo sacerdote». Oggi il dibattito e le conclusioni dell’arcivescovo.
    530 sacerdoti nella diocesi Con la crisi delle vocazioni la Chiesa torinese oggi conta soltanto tre preti con meno di 30 anni 221 anziani ultrasettantenni Fra tutti i sacerdoti diocesani, quelli anziani sono ben oltre un terzo. I «giovani» sotto i 50 anni sono 115

  9. #459
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    ROMA, IL TESTO DEL CONSIGLIO DEI VESCOVI SARA’ PRONTO A GENNAIO Pedofilia, svolta della Chiesa “Daremo ascolto alle vittime” Le nuove linee-guida della Cei: più rigore nella formazione dei preti GIACOMO GALEAZZI

    CITTÀ DEL VATICANO
    Una manifestazione contro lo scandalo dei preti pedofili
    Rigore sulle conseguenze penali, ascolto delle vittime e prevenzione. Ieri al Consiglio Cei sono state discusse le linee-guida contro la pedofilia nel clero.

    «Ferme restando le conseguenze penali», le misure antiabusi includono un «rigoroso percorso formativo per i futuri preti, l’ascolto delle vittime, l’accompagnamento dei sacerdoti coinvolti», annuncia monsignor Domenico Pompili, portavoce e sottosegretario della Conferenza episcopale. Il «parlamentino» dei vescovi ha affrontato anche gli orientamenti pastorali per l’educazione: «Servono adulti responsabili e coinvolti». Quattro i capitoli su cui si sta lavorando: fermezza nelle conseguenze penali, più rigore nella formazione dei sacerdoti, ascolto delle vittime, accompagnamento dei sacerdoti coinvolti.

    La bozza del testo è stato esaminata ieri dal Consiglio episcopale permanente, l’organo direttivo della Cei, riunito in questi giorni a Roma e aperto lunedì dalla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco. Quest’incontro era, di fatto, la prima riunione operativa del vertice dell’episcopato dopo l’input arrivato dal Vaticano a metà maggio attraverso un documento stilato dall’ex Sant’Uffizio. Da allora il tema della pedofilia nel clero non ha mancato di tornare all’attenzione delle cronache. Proprio nei giorni in cui usciva il documento vaticano, a Genova scoppiava il caso di don Seppia, il parroco arrestato per abusi e droga. A luglio dall’Irlanda arrivava il rapporto Cloyne che ha spinto il Vaticano a un gesto clamoroso come quello di richiamare a Roma il nunzio per consultazioni. Ed è di pochi giorni fa la denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aja presentata da un’associazione americana di vittime di abusi che accusa persino Joseph Ratzinger malgrado da cardinale e da papa abbia fatto più di chiunque altro contro gli abusi.

    Il testo dell’ex Sant’Uffizio aveva fornito indirizzi e vincoli su come le conferenze episcopali dovessero muoversi per affrontare lo spinoso problema degli abusi su minori commessi da sacerdoti. L’obbligo di tener conto delle leggi civili era uno degli aspetti e sarà uno dei nodi centrali anche del documento a cui stanno lavorando i vescovi. Tra loro è emersa una «convinzione condivisa» a favore della tolleranza-zero. C’è un’attività di prevenzione da fare a monte, in seminario, con una selezione accurata dei futuri sacerdoti. C’è poi un lavoro a valle, che riguarda da una parte chi ha subito gli abusi e dall’altra chi li ha commessi. I risvolti sul piano della giustizia devono restare un punto fermo e non ci devono essere sconti. Bisognerà vedere come quest’aspetto, che è centrale, verrà recepito nel documento finale. Nel maggio scorso era stato lo stesso Bagnasco ad assicurare che «sarà sicuramente messa nero su bianco l’esortazione ai vescovi affinché invitino le persone a fare denunce e segnalazioni». Per l’approvazione del documento finale bisognerà aspettare qualche mese. Presumibilmente sarà varato dal Consiglio Cei nella sessione invernale, a gennaio. Troppi «fraintendimenti e pregiudizi rischiano di deturpare l’originaria bellezza della fede cristiana». E «l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi non può prescindere dal mondo della famiglia, della scuola, della comunità ecclesiale», raccomanda la Cei il cui obiettivo è «ritrovare la motivazione della nuova evangelizzazione e del primo annuncio». La Chiesa parlerà agli adulti, non solo ai bambini. Per i confessori e i penitenti la Santa Sede ha approvato un «vademecum». Nel sacramento della penitenza «va superata la visione materialistica della persona umana, unità di anima e corpo».
    Il «parlamentino» condivide la necessità della tolleranza-zero con chi sbaglia

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    "La Stampa", 29/09/2011

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    Predefinito Rif: No Taleban! No Vatican!

    IL CANTIERE DELLA CHIESA PER RIPRENDERSI I VOTI FABIO MARTINI


    Ipeana della sinistra per la prolusione del cardinal Angelo Bagnasco - così severa nel fustigare le esuberanze del presidente del Consiglio - si sono prima affievoliti e alfine spenti, non appena ci si è resi conto della svolta che sta maturando nella Chiesa italiana: la tentazione di lanciare un’Opa cattolica sul centrodestra del dopo-Berlusconi. Raccontano che il cardinal Bagnasco, sfogliando i giornali che recensivano la sua prolusione, abbia sussurrato la sua sorpresa.

    ul Presidente del Consiglio ci eravamo già espressi un anno fa, la novità era altrove...». Come dire: il sipario su Berlusconi la Cei aveva iniziato a calarlo già nel Consiglio permanente di gennaio, ma la svolta vera sta nel passaggio finale del documento dei vescovi, là dove la Chiesa italiana individua senza perifrasi curiali, lo «stagliarsi all’orizzonte», di «un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniughi l’etica sociale e l’etica della vita».

    E’ finito il tempo dei Family day. Della lobby cattolica che faceva muro sulle leggi sgradite. I Dico. O la fecondazione assistita. L’appello della Cei, stavolta, è più arioso, è rivolto a tutti i cattolici: impegnatevi di nuovo in politica e fatelo a tutto tondo. Non soltanto a difesa - ecco la novità - dei cosiddetti valori non negoziabili. Con la fine di Berlusconi, la Chiesa prova a riprendersi i suoi voti. E così può finalmente affiorare in superficie il cantiere che la Cei ha aperto con grande riservatezza da più di un anno. E che produrrà due eventi senza precedenti: il 17 ottobre la galassia cattolica tutta intera - le associazioni e i movimenti ecclesiali, da Cl a Sant’Egidio, dai catecumeni ai focolarini - si ritroverà a Todi con il cardinale Bagnasco, che aprirà i lavori. E sull’onda di un evento così ecumenico che unirà «sinistra» e «destra» della Chiesa italiana, i promotori di Todi hanno intenzione di convocare - prima di Natale - un grande evento di massa, più ampio di quello che nel nome del «Family day», fece ritrovare il 12 maggio 2007 quasi un milione di persone davanti alla basilica di San Giovanni.

    Attraverso il Forum delle associazioni, la Cei sta lavorando ad un obiettivo ambiziosissimo: imporsi, sia pure in modo felpato, come socio fondatore del centrodestra che prenderà forma dopo l’uscita di scena di Silvio Berlusconi. Lo fa capire la nota della Sir - ufficiosa ma autorevole - dedicata alla prolusione di Bagnasco: «Dopo quasi venti anni di alternanze», «l’alternativa non è l’alternanza, cioè la sostituzione dell’attuale maggioranza con l’attuale opposizione, ma la ristrutturazione del sistema». Una ristrutturazione che assegni di nuovo ai cattolici un ruolo di prima linea e si può immaginare che l’approdo sia la «sezione italiana del Ppe», «il progetto attorno al quale possono scomporsi e ricomporsi gli attuali equilibri politici italiani», come fa osservare Giorgio Tonini, già presidente della Fuci.

    Dunque, una sfida che interpella anzitutto il centrodestra, ma anche la sinistra. Il mondo cattolico e anche una parte del mondo laico. A Todi, a metà ottobre, assieme alle associazioni, ai movimenti, a Cisl e Coldiretti, ci saranno alcuni «special guest», come Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa San Paolo o come Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo. Oltre, ed è ovvio, chi ha lavorato in cabina di regia, in primis il leader di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Dal cantiere di Todi dovrà cominciare a delinearsi quella che Bagnasco informalmente definisce «una nuova classe dirigente e nuovi leader» e Oltretevere la prima scelta va ad Angelino Alfano. Purché - ecco il punto - sappia guidare lui l’accompagnamento fuori dalla scena di Silvio Berlusconi.

    E dall’altra parte? Pier Luigi Bersani, anziché unirsi ai peana pro-Bagnasco che si sono alzati nel Pd, ha chiosato: «Non mi permetto di commentare la prolusione». Bersani, che ha fatto il chierichetto e si è laureato con una tesi su Gregorio Magno, ha capito l’antifona. Ma l’ambizioso progetto del cardinale Bagnasco di tornare ad una gestione politica degli elettori cattolici per il momento incontra praterie a destra, ma coglie il Pd mai così spostato a sinistra. Come dimostrano le immagini del leader democratico, impegnato a stringere mani nel corteo della Cgil e a sorridere a Di Pietro e Vendola nel comizio a tre in quel di Vasto.



    "La Stampa", 29/09/2011

 

 
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