Un anno di Cinghiale Corazzato
Quando ti guardi indietro, ad un anno che passa, tutti gli avvenimenti sembrano schiacciati sulla parete del passato e i visi, i volti, le situazioni si confondono in una matassa spesso indistinta da cui emergono solo i grandi avvenimenti (belli o brutti) dell’anno appena trascorso. Invece se inizi, nella calda quiete di una serata estiva, a riprendere il filo di quegli avvenimenti, la matassa si dipana subito e ritrovi via via quello che hai vissuto, con chi lo hai vissuto e come lo hai vissuto. Ed è subito meraviglia.
Il “Cinghiale Corazzato” è certamente un avvenimento, un gran bell’avvenimento.
Lo è stato certamente per il Movimento Universitario Padano che abbiamo l’onore e la fortuna di rappresentare nel nostro Ateneo e che ha trovato in noi una solida iniziativa editoriale e culturale, di grande visibilità, destinata ad incrementarsi nel tempo.
Lo è stato per voi che, magari per la prima volta in vita vostra, si siete trovati di fronte a studenti leghisti che scrivono e ragionano di politologia, di storia, di varia umanità e che vi comunicano, senza i filtri del messaggistica politica codificata ed ufficiale, la propria visione della politica e dei problemi.
Lo è stato sicuramente per noi che ci siamo trovati, tutti, come mai in vita nostra, a dover creare un vero giornale, non un giornalino di Liceo, a doverlo studiare, ideare, produrre, limare. Uno sforzo notevole, ve lo assicuro, in tempo ed energie spese ma con mille storie e nottate da ricordare.
Ebbene si: la Cattolica ha vissuto un intenso anno di “Cinghiale Corazzato”.
Cari lettori, il Cinghiale vi ha stupiti, divertiti, informati oppure vi ha indignati, scandalizzati, fatti arrabbiare e quasi “torturati”, come sostengono gli amici di Uld?
In ogni caso vi promettiamo che l’anno prossimo lo farà DI PIU’, con maggiore impegno e maggior applicazione.
Maggior cura della grafica, maggior ricchezza di contenuti, maggior varietà di collaboratori, maggior armonia tematica perché Il Cinghiale non si rivolge solo agli studenti ma anche al personale non docente e soprattutto ai docenti del nostro Ateneo, in un’ottica di formazione permanente vicendevole (si si, avete letto proprio bene: ho scritto “vicendevole”), identitaria, tradizionale e federalista che completa naturalmente l’essenza del nostro Ateneo.
La Cattolica è infatti, senza che questo escluda l’universalità del proprio fondamento religioso, un’ università radicalmente padana, padana nella sua fondazione, padana nella sua storia, padana in ogni suo particolare, malgrado siano mille ormai le lingue che si parlano nei nostri chiostri.
E come Università, la Cattolica è, per sua stessa natura, una piccola cittadella-stato, inserita e al contempo separata dalle sue forti muraglie dal contesto urbano di quella grande città-stato che è Milano.
E in quanto cattolica e “medievalista” (come diceva l’editoriale del primo numero di “Vita e pensiero” del 1914) , la nostra Università non può che essere per un potere diffuso, decentrato, policentrico, non può che essere quindi federalista, aldilà delle singole voci che si alternano sulle nostre cattedre. Anche perché l’adesione di Padre Gemelli e del gruppo fondatore del nostro Ateneo all’ideologia dell’Italia unita (magari a tinte nazionaliste e conservatrici come poteva essere quella del fascismo) deve essere considerato più un tributo pagato ai poteri del tempo perché l’Università Cattolica potesse ottenere il proprio riconoscimento giuridico. Non può essere invece considerato qualcosa di realmente costitutivo ed essenziale per il nostro Ateneo, che rimane, prima di tutto, un Ateneo insubre, libero e cattolico.
Quale posto più adatto e naturale quindi per una rivista come “Il Cinghiale Corazzato”, voce degli universitari leghisti, se non questo?
Guelfo delle Bande Nere