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  1. #1
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    Predefinito Mirabile articolo di fondo sul Corriere della Sera

    Lo Stato nazionale tra le Regioni e l’Europa


    IL FEDERALISMO SU DUE FRONTI

    di TOMMASO PADOA-SCHIOPPA


    I venti del federalismo scuotono lo Stato nazionale contemporaneamente da sotto e da sopra: le Regioni e l'Europa vogliono entrambe sottrargli qualche funzione. Politici, commentatori e cittadini comuni reagiscono in modo apparentemente contraddittorio. Per molti il super-Stato europeo nascerebbe già con un modesto rafforzamento di Bruxelles, mentre l'unità nazionale morirebbe anche per una piccola devoluzione alle Regioni. Pur soffiando in direzioni opposte, quei venti appartengono a un unico processo storico. Non soffiano solo in Italia, sono ben forti in Gran Bretagna, Francia, Spagna, unite e accentrate da molti più secoli dell'Italia. Autonomie maggiori di quelle che si discutono da noi Scozia, Corsica, Galizia le hanno già ottenute, o le rivendicano. I libri di testo raccontano la storia della penisola iberica in lingue e modi diversi per gli scolari di Catalogna, Castiglia, Paesi Baschi.
    Le opposte reazioni si spiegano, a mio giudizio, con la forza di un mito - il mito romantico dello Stato nazionale - e la sua confisca da parte dell'accentramento giacobino. Che una realtà eminentemente culturale , quale la nazione, debba essere fondamento e parametro dell'ordine politico , e che questo debba costituire un blocco monolitico sono idee recenti. Nel breve volgere di qualche generazione esse hanno rivelato lati nefasti. In Europa hanno prodotto vere catastrofi già pochi decenni dopo il loro apogeo, fino a ieri nei Balcani. In Africa, Medio Oriente e altre parti del mondo le catastrofi sono in corso.
    Sono anche idee in contraddizione con la realtà umana e sociale: al pari del Dna, la cultura non è mai identica tra due persone; nessuna cultura ha confini netti e impermeabili con altre; ogni uomo appartiene a comunità multiple. Il riminese è anche romagnolo, italiano, europeo e cosmopolita: «Io, cui il mondo è patria come l'acqua ai pesci», dice Dante.
    Perché, allora, questa idea è divenuta rapidamente un mito, quasi un'idolatria? Perché si dimostra tanto tenace? È perché essa ha occupato un vuoto creatosi nella mente e nel sentimento delle persone. La caduta successiva della maestà dell'impero, del potere politico della Chiesa, dell'investitura divina del sovrano ha lasciato senza chiara identificazione il fondamento dello Stato. E a nuovo fondamento è assurto l'impasto tra principio democratico e neo tribalismo etnico-culturale. Perfino nell'empirica e razionale Inghilterra ho visto mature signore agitare davanti al Consiglio europeo cartelli con la scritta «le nazioni sono state create da Dio e solo Dio le può abolire!».
    Col suo pretendersi esclusivo detentore del potere politico, lo Stato nazionale è come un gigante che si sente morire se gli si taglia anche solo un'unghia. Esso non può né deve essere soppresso; resterà per molto tempo il punto di massima concentrazione delle funzioni pubbliche. Il doppio suo vizio che va corretto è l'assolutismo, il suo non tollerare alcun potere sotto o sopra di sé.
    Uscire dal mito e correggerne la creatura deforme è faticoso. È una vera catarsi mentale accontentarsi che l'ordine politico serva solamente (ma è un «solamente» enorme) ad assicurare la pace nel condominio, nel quartiere, nella città, tra le città. E che cos'è la pace se non una rinuncia concordata alla violenza quale mezzo per comporre disaccordi e controversie? La chiamata alle armi può essere necessaria, ma la rinuncia ad esse è l'essenza stessa del contratto sociale.
    I venti del federalismo non scuotono solo un ordinamento politico, scuotono l'inerzia con cui ancora ci culliamo in un giovane mito, pur avendone patito i tragici effetti.

    corsera 14 ottobre 2004

  2. #2
    Ridendo castigo mores
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    se tu sapessi chi e' realmente PS piu' che considerarlo mirabile lo considereresti preoccupante ..

    La mia impressione e' che gli autocratici " sassoni" che come come PD " hanno fatto l'europa " ( questo schifo di unione sovietica d' occidente ) si sentano attualmente in difficolta' .Per ragioni non conosciute hanno fretta di sfasciare tutto e concentrare TUTTO il potere nelle loro mani " bruxelliane" ( cioe' nella mani dei loro " superiori incogniti " ..) .
    L' operazione pero' non va piu' liscia come qualche anno fa , nonostante il continuo battage propagandistico la gente comincia a rendersi conto delle loro frottole e sta riguardando alla vecchia struttura statuale dello " stato nazione" .Questo entita' politica moribonda quindi non si decide a morire e la sua resistenza ha ringalluzziti a " mettersi in proprio" quei prestanome ( altrettanto " sassoni" , ma di 3 categoria come il nostro nanetto ..) che i " superiori " hanno lasciato andare al potere nella fase di transizione ..

    In questa loro difficolta' quindi i " fratelli" stanno considerando di farsi aiutare ad ammazzare il porco dal regionalismo .Trattasi pero ' di una digressione tattica esattamente come in italia si fecero aiutare dal leghismo per ammazzare la prima repubblica ed istaurarne una loro..
    Una voltapero' ottenuto l' effetto di frantumare i moribondi stati nazionali non avrebbero comunque nessuna difficolta' a controllare autocraticamente 100 regioni in rissa tra loro nessuna delle quali economicamente autonoma .

    Capisco che pero' nella attuale disperazione del movimento padanista certe uscite sembrino interessanti tale e' l' odio che questo stato terrone ha stimolato in tutti noi ..
    Ma io inviterei alla prudenza ricordando come i nostri " sassoni" italiani una volta rovesciato il CAF anche con la spinta della lega , non abbiano poi avuta alcuna remora a stringere un patto di ferro ai danni del nord con i comunisti rilavati nel tamigi e con l' apparato statuale terronico .

  3. #3
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    In questo articolo PS ripete quanto la politologia va dicendo da tempo. Certamente lui non lo dice perchè improvvisamente diventato autonomista o per piaggeria nei confronti della Lega Nord. Penso che certe idee, in mano a taluni, possano divenire dei mezzi, degli strumenti. Non a caso ha parlato di Bruxelles, e forse era li che voleva andare a parare: solo che, per sostenere il principio federalista attraverso cui potrebbe rafforzarsi l'Unione Europa, ha dovuto inscriverlo in un quadro coerente che veda il potere sorgere dalle articolazioni territoriali minori di natura etno-culturale. Delle quali dubito gli interessi qualcosa. Poi, certo: di questi articoli bisognerebbe pubblicarne a centinaia, perchè è da piccole gocce, anche se interessatamente "gettate", che nascono oceaniche consapevolezze.

  4. #4
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    Non ho titolato la discussione "mirabile articolo di Padoa-Schioppa", bensì "mirabile articolo di fondo del Corriere della Sera”.
    Il contenuto dell’articolo è ineccepibile ed esposto in maniera lineare e difficilmente oppugnabile.
    Sul tuo commento alcune osservazioni:
    - Ritengo impossibile, oggi, pensare ad una forte autonomia o all’indipendenza di un popolo in chiave economicamente autarchica. Ci piaccia o meno, la complessità dei rapporti economici ha raggiunto un tale livello che è inevitabile che entità politicamente autonome, debbano comunque sottostare a regole generali in campo economico. Possono evitarlo paesi emergenti, finché il loro potenziale economico non raggiunge livelli d’allarme, dopodiché è giocoforza che anch’essi si inseriscano in un quadro di regole comuni, pena l’isolamento. Attenzione: parlo di economia e solo di economia, non di altro (sociale, organizzazione amministrativa, ma anche sport, diritti politici, garanzie personali e tutto quanto è inerente all’organizzazione interna e ai rapporti sociali di una nazione)
    - Sono assolutamente d’accordo che la Lega, dopo essere stata utilizzata come grimaldello per scardinare il vecchio sistema, sia stata messa nell’angolo dal nuovo potere, prima nel tentativo di eliminarla, poi, grazie alla resistenza dimostrata dal Movimento comunque determinante in termini elettorali (di qui la mia personalissima ferma contestazione agli auspici del Capo in merito ad un ritorno al proporzionale), con una cooptazione al potere di cui vediamo i tragici effetti in questi giorni. Il fatto è che da soli, anche tornando al livello di consensi del ’96, non ce la faremo. Oggi abbiamo compagni di viaggio a dir poco imbarazzanti, se un domani fossero i SASSONI con i loro poteri forti a favorire un’altra rivoluzione non mi tirerei indietro (tutte le rivoluzioni sono teleguidate da poteri forti, la balla del Popolo che si ribella alle angherie e alle ingiustizie dell’autorità è una favoletta alla quale abbiamo smesso di credere da un pezzo). Nella speranza che, sulla scorta dell’esperienza passata, la rivoluzione possa poi sfuggire di mano non a noi, come già successo, ma ai MACIGNI che l’hanno favorita.
    Concludendo: è inevitabile un’integrazione economica tra gli stati, e in questo senso l’UE sarebbe un gran bello strumento, ma oggi la stanno trasformando in un mostro burocratico e oligocratico con conseguenze negative sulla vita di ognuno. Se per superare l’impasse verso la realizzazione del mostro mondialista sarà utilizzata l’autonomia locale, dovremo essere pronti a sfruttare la situazione, cercando di far prendere alla storia una piega diversa da quella auspicata da SASSONI e accoliti.
    Da soli non ce la faremmo.

  5. #5
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    Per carità. Nessuno oggi può seriamente parlare di autarchia avendo in mente regioni o anche solo Stati nazionali. L'integrazione economica fra i paesi del continente è inevitabile. I problemi da cosa nascono? Da come quest'integrazione viene gestita, in vista di chi e in rapporto a quali valori. Se la politica deve sorgere dalle articolazioni socio-culturali di cui si compongono i popoli, se deve salvaguardare il rapporto fra costoro e il proprio spazio, non vedo perchè l'economia non debba sottostare alle stesse leggi. L'Europa di oggi non è che un grimaldello della globalizzazione, non uno spazio di gestione di tutto ciò che ha dotato l'uomo di enormi potenzialità tecniche e scientifiche in senso lato. Io credo che l'autonomismo porti più in là della devoluzione dello stato sociale, che conduca a un ripensamento strutturale dell'attuale società fondata sui consumi, lo sfruttamento delle risorse naturali, la crescita esponenziale, la competizione selvaggia, in una parola tutto ciò che ha dato vita agli Stati moderni. Che poi tutto questo debba essere affrontato non direttamente o rivoluzionariamente, ma attraverso un processo di graduali riforme, adattamenti, prese di coscienza è ancora un altro discorso.

  6. #6
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    Allo stesso modo in cui, per motivi tattici, un certo gruppo di poteri si servirebbe
    del regionalismo per concentrare potere a Bruxelles, come dice larth,
    perche' i regionalisti non dovrebbero anche loro servirsi dell'Europa,
    per motivi tattici, per demolire lo stato-nazione? Le tattiche si possono usare da una parte sola?

  7. #7
    Padania libera dai padioti
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    Ma devono mantenere la forza elettorale che hanno nei rispettivi paesi

  8. #8
    Ridendo castigo mores
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    In origine postato da LosVonRom
    Ma devono mantenere la forza elettorale che hanno nei rispettivi paesi
    non solo, i vari partiti regionali devono essere coordinati tra loro a bruxelles e non divisi da ideologie .

    in entrambi i casi la vedo male ..per principio ai partiti regionali piace occuparsi solo del loro cortiletto e non della macropolitica e i partiti regionali piu' storici sono fortemente colorati di rosso mentre quelli piu recenti sono colorati di nero ...

    questa dicotomia edelogica ha una precisa ragione .. I vecchi indipendentismi erano stati alimentati dai partiti di sinistra ( e spesso anche da potenze esterne come libia o russia ) per ragioni di lotta politica o di potenza ...E noto l' appoggio francese all' eta per motivi antifranchisti e antispagnoli come l' appoggio antiinglese e " antagonista" all' IRA .

    E' meno noto a voi il fatto che il " regionalismo" di blair e' servito a dividere l' elettorato moderato tirando ai vecchi partiti " autonomisti" scozzesi e gallese ,ideolgicamente piu di sinistra, una parte del vecchio elettorato conservatore ..

    invece recentemente sono esplosi regionalismi " di destra" ( esempio il vams blok ) alimentati dagli effetti della globalizzazione e della colonizzazione afroasiatica dell' europa . In questo gruppo si deve collocare anche la lega attuale.

    tra queste due famiglie non ci potra' essere dialogo , in quanto sara' facile cura degli autocrati impedirlo .

    La concluisione e' una sola . l' unico modo per contrastare l' autocrazia bruxelliana al di fuori del vecchio contenitore dello stato -nazione e' contrapporgli una " europa dei popoli" che puo' essere fatto solo se esistono dei popoli e una elite in grado di gestirli .

    A questo i vari partiti "regionali "sono molto lontani anche semplicemente perche' nessuno di essi ha ANCORA la maggioranza dei consensi del popolo che vorrebbe rappresentare.

 

 

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