"Morrison profeta del caos"
di ERNESTO ASSANTE

ROMA - La storia del rock? L'ha scritta l'Fbi. Ci si può non credere ma per anni, per moltissimi anni, il Federal Bureau of Investigation ha tenuto sotto controllo le stelle del rock, da Elvis Presley e Buddy Holly ai Beatles, da Janis Joplin a Jimi Hendrix, fino a Sid Vicious e ai davvero innocui Van Halen. Molti di questi dossier sono stati declassificati, grazie al Freedom Of Information Privacy Act e sono oggi disponibili per chi vuole consultarli. John Wiener, professore all'Università della California, ha dato per anni battaglia all'Fbi per poter avere accesso alla grande molte di documenti del Bureau su John Lennon (e lo scorso 30 settembre un giudice ha ordinato all'Fbi di rendere pubbliche anche le ultime 20 pagine, tenute segrete perché, secondo l'Fbi la loro pubblicazione avrebbe messo a repentaglio la sicurezza nazionale) e ha già pubblicato qualche anno fa un interessante libro intitolato "Dimmi la verità, il Watergate del rock'n'roll". Oggi arriva un altro interessante volume, intitolato "I giorni del caos", pubblicato da Selene Edizioni e dedicato ai dossier dell'Fbi su Jim Morrison, il leggendario cantante dei Doors.

John Delmonico, l'autore del libro, si chiede giustamente, perché tanta attenzione del Bureau diretto Edgar J. Hoover su Morrison? "Morrison era più erotico che politico, più poeta che profeta, più rinnegato che ribelle. Allora perché?". Perché in quegli anni era in atto l'operazione "Chaos", gestita dalla Cia, che era tesa a controllare l'intero universo giovanile, quello politico innanzitutto, ma anche le mille anime di un "movement" che vedeva nei musicisti del rock i propri simboli. Così mentre Morrison cantava "vogliamo il mondo e lo vogliamo adesso", il giudice Arthur E. Huttow, definiva lo show dei Doors "una cospirazione al fine di corrompere la morale della gioventù".


Ironicamente, sottolinea Delmonico, "si potrebbe dire che il luogo comune, ancora in voga, che risponde al tris di sesso, droga e rock'n'roll non l'hanno inventato i Doors, Janis Joplin o Jimi Hendrix, bensì l'ineffabile Edgar J. Hoover che, per soddisfare le ossessioni puritane sue e della maggioranza silenziosa, spiegò che le giovani anime ribelli erano traviate dai pruriti del sesso, frastornate dai rumori del rock'n'roll e allucinate dall'uso della droga". L'"Operation Chaos" metteva insieme le informazioni di Cia, Fbi e Nsa (National Security Agency) e controllava tutte le organizzazioni giovanili, sia quelli più "pericolosi" come il Black Panther Party, sia quelli più creativi, come lo Yip, il Partito Internazionale della Gioventù, che nel 1968 candidò alla presidenza degli Stati Uniti il maiale Pigasus Pig. Sotto gli occhi degli agenti dell'Fbi e della Cia finirono oltre 300 mila persone, vennero realizzati 13.000 dossier, e alcuni di questi riguardavano i personaggi del rock.

Nel libro di Delmonico compaiono tutti i documenti declassificati, a partire da quelli del suo primo arresto, a New Haven, il 9 dicembre del 1967, fino agli ultimi giorni della sua vita, passando da quelli che riguardano lo "storico" concerto di Miami, il primo marzo del 1969 a Dinners Key Auditorium, concluso con gli agenti della polizia sul palco che cercavano di fermare un Morrison che fingeva di masturbarsi e gridava "non sto parlando di rivoluzione, non sto parlando di armi e rivolte, non sto parlando di dimostrazioni, non sto dicendo di scendere in strada, sto parlando d'amore". "Jim Morrison ha compiuto ogni sforzo possibile per provocare il caos tra una vasta folla di giovani", recita il file dell'Fbi che racconta l'accaduto e anticipa un mandato d'arresto per il cantante emesso alla fine dello stesso mese di marzo. Da quel momento in poi il dossier contiene le notizie dei concerti cancellati, dello stato d'ubriachezza del cantante, delle tappe dei tour, un lungo, quanto inutile, lavoro di controllo dei Doors e del suo leader.

A differenza di quanto accadde per Lennon, il lavoro degli agenti che seguirono da vicino alcuni concerti, gli spostamenti, le vicissitudini di Morrison, fino a catalogare e classificare gli articoli usciti sui giornali in occasione della sua morte, non produsse mai alcuna "raccomandazione", Morrison non venne ufficialmente dipinto come un personaggio "pericoloso" per altri se non per se stesso. Eppure la "pericolosità" di Morrison o della musica dei Doors, è ancora d'attualità, se è vero che all'indomani dell'11 settembre "The end", una delle più belle e famose canzoni del gruppo, compariva in una lista di brani censurati in nome del "Patriot Act".


fonte: Repubblica.it (12 ottobre 2004)