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  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito La Cassazione conferma: Andreotti è stato mafioso.

    Amici, mettiamoci una pietra tombale sul discorso Andreotti: la Cassazione ha confermato una volta per tutte che è stato mafioso fino al 1980.

    Sarebbe ora che qualcuno chiedesse scusa a Caselli per le tonnellate di insulti riversati sui magistrati.


    LA STAMPA 18/10/2004
    il PROCURATORE COMMENTA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE

    MA ANDREOTTI E' STATO MAFIOSO


    L A critica nei confronti dei provvedimenti giudiziari (dei pubblici ministeri e dei giudici) è, come per ogni atto di pubblici poteri, il sale della democrazia. Tutt'altra cosa sono le quantità industriali di fango e menzogne, le diffamazioni all'ingrosso che han dovuto subire - in tutti questi anni - i magistrati cui è capitata la «sfortuna» - adempiendo i loro obblighi istituzionali - di doversi occupare di imputati cosiddetti eccellenti, accusati di collusione con mafiosi. Eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge? Obbligatorietà dell'azione penale? Necessità assoluta di indagare (senza sconti!) non solo sul versante della mafia militare ma anche su quello dei rapporti mafia-politica? Tutte favole per gonzi. Per certuni il copione immutabile - scritto una volta per sempre - è stato un altro: presentare gli imputati come dei benemeriti ingiustamente perseguitati (un calvario...); azzannati alla gola da giustizialisti impenitenti, sempre pronti ad elaborare tesi assurde basate sul nulla, buone solo a soddisfare le loro smanie di toghe rosse, di magistrati «chiodati», politicizzati e asserviti.
    Di qui un catalogo infinito di insulti. Testualmente: assassini, terroristi, farabutti, brigatisti, faziosi, sadici, torturatori, perversi da manuale, venduti, menti distorte, falsificatori di carte, folli, predicatori di mostruosità, bugiardi, frodatori processuali, spregiatori di norme (costituzionali e ordinarie), criminali vestiti da giudici, dissennati, macigni sulla strada della democrazia, omuncoli bisognosi di una perizia psichiatrica, cupola mafiosa, corruttori della dignità dei siciliani, foraggiatori di pentita destinati ad alimentare i] pozzo nero dell'antimafia postfalconiana. Per arrivare agli epiteti più recenti (e più noti): tipo malati di mente e antropologicamente diversi dal resto della razza umana.
    Coloro che si sono esibiti in queste sceneggiate hanno ora un'importante occasione per affiancare - alle scelte fin qui praticate - una strada diversa. Le prime avvisaglie sono nel senso di un irriducibile rifiuto di cambiare registro. Ma perché disperare? L'occasione, infatti, non è di quelle che si possano decentemente respingere. Si tratta della sentenza della Corte di Cassazione che (decidendo il processo relativo al più eccellente fra gli imputati eccellenti in via definitiva, ciò che dà più spazio - a bocce ormai ferme - anche a questo mio intervento) ha confermato la sentenza della corte d'appello di Palermo, il cui dispositivo, alla lettera, recita: «la Corte... dichiara non doversi procedere nei confronti (dell' imputato) in ordine al reato di associazione per delinquere a lui ascritto al capo A della rubrica, commesso fino alla primavera del 1980, per essere lo stesso reato estinto per prescrizione; conferma, nel resto, la appellata sentenza».
    Dunque, la Cassazione (ribadendo l'assoluzione per i fatti successivi) ha confermato che fino alla primavera del 1980 l'imputato ha commésso il reato di associazione con i mafiosi dell'epoca, capeggiati da Stefano Bontade, autori di gravissimi delitti. Si potrebbe dare atto di questa verità processuale, magari riproducendo alcune delle pagine della sentenza d'appello (confermata ora dalla Cassazione) che dimostrano come e perché: «sia ravvisabile il reato di partecipazione alla associazione per delinquere nella condotta di un eminentissimo personaggio politico nazionale» che abbia contribuito al «rafforzamento della organizzazione criminale». Si potrebbe. Significherebbe semplicemente informare. Osservando l'elementare principio che le sentenze vanno rispettate. Soprattutto quelle definitive. Valutandole in base alla correttezza e al rigore, non alla stregua della loro utilità contingente. Invece molti non lo fanno. E continuano a cancellare tutto quello che non si adatta alla denigrazione apodittica delle ragioni dell'accusa. Continuano con l'insulto e con l'arte della confusione delle parole (per esempio quella che chiama assoluzione la prescrizione). Per poter continuare a parlare di teoremi e complotti anche quando la Cassazione ha definitivamente spazzato via persino la prospettabilità di ipotesi del genere.

    Giancarlo Caselli
    Procuratore generale di Torino

  2. #2
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    Predefinito Re: La Cassazione conferma: Andreotti è stato mafioso.

    In Origine Postato da brunik
    Amici, mettiamoci una pietra tombale sul discorso Andreotti: la Cassazione ha confermato una volta per tutte che è stato mafioso fino al 1980.

    Sarebbe ora che qualcuno chiedesse scusa a Caselli per le tonnellate di insulti riversati sui magistrati.


    LA STAMPA 18/10/2004
    il PROCURATORE COMMENTA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE

    MA ANDREOTTI E' STATO MAFIOSO


    L A critica nei confronti dei provvedimenti giudiziari (dei pubblici ministeri e dei giudici) è, come per ogni atto di pubblici poteri, il sale della democrazia. Tutt'altra cosa sono le quantità industriali di fango e menzogne, le diffamazioni all'ingrosso che han dovuto subire - in tutti questi anni - i magistrati cui è capitata la «sfortuna» - adempiendo i loro obblighi istituzionali - di doversi occupare di imputati cosiddetti eccellenti, accusati di collusione con mafiosi. Eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge? Obbligatorietà dell'azione penale? Necessità assoluta di indagare (senza sconti!) non solo sul versante della mafia militare ma anche su quello dei rapporti mafia-politica? Tutte favole per gonzi. Per certuni il copione immutabile - scritto una volta per sempre - è stato un altro: presentare gli imputati come dei benemeriti ingiustamente perseguitati (un calvario...); azzannati alla gola da giustizialisti impenitenti, sempre pronti ad elaborare tesi assurde basate sul nulla, buone solo a soddisfare le loro smanie di toghe rosse, di magistrati «chiodati», politicizzati e asserviti.
    Di qui un catalogo infinito di insulti. Testualmente: assassini, terroristi, farabutti, brigatisti, faziosi, sadici, torturatori, perversi da manuale, venduti, menti distorte, falsificatori di carte, folli, predicatori di mostruosità, bugiardi, frodatori processuali, spregiatori di norme (costituzionali e ordinarie), criminali vestiti da giudici, dissennati, macigni sulla strada della democrazia, omuncoli bisognosi di una perizia psichiatrica, cupola mafiosa, corruttori della dignità dei siciliani, foraggiatori di pentita destinati ad alimentare i] pozzo nero dell'antimafia postfalconiana. Per arrivare agli epiteti più recenti (e più noti): tipo malati di mente e antropologicamente diversi dal resto della razza umana.
    Coloro che si sono esibiti in queste sceneggiate hanno ora un'importante occasione per affiancare - alle scelte fin qui praticate - una strada diversa. Le prime avvisaglie sono nel senso di un irriducibile rifiuto di cambiare registro. Ma perché disperare? L'occasione, infatti, non è di quelle che si possano decentemente respingere. Si tratta della sentenza della Corte di Cassazione che (decidendo il processo relativo al più eccellente fra gli imputati eccellenti in via definitiva, ciò che dà più spazio - a bocce ormai ferme - anche a questo mio intervento) ha confermato la sentenza della corte d'appello di Palermo, il cui dispositivo, alla lettera, recita: «la Corte... dichiara non doversi procedere nei confronti (dell' imputato) in ordine al reato di associazione per delinquere a lui ascritto al capo A della rubrica, commesso fino alla primavera del 1980, per essere lo stesso reato estinto per prescrizione; conferma, nel resto, la appellata sentenza».
    Dunque, la Cassazione (ribadendo l'assoluzione per i fatti successivi) ha confermato che fino alla primavera del 1980 l'imputato ha commésso il reato di associazione con i mafiosi dell'epoca, capeggiati da Stefano Bontade, autori di gravissimi delitti. Si potrebbe dare atto di questa verità processuale, magari riproducendo alcune delle pagine della sentenza d'appello (confermata ora dalla Cassazione) che dimostrano come e perché: «sia ravvisabile il reato di partecipazione alla associazione per delinquere nella condotta di un eminentissimo personaggio politico nazionale» che abbia contribuito al «rafforzamento della organizzazione criminale». Si potrebbe. Significherebbe semplicemente informare. Osservando l'elementare principio che le sentenze vanno rispettate. Soprattutto quelle definitive. Valutandole in base alla correttezza e al rigore, non alla stregua della loro utilità contingente. Invece molti non lo fanno. E continuano a cancellare tutto quello che non si adatta alla denigrazione apodittica delle ragioni dell'accusa. Continuano con l'insulto e con l'arte della confusione delle parole (per esempio quella che chiama assoluzione la prescrizione). Per poter continuare a parlare di teoremi e complotti anche quando la Cassazione ha definitivamente spazzato via persino la prospettabilità di ipotesi del genere.

    Giancarlo Caselli
    Procuratore generale di Torino
    sono d'accordo. ma secondo te i diccì vari (compresi anche alcuni dell'Ulivo) sono d'accordo? Ma ci rendiamo conto che queste notizie non passano??

  3. #3
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    E' esattamente quello che si diceva su questo forum giorni fa'....

    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=125440

  4. #4
    brescianofobo
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    In Origine Postato da Ago
    E' esattamente quello che si diceva su questo forum giorni fa'....

    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=125440
    Esatto, ma il titolo di Malik era fuorviante.

    Con questo intervento Caselli mette i puntini sulle ì e chiude il discorso una volta per tutte.

    Altro che Andreotti frutto di chissà quali macchinazioni: quello lì frequentava abitualmente sanguinari boss mafiosi coma Bontade.

  5. #5
    I amar prestar aen
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    Predefinito Il paradosso di Andreotti Miliardi per assolverlo, due lire per mascariarlo

    Tra le spese dell’inchiesta finita in fumo anche la perizia per un improbabile suo salto dalla finestra di Villa Igiea
    --------------------------------------------------------------------------------
    Ha vinto il metodo Scaduti
    Roma. Ora che la Cassazione ha messo il sacro bollo sul metodo Scaduti – che risponde alla sublime arte sperimentata dal presidente della Corte d’appello di Palermo, Salvatore Scaduti, per il quale si può assolvere condannando e si può condannare assolvendo; ora che il processo del secolo (scorso) è finito; ora che l’ex imputato Giulio Andreotti dichiara di essere comunque felice e contento perché con le novecentomila pagine della monumentale istruttoria finiscono in archivio pure i suoi incubi; ora che, dopo undici anni, la vicenda è stata definitivamente consegnata alla Storia e non c’è più il rischio di pubblicare notizie che possano favorire l’accusa o la difesa; ora, finalmente, si può dire che i pubblici ministeri della procura palermitana non hanno lasciato nulla di intentato. La prova non sta tanto nei ottantasette faldoni del processo dove ogni carta rimanda a un’altra carta e dove ogni testimonianza, per essere completa, ha “bisogno di inserirsi in un più ampio contesto”. Si trova piuttosto in una cartellina verde, ben custodita al ministero di Grazia e Giustizia, dove gli uffici di ragioneria hanno elencato man mano le spese sostenute dallo Stato per portare davanti ai giudici l’uomo che allora i giornalisti antimafia chiamavano sbrigativamente “zio Giulio”. E’ una cartellina top secret perch- il ministero teme reazioni strumentali: ma come, di fronte a un sacrosanto principio di giustizia – potrebbe azzardare qualcuno – voi stilate il conticino della serva? Ma il resoconto è lì, con il suo totale: 127 miliardi di vecchie lire. E sta a dimostrare – per chi vuole addentrarsi nei dettagli – che lo staff investigativo, pur di dare corpo alle accuse di Tommaso Buscetta e degli altri pentiti, ha verificato persino il dubbio più estremo: che il senatore, per incontrare e baciare il sanguinario Totò Riina in casa di Ignazio Salvo, boss delle esattorie, possa essersi addirittura lanciato dalla finestra della sua stanza, al primo piano di Villa Igiea. I magistrati si trovavano di fronte a due versioni: da un lato c’era il pentito Balduccio Di Maggio pronto a giurare che l’incontro era avvenuto sotto i suoi occhi; dall’altro, c’era il capo della scorta altrettanto pronto a giurare che gli agenti non avevano mai mollato “la nota personalità”. E che quando il senatore aveva deciso di rientrare in albergo per un riposino – era a Palermo per un congresso della Dc – loro erano rimasti di guardia, dietro la porta, lungo il corridoio. E se fosse uscito da quella finestra che si affacciava direttamente sulla grande terrazza dell’albergo? I brogliacci – le procure possono disporre di qualsiasi somma, basta compilare il “modello 12” – raccontano che i magistrati inquirenti disposero una perizia, coordinata da un maresciallo della Dia, per accertare se il senatore – con i suoi anni e la sua conformazione fisica – era in grado di lasciarsi scivolare al suolo ed eludere il controllo della scorta. La perizia, costata parecchi soldini, accertò che il senatore avrebbe dovuto fare un salto in basso di metri 2,70. Ma che il problema sarebbe stato, al rientro, il salto in alto. Fine.
    Spese minime, quasi nulle, invece sulle (presunte) ribalde imprese del senatore antecedenti al 1980, quelle che il presidente Scaduti, nella sentenza d’appello ieri controfirmata dalla Cassazione, ha dichiarato prescritte (la legge, fino a quell’anno, era diversa) e alle quali l’ex pool di Gian Carlo Caselli fa costante riferimento per dimostrare che le indagini erano “comunque doverose”. Andreotti si era rivolto alla Cassazione nella speranza che i supremi giudici gli togliessero quella macchiolina. Ma è precipitato in un altro paradosso. Resta mascariato per fatti sui quali quasi nessuno ha indagato. Mentre per tutto il resto, bacio compreso, rimane assolto. Pulito come l’aria.

    Nessuno ha indagato??? Brunik spiegami.

    Cordiali Saluti
    E voi tutti, o Celesti, ah! concedete,
    Che di me degno un dì questo mio figlio
    Sia spendor della patria, e de Troiani
    Forte e possente regnator. Deh! fate
    Che il veggendo tornar dalla battaglia
    Dell'armi onusto de' nemici uccisi,
    Dica talun: NON FU SI' FORTE IL PADRE:
    E il cor materno nell'udirlo esulti.

  6. #6
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    ...e lascio' che Mattarella venisse ammazzato, pur sapendo dell'attentato imminente...

  7. #7
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    Predefinito

    In Origine Postato da brunik
    Esatto, ma il titolo di Malik era fuorviante.

    Con questo intervento Caselli mette i puntini sulle ì e chiude il discorso una volta per tutte.

    Altro che Andreotti frutto di chissà quali macchinazioni: quello lì frequentava abitualmente sanguinari boss mafiosi coma Bontade.
    a me Andreotti è sempre stato sullo stomaco, ma una cosa non mi è chiara: dal 1980 Andreotti non è mafioso e quindi è assolto dal reato di associazione mafiosa. Fino al 1980 invece lo era ma non è piu' punibile; cos'e' successo in quel fatidico 1980, ha avuto una visione mistica? com'e' possibile che sia stato mafioso esattamente fino a quando il reato è prescritto? Mi sembra quantomeno strano......

  8. #8
    legio_taurinensis
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    si ma al gabbio ce lo mettono???

  9. #9
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    Predefinito Re: Il paradosso di Andreotti Miliardi per assolverlo, due lire per mascariarlo

    In Origine Postato da locke
    Andreotti si era rivolto alla Cassazione nella speranza che i supremi giudici gli togliessero quella macchiolina. Ma è precipitato in un altro paradosso. Resta mascariato per fatti sui quali quasi nessuno ha indagato.
    Macchiolina??? ESSERE IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA E LASCIARE AMMAZZARE IL PRESIDENTE DELLA REGTIONE E' UNA MACCHIOLINA???

    Che poi nessuno abbia indagato e' una barzelletta... Quei fatti non solo sono stati indagati ma sono stati ACCERTATI...

  10. #10
    I amar prestar aen
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    Predefinito Re: Re: Il paradosso di Andreotti Miliardi per assolverlo, due lire per mascariarlo

    In Origine Postato da Ago
    Macchiolina??? ESSERE IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA E LASCIARE AMMAZZARE IL PRESIDENTE DELLA REGTIONE E' UNA MACCHIOLINA???

    Che poi nessuno abbia indagato e' una barzelletta... Quei fatti non solo sono stati indagati ma sono stati ACCERTATI...
    Link please.

    Cordiali Saluti
    E voi tutti, o Celesti, ah! concedete,
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    Forte e possente regnator. Deh! fate
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    Dica talun: NON FU SI' FORTE IL PADRE:
    E il cor materno nell'udirlo esulti.

 

 
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