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    Predefinito ENCICLOPEDIA DELLA DESTRA

    Il thread in questione intende fornire una sorta di Enciclopedia della Destra, attraverso una serie di schede informative tratte dalle enciclopedie De Agostini e Treccani. Tali schede tratteranno la storia delle idee, i fatti salienti e le biografie degli uomini più illustri della destra politica. Riguardo quest'ultima ci si atterrà alle indicazioni dello storico René Rémond, a cui, in riferimento all'esempio francese, si deve la classica tripartizione in destra tradizionalista, destra orleanista e destra bonapartista. In aggiunta, saranno presentati quei filosofi, letterati e artisti che con la loro opera influenzarono l'agire della destra politica.
    Ultima modifica di Florian; 23-10-09 alle 09:20

  2. #2
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    indice abc



    Adams, John
    Adams, John Quincy
    ancien régime
    antisemitismo
    Arndt, Ernst Moritz
    assolutismo
    Alessandro I di Russia
    Azèglio, Massimo d'
    Barruel, Augustin
    Baudelaire, Charles
    Bismarck-Schönhausen, Ottone principe di
    Bonald, Louis-Gabriel-Ambroise visconte de
    bonapartismo
    borbonico
    Boulanger, Georges-Ernest-Jean-Marie
    boulangismo
    brigantaggio
    Burke, Edmund
    Calhoun, John Caldwell
    Carlyle, Thomas
    Cavour, Camillo Benso conte di
    Capéce Minutolo, Antonio, principe di Canosa
    carlisti
    Carlo X re di Francia
    Chateaubriand, François-Auguste-René de
    codino
    Coleridge, Samuel Taylor
    conservatorismo
    Constant de Rebecque, Benjamin Henri
    controrivoluzione
    Ultima modifica di Florian; 10-11-09 alle 15:33

  3. #3
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    indice defg



    dèstra
    Destra storica
    Disraeli, Benjamin, conte di Beaconsfield
    Donoso Cortés, Juan Francisco María marchese di Valdegamas
    dottrinari, partito dei
    Dreyfus, affare
    Drumont, Édouard
    Federico II il Grande
    Federico Guglièlmo II re di Prussia
    Federico Guglièlmo III re di Prussia
    Federico Guglièlmo IV re di Prussia
    Ferdinando II di Borbone re delle Due Sicilie
    Ferdinando I di Borbone re delle Due Sicilie
    Fichte, Johann Gottlieb
    Francésco II imperatore del Sacro Romano Impero (I come imperatore d'Austria)
    Gentz, Friedrich von
    Giobèrti, Vincenzo
    Gióvane Inghiltèrra
    Gobineau, Joseph-Arthur conte di
    Gregòrio XVI papa
    Guglièlmo I imperatore di Germania e re di Prussia
    Guizot, François-Pierre-Guillaume
    Ultima modifica di Florian; 10-11-09 alle 15:37

  4. #4
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    indice hijklm



    Haller, Karl Ludwig von
    Hamilton, Alexander
    Hegel, Georg Wilhelm Friedrich
    hegelismo
    Herder, Johann Gottfried von
    Jahn, Friedrich Ludwig
    Junker
    La Bourdonnais, François-Régis de, cónte de La Bretèche
    Lamennais, Félicité-Robert de
    legittimismo
    Leóne XII papa
    Leopardi, Monaldo
    Lincoln, Abraham
    List, Friedrich
    Luigi XVI re di Francia
    Luigi XVIII re di Francia
    Luigi Filippo, re dei Francesi
    Maistre, Joseph de
    Manzóni, Alessandro
    Marìa Antoniétta d'Asburgo-Lorena regina di Francia
    Marshall, John
    Minghétti, Marco
    Metternich-Winneburg, Klemens Wenzel Lothar, conte, poi principe di
    moderatismo
    Möser, Justus
    Müller von Nittersdorf, Adam Heinrich
    Ultima modifica di Florian; 10-11-09 alle 15:37

  5. #5
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    indice nopqrs



    Napoleone III Bonaparte, imperatore dei francesi
    nazionalismo
    Nicòla I Romanov zar di Russia
    Nietzsche, Friedrich Wilhelm
    Novalis
    nobiltà
    orleanista
    Partito Conservatore britannico
    Partito Federalista
    Partito Repubblicano (USA)
    Peel, Sir Robert
    Pio VII papa
    Pio IX papa
    razzismo
    reazionari
    reaziòne
    Restaurazione
    Rivarol, Antoine Rivaroli detto le Comte de
    Rivoluzione francese
    romanticismo
    Rosmini Serbati, Antonio
    Ruskin, John
    sanfedismo
    Santa alleanza
    Schelling, Friedrich Wilhelm Joseph
    Schlegel, Friedrich von
    Schopenhauer, Arthur
    Scott, Sir Walter
    Sèlla, Quintino
    socialismo della cattedra
    Solaro della Margarita, Clemente
    Stahl, Friedrich Julius
    Ultima modifica di Florian; 10-11-09 alle 15:39

  6. #6
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    indice tuvwxyz



    Talleyrand-Périgord, Charles-Maurice principe di
    Tocqueville, Charles-Alexis-Henri Clerel de
    tory
    tradizionalìsmo
    Tradizioneultrarealisti
    Vandèa, guèrra della
    Vienna, Congresso di
    Villèle, Jean-Baptiste Guillaume Joseph, cónte di
    Vittòria regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, imperatrice delle Indie
    Vittòrio Emanuèle II ultimo re di Sardegna, primo re d'Italia
    Wagner, Wilhelm Richard
    Washington, George
    Webster, Daniel
    Wordsworth, William
    xenofobia
    Ultima modifica di Florian; 10-11-09 alle 15:41

  7. #7
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    Predefinito Rif: ENCICLOPEDIA DELLA DESTRA

    dèstra


    dèstra. Settore dello schieramento partitico di un Paese in cui si collocano le forze politiche conservatrici o reazionarie definite di destra perché per lunga tradizione siedono in Parlamento sul lato destro dell'emiciclo rispetto al presidente dell'assemblea. Per estensione, la parte più conservatrice di un partito politico, di una corrente letteraria o artistica, di una tendenza ideologica. La storia dei partiti di destra si identifica con quella dei partiti conservatori o reazionari (estrema destra); unica eccezione l'Italia post-risorgimentale in cui l'espressione ha avuto un preciso riferimento a una realtà non legata a principi del passato: la cosiddetta destra storica. Con questa denominazione si è infatti indicato quel partito liberal-moderato che, nato dopo le esperienze del 1848-49, fu sotto la guida di Cavour il principale protagonista dell'unificazione nazionale. Finché rimase al potere, ossia fino al 1876, la destra cavouriana e postcavouriana, proprio perché seppe organizzare il nuovo Stato unitario e fornire una soluzione liberale al problema dei rapporti con la Chiesa cattolica, finì per assumere, anche sul piano internazionale, caratteristiche non del tutto consone al conservatorismo. Di conseguenza tutti i conservatori e reazionari che vollero difendere i principi del legittimismo o i diritti e privilegi della Chiesa (due capisaldi sostenuti dalla destra in tutti i Paesi) furono obbligati a operare fuori del sistema politico creato in Italia. Con tipici connotati eversivi, antiparlamentari e illiberali la destra italiana trovò un suo spazio autonomo solo collegandosi, nei primi anni del Novecento, ai nascenti movimenti nazionalisti e imperialisti e ponendosi così, ancora una volta, su una linea di opposizione al sistema costituito, che avrebbe poi finito per avere uno sbocco nella “marcia su Roma” e nel ventennio della dittatura fascista. Caduti fascismo e nazismo, le vicende dell'estrema destra si sono intrecciate dal dopoguerra ai primi anni del sec. XXI con quelle del neofascismo, sia nella sua variante legale (rappresentata per esempio in Italia e in Francia rispettivamente dal Movimento Sociale, M.S.I., e dal Front National di J.-M. Le Pen), sia nella sua variante violenta, eversiva e terroristica (presente soprattutto in varie organizzazioni italiane, tedesche e spagnole). Negli anni Novanta del sec. XX, tuttavia, la fine dei regimi comunisti, i fenomeni dell'integrazione economica mondiale, la crisi delle ideologie e l'estensione del modello democratico hanno implicato anche per la destra più estrema uno stemperamento delle originarie posizioni e una progressiva accettazione del sistema parlamentare. Emblematiche in questo senso le trasformazioni in Italia del M.S.I. in Alleanza Nazionale e in Spagna di Alleanza Popolare in Partito Popolare, ossia in formazioni di destra conservatrice e democratica, ripudianti i metodi e l'ideologia del fascismo.

    Bibliografia

    R. Aron, Espoir et peur du siècle, Parigi, 1957; A. Berselli, La Destra Storica dopo l'unità, 2 voll., Bologna, 1963-65; P. Ceola, La nuova destra e la guerra contemporanea, Milano, 1987.


    SAPERE.it - dèstra
    Ultima modifica di Florian; 26-10-09 alle 16:40

  8. #8
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    conservatorismo


    conservatorismo. sm. [sec. XX; da conservatore]. Prassi politica, più che vera e propria ideologia, di chi si sente impegnato a mantenere intatti gli ordinamenti e i rapporti sociali vigenti, in opposizione a qualunque programma riformista o rivoluzionario. In pratica, più che realizzare un'esigenza di assoluto immobilismo, il conservatorismo ha avuto una funzione di forza frenante dello sviluppo socio-politico in atto e ha assunto varie manifestazioni, sfociando nella reazione, nel moderatismo liberale borghese o nel fascismo illiberale. Primo tentativo di teorizzazione politica del conservatorismo fu quello effettuato dal filosofo inglese E. Burke che, in polemica col razionalismo illuminista della Rivoluzione francese, sostenne la funzione di un conservatorismo antirazionalista, tradizionalista e liberale. Nell'Europa continentale, il conservatorismo, reazionario, autoritario, legittimista e talvolta clericale, trova la sua espressione in Gentz, Metternich, De Maistre, De Bonald, Lamennais, Ballanche, Haller. Esempi analoghi si ebbero in Italia durante la Restaurazione, con Canosa, M. Leopardi, Solaro della Margarita, mentre più tardi, sotto le spinte della nuova borghesia nazionale nascente, sorse un conservatorismo più moderno (Balbo, D'Azeglio, Durando, ecc.), sensibile alle istanze liberali e riformiste, che, divenuto forza predominante, prevalse sul movimento democratico e repubblicano, portando alla soluzione moderata del Risorgimento. Nel sec. XX, a causa dell'accresciuto potere del movimento operaio e delle esigenze di sviluppo del capitalismo, anche il conservatorismo ha subito dei mutamenti, fino ad assumere caratteri di un moderato riformismo economico, non sempre immune da pericolose tentazioni di autoritarismo. Nei Paesi a sistema bipartitico, il conservatorismo si trova istituzionalizzato in un solo partito, mentre nei sistemi pluripartitici ha una propria espressione politica, non univoca, nei settori di centro dello schieramento parlamentare.

    § Nel linguaggio psicologico, generale e persistente tendenza a reiterare schemi e modalità di comportamento prestabiliti e rivelatisi soddisfacenti in passato. Più specificatamente, il termine è usato dagli autori che studiano il comportamento decisionale per indicare la tendenza a scegliere in modo da minimizzare il rischio.


    SAPERE.it - conservatorismo
    Ultima modifica di Florian; 26-10-09 alle 16:41

  9. #9
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    Predefinito Rif: ENCICLOPEDIA DELLA DESTRA

    Rivoluzione francese


    Rivoluzione francese. Complesso degli eventi politici e sociali avvenuti in Francia tra il 1789 e il 1799, con la formazione della monarchia costituzionale e l'instaurazione della Repubblica, fino all'ascesa di Napoleone Bonaparte.
    LA FRANCIA DEL SETTECENTO
    Nella seconda metà del 18° sec., durante il regno di Luigi XVI e di Maria Antonietta, la Francia viveva un periodo di crisi, dovuta al crescente indebitamento statale e alla perdita di prestigio della monarchia. Le resistenze dei ceti nobiliari ad accettare una riduzione dei loro privilegi alimentavano un diffuso malcontento dell'opinione pubblica, che cominciava a mettere in discussione il sistema sociale dell'ancien régime, avanzando richieste di rappresentanza politica, sull'esempio della Rivoluzione americana.
    L'INIZIO DELLA RIVOLUZIONE
    Spinto da diversi settori della società, Luigi XVI si decise a convocare gli Stati generali, un organismo di consultazione della nazione eletto sulla base delle tre classi (chiamate 'stati' oppure 'ordini') in cui era divisa la società francese: clero, nobiltà, terzo stato. A questa ultima categoria apparteneva la stragrande maggioranza della popolazione. Sin dal giorno della convocazione, il 5 maggio 1789, i delegati del terzo stato si riunirono separatamente, per definire le richieste da sottoporre al sovrano. Poco dopo si autoproclamarono Assemblea nazionale (17 giugno 1789), dichiarando di essere gli unici rappresentanti della nazione. A essi si unirono molti deputati del clero e della nobiltà e gli Stati generali cambiarono il nome assumendo quello di Assemblea nazionale costituente (9 luglio 1789). Fu l'atto d'inizio della rivoluzione politica: i deputati dei tre ordini si attribuirono il compito di dare al paese una Costituzione. Il re tentò di bloccare l'azione dell'Assemblea, ma in seguito alla ribellione di Parigi del 14 luglio 1789 (assalto alla Bastiglia, prigione e fortezza, simbolo del dispotismo regio) fu costretto a scendere a patti: ritirò le truppe e concesse una Guardia nazionale, ossia un corpo armato che rispondeva agli ordini della municipalità di Parigi. Intanto nelle campagne francesi divampò una rivolta di carattere antifeudale, dettata dalla fame e dalla paura. I nobili presenti nell'Assemblea accettarono le rivendicazioni dei contadini pur di riportare l'ordine. Il 4 ag. 1789 l'Assemblea adottò provvedimenti che sopprimevano i privilegi fiscali della nobiltà e consentivano ai contadini di liberarsi dai vincoli feudali. Pochi giorni più tardi (il 26 ag.), l'Assemblea emanò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che fissava i diritti di libertà politica, religiosa, di pensiero, di proprietà e la parità delle garanzie giuridiche per tutti i cittadini e che, ispirandosi ai concetti di libertà, uguaglianza e sovranità popolare, aboliva la monarchia assoluta.
    LA COSTITUZIONE
    L'Assemblea riformò l'amministrazione dello Stato, dividendone il territorio in 83 dipartimenti, suddivisi in distretti, cantoni e comuni. La giustizia divenne gratuita ed eguale per tutti e fu introdotto un sistema di tassazione proporzionale ai redditi. Per far fronte al debito pubblico, le proprietà della Chiesa vennero messe a disposizione del paese, quindi fu approvata la cd. costituzione civile del clero, in base alla quale parroci e vescovi erano eletti dai fedeli e stipendiati dallo Stato e dovevano giurare fedeltà alla Costituzione. Nel 1791 fu infine approvata la Costituzione, che sancì la nascita della prima monarchia costituzionale francese, fondata sulla separazione dei poteri. Il potere di fare le leggi e di dirigere la politica generale del paese passò all'Assemblea legislativa, composta di 745 deputati eletti ogni due anni. Al re spettava la nomina dei ministri e il diritto di sospendere una legge approvata dall'Assemblea, ma per non più di quattro anni. Il sovrano non poteva sciogliere l'Assemblea, né dichiarare guerra, né firmare trattati di pace. Il potere giudiziario fu affidato alla magistratura, indipendente in quanto eletta. Il diritto di voto fu riservato solo agli uomini al di sopra dei 25 anni che pagassero tasse elevate, una soluzione che accontentava la borghesia mentre lasciava insoddisfatti i ceti popolari.
    LO SCOPPIO DELLA GUERRA E LA CONDANNA DEL RE
    Intanto, mentre a Parigi infuriava la protesta dei sanculotti contro il carovita e il re tentava senza successo la fuga, Austria, Prussia e Russia si erano alleate contro la Francia rivoluzionaria, che reagì alla sfida dichiarando la guerra (1792). Fu in questo contesto che il 10 ag. 1792 i sanculotti s'impadronirono del Palazzo Reale, mentre l'Assemblea ordinava di imprigionare il re con l'accusa di tradimento della patria. Dopo la vittoria francese di Valmy (20 sett. 1792) contro l'esercito prussiano, fu proclamata la Repubblica. Il re, processato per alto tradimento e condannato a morte, fu decapitato il 21 genn. 1793; in ottobre la stessa sorte toccò alla regina.
    GLI SCHIERAMENTI
    Mentre violenti scontri politici si verificavano in tutta la Francia (anche a seguito di un'insurrezione propagatasi in Vandea e suscitata dall'odio per la Rivoluzione nutrito dai nobili di sentimenti cattolici e monarchici e dai contadini da essi influenzati), alla Convenzione, la nuova assemblea di deputati eletti a suffragio universale maschile, insorgevano profondi contrasti tra i vari gruppi. I montagnardi, di orientamento egualitario e antimonarchico, maggioritari nei club rivoluzionari di giacobini e cordiglieri, guidati da Robespierre, Danton, Desmoulins e Marat, si contrapponevano ai girondini, moderati, rappresentanti della borghesia degli affari, mentre i deputati di centro ('palude') appoggiavano ora l'uno ora l'altro gruppo.
    DAL TERRORE AL TERMIDORO
    Per fronteggiare l'emergenza causata dalla crisi economica, dall'insurrezione controrivoluzionaria in Vandea e dalla minaccia dagli eserciti stranieri alleati, i poteri furono affidati a un Comitato di salute pubblica (1793) guidato da Robespierre, che pose il calmiere sul prezzo di grano e generi alimentari, arruolò un nuovo esercito e inviò soldati in Vandea. I metodi autoritari adottati dal Comitato portarono alla repressione degli avversari politici e di diversi esponenti giacobini contrari ai metodi di Robespierre. Alcune migliaia di oppositori vennero ghigliottinati dopo processi sommari. Per questo motivo il periodo dall'autunno 1793 all'estate 1794 fu definito il Terrore. L'esercito rivoluzionario riuscì a sconfiggere a Fleurus i nemici (giugno 1794), a riconquistare le città ribelli al governo di Parigi e a controllare la Vandea. A quel punto la politica del Terrore non poteva più essere giustificata con lo stato d'emergenza e molti deputati si accordarono per destituire il Comitato. Il 27 luglio 1794 Robespierre e i suoi collaboratori vennero arrestati e il giorno successivo ghigliottinati senza processo. Nel nuovo ciclo che si aprì, chiamato Termidoro, prevalse una linea politica moderata, anche se sanguinose vendette furono compiute ai danni dei giacobini. La svolta fu sancita da una nuova Costituzione (1795), che affidava il governo a un Direttorio, composto di cinque membri, e il potere legislativo a un'Assemblea divisa in due Camere.
    LA FINE DELLA RIVOLUZIONE
    Negli anni successivi il governo di Parigi decise di sferrare un'offensiva volta ad ampliare i confini della Francia e ad abbattere le monarchie assolute in Europa, in cui si erano diffuse le idee rivoluzionarie. Il comando della campagna d'Italia fu affidato al generale Napoleone Bonaparte, che invase la penisola, dove furono instaurati (1797-99) vari governi repubblicani sul modello della Repubblica francese. Napoleone, rientrato in Francia, con un colpo di Stato militare (18-19 brumaio 1799) abolì il governo e trasferì il potere a un Consolato (in cui sedeva con due collaboratori). L'emanazione della Costituzione dell'anno VIII (1799), con la quale gli furono attribuiti pieni poteri, sancì la fine della vicenda rivoluzionaria, ma contemporaneamente aprì il periodo della diffusione in tutta Europa delle idee rivoluzionarie.


    Treccani - Portale - Treccani Portale
    Ultima modifica di Florian; 26-10-09 alle 16:58

  10. #10
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    Predefinito Rif: ENCICLOPEDIA DELLA DESTRA

    Luigi XVI re di Francia


    Luigi XVI re di Francia. Figlio (Versailles 1754 - Parigi 1793) del delfino Luigi e di Maria Giuseppina di Sassonia. Nipote di Luigi XV, fu il suo successore (1774). Il fallimento della politica finanziaria attuata da R.-J. Turgot e J. Necker per ridurre il deficit pubblico, a cui mancò un deciso sostegno da parte del sovrano, aggravò la crisi finanziaria e costrinse L. a convocare gli Stati generali (maggio 1789). Da allora la storia del suo regno coincise con quella della Rivoluzione, durante la quale egli cercò dapprima di convivere con il nuovo regime costituzionale per poi passare decisamente nel campo controrivoluzionario. Il suo tentativo di fuga con la moglie Maria Antonietta e la famiglia reale (giugno 1791) compromise in maniera definitiva la monarchia, che il 21 sett. 1792 fu proclamata decaduta dalla Convenzione. Dopo pochi mesi L. fu ghigliottinato.
    Vita e attività. Divenuto delfino alla morte del padre (1765), sposò (1770) Maria Antonietta d'Austria. La semplicità di vita, l'onestà dei costumi, suscitarono le migliori speranze al suo avvento al trono (1774), ma la mancanza di energia di L. si scorse già nei suoi primi atti di governo, con l'imprudente restaurazione dei parlamenti e il debole appoggio che concesse a Turgot e a Necker, permettendo in tal modo che essi fossero rovesciati dalla coalizione degli interessi danneggiati dalle tentate riforme, e sostituiti da uomini che non riuscirono a ottenere la fiducia dei ceti privilegiati come Calonne (nov. 1783) e Loménie de Brienne (maggio 1787). Il debole atteggiamento del re durante il conflitto coi parlamenti (1787) scosse gravemente il prestigio della monarchia. Una nuova ondata di fiducia parve investirla con il richiamo di Necker (agosto 1788) e la convocazione degli Stati Generali (maggio 1789): ma nel conflitto presto delineatosi fra i privilegiati e il Terzo stato, il re svolse un'azione quanto mai incerta, opponendosi al Terzo stato che reclamava il voto individuale, e non più per ordine, come conseguenza logica del raddoppio della sua rappresentanza, deciso dallo stesso L. pochi mesi prima. Il licenziamento di Necker (11 luglio) fu una delle cause dell'assalto alla Bastiglia; il rifiuto di sanzionare la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e l'abolizione del regime feudale provocò una nuova esplosione di collera popolare (5 e 6 ott. 1789). I tentativi di uomini come Mirabeau e La Fayette di consolidare la monarchia su basi liberali non trovarono presso L. efficace appoggio. La legislazione antiecclesiastica spinse il re definitivamente nel campo controrivoluzionario. Maturò così il proposito della fuga all'estero (fuga di Varennes, 20-25 giugno 1791) che, scoperta e impedita, diede l'ultimo colpo al prestigio della monarchia. Il re, sospeso dalle sue funzioni, non le riprese che dopo il giuramento alla Costituzione (13 sett. 1791); appoggiò quindi i girondini, favorevoli alla guerra contro l'Austria, nella speranza che la sconfitta della Francia aprisse la strada alla completa restaurazione della sua autorità. Incoraggiato dai primi rovesci subiti dagli eserciti rivoluzionari, si oppose alle misure eccezionali deliberate dall'Assemblea legislativa; ma il suo veto alle leggi contro gli emigrati e i preti refrattari condusse ai fatti del 20 giugno 1792; il manifesto di Coblenza, in cui il duca di Brunswick minacciava la distruzione di Parigi in caso di nuovi attentati alla sicurezza del re (23 luglio), determinò poi l'insurrezione del 10 ag. che portò la famiglia reale alla prigione del Tempio; il 21 sett. la Convenzione proclamava la caduta della monarchia. Si arrivò così al processo: il 13 nov. si aprì la discussione alla Convenzione; l'11 dic. ebbe luogo l'interrogatorio del re, che in genere si difese abilmente. Ma il dibattimento si concluse con una votazione che diede 387 voti per la morte contro 334 per la detenzione o la morte condizionale (18 genn.). Il 21 seguiva l'esecuzione, affrontata da L. con dignitosa fermezza.


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    Marìa Antoniétta d'Asburgo-Lorena regina di Francia


    Marìa Antoniétta (fr. Marie Antoinette) d'Asburgo-Lorena regina di Francia. Figlia (Vienna 1755 - Parigi 1793) dell'imperatrice Maria Teresa e di Francesco I di Lorena. Nel maggio 1770 sposò a Versailles il delfino, poi re Luigi XVI. Popolarissima all'inizio per l'avversione dimostrata verso la favorita di Luigi XV, la contessa Du Barry, dopo l'ascesa al trono (1774), con la sua prodigalità, la leggerezza di atteggiamenti e soprattutto l'incauto invischiarsi nelle contese tra le varie cricche di corte, si procurò nemici implacabili, assai prima che nel popolo, nelle grandi famiglie aristocratiche, che contribuirono a diffondere pettegolezzi e dicerie contro l'"austriaca". Allo scoppio della Rivoluzione, M. A. spinse il re a osteggiare qualsiasi programma di riforme e a rifiutare l'appoggio dei moderati Lafayette e Mirabeau, fautori di una monarchia costituzionale. I suoi contatti con gli aristocratici emigrati e con la corte di Vienna, per favorire un intervento delle monarchie europee contro la Francia rivoluzionaria, proseguirono anche dopo il tentativo di fuga della famiglia reale, scoperto a Varennes (giugno 1791). Imprigionata il 13 agosto 1792 nel Tempio, poi alla Conciergerie, sottoposta a processo nell'ott. 1793, fu condannata a morte e ghigliottinata.



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