Il nipote del "Che" contro Castro
"Dittatore che ha perso il senno"
di OMERO CIAI
Fidel Castro
Il nipote di Che Guevara attacca Fidel Castro: "Cuba è una dittatura - ha scritto in una lettera al settimanale messicano Proceso - nella quale si perseguitano i poeti, i liberi pensatori, i sindacalisti e gli omosessuali. Guidata da un uomo a cui il potere e la gloria hanno fatto perdere il senno". Canek, 30 anni, è figlio di Hilda, la primogenita di Ernesto Guevara, nata in Messico nel ?56 e morta a Cuba nel 1995 per un cancro ai polmoni. Ha scritto la lettera in occasione dell'anniversario della morte di suo nonno in Bolivia (9 ottobre ?67). "La rivoluzione cubana - dice - non è stata democratica perché ha generato in sé le classi sociali destinate ad impedirlo: la rivoluzione ha partorito una borghesia, apparati repressivi disposti a difenderla dal popolo e una burocrazia che questo popolo allontanava. Ma soprattutto - aggiunge - è stata antidemocratica per il messianismo religioso del suo leader. Ergersi a salvatore della patria è un discorso: esserlo, per sempre, un altro. È vero, Fidel liberò Cuba dalla banditesca dittatura di Batista, ma con la sua ostinata permanenza non è riuscito ad ottenere altro che diventare, lui stesso, un dittatore. In qualche momento del suo percorso, Fidel Castro ha cominciato a credere in se stesso: non bastandogli, ha obbligato tutti noi a credere in lui. Invece di combattere per una società scettica, critica e di libero pensiero, ha applaudito la credulità, la sottomissione e l'obbedienza assoluta del suo popolo. Tutto quello che contestava del vecchio regime, lo ha riprodotto triplicato nel "nuovo"".
La lettera, è la prima volta che Canek esprime pubblicamente le sue opinioni, nasce come risposta ad una richiesta di intervista che il nipote del Che ha sempre rifiutato temendo "di essere strumentalizzato dalla destra e incompreso dalla sinistra". Il giovane Guevara, ovviamente, fa parte del circolo degli intoccabili, di coloro che anche quando esprimono giudizi fortemente critici non rischiano né la persecuzione né il carcere. Circostanza che, comunque, non assottiglia la forza della sua testimonianza. D'altra parte la maggior parte dei figli della nomenclatura cubana vivono all'estero, soprattutto in Europa, tra Madrid e Parigi. È un fenomeno molto frequente negli ultimi anni. Anche Canek da qualche tempo vive in Messico.
"La rivoluzione - afferma ancora nella lettera - è morta a Cuba già da anni, di morte naturale indubbiamente (...) è stata asfissiata dalla sua stessa burocrazia, dalla corruzione (roboluciòn è stata chiamata, fondendo insieme le parole robo, furto, e revolución), dal nepotismo (il sociolismo, invece di socialismo) (...) la nuova borghesia socialista non impiegò molto tempo a far propri i metodi più abietti della destra appena spodestata in tutto ciò che riguardava la vita privata, addirittura superandola per quello che concerne la libertà di associazione politica. Siamo sinceri, un giovane ribelle come fu Castro, nella Cuba di oggi verrebbe immediatamente fucilato, non condannato all'esilio", come fece Batista col giovane Castro.