Ovvero:
le grandi indagini della stampa (proprietaria) di regime.
Ma, al solito; PRIMA una voce.
(la risposta a fondo post)
Chi Gioca con le Br
Bruno Gravagnuolo
In fondo è il solito giochino. Dividere l’opposizione in buoni e cattivi. Tra legalitari riformisti e perniciosi massimalisti. Con i primi, ben intenzionati a risolvere in spirito «bipartisan» i problemi. E i secondi, volti ad alimentare odio, violenza, terrorismo. Ancora una volta le tardive rivelazioni sui files della Banelli - 30 schede, 3000 pagine - si prestano a meraviglia, per criminalizzare tutta l’opposizione (malgrado tra le vittime potenziali delle Br ci siano oppositori come Letta, Visco, Passigli!). E per delegittimare anche la parte più «ragionevole» di essa, a motivo del suo essere «inquinata» e inabilitata. Ricattata insomma dalle spinte più radicali, nonostante la sua buona volontà. In mezzo naturalmente, e come al solito, c’è la Cgil. Infiltrata, irresponsabile, ostinata a non volere la politica dei redditi del governo, la legge 30 e l’abolizione dell’articolo 18. Le battaglie sul quale sarebbero state un brodo di cultura del partito armato, o giù di lì.
Non siamo più, è vero, alle torbide accuse di Berlusconi di un tempo: «Terrorismo? Regolamento di conti a sinistra». E nemmeno a certi indegni fervorini «terzisti» con cui dalle colonne del Corriere si accusò addiritura Cofferati di viltà sull’omicidio Biagi. Ma il leit-motiv è sempre lo stesso. Da una parte, si legge di nuovo sul Giornale e Libero, ci sono i riformisti. Quasi un «cavalierato» sacro e insindacabile. Elargito dall’alto da chi comanda, propone e dispone. Fuori e contro invece, i malnati. I criptoterroristi, e con riferimento particolare all’area pacifista, cattolica e laica. Quinta colonna non solo dell nuove Br, ma persino di Al Qaeda. Sentite quel che scrive amabilmente Renato Farina in una furente paginata di Libero: «Indicammo nei campi antimperialisti di Assisi il luogo di proselitismo e di amplificazione ideologica dell’epoca da rivoluzione armata. Il tempo mostrerà come la cattura e l’assassinio di ostaggi italiani sia passata da questo tipo di movimenti». E ancora: «Attraversa quei luoghi, la nuova pericolosissima strada di congiunzione tra uomini delle Brigate Rosse o simili con il terrorismo islamico». Non male come seminagione d’odio «riformista». Che ha di mira uno scopo preciso. Isolare nell’immaginario collettivo la sinistra non partitica e di movimento, schiacciandola al muro dell’infamia. E dividere i riformisti di sua Maestà, dai riformisti d’opposizione. Rispolverando una distinzione vetusta e bugiarda, spazzata via dalla storia della sinistra occidentale, e ormai da decenni: quella tra massimalisti e no. Sì, perché il punto è proprio questo. Vogliono un’opposizione a loro immagine e somiglianza. E reclamano un «potere battesimale» che separi l’opposizione consentita da quella vietata. La giusta condotta parlamentare e politica, da quella potenzialmente terroristica. Parlano in tal senso le accuse a Prodi, un dì «maschera di D’Alema» e oggi «maschera di Bertinotti», che osa volersi contrapporre nettamente, tanto alla devastazione premierale della Costituzione, quanto alla finanziaria. No, per costoro l’opposizione chiara e netta è «guerra civile», è terrorismo, ben più che virtuale. La prova? È nelle parole inequivoche di un altro editorialista di destra. Giuliano Cazzola sul Giornale, che prendendo a pretesto gli esponenti Cisl nel mirino brigatista, scrive: «Non c’è da stupirsi, l’organizzazione di Pezzotta ha svolto un ruolo particolarmente esposto nella “guerra civile” che si è combattuto (e si continua a combattere) in questo sventurato paese, dove a una maggioranza voluta dagli elettori non si riconosce il diritto di governare». E va bene che «guerra civile» è scritto tra virgolette. Ma il concetto è chiarissimo. Per questa destra le Br sono parte organica di un tentativo di assalto al Palazzo d’Inverno. Parte organica di una Rivoluzione armata e non armata in corso. Preversamente mirante a non far governare, con le buone o le cattive, una maggioranza regolarmente eletta. E con dentro riformisti imbelli - e in ogni caso subalterni - e piazzaioli violenti, che sanno bene quel che vogliono. È una teoria che radicalizza lo scontro per egemonizzarlo su posizioni radicali, spaccando il paese sull’emergenza. Previa divisione dell’opposizione in buoni e cattivi. Una versione legalitaria e pacifica della follia brigatista. Basta non abboccare.
Risposta
Ecco come il settimanale Panorama (di proprietà del Cavalier Balla) nel numero in edicola in un articolo dedicato al terrorismo identifica «i compagni da arruolare» alle nuove Br.
Dall’alto a sinistra, in senso orario, figurano gli operai di Termini Imerese che manifestavano a Roma nell’autunno 2002, quindi vengono indicati gli autoferrotranvieri milanesi che protestano nel 2004. Segue una foto che riprende un artificiere dei Carabinieri al lavoro con delle tanichette utilizzate per l’attentato alla sede della Cisl di Monza del luglio 2002 rivendicato dal Fronte rivoluzionario per il comunismo, accostata ad un’immagine dei manifestanti anti-Bush a Roma del giugno 2004.
Ecco quindi coloro che per il settimanale della Mondadori sarebbero l’area privilegiata di proselitismo del Partito comunista politico-militare, l’organizzazione «eversiva» dell’estrema sinistra.
Il servizio di Panorama afferma, sulla base di "documenti riservati ritrovati per caso a Dobergò sul Lago (Gorizia) ora al vaglio degli inquirenti, che il gruppo sarebbe pronto ad effettuare «un attentato di grande valore simbolico» entro il 2004."
(articolo)
Poi uno si stupisce delle fregnacce che sparano a raffica i berluschini...