Leggete un pò qui... e peccato che non si riescano a postare le immagini: il quadro di Gianfranco Miglio in biblioteca e una lastra con l'Alberto da Giussano all'ingresso dell'Area "Giuramento di Pontida".

Da "L'Eco di Bergamo" di giovedì 28 ottobre 2004

I SIMBOLI PADANI DIVIDONO PALAZZAGO
L'opposizione protesta: le opere pubbliche sono di tutti. Il sindaco: ricordiamo la storia locale

PALAZZAGO Il sole delle Alpi nella pavimentazione di una piazza in località Beita; Alberto da Giussano con la spada sguainata all'ingresso dell'area feste «Giuramento di Pontida»; una biblioteca dedicata a Gianfranco Miglio, ideologo del federalismo.
Sono i simboli della febbre leghista che ha contagiato Palazzago. Non a caso l'assessore ai Lavori pubblici, Cristiano Forte, è ora anche commissario provinciale del partito e molti lo indicano come successore in pectore di Franco Colleoni.
E non a caso il sindaco, Ferruccio Bonacina, al suo terzo mandato in carica, è un padano doc.
Su questa pioggia di simboli «imposti» al paese è nata un'accesa battaglia con la minoranza della lista «Insieme per Palazzago», 5 consiglieri in Consiglio contro i 12 del Carroccio.
«Perché - chiede Roberto Pogna, capogruppo dell'opposizione - imporre a tutti simboli di parte non condivisi? In Consiglio non è stato possibile dialogare su questa questione. Così il governo del nostro paese si trasforma in un regime in miniatura. Un regime da operetta».
Tremilaseicento abitanti in tutto, disposti su quattordici chilometri quadrati di superficie, divisi in 19 frazioni e tre parrocchie, Palazzago è un paese tranquillo, ben tenuto, in espansione, con tante case nuove e tante ancora in costruzione.
Un paese che trasuda orgoglio e tradizioni bergamasche (secondo alcuni con qualche eccesso). E per capirlo basta guardare i cartelli «bilingue» che indicano i nomi di frazioni e località in italiano e in dialetto, a partire da quello all'ingresso del paese, Palazzago, «Palassach». Presto ad affiancarli ci sarà una segnaletica speciale, fatta di eleganti targhe di terracotta bianca, decorate con lo stemma del Comune.
Per prepararle senza fare errori e con tutti i crismi, il sindaco si è consultato con gli anziani del paese: «Così la memoria dei nomi dei borghi non andrà perduta quando i nonni non ci saranno più», spiega Bonacina. Il primo pezzo della nuova segnaletica occhieggia già all'ingresso del municipio. Poco più in alto, sulla piazza, sventola in mezzo al Tricolore, al vessillo blu con il cerchio di stelle dell'Unione europea e a quello verde e bianco della Regione, la storica bandiera bianca e rossa dei comuni lombardi alleati contro il Barbarossa, ora trasformata però in uno dei simboli della Lega.
«È un atto di arroganza e di prepotenza - sottolinea Daniele Zanardi di “Insieme per Palazzago” - quella è una bandiera che di fatto viene usata come simbolo di partito, e come tale non può stare nella piazza del paese. Altri Comuni fanno togliere la bandiera della pace perché non rappresenta tutti. E qui si tollera questo?».
La biblioteca «Gianfranco Miglio» è stata inaugurata nel giugno scorso: ricavata in via Tezzolo nella «casa delle suore». E la denominazione da dove è venuta? «Gianfranco Miglio - spiega il sindaco - era un uomo di cultura. Abbiamo scelto un personaggio vissuto ai nostri tempi (Miglio è scomparso nell'agosto del 2001) e che conoscevamo bene».
«Gianfranco Miglio, con tutto il rispetto, non è un personaggio così rappresentativo - continua Roberto Pogna -. Le scuole elementari sono dedicate a Salvatore Quasimodo, è tutta un'altra cosa. Anche in questo caso il Comune ha fatto una scelta di parte».
Sempre a giugno sono state inaugurate altre due opere pubbliche: il monumento al fante e l'area feste, in prossimità del confine con Almenno San Bartolomeo, dedicata al «Giuramento di Pontida». «L'abbiamo intitolata al Giuramento - sottolinea Bonacina - perché è una pagina importante della storia locale e molti ragazzi del paese non ne sanno niente».
«Sarà - replica a distanza Roberto Pogna - ma sulla targa posta all'ingresso c'è Alberto da Giussano, la stessa figura che compare sullo stemma della Lega».
Ha un aspetto armonico - ma per i detrattori un po' troppo autocelebrativo - il progetto della piazza «Sole delle Alpi», in località Beita, vicino alla chiesa e alla casa parrocchiale.
L'elemento decorativo centrale della pavimentazione, in verde e bianco, è proprio «il sole delle Alpi», un altro simbolo «adottato» dalla Lega: «Che cosa succederà - si chiede Zanardi - se alle prossime elezioni il Carroccio non vincerà? La nuova Amministrazione dovrà forse smantellare la pavimentazione della piazza e metterci il proprio simbolo?».
«È vero - rileva Zanardi - che tutti questi simboli non sono “ufficialmente” della Lega, ma vengono usati moltissimo dal partito e la gente li riconosce, perciò si tratta di una questione di correttezza: bisogna tener conto che le opere pubbliche sono di tutti».
Sempre in via Beita è in corso di realizzazione un nuovo parco, che sarà dedicato agli alpini e gestito da loro: in questo caso la politica è rimasta all'angolo.
La «rivoluzione» in corso a Palazzago non si ferma qui: il Comune sta lavorando per recuperare un alpeggio a 1.400 metri e sistemare i relativi sentieri di accesso in modo che le aziende zootecniche del luogo possano utilizzarlo durante l'estate. In centro poi sarà completamente rifatta la pavimentazione di via Maggiore.
Un'azione di ampio respiro: a molti però non va giù questo afflato padano. La gente reagisce in modi diversi. Ci sono gli indifferenti: «Sono affari del sindaco - spiega Giovanna, 67 anni, pensionata -. Non mi intendo di politica e a me i nomi non interessano, l'importante è che si facciano le cose».
Gli entusiasti: «La Lega qui è al governo da oltre dieci anni - commenta Luigi, impiegato, 46 anni - e ha fatto delle buone cose». E gli scontenti: «Non se ne può più - commenta Antonella, 35 anni -. Ovunque si vada in paese si vedono simboli di partito. Mi sembra una cosa incomprensibile, loro devono amministrare per tutti, non solo per chi li ha votati».
E il sindaco taglia corto: «In fondo in Emilia Romagna, da sempre in mano alla sinistra, è normale trovare vie e piazze dedicate a Gramsci o ad altri personaggi di parte, no? Non facciamo niente di male. E poi l'ultima via che abbiamo intitolato è dedicata a un concittadino disperso in Russia, Giovambattista Botti. Niente a che vedere con la politica».
Le nuove opere saranno tutte pronte entro il 2005, in tempo per la prossima campagna elettorale; qui si va a votare nel 2006. L'esito non è così scontato: nel 2001 il sindaco ha vinto con un risicato 51%. Comunque vada, una cosa è certa: a Palazzago la Lega lascerà il segno.
Sabrina Penteriani