Landolfi: con la sua riforma il premier risparmierebbe 760mila euro
Scontro Fini-Berlusconi sulle tasse
Il leader di An: riduciamole ma per i ceti medi. Il premier: «Normale iniziare a ridurre quelle dei più ricchi»

Silvio Berlusconi (Liverani)
ROMA - Resta alta la tensione nel centrodestra. Ieri lo scambio polemico di battute, ufficiose e ufficiali, tra il premier Berlusconi e Gianfranco Fini sul rimpasto di governo, nel pomeriggio il botta e risposta tra i rispettivi vice sul piano taglia tasse e, infine, in serata ancora i due leader sul ring. Il tema è sempre lo stesso: il piano taglia-tasse che il presidente del Consiglio vorrebbe introdurre con un emendamento alla Finanziaria ma che gli alleati non giudicano una priorità da inserire nell'agenda parlamentare.

In serata il vicepremier Gianfranco Fini, recandosi alla cena con il premier Berlusconi e il presidente della Camera Casini ha confermato la posizione del suo partito: le tasse devono essere ridotte, ma per i ceti medi. Per An ridurre le tasse ai redditi più elevati come intende fare il premier significa «correre il rischio di essere accusati di dar corso a una politica che non è socialmente equa».

5Pochi minuti ed è arrivata la replica di Berlusconi: «Credo che sia normale che nel momento in cui si decide di abbassare le tasse si cominci dai livelli più alti. Non credo che sia un disonore guadagnare tanto e creare migliaia di posti di lavoro» ha replicato il premier riferendosi alla nota del portavoce di An, Mario Landolfi. E' stato proprio lui, il fedelissimo di Fini nel pomeriggio a piazzare un macigno sul percorso della riduzione fiscale, almeno nella versione a tre aliquote preferita dal premier.

AN ALL'ATTACCO - «Con la riforma del fisco chiesta da Berlusconi, lo stesso Berlusconi risparmierebbe 760 mila euro ogni anno.
insomma, lo slogan diventerebbe meno tasse per Berlusconi».
L'osservazione viene non da un partito d'opposizione, ma dal
secondo partito della coalizione di governo, Alleanza nazionale. La firma è quella di Mario Landolfi che citando un'inchiesta pubblicata sul settimanale l'Espresso scatena l'ennesima bagarre. Ma Landolfi va oltre e definisce l’ipotesi di una riforma fiscale con tre
aliquote con la massima al 39% un «errore macroscopico». Fiutando il pericolo un collega di partito, il senatore Nania, prova a metterci una pezza: «Nessuno voleva offendere il premier - spiega il presidente dei senatori di An - Noi vogliamo solo rilevare un dato politico». Precisazione dovuta, ma ormai la frittata è fatta.

LA REPLICA - «All'amico onorevole Landolfi replico che la sua dichiarazione non è aggiornata, anzi arriva fuori tempo massimo - ribatte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti-. Il presidente Berlusconi infatti ha più volte pubblicamente e solennemente dichiarato che avrebbe destinato totalmente in beneficenza ogni eventuale vantaggio che gli potesse derivare dalla riforma fiscale del governo. All'onorevole Landolfi ricordo affettuosamente che non è ancora una colpa in Italia aver lavorato con passione per creare dal nulla un'impresa che ha impiegato e impiega decine di migliaia di persone. Magari l'amico Landolfi avesse fatto altrettanto!».

L'ULIVO: SVELATI I TRUCCHI - «Un vantaggio di 760.000 euro l'anno per il contribuente Berlusconi: se lo dice Landolfi, c'è da
credergli...», commenta a metà tra l'ironico e il divertito Paolo Cento, coordinatore dei Verdi . «Noto con piacere che Landolfi comincia a fare i conti. Condivido che sarebbe difficile spiegare agli italiani l'esito della riforma fiscale per le tasche di berlusconi e dei suoi parigrado», gli fa eco il responsabile economico dei Ds, Pierluigi Bersani.