….è e cosa vuole

Roma. Si agita il sistema politico italiano per la riforma della Costituzione da parte del governo di centrodestra.
In parallelo, un’altra grande sfida viene tentata dal centrosinistra, con l’idea della federazione a quattro tra Democratici di Sinistra, Margherita, Sdi e Repubblicani Europei. Una federazione di partiti è diversa dalle alleanze elettorali più o meno stabili di cui abbiamo avuto una sfilza di esempi proprio in Italia, dopo il varo di una legge elettorale concepita per favorire queste aggregazioni:
Polo delle Libertà, Polo del Buon Governo, Progressisti e Patto per l’Italia nel 1994;
Polo delle Libertà e Ulivo nel 1996;
Casa delle Libertà e Ulivo nel 2001;
adesso la Gad, che unisce all’Ulivo Rifondazione Comunista e Italia dei Valori in modo analogo a quello in cui nella Casa delle Libertà il Polo delle Libertà ha integrato Lega Nord, nuovo Psi e Pri.
Sono patti per i collegi uninominali che lasciano tutti liberi di correre nella quota proporzionale.
E’ proprio il sistema di doppio voto del Mattarellum che spinge le forze politiche a integrarsi nella quota uninominale per poi dividersi in quella proporzionale.
Di per sé, infatti, un uninominale puro favorirebbe un’integrazione su tempi medio-brevi. Nel Regno Unito i conservatori hanno assorbito nel 1912 il Partito Liberale Unionista, separatosi dai liberali nel 1886 per protesta contro il progetto di autonomia irlandese del governo Gladstone, presentandosi poi sempre coi tories.
Lo stesso Partito Conservatore ha pure assorbito nel 1966 il Partito Nazional-Liberale, pure nato da una scissione a destra dei liberali nel 1931, con cui aveva sempre presentato candidati comuni.

Come in Cile
Uno scenario simile all’Italia c’è oggi in Cile, dove il sistema elettorale binominale ha spinto alla formazione di due alleanze stabili: la Concertazione dei Partiti per la Democrazia, di centrosinistra, e l’Alleanza per il Cile, di centrodestra.
Le identità distinte dei partiti componenti sono tenute in vita dalla speranza di poter un giorno cambiare il sistema elettorale, che il regime di Pinochet ha lasciato in eredità. Quanto all’intesa organica del centrodestra australiano tra il Partito Liberale e quello Nazionale, lì sono le particolari caratteristiche geografico-economiche a spiegare l’anomalia.
I farmers dell’interno, pochi di numero ma influenti nella formazione del pil, si fidano storicamente poco dei “partiti di città” liberali e laburisti. Hanno dunque creato il National Party per tutelarsi.
La federazione è diversa dalle liste comuni per un’elezione proporzionale, in cui i partner possono recuperare la propria identità. In genere in Italia lo fanno: dal Fronte Democratico Popolare tra Pci e Psi nel 1948, fino alla stessa esperienza tra Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani Europei alle ultime europee. Anche all’estero la casistica è ricca: dai Fronti Popolari francese e spagnolo del 1936 all’Unidad Popular cilena del 1970.
Israele è un Paese dove c’è una vera passione per queste “concentrazioni”: di 15 liste che hanno acquisito rappresentanza parlamentare alle ultime elezioni 4 erano liste comuni, e altre 4 ex-liste comuni poi trasformatesi in partiti unitari. Uno di questi ultimi casi è lo stesso Likud: nacque nel 1966 col nome di Gahal come lista comune tra il movimento Herut di Begin e il Partito Liberale, assunse il nome attuale nel 1973 dopo aver integrato nell’alleanza gruppi minori, e divenne infine una formazione unitaria solo nel 1988.
La federazione è diversa anche dal caso di più partiti che si mettono insieme in vista di una fusione, come quando Ppi, Democratici, Lista Dini e Udeur si sono uniti nella Margherita. Poi il progetto ha perso un pezzo per strada, visto che il partito di Mastella ha preferito stare per conto proprio. In questo caso gli organi comuni sono destinati a divenire gli unici, e le organizzazioni restano distinte solo per il periodo di transizione verso la fusione, anche se a volte restano distinte nei fatti, in attesa di vedere come va a finire.
Avvenne con l’unificazione socialista del 1966-69, triennio al termine del quale Psi e Psdi riemersero come se nulla fosse stato.
Restando sempre alla storia italiana, la federazione è anche distinta dai “patti di unità d’azione” come quello tra Pci e Psi, che impegnano semplicemente a coordinare la propria attività.
Udf e Triciclo in Europa
Le federazioni di partiti, con organi comuni sovrapposti agli organi delle singole organizzazioni, sono invece state per un lungo periodo caratteristiche della Quinta Repubblica francese, quando le forze egemoni della Quarta Repubblica iniziarono ad aggregarsi per sopravvivere alla tenaglia rappresentata dai gollisti al governo e dai comunisti all’opposizione, sfruttando al contempo le possibilità del doppio turno. Si iniziò già nel 1963 con un “Comitato di studi e di collegamento dei Democratici Francesi” in cui erano rappresentati i socialisti della Sfio (Sezione Francese dell’Internazionale Operaia), storica sigla del riformismo transalpino); il Partito Radical-Socialista, già partito guida della Terza Repubblica; i democristiani del Movimento Repubblicano Popolare (Mrp), promessa mancata della Quarta Repubblica; e il Centro Nazionale degli Indipendenti e Contadini (Cnip), aggregazione della destra moderata.
Coalizione troppo eterogenea, che diede spazio nel 1965 a due distinte “federazioni”: sul centrosinistra la Federazione della Sinistra Democratica e Socialista, con Sfio, radicali e altri gruppi minori; sul centrodestra il Centro Democratico, con Mrp e Cnip. Sfio e altri gruppi minori, senza i radicali, intrapresero poi un processo di fusioni che diede vita nel 1969 al nuovo Partito Socialista (Ps) di Mitterrand.
I radicali raggiunsero invece nel 1971 il Centro Democratico e altri gruppi per costruire il Movimento Riformatore. Infine, nel 1974, i partner del Centro Riformatore entrarono nell’Unione per la Democrazia Francese: l’Udf. Al principio questo era solo un cartello a sostegno della candidatura presidenziale poi vittoriosa del ministro delle Finanze Valéry Giscard d’Estaing, leader dei Repubblicani Indipendenti: una fazione del Cnip che si era alleata con De Gaulle senza però entrare nel movimento gollista. Ma nel 1978 si trasformò in una federazione che può ricordare il Triciclo. L’organizzazione costituì infatti di sezioni sul territorio, coesistenti con quelle dei partiti membri, più un Consiglio Nazionale di 19 membri in cui le leadership degli stessi membri erano rappresentate in proporzione alla relativa consistenza. L’Udf esercitò un certo fascino tra l’area laica italiana della Prima Repubblica, e costituì in particolare il modello per l’alleanza Pri-Pli-radicali alle europee del 1989, che aveva anch’essa iniziato a dotarsi di una struttura direttiva comune.
Il botto elettorale, però, bloccò tutto.
D’altra parte, l’Udf ebbe sempre l’handicap dell’incerta collocazione internazionale: formava infatti un solo gruppo all’Assemblea Nazionale francese, ma le sue componenti si dividevano al Senato e soprattutto al Parlamento Europeo, dove il Cds sedeva nel gruppo popolare del Ppe e gli altri in quello liberale dell’Eldr.
Mutatis mutandis è quanto è avvenuto per il Triciclo, con Ds e Sdi nel gruppo socialista e Margherita e Repubblicani Europei in quello liberale. Nel 1990 Giscard d’Estaing, eletto a Strasburgo divenuto capo di quello stesso gruppo liberale, tentò dunque di costruire un’Udf continentale attraverso un’integrazione tra Ppe e Eldr che la maggioranza dei suoi accettò, ma che i liberali continentali rifiutarono. Risultato: dal 1994 tutta l’Udf finì nel Ppe, eccetto l’unico radicale. Nel frattempo la Tangentopoli francese e le disavventure politiche squassavano il centro destra transalpino, con repubblicani e Cds costretti a cambiare nome per ragioni giudiziarie.
Alla fine l’Udf è divenuta un partito unitario, con un’autonomia speciale per il vecchio Partito Radicale, mentre gli ex-repubblicani sono stati assorbiti dai gollisti nella nuova Unione per il Movimento Popolare (Upm), ormai nel Ppe.
Ma a sua volta l’Udf di François Bayrou ha rotto con la nuova linea del Ppe, promuovendo con la Margherita di Rutelli un’intesa centrista finita nell’Eldr.
Diversi casi di federazioni di partiti sopravvivono attorno ai partiti comunisti, specie nel mondo iberico: dal Frente Amplio che si appresta a vincere le elezioni in Uruguay alla Sinistra Unita spagnola, alla Coalizione Democratica Unitaria portoghese. L’equivalente sarebbe in Italia una simile intesa tra Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi e magari Italia dei Valori.

saluti