Dal cuore dell'Europa all'Insubria
Centinaia di migliaia di ferventi appassionati si riuniscono da diversi decenni in numerosi paesi d?Europa in occasione di festivals di musica e di altre manifestazioni folcloristiche che si richiamano alla tradizione celtica: i Celti sembrano essere alla moda.

Ma quali Celti? Nonostante la loro vitalità è evidente che i quasi due milioni di abitanti delle regioni atlantiche che parlano ancora celtico, rappresentano soltanto una flebile eco di un passato lontano quando le popolazioni celtiche erano l?elemento più numeroso e dinamico della vasta distesa di terre che costituisce la fascia mediana dell?Europa, dalle isole dell?Oceano ai Carpazi, dal limite meridionale delle grandi pianure del Nord alle rive settentrionali del Mediterraneo. Prigionieri degli stereotipi della manualistica scolastica, relegati nel genere ?etnografico? o ridotti al ruolo di comparse nelle summae storiche sulle grandi civiltà, i Celti hanno dovuto attendere la grande mostra di Palazzo Grassi a Venezia del 1991, visitata da più di un milione di persone, perché fosse manifesto al grande pubblico l?importanza che ebbero nella formazione dell?Europa.

Tra i ventidue paesi che furono anticamente abitati dai Celti e che ne conservano le vestigia, l?attuale Repubblica Ceca occupa un posto particolarmente importante non solo per la sua posizione geografica ma anche per la grande antichità del suo popolamento celtico. Le regioni che la compongono, ad occidente la Boemia- una fortezza naturale dove le montagne, coperte all?epoca da foreste impenetrabili, cingono fertili pianure attraversate da fiumi- e la Moravia, ad oriente,- sorta di corridoio che collega le grandi pianure del nord alla valle del Danubio, passaggio obbligato, dai tempi più lontani, della ?via dell?ambra? tra Baltico e Adriatico- divennero, già nel terzo millennio, nello sconvolgimento etnico provocato dall?arrivo in Europa di nuovi popoli indoeuropei, una delle aree di formazione dei Celti. Il paese si trovò dal secondo millennio alla frontiera di due grandi insiemi etnici e culturali ben distinti: a nord gli antenati dei popoli germanici, a sud quelli dei popoli celtici. Le vestigia materiali recuperate testimoniano la sua funzione di cuore e crocevia naturale dell?Europa continentale.

La Mostra, preparata dal Prof. Venceslas Kruta dell?Ecole Pratique des Hautes Etudes alla Sorbona di Parigi e dal Museo Nazionale di Praga con la collaborazione di altri Musei e Istituzioni nazionali, illustra i momenti salienti di otto secoli di storia dei Celti di Boemia e di Moravia: l?emergere di una società aristocratica caratterizzata già dal finire dell? VIII secolo a. C. da tombe principesche a carro e da intensi contatti con il mondo mediterraneo; la nascita di un grande e potente conglomerato etnico dal potere centralizzato, che si può associare al nome dei Boi perpetuato fino a oggi dalla Boemia, il Boiohaemum, ?la patria dei Boi? degli autori antichi; la migrazione dei Boi in Italia e la costituzione, nei territori lasciati vuoti, di un nuovo insieme etnico attribuibile probabilmente ai Volci Tectosagi che le fonti situano nella ?foresta Ercinea? cioè la ? foresta delle querce,? il massiccio forestale di cui fa parte anche la Boemia; il ritorno dei Boi d?Italia nei paesi di origine, dopo la vittoria di Roma e il conseguente sviluppo, dalla prima metà del II secolo a.C., di una rete pianificata di abitati fortificati, gli oppida; infine il declino della potenza boica , definitivamente schiacciata dall?invasione dei Marcomanni germanici nella seconda metà del secolo seguente. Oltre novecento oggetti, selezionati in una trentina di musei o appartenenti a prestigiose collezioni private, documentano gli aspetti più significativi di questa storia, della vita quotidiana, delle arti e delle credenze.




Tra i pezzi eccezionali: il giogo decorato di una pariglia da una tomba principesca a carro del VII sec a.C.; a testimonianza dei contatti mediterranei una sorprendente imitazione di una coppa greca; sontuose oreficerie e fibule configurate della seconda metà del V sec. a. C.; un centinaio di parures femminili dal deposito votivo della ?sorgente dei Giganti ? a Duchcov; altri manufatti che dimostrano la straordinaria abilità degli artigiani del ferro e del bronzo; la famosa guarnizione di bronzo della brocca di Brno-Malomerice, un?opera tra le più rappresentative e riuscite dell?arte celtica al suo apogeo; gli utensili degli artigiani e degli agricoltori, straordinariamente simili a quelli utilizzati fino all?introduzione delle macchine; le ceramiche dalle forme varie e eleganti; i bronzetti dell?arte degli oppida; i ferri da cavallo e altre testimonianze della vita quotidiana; infine, la testa in pietra del druida o del dio di Msecke Zehrovice, forse la scultura celtica più nota e riprodotta in tutte le opere consacrate all?arte dell?Europa antica.

Le vestigia materiali restituiscono nella loro diacronicità il continuum della storia. La valenza degli oggetti rivela il forte intreccio tra il politico e il sociale, l?economico, la cultura, il mondo del mentale e dell?immaginario in genere. Per la prima volta un?esposizione presenta una visione d?insieme così ricca e completa sui Celti di Boemia e Moravia.

Gli stretti legami che durante tutto questo periodo queste regioni del centro Europa hanno intrattenuto con l?Italia settentrionale, incrocio naturale dei contatti tra Mediterraneo e Oltralpe, hanno suggerito di associare a questa mostra una nuova presentazione dei più prestigiosi rinvenimenti celtici del passato nella provincia di Varese, assieme alle nuove scoperte. Circa duecento pezzi illustrano aspetti particolarmente importanti della cultura di questa regione del nord-ovest della Lombardia. Erano Celti che per la plurisecolare presenza sul territorio sono da considerare indigeni. Erano parte dell?antica confederazione transpadana degli Insubri, dal nome del suo popolo principale,amico e fedele alleato dei Boi nella lotta contro Roma. Si potrà vedere, a Varese una nuova e completa presentazione della ricca seconda tomba a carro del guerriero di Sesto Calende, mentre il museo di quest?ultima località presenterà per la durata della Mostra la prima tomba, conservata al museo civico archeologico di Milano, assieme alle più antiche testimonianze epigrafiche celtiche d?Europa della fine del VII secolo a. C. Il sistema museale della provincia è coinvolto anche nella sede di Arsago Seprio con approfondimenti su nuovi e recenti ritrovamenti.

La mostra Celti, dal cuore dell?Europa all?Insubria costituisce dunque un avvenimento tanto più eccezionale che riunisce due aspetti regionali essenziali per la comprensione del passato celtico dell?Europa.


Orari di apertura mostra:

Lunedì non festivo chiuso

dal martedì al sabato: 10.30 - 18.30
Domenica 10.30 - 12.30 / 14.30 - 18.30

Biglietto ordinario intero: ?. 7,00
Biglietto ridotto: ?. 5,00
Per scuole e tutte le convenzioni: ?. 2,00
Biglietto cumulativo intero (mostra+castello Masnago): ?. 10,00
Biglietto cumulativo ridotto (mostra+castello Masnago): ?. 6,00
Cumulativo per scuole e convenzioni: ?. 3,00
Visite guidate: ?. 35,00
Laboratori didattici e assimilabili: ?. 60,00

In collaborazione con:





www.celtieuropainsubria.net