La Mussolini: "le ragazze italiane che sposano arabi e si convertono sono stupide".....DI SEGUITO L'ARTICOLO
Thule Italia
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La pazienza del Ramadan
Le disavventure di una giornalista algerina invitata a fare dibattiti alla radio e alla tv durante il mese sacro dei musulmani
L'arrivo del mese del Ramadan mi ha sorpresa in preda a un gran dilemma. Se devo riportare fedelmente, come mi detta la coscienza professionale, le dichiarazioni islamofobe di certi responsabili italiani, non potrò più sostenere con la stessa energia che lo scontro di civiltà non ci sarà mai.
Io stessa quando sento le offese verso i musulmani, sono assalita da un insidioso "antioccidentalismo", che per fortuna è presto spazzato via dal buon senso arabo. Però, cosa mi garantisce che i lettori del giornale per cui lavoro o gli ascoltatori della mia radio non diventino "occidentalofobi"?
Alla vigilia del Ramadan, mentre ero dalla mia parrucchiera nel mezzo di uno shampo, mi ha chiamato Radio Rai per partecipare a un dibattito sul niqab. Con un asciugamano in testa ho cercato di spiegare che l'islam non impone di coprirsi e soprattutto non di coprire il volto, e ho aggiunto che mi dispiaceva che la povera italiana convertita, multata perché insozzava il niqab, si sia sentita, come ha scritto al presidente Ciampi, "perseguitata".
L'altra ospite, Alessandra Mussolini, mi ha interrotto dicendo che "le ragazze italiane che sposano arabi e si convertono sono stupide", accusando gli immigrati (che non c'entravano nulla) di "invadere l'Italia e di voler imporre le loro tradizioni a dispetto della cultura italiana". Con i cappelli gocciolanti, ho replicato: "Peccato che un programma d'informazione si stia trasformando in una tribuna politica di propaganda per un partito di estrema destra".
Quando il mio calvario è finito, mi sono girata verso la mia parrucchiera e le ho chiesto, perplessa: "Sono stata troppo aggressiva?". Ma la risposta mi ha tolto ogni rimorso: "Macché? Vorrei vedere come la Mussolini difende le nostre tradizioni. Mica li conosce, i problemi dei comuni italiani!". Così le ho affidato la mia testa, sollevata di non avere come parrucchiera la Mussolini.
Il secondo giorno di Ramadan il vicesindaco di Treviso, il leghista Giancarlo Gentilini (lo stesso che due anni fa ha detto che bisognava vestire gli immigrati da leprotti e poi sparargli) ha fatto di nuovo parlare di sé: "Io faccio quello che vogliono i miei concittadini", ha detto. "Qui non ci sarà nessuna moschea. Tolleranza doppio zero verso i musulmani".
Il quinto giorno del Ramadan mi sono lasciata convincere a partecipare al programma Uno mattina di Rai Uno, anche se avevo giurato di non tornarci più. L'argomento era la revisione del codice di famiglia, e ho proposto ai redattori di intervistare due deputate algerine che erano a Roma. Mi hanno risposto che c'era un problema per la traduzione e che ci sarebbe stata un'avvocata algerina, esperta del codice di famiglia, residente a Roma. Siccome gli algerini a Roma sono poche decine, sono rimasta sorpresa di non conoscere la signora, scoperta dalla Rai.
Ma presto si è saputo che era arrivata in Italia da studentessa e che, approfittando della legge Martelli, era rimasta qui. Dunque non aveva finito gli studi, e non era mai stata avvocata. Era una trappola di disinformazione. Il programma è cominciato, e la nostra esperta ignorava anche che la riforma del codice era in corso.
Ho dovuto mantenere una calma zen, siamo in Ramadan! Ma poi la conduttrice Enza Sampò ha chiesto alla finta avvocata: "Voi sembrate donne forti, ma è vero che le donne in Algeria appena rientrate a casa devono sottostare al dominio del maschio? A cosa è dovuta questa sorta di autosottomissione?".
A quel punto ho perso tutto il mio stoicismo e ho replicato, interrompendo questo finto dibattito: "In Algeria abbiamo perfino un'associazione nazionale dei mariti picchiati dalle mogli (è vero!). Capirai quanto siamo sottomesse". Nello studio è scoppiata una risata fragorosa, e la voce del mio tormento mi ha sussurato: "Coraggio, che manca poco al tramonto".
Chi è l'autrice
Nacéra Benali è corrispondente del quotidiano El Watan e della radio algerina. È a Roma dal 1994. Per scrivere ai giornalisti stranieri: corrispondente@internazionale.it