Un mio breve articolo
La sedicente Corte europea dei diritti dell'uomo, come ormai tutti sanno, ha sancito l'illegittimità dell'esposizione del crocifisso nelle aule di scuola: apriti cielo, anche chi non va a messa dalla sua cresima si è riscoperto baciapile (a parole, almeno).
Tutto questo furore cattolico collettivo, di fronte a una decisione di fatto ininfluente - dato che il grado di cattolicità di una società non si misura in base al numero di crocifissi appesi nelle scuole - svela tanti problemi; in primo luogo il sorgere di una reale presa di coscienza della confusione che oggi domina l'Europa riguardo alla sua identità. A messa non ci si va, ma guai a toccare il crocifisso, perché questo è sentito come "nostro", anche se non ci si ferma a riflettere minimamente sul suo significato. E' segno del fatto che ci si sente minacciati, che non si ha più un elemento comune che unisca la società (e che questo fa paura), che si ha nostalgia di quando l'Italia era l'Italia e l'Europa era l'Europa, mentre adesso qualcosa sta mostruosamente cambiando, e tutti se ne accorgono di botto.
Ci si renda conto che, in primo luogo, c'è differenza tra "società" e "civiltà", a livello concettuale. La nostra è una società, ma non una civiltà; perché quando si pensa a una civiltà la prima cosa che salta all'occhio è la religione, e a seguire l'arte, il costume. E una società in cui ci si scontra perennemente su ogni argomento, salvo alcuni dogmi intoccabili, e non è condivisa alcuna verità in senso eminente (non storico, per intenderci) non può dirsi una civiltà. Ognuno è una civiltà a sé, o al limite lo è il suo gruppo sociale. Il crocifisso è ciò che manca a questa società per essere una civiltà, ma che sia sulla parete di un'aula o no non cambia molto; salvo il fatto che questo potrebbe essere un ulteriore passo nella marcia antireligiosa della cultura ufficiale. Uno dei tanti tasselli.
Si è detto, anche, nell'isteria generale, che il crocifisso non è solo un simbolo religioso, ma soprattutto culturale. Cerchiamo di capirci: se un simbolo non simboleggia niente, non è niente, quindi bisogna che a quel simbolo sia dato uno specifico valore, che quel simbolo ci sveli un'idea. Quelli che hanno detto che è un simbolo culturale, essendo in generale dei blasfemi di prima categoria, se ne fregheranno. Ma è vero che dovrebbe essere un simbolo culturale, oltre che religioso. Il crocifisso e le icone dei santi rappresentano degli archetipi della virtù, dei modelli che devono darci una forma. Se un ambiente è pervaso da quelle immagini - e se quelle immagine ricordano qualcosa, e non sono solo percepiti come pregevoli dipinti o sculture - le persone che lo vivono tenderanno alla perfezione, pur non raggiungendola. Se i modelli onnipresenti sono invece Barbara D'Urso, Alessandro Cecchi Paone e Lapo Elkann (ma si potrebbero fare nomi molto più rispettati, questo è sparare sulla croce rossa), emanazioni degli archetipi dell'ignoranza, dell'arroganza, del vizio e della mediocrità - insomma, dell'umanità abbandonata a sé stessa - si tenderà inevitabilmente verso l'idiozia e la depravazione.
Ecco perché il crocifisso va messo possibilmente ovunque, ma gli si deve prestare attenzione.