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    Predefinito Invito I Destri A Leggere...

    ...E A REPLICARE, SE NE HANNO LE CAPACITA'.

    Le vittime fantasma
    del conflitto iracheno
    di GUIDO RAMPOLDI

    DA come s'erano messe le cose in Iraq, al comando americano probabilmente non restava altro che lanciare l'attacco su Falluja, roccaforte d'una guerriglia mortalmente efficace e di mese in mese più aggressiva. Ma si converrà che una battaglia urbana in una città dove rimangono almeno settantamila abitanti, non è il modo migliore per convincere il mondo che la seconda presidenza di George W. Bush sarà diversa dalla precedente. Né il viatico ideale per quella Conferenza internazionale che alla fine del mese dovrebbe dirci se v'è una minima disponibilità degli Stati musulmani a imbarcarsi nell'avventura irachena sfidando le proprie opinioni pubbliche.

    Ovviamente gli ottimisti possono sperare che la caduta di Falluja indebolisca di molto la guerriglia. Ma non meno disastrosa per la Coalizione sarebbe una vittoria militare raggiunta al prezzo di una strage di civili, in una città dove già sarebbero decine le famiglie azzerate dall'aviazione americana. Se questo sarà l'esito però non lo sapremo, o almeno mai con aritmetica certezza, perché il comando d'una Coalizione cui anche l'Italia partecipa "non conta i corpi", come ripete il generale in capo Tommy Franks. Non li conta, come invece gli imporrebbe la Convenzione di Ginevra, e i governi alleati si guardano bene dal chiederlo. Eppure a questo punto non è secondario sapere quanti ne hanno ammazzati, per usare un linguaggio senza fronzoli. Secondo l'attendibile Human Rights Watch la guerra del Kosovo provocò la morte di 500 civili durante il conflitto, cui andrebbero aggiunti i 1.500 serbi uccisi dall'Uck nei diciotto mesi successivi. Secondo l'attendibile rivista scientifica The Lancet, l'invasione dell'Iraq ha provocato, fino al settembre scorso, 98mila morti (di cui oltre la metà donne e bambini), in parte massacrati da una guerriglia dai metodi ripugnanti, ma in maggioranza uccisi dall'aviazione Usa. E forse il peggio deve ancora venire. The Lancet la definisce una stima per difetto. Trattandosi d'una proiezione statistica in teoria è possibile che, all'opposto, sia sbagliata per eccesso. Ma che i morti siano 98mila oppure "soltanto" 16mila, come vorrebbero altri studi, è incontestabile il giudizio che conclude l'articolo di Lancet: se con mezzi limitati in quattro settimane un nostro piccolo team è riuscito a formulare una stima per approssimazione, a maggior ragione la Coalizione, che ha ben altre possibilità, ha il dovere d'indagare. Non può rifiutarsi di contare i corpi.


    Perché invece rifiuti, è domanda che qualcuno dovrebbe porre anche al nostro governo. Quest'ultimo sostiene che la missione a Nassiriya ha un profilo più "umanitario" che militare, volendo intendere che non portiamo alcuna responsabilità per quanto fanno i marines. Curioso modo di ragionare. Quella italiana non è una presenza autonoma: siamo dentro una coalizione, dunque condividiamo colpe e meriti con gli alleati. Formalmente e sostanzialmente, siamo corresponsabili. Inoltre il governo italiano è un zelante sostenitore europeo dell'amministrazione Bush. Al tempo dell'invasione soltanto la saggezza del Quirinale, i limiti posti dalla Costituzione alle nostre proiezioni militari all'estero, e l'ostilità del Papa al conflitto, costrinsero Roma ad un ruolo più modesto, o almeno più discreto, di quanto sarebbe piaciuto a Forza Italia. Di recente il Washington Monthly ha raccontato, non smentito, d'una riunione del dicembre 2001 tra Antonio Martino e un neocons americano, Michael Ledeen. Che questi e Martino abbiano davvero discusso di come fomentare un'improbabile sollevazione in Iran, come sostiene il mensile, è quasi irrilevante rispetto al fatto che un ministro italiano abbia accettato un incontro d'alto profilo (da qui la presenza del capo del Sismi, Pollari) con un semplice consulente del Department of Defence, però a lui collegato dalla stessa fede politica. Qui non è in discussione la figura di Martino, che anzi diede anche prove di correttezza istituzionale, quanto la relazione atipica tra governo Berlusconi e amministrazione Bush. Dove il primo è organico all'ideologia della seconda, ne ha sposato le tesi e ne ha servito la causa grossomodo con la stessa disciplina con cui i Paesi satelliti servivano l'Unione sovietica.

    Un anno e mezzo dopo siamo un alleato assai poco convinto, se non proprio l'ascaro neghittoso d'una coalizione in cui il comando americano fa e disfa a suo arbitrio. Ma avendo impostato sulla "relazione speciale" con gli Usa la nostra politica estera, inclusa la battaglia per non essere declassati in un Onu riformato, potremo andarcene dall'Iraq solo quando l'amministrazione Bush lo permetterà. Forse presto, se ci fidiamo delle rassicurazioni di Martino e Frattini. Forse non così presto come si vorrebbe far credere, se consideriamo la micidiale progressione degli attacchi alla Coalizione. In ogni caso troppo tardi per poter rifiutare il peso di quei morti iracheni che nessuno vuole contare. Anche la guerra più giusta comporta un certo numero di innocenti uccisi, a patto che infliggere quel prezzo spaventoso aiuti una causa universale e nobile. Si può dire questo dell'Iraq? E davvero l'aver partecipato all'avventura gioverà all'interesse dell'Italia, oppure anche Roma dovrà scoprire, come già i britannici dai diari di Kissinger, che le "relazioni speciali" di Washington sono mutevoli, perché dettate da mutevoli convenienze?

    Per adesso val la pena di chiedersi se il tenace silenzio della Coalizione sui civili uccisi in Iraq rimandi solo alla volontà di negare che l'invasione sia stata un disastro, oppure anche a qualcosa di più profondo. I cinquecento serbi uccisi dai bombardamenti Nato hanno impressionato le nostre opinioni pubbliche assai più delle migliaia di iracheni morti in questi diciotto mesi. Per la stessa ragione sappiamo dei seimila spagnoli morti nel bombardamento di Guernica (1937) ma ignoriamo i seimila marocchini uccisi dodici anni prima a Xauen dall'aviazione francese. Siamo per questo egoisti e crudeli come c'immaginano tanti musulmani? No: è costume d'ogni società umana riconoscere il Male solo quando colpisce qualcuno in cui riusciamo a identificarci. Questo vale anche per quei governi europei che non consideravano degne di difesa le vittime di Saddam, e per i non pochi musulmani che si rallegrano quando un assassino ammazza bambini israeliani. Ma c'è un aspetto curioso. La Coalizione in Iraq si rappresenta come un'alleanza di democrazie liberali, nella versione più esuberante espressione della ?civiltà cristianà (o "giudaico-cristiana", entità non del tutto evidente agli ebrei vissuti in Europa dal Medioevo al 1945). Queste democrazie, o questa civiltà, avrebbero un tratto distintivo: un forte senso dei diritti umani, filiato dal giusnaturalismo cristiano e introvabile in altre culture. Ma se siamo tutti liberali, tutti figli di Grozio e Kant, perché questa suprema indifferenza per quei morti di cui neppure vogliamo conoscere il numero? Eppure la Convenzione di Ginevra, ricorda The Lancet, impegna la Coalizione a proteggere la popolazione del Paese occupato. E lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, di cui proprio l'Italia fu promotrice, proibiscono le azioni militari in cui v'è una palese incongruenza tra lo scopo militare e il rischio di ammazzare civili.

    Nel 1944, dopo l'inutile bombardamento a tappeto d'Amburgo, la meno colpevole tra le città tedesche, il vescovo George Bell ricordò polemicamente ai Lords che "sopra la nostra bandiera si staglia la parola "Legge"". Non fu ascoltato: ma almeno Churchill vinse la guerra e fermò il nazismo. Malgrado la cacciata di Saddam, in Iraq la vittoria della Coalizione non è affatto certa e quella parola, "Legge", non è visibile al centro della sua bandiera. Il giorno in cui scoprissimo che la morte di migliaia di iracheni è stata totalmente inutile, nessuno venga a dirci che un fiasco così spaventoso dipese dagli errori ?tecnicì commessi dai generali. L'errore fu l'invasione, e chi la volle, incluso il governo Berlusconi, in quel caso dovrebbero assumerne la responsabilità. Ma a parte l'onesta autocritica di Galli della Loggia e poco altro, la destra interventista non pare affatto disponibile ad ammissioni dolorose. E' una destra che si sta scoprendo "cristiana", ma in senso etnico, a' la Tudjman. E che abbia scarsa dimestichezza con Grozio, Kant e i diritti umani, ce lo conferma la sua granitica indisponibilità a "contare i corpi", cioè a fare i conti con un esito prevedibile a chiunque avesse un minimo di dimestichezza con quella cosa molto complicata che è una guerra.


    (9 novembre 2004)

  2. #2
    Super Troll
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    che vuoi farci ... sono i cristiani....
    anche per questo ora i cosiddetti cristiani mi fanno più schifo di prima.
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  3. #3
    Superpol
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    Il problema e' che questa e' una chiamata di correita' anche per noi.

  4. #4
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    Perche' invece di replicare alle provocazioni non replicate ai contenuti dell'articolo? Credo che sarebbe piu' interessante sentire cosa pensate di quello piuttosto che della faccia di yurj...

  5. #5
    Silvioleo
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    In Origine Postato da nicolafior
    Perche' invece di replicare alle provocazioni non replicate ai contenuti dell'articolo? Credo che sarebbe piu' interessante sentire cosa pensate di quello piuttosto che della faccia di yurj...
    se permetti leggo quello che voglio...e articoli postati da certi individui non li leggo ormai da tempo.

  6. #6
    Superpol
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    In Origine Postato da silvioleo
    se permetti leggo quello che voglio...e articoli postati da certi individui non li leggo ormai da tempo.
    Domanda: cosa pensi del fatto che gli americani stanno violando la COnvenzione di Ginevra?

  7. #7
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    In Origine Postato da silvioleo
    se permetti leggo quello che voglio...e articoli postati da certi individui non li leggo ormai da tempo.
    Per quel che ho visto leggete solo le provocazioni! Ogni volta che qualcuno prova a fare un post serio che affronti un argomento serio non si trova mai nessuno di destra che lo commenti... contenti voi...

  8. #8
    Silvioleo
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    io discuto con chi mi pare,sul principale vengo solo quando ho voglia x l'appunto di provocare e rispondere a provocazioni,cosi',un po'x gioco...dal momento che non è possibile discutere su questo forum...e non si viene nemmeno ascoltati..con me ad esempio si fermano tutti al nick...e succede che da quando son qua ancora nessuno ha capito che io,al posto di bush,la guerra in Iraq non la facevo...è un esempio...

  9. #9
    Superpol
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    In Origine Postato da silvioleo
    io discuto con chi mi pare,sul principale vengo solo quando ho voglia x l'appunto di provocare e rispondere a provocazioni,cosi',un po'x gioco...dal momento che non è possibile discutere su questo forum...e non si viene nemmeno ascoltati..con me ad esempio si fermano tutti al nick...e succede che da quando son qua ancora nessuno ha capito che io,al posto di bush,la guerra in Iraq non la facevo...è un esempio...
    Forse perche' ne sei un fans sfegatato...

    Comunque la domanda e' sempre quella: cosa pensi del fatto che gli americani stanno violando la convenzione di Ginevra?

  10. #10
    Silvioleo
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    In Origine Postato da MetaPapero
    Domanda: cosa pensi del fatto che gli americani stanno violando la COnvenzione di Ginevra?
    penso che succeda in ogni guerra.

 

 
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