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le più grandi imprese italiane quotate in borsa sono quelle di 100 anni fa:
generali, fiat, e le loro scatole cinesi,,,,,e le grandi banche , oggi ancora più grandi per merito delle concentrazioni....
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NO NO NO !!!
Vatti a guardare l'elenco delle imprese quotate oggi, e vedrai che nella maggior parte dei casi non e' cosi'. E anche per quei casi in cui e' rimasta l'impresa, la compagine azionaria e' spesso cambiata radicalmente. Una volta scomparso il fondatore, il capitale si diluisce, e la famiglia, magari dopo la seconda generazione spesso cede marchio e azienda.
Ogni impresa e' un caso a se. Ma anche la Fiat, che porti ad esempio, sta seguendo questa strada. Giovanni Agnelli, il fondatore ha avuto la fortuna di avere un nipote (Gianni) capace e ambizioso (tralascio l'argomento degli aiuti di stato, che aprirebbero un capitolo a parte), ma morto lui il capitale azionario e' ormai suddiviso in quote sempre piu' piccole... e sempre piu' alta la tentazione della famiglia di cedere (gia' la GM ha il 20%). Se spulci l'elenco degli uomini piu' ricchi del pianeta, 20 anni fa' Gianni Agnelli figurava tra i primi 100, oggi in quell'elenco non c'e' piu' un'azionista Fiat. Invece ci sono un sacco di nomi nuovi, persone nate da famiglie normali, un tempo sconosciute, che avevano semplicemente la volonta' di affermarsi. Tren'anni fa' in Italia c'erano gli Agnelli, i Falck, i Cuccia, oggi ci sono gli Armani, i Berlusconi, i Colaninno, i Soros.
Non vorrei allargare troppo il discorso, ma tutto cio' vale in tutto il mondo. Ai tempi di Henry, la Ford deteneva quasi il 50% del mercato mondiale di automobili, oggi fatica a tenersi il 10%. Leggiti la storia dei Rockfeller, e della Standard Oil: oggi certo non se la passano male, ma sono stati surclassati dai Bil Gates, dai Donald Trump, dai Murdock. Informati sulla vicenda IBM, quasi monopolista nei computer fino a un paio di decenni fa', oggi superata da HP-Compaq, e in molti settori da una mirade di costruttori sparsi in tutto il mondo.
Sono d'accordo quando dici che le imprese ad alta tecnologia portano al successo nomi nuovi. Ma certo, e che male c'e' ???? Anzi, spesso e' la fiducia nelle idee innovative che porta gli individui coraggiosi ad investirci il proprio denaro per metterle alla prova del mercato. Neanche tu oggi ti permetteresti di sostenere le tue tesi portando ad esempio quei capitalisti che oggi producono fruste da cavallo, carrozze o locomotive a vapore, o no ? Tutti i nomi conosciuti di oggi (compresi gli Agnelli e i Falk) sono quelli a che a suo tempo sono stati degli innovatori !!!
Mi chiedi di parlare di me. Di solito sono restio ma ti diro' che nel mio settore (facciamo macchine automatiche per l'imballaggio) ci sono qualche centinaio di aziende tra i 5 e i 500 dependenti. L'eta' media di queste imprese e' di solo 22 anni !!! E in tutti i casi il fondatore ancora lavora nella stessa impresa.
Vedi caro amico, tutto quello che ti sto' dicendo poggia su un fondamento pratico autoevidente: i fattori che determinano il successo di un'impresa sono primariamente costituiti dall'ambizione e dalle idee di chi la fonda. E questi sentimenti sono maggiormente provati da chi parte dal basso, da chi vuole migliorare la propria condizione, da chi e' disposto a sacrificarsi per avere di piu' perche' comunque ha poco da perdere. Difficilmente chi ha la fortuna di nascere con genitori ricchi avra' la stessa volonta' e lo stesso coraggio. Al limite difendera' le posizioni, senza rischiare troppo.... ma questo apre la strada ai concorrenti, che pian piano lo sommergeranno.