Vi propongo una selezione dei periodi più significativi (ovviamente a mio insindacabile parere idella parte prima "un mondo sicuro e sostenibile" della mozione Fassino.



b]TESI 1 La sostenibilità: la nuova frontiera dell’uguaglianza [/b]
[…]un numero sempre più grande di donne e di uomini si pone interrogativi che riguardano il diritto – umano, civile e politico – degli individui e dei popoli di scegliere il loro destino; di essere liberi da vecchie e nuove forme di oppressione; di difendere le identità culturali; di stare nelle grandi reti dell’educazione e della conoscenza; di essere curati; di decidere del corpo e degli orizzonti della propria vita; di conoscere, discutere, essere informati; di disporre di beni d’uso essenziali come l’ambiente, l’aria, l’acqua, il cibo; di eleggere liberamente i propri governanti; di pesare sulle grandi scelte riguardanti la pace e la guerra.
Pace e sicurezza non possono che essere anche giustizia sociale e diritti umani.[…]
TESI 2 Liberare il mondo dal terrorismo e dalla violenza[…]
Nessuna “causa” può giustificare il terrorismo, un vero crimine contro l’umanità.

[…] Contro il terrorismo servono strategie adeguate, a partire da una vasta e penetrante azione di intelligence capace di colpire strutture, reti, collegamenti, santuari finanziari delle organizzazioni terroristiche. E deve essere ricostruita quella coalizione mondiale contro il terrorismo che unì la comunità internazionale dopo l’11 settembre e che la dottrina della guerra preventiva ha frantumato.
[…]
TESI 3 “Politica preventiva” contro i mali del mondo[…]
Politica preventiva per affermare il valore universale dei diritti, della democrazia, della libertà e farli riconoscere in ogni contesto politico, culturale e religioso.

Serve una politica preventiva per eliminare o contrastare tali fenomeni, dando segnali inequivoci di riequilibrio nelle ragioni di scambio e di superamento degli egoistici protezionismi che comprimono le opportunità dei paesi emergenti e in via di sviluppo, evitando così che quelle società possano essere risucchiate da pulsioni protezionistiche, nazionaliste e dal rifiuto di processi di integrazione economica.

Le nazioni emergenti – Cina, India, Brasile – e i paesi in via di sviluppo dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina, non vogliono sguardi di compatimento; chiedono negoziazione paritaria degli interessi, cambiamenti dell’economia mondiale, ristrutturazione del loro debito, assistenza al loro sviluppo, accesso senza discriminazioni ai mercati, abbattimento delle barriere protezionistiche alle esportazioni, condizioni perché ogni paese accumuli le risorse necessarie a finanziare programmi di lotta alla povertà e di inclusione sociale.
TESI 4 La “sovranità globale” e le Nazioni Unite
[…]Il Consiglio di Sicurezza va riformato per essere rappresentativo del mondo di oggi, favorendo la rappresentanza anche di istituzioni di cooperazione politica regionale.
Ci si deve porre l’obiettivo di un seggio per l’Unione Europea e per questo deve battersi l’Italia.

Va istituito un Consiglio di Sicurezza economico, che assuma la funzione di indirizzare e coordinare l’azione delle istituzioni finanziarie internazionali – WTO, Banca Mondiale, Fondo Monetario – le cui strategie devono perseguire non solo l’espansione del libero commercio, ma anche la tutela di diritti umani e civili, lo sviluppo sostenibile e la redistribuzione di opportunità a favore dei paesi meno avvantaggiati.

Analogo potenziamento di ruolo deve investire le altre principali istituzioni internazionali – Organizzazione Mondiale della Sanità, Organizzazione Internazionale del Lavoro, Fao e Agenzie delle Nazioni Unite – a cui è tempo che si affianchi anche una Organizzazione Mondiale per l’Ambiente, realizzando così un quadro istituzionale che dia efficacia a un nuovo sistema di responsabilità collettiva su scala mondiale.
[…]
TESI 5 Fondare la forza sul diritto. Il nostro no alla guerra in Irak
L’uso della forza in politica è un’eventualità estrema, a cui la politica può essere costretta per contrastare violazioni di diritti fondamentali, genocidi, persecuzioni e repressioni delle minoranze, minacce dirette all’indipendenza e alla sovranità di una nazione o alla vita dei suoi cittadini […]
E’ in ragione di questa visione che ci siamo assunti la responsabilità di condividere l’uso della forza quando – come in Bosnia, Kossovo, Afghanistan – esso era deciso da istituzioni internazionali, sulla base di principi di legalità e per finalità di pace, stabilità e sicurezza.
[…]
TESI 6 Pluralismo delle identità e valore universale dei diritti
Il riconoscimento delle diversità culturali, etniche o religiose non può mai giustificare la negazione dei fondamentali diritti umani e civili.

Si tratta di affermare il carattere globale della libertà, dei diritti, della democrazia, liberandoci – noi occidentali, anche noi della sinistra occidentale – da quella forma di relativismo culturale che ci ha portato a giustificare altrove violazioni e negazioni di diritti che non avremmo mai accettato a casa nostra.
Se si vuole destituire di efficacia l’idea della guerra preventiva come strumento per sconfiggere i terroristi o aiutare i popoli oppressi ad abbattere i dittatori, è necessaria una politica che attraverso gli strumenti del negoziato, della cooperazione economica, dello scambio tra culture, del dialogo interreligioso, sia capace di sostenere l’evoluzione democratica in ogni paese, promuova l’affermarsi di classi dirigenti riformiste, ottenga che ogni civiltà, ogni religione e ogni cultura riconosca diritti umani e civili inalienabili per ciascuna donna e ciascun uomo, quale che sia la loro nazione, lingua, religione.

Essenziale è la distinzione tra il valore del pluralismo culturale, etico e religioso, e un nucleo irrinunciabile di principi di libertà e di dignità della persona – quali la parità tra i sessi, la tutela dei diritti dell’infanzia, la libertà di pensiero e di culto – che non sono un’invenzione esclusiva dell’Occidente, ma una conquista a cui hanno contribuito altre culture e che rappresentano un patrimonio di tutta l’umanità.

[...]L’Europa, proprio per la sua natura di “federazione di minoranze”, secondo la felice definizione di Romano Prodi, ha la missione storica di dimostrare, promuovere e sostenere in tutto l’Occidente una società multiculturale, multireligiosa e multietnica dimostrando che il pluralismo può dar vita ad una positiva dinamica di incontro e reciproca contaminazione.

E per questo sosteniamo con convinzione la decisione dell’Unione Europea di aprire le proprie porte alla Turchia, incoraggiando così il definitivo radicamento di una democrazia matura in un paese di religione islamica.
TESI 7 L’Europa, dimensione della nostra vita
L’Europa è il luogo, lo spazio, la dimensione della nostra vita.
[…]
Sono, questi, anni decisivi per l’unità del continente: mercato unico, euro, allargamento a 25 Stati membri e Costituzione europea sono pilastri di un edificio che per essere effettivamente stabile ha bisogno di essere completato con una politica estera e di sicurezza comune; con la convergenza – in primo luogo tra i paesi dell’euro – delle politiche economiche e degli standards sociali; con un nuovo impulso all’Europa della conoscenza e una revisione del Patto di Stabilità che favorisca investimenti in sapere, tecnologia e innovazione; con uno spazio comune di cittadinanza, giustizia e sicurezza. Un’Europa capace di dare stabilità ai Balcani con l’integrazione europea piena dei paesi di quella regione e di realizzare un rapporto privilegiato con la Russia e gli altri paesi europei esterni all’Unione.

Un’Europa capace di rilanciare la strategia euromediterranea, proprio nel momento in cui quel bacino è percorso da instabilità e tensioni, e di promuovere con coerenza e perseveranza il modello del dialogo e della costruzione della pace come antidoto allo scenario di scontro di civiltà che minaccia, in particolare, i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo.
[…]

TESI 8 Stati Uniti e Europa: una comune responsabilità
[…]
E ancor di più non possiamo che dissentire da chi trasforma un giusto e fermo no alla guerra in pregiudizio antiamericano e in contrapposizione ideologica verso gli Stati Uniti, che sono un grande Paese democratico, per il quale non solo nutriamo simpatia e amicizia, ma di cui riconosciamo la funzione essenziale per le sorti del mondo.

[…]

L’Europa sia consapevole di quanto, dopo l’11 settembre, il tema della sicurezza è percepito come vitale dall’opinione pubblica americana; e gli Stati Uniti comprendano che l’Europa non è una somma di nazioni tra cui, di volta in volta, scegliere l’interlocutore più fedele, ma un soggetto politico e istituzionale unitario con cui stabilire una partnership piena e strategica.