dal quotidiano LIBERO di oggi:
" Il gesuita Fassino s’inchina alle toghe di FRANCESCO COSSIGA
PROCESSO SME
Caro Fassino, ho udito alla televisione la tua risposta alla richiesta di un commento alla requisitoria pronunziata e alle pesanti richieste di condanna formulate nei confronti dell'on. dott. Silvio Berlusconi, attualmente presidente del consiglio dei ministri, dal pubblico ministero dott. Ilda Boccassini nel processo cosiddetto Imi-Sme in corso davanti a una sezione del tribunale penale di Milano. E mi ha meravigliato non poco. «La politica non deve interessarsi di processi», hai detto pressappoco. Hai seppellito così cent'anni di evoluzione del sistema democratico e di lotte culturali e politiche per l'affermazione - salvo la divisione delle funzioni e l'indipendenza del giudice - del diritto che ogni cittadino ha di criticare qualunque atto, di qualunque organo dello Stato, qualunque funzione eserciti. Diritto tanto più qualificato per chi sia membro del Parlamento, l'unico "sovrano legale" in regime democratico per volontà dell' unico "sovrano reale": il popolo (Bagehot, The english constitution, London, 1852, oggi anche in traduzione italiana per la casa editrice Il Mulino, di cui mi permetterò farti omaggio). Ricordo, ma tu eri molto giovane e forse facevi le prime classi della scuola media in un prestigioso istituto della Compagnia di Gesù, le grandi battaglie del Partito comunista italiano e del movimento operaio contro le "toghe di ermellino" e contro le sentenze anti-operaie della "giustizia borghese". E per andare a tempi più recenti, le violenti requisitorie dei vostri rappresentanti in Parlamento e sulla stampa - salvo un deputato magistrato di pura schiatta democristiana, un fanatico giustizialista - contro le fantasie di un pubblico ministero presso un tribunale del Mezzogiorno il quale, dopo aver arrestato un generale dei carabinieri con la stupida complicità di alcuni suoi alti colleghi (l'insegnamento della storia di monaci "In nome della Rosa" dell'amico Umberto Eco fu per me illuminante anche in questo doloroso caso), aveva richiesto anche l'arresto, tra gli altri, di un deputato dei Ds, colpendo, come mi disse un mio amico e vostro militante, «il cuore del nostro cuore». Neanche quel valoroso e fine giurista e politico che è Luciano Violante si è mai sognato di affermare la non liceità della critica democratica degli atti del giudice e del pubblico ministero. Che poi tu sia d'accordo con la dottoressa Boccassini e ti auguri la condanna di Silvio Berlusconi, sia per motivi di giustizia e moralità, sia come "scorciatoia", anche teoreticamente ben motivata alla "San Just, Lenin, Violante, Caselli & C.", alla vittoria della Grande Alleanza Democratica prodiana, credo essere un tuo diritto. Ma voler tu in nome della tua particolare concezione della giustizia, negare un mio diritto che poi, con i giudici ed i pubblici ministeri che ci troviamo, è un dovere, questo, scusami, non l'accetto neanche da un allievo della benemerita Compagnia di Gesù! "
Saluti liberali